TOTO’ . . . IL PRINCIPE DI MASSONI

Totò… il principe dei massoni di Giuseppe Scaglia

(Scena prima — Un qualche luogo dell’Oriente eterno…)

Cuentan las cronicas del paraiso… raccontano le “cronache del Paradiso” che il Principe Raimondo di Sango si sia recato a colloquio con il G.A.D.U. per chiederGli la speciale licenza di ritornare sulla Terra perché, così affermava il Principe di San Severo, aveva ancora delle cose da fare, obblighi da portare a buon fine.

La proposta, afirmen los novelistas, era sicuramente inedita e, per certi versi, inaudita… però il Padre Eterno, che in fondo in fondo si diverte ad assistere al “grande film” di cui è regista, autore, sceneggiatore e produttore, tenendo conto degli indubbi meriti del Principe, lo volle accontentare.


“Però stavolta — aggiunse il Creatore — cambiamo un po’ le regole: ti permetterò di rinascere a Napoli, come mi hai chiesto, e di essere non solo di nuovo Principe, ma anche conosciuto ed amato, però tutto ciò te lo dovrai sudare, non lo avrai per nascita come l’altra volta. Arriverai, ma dovrai lottare, eccome, tra incomprensioni, invidie e cattiverie; avrai tremendi momenti di rabbia ed abbattimento e solo verso la fine della tua nuova esistenza vedrai, in parte , riconosciuti i tuoi meriti… sei tanto stolto da lasciare la pace di cui godi per accettare quel che ti ho proposto?’

Il Principe, che amava ogni genere di sfida, fu tanto stolto ed accettò… così nacque Totò… era un giorno qualunque del 1898.

(Scena seconda — Interno napoletano A. V.L. 5944)

E passato quasi mezzo secolo, l’Italia, il mondo, sono profondamente mutati… e non in meglio!

Da cinque anni milioni di uomini si stanno scannando ovunque, dalle infuocate dune del deserto libico alle inviolate steppe russe, dalle inesplorate giungle dell’Asia più lontana alle dolci coste della Normandia.

Terre, cieli e mari sono diventati dei grandi cimitcri, città d’arte cumuli di rovine fumanti, ma l’Uomo resta sempre tale, ed anche in momenti in cui tutto sembra essere perduto un barlume di Civiltà resta… la fiaccola non si spegne! E talora sono gli artisti che portano quella fiaccola… che ti fanno sorridere anche se intorno a te non vedi che lutti e macerie, che ti toccano nel più profondo del cuore e te lo senti vibrare come una corda di violino proprio quando credevi fosse indurito per sempre. Un po’ di trucco e via… la maschera è lì, pronta a ricominciare una nuova recita.

Tutto questo il giovane Antonio, detto Totò, lo sa fin troppo bene: è una fatica vera, anche fisica, improvvisare ogni sera qualche cosa di nuovo in abborracciati teatri di provincia, troppo spesso male illuminati, con recite a “braccio” non di rado interrotte dalle laceranti ed angoscianti sirene delle contraeree… beninteso, poi, facendo severa attenzione ai testi che si recitano (ad es. MAI calcare con troppa enfasi sulla parola “fascino”/fasci-no) ricordandosi di usare il romanicamente virile “Voi” e non il demo-masso-plutocratico “Lei”. e tutto ciò per poche lire e tanta fame!

Sì, Totò lo sapeva benissimo che loro, miseri guitti di periferia, erano così sprezzantemente chiamati dai loro colleghi “amici” del regime e perciò in auge, “attori di chiara fame”, ma che felicità poter dare un sorriso a gente disperata.

Sì, lo sapeva molto bene e proprio a tutto questo pensava l’ultimo dei De Curtis quella sera del 1944, non più giovane, ma non ancora vecchio… “maturotto” come si definiva!

Già… doveva essere un po’ matto a fare un lavoro come quello, ma lui, fin da piccolo, era stato un po’ ” pazzariello” … e, comunque, che dire, allora, di questi signori che lo stavano aspettando di là per, come dicevano loro, “iniziarlo”?

“Iniziarlo”? E a che cosa poi? E bardati da carnevale con guanti, sciarpe, grembiulini e cappucci neri?

Si chiamavano “Liberi Muratori” e tra di loro si abbracciavano e baciavano tre volte chiamandosi reciprocamente “Fratelli”.

In verità dei “Fratelli tre puntini” aveva distrattamente sentito parlare molti anni prima, sapeva che la loro organizzazione era stata messa fuori legge e che solo dopo la Liberazione del Sud qualcuno aveva riaperto le “Logge”, almeno a Napoli.

Certamente non li aveva mai presi troppo sul serio, cosicché quando, circa sei mesi prima, un soleggiato giorno d’aprile lo rammenta- va bene, un suo caro collega di stenti e lavoro (che era anche uno di loro senza che lui l’avesse mai nemmeno sospettato) gli chiese se gli sarebbe piaciuto diventare “Libero Muratore” fortissima era stata la tentazione di rispondergli “Muratore io? Mio caro, SIGNORI, e non muratori, si nasce ed io, modestamente, lo nacqui! ” , ma, poi, era stato come se una “voce di dentro” lo avesse frenato e diretto. E già… la “Voce di dentro” che, ogni tanto, lo guidava… lui, chissà perché, lo chiamava “O Principe” quella specie di saggio Grillo Parlante che, dalle profondità del suo essere, regolava la sua eccessiva guitteria.

E così, adesso, grazie a “O Principe”, era lì, calzato con una scarpa ed una pantofola, a petto per metà scoperto, con una corda al collo ed una benda sugli occhi che era la cosa che più gli dava fastidio… Dio che brutta sensazione non vedere nulla!

Tutto durò quasi un’ora: per tutto quel tempo lo avevano fatto camminare piegato come se dovesse passare sotto chissà quali forche caudine, dapprima contornato da un rumore assordante ed angoscioso di spade tintinnanti, poi il rumore era vieppiù calato fino a sparire del tutto, mentre dopo avergli soffiato su una mano, nel giro successivo gliela avevano immersa in una bacinella colma d’acqua per poi quasi abbrustolirgliela alla fine dell’ultimo “viaggio” compiuto. Ma non bastava! Gli avevano fatto bere un liquido dolciastro e successivamente un bevanda molto amara spiegandogli che il passaggio dal dolce all’amaro era simbolo di quel che avrebbe provato qualora avesse “tradito”.

E tutto ciò mentre era bendato!

Ma adesso basta… non ne poteva proprio più! O lo sbendavano o li avrebbe mandati tutti quanti al diavolo! Checchè! Un uomo ha la sua dignità, accidenti, ed il gioco era durato già fin troppo a lungo per i suoi gusti! Mica era un “guaglioncello” … e già da parecchi anni per di più!

Fu proprio allora che la benda gli venne tolta e vide: l’emozione lo stordì, quasi gli tolse il respiro!

Nelle due file, tra i banchi, molte persone, alcune delle quali assai note in città, bardate con paramenti multicolori, sorridevano battendo le mani in modo rituale mentre il Tempio, ora illuminato a giorno, risplendeva di simboli e luci. Ma quello sul Trono non è l’Avvocato… principe del foro di Napoli? Ma sì, è proprio lui, non stai sognando povero Totò… ecco ora ti è vicino, ti cinge i fianchi con un grembiulino bianco con la bavetta rialzata, ti abbraccia tre volte e ti dice “Ti proclamo Fr.•. App.•. di questa R•. Palingenesi all’Or.•. di Napoli. Tu sei mio Fratello!”.

Si dice che gli uomini non debbano piangere mai… i comici, per loro buona sorte, qualche volta, invece, possono anche farlo… (!) Correva l’Anno di Vera Luce 5944… era nato un nuovo Libero Muratore!

(Scena terza — Interno napoletano A. V.L. 5966)

“Ven.mo e Pot.mo Fr.•. Antonio De Curtis, 30, Delegato Magistrale della Regione Campania!” — la potente voce del Maestro delle Cerimonie annunciava stentoreamente l’ingresso in Loggia, nella nuova “Ars et Labor”, gemmata dalla Palingenesi e che aveva visto il Fr.•. De Curtis tra i promotori, di quello stranito profano di 22 anni prima ora rivestito dei superbi paramenti del suo grado dentro i quali la sua figurina secca ed angolosa sembrava quasi scomparire. “Fratelli in piedi ed all’Ordine! Volta d’acciaio! ” … questa fu la pronta replica del giovane ed emozionato della Loggia. Il Maestro delle Cerimonie lo accompagnò all’Oriente e lo aiutò a salire i tre gradini dell’ara: Totò ne era quasi infastidito, ma quei suoi poveri occhi lo facevano tribolare da troppo tempo ormai! Dio che cosa brutta non vedere nulla!

“Ti ringrazio Fratello” disse in un soffio di voce prima di sedersi pesantemente sulla panca foderata di cuscini vellutati.

Da mesi si sentiva stanco, troppo stanco, tanto che gli era pesato persino girare il suo ultimo film (perché sentiva che sarebbe stato l’ultimo!) “Uccellacci e uccellini” con quello strano tipo di Pasolini dietro la macchina da presa: aveva accettato perché, finalmente, sarebbe uscito dal suo solito cliché che aveva tipizzato 50 anni di carriera onorata, apprezzato dal pubblico e detestato dai critici, ma aveva stentato a

“Sta per calare il sipario povero Totò!” pensò… ma oggi tutto questo non aveva senso! Non avrebbe rinunciato per nulla al mondo a quella serata: le prime due Iniziazioni della “sua” nuova loggia “Ars

et Labor” che aveva fortissimamente voluto per riunire in un unico gruppo i molti artisti che vestivano guanti e grembiulini.

Eccoli lì i giovani colleghi, e tra poco nuovi FFrr.•. App.•., eccoli arrancare bendati e curvi proprio come lui quasi un quarto di secolo innanzi… eccoli lì… ed eccola qui una bella valanga di ricordi e di pensieri!

Già! Ora si sentiva commosso vedendo la “sua” creatura massonica muovere i primi incerti passi come un neonato, ma Lui, il Pot.mo e Ven.mo TRENTA, era stato davvero SEMPRE un BUON MASSONE?

Aveva realmente sempre portato nella vita profana quei sacri ideali di Libertà, Fratellanza e Tolleranza che, tra poco, avrebbe detto ai nuovi FFrr.•. di non scordare mai?

Oppure talvolta, e non di rado, si era sinceramente imbestialito leggendo le spietate stroncature che la critica cinematografica regolarmente faceva dei suoi film (così amati dal grosso pubblico!) scordando la sua rigida professionalità?

Rammentava che una volta, dopo aver letto che la sua interpretazione era paragonabile a quella di uno “squallido guitto da avanspettacolo” , profondamente amareggiato, aveva confidato al Fr.•. Gino Cervi, durante le riprese de il “Il Coraggio” che questo era un Paese assai strano dove era necessario morire per essere apprezzati! Già… quella volta la Tolleranza, l’ascetica sicurezza del Massone avevano lasciato il posto ad un acre sdegno molto profano.

Ma, a suo vantaggio, c’era anche “A Livella”, la sua poesia più conosciuta (quasi come l’indimenticabile “Malafemmina” che un po’ tutti i grandi della canzone avevano inciso) e che lui considerava una vera e propria Tavola in versi nella quale la Morte paragonata, appunto, alla Livella, strumento base del lavoro del Libero Muratore perché eguaglia tutto e tutti facendo scordare privilegi e pregiudizi di “casta”, ma non solo, perché proprio tramite l’Uguaglianza, lo sgrossamento delle imperfezioni, la Livella (e, nella poesia, la Morte corporale) ti permette di accedere a dimensioni ove realmente Tolleranza e Fratellanza regnano sovrane. Questa, in poche parole, era la sua concezione, profondamente laica, ma sacra al tempo stesso, del destino dell’Uomo e del Massone più in particolare; del resto ogni Libero Muratore, avanzando di grado, muore simbolicamente almeno un paio di volte, ma è necessario che, ogni volta, e qui sta la grandezza dell’Uomo prima ancora che del Massone, si sappia rinascere rigenerati e “nuovi” nello spirito e nell’anima.

E questo perché l’Iniziato sa che, dopo, “qualcosa” di Trascendente lo attende e sa anche come sia importante costruire la strada a questo “Qualcosa” già da questa parte della barricata: ecco perché è importante vivere la Massoneria in ogni momento, in ogni atto che si compie… 24 ore al giorno!

Tutte queste cose Totò le disse d’un fiato nel salutare i due nuovi App.•. e quasi non sentiva più la stanchezza di quella sua vita errabonda, però riservò il “tocco d’artista” nella “chiusa”: “E in definitiva, cari FFrr.•., siamo Uomini o caporali? UOMINI! Ricordatevi sempre che il Massone, se realmente riesce a realizzarsi come tale (e non pensiate sia un compito facile!), non sarà mai un meschino “caporale” pronto ad ogni sopruso, ma sempre e soltanto un Uomo nella completezza di corpo e di Spirito e come tale agirà! Buon lavoro FFrr.•. E rammentatevi di restare per sempre App.•. dentro di voi… per non essere caporali fuori! ! ” Poi, realmente, calò il sipario.

Antonio De Curtis, Principe di Bisanzio, Cavaliere Eletto Kadosh, si spense a Napoli un giorno qualunque dell’Anno di Vera Luce 5967.

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *