IL PREGIUDIZIO EVOLUZIONISTICO
Premessa
Considero questo un argomento di importanza del tutto particolare poiché ritengo che il pregiudizio evoluzionistico svolga nel mondo moderno una precisa quanto nefasta funzione: quella di dirottare ogni possibile ricerca della spiritualità nella direzione sbagliata.
Questo perché chiunque voglia ricercare e conoscere la propria natura profondo, quindi spirituale, deve volgersi verso la propria origine, e non viceversa, cercando di risalire a ritroso il corso della manifestazione. Questo è il percorso del viaggio iniziatico (che mi sento di definire “il Viaggio” per eccellenza) di cui, come tutti i viaggi, è indispensabile innanzi tutto conoscere la direzione. E evidente che più procediamo nella manifestazione, più ci allontaniamo dall’Origine, in regioni meno ricche di spiritualità e in cui si accentua la possibilità di deviazioni e di errori. Pensare di trovare nel presente o nel futuro un’evoluzione o un miglioramento rispetto al passato è, quindi, commettere un chiaro errore di valutazione.
Alcune considerazioni sui pregiudizi in generale
Mentre i giudizi sono il frutto di un lavoro di sintesi che effettua ogni individuo, per mezzo di intuizioni intellettuali prima, ed operazioni razionali poi, i pregiudizi nascono da influenze e da suggestioni che gli esseri ricevono in modo passivo dall ‘ambiente.
Essi si insinuano favoriti da un offuscamento e da un intorpidimento delle capacità discriminative (che può essere transitorio o anche durare per una vita intera, come spesso disgraziatamente avviene) grazie all’ingerenza di elementi di natura sentimentale e passionale nella sfera intellettuale.
Questo processo non è esente naturalmente da responsabilità personali. La pigrizia mentale svolge un ruolo di primo piano, favorita dalle tendenze alla passività e dalla mancanza di desiderio di verità che caratterizzano oggi disgraziatamente la maggior parte degli individui.
Ci si può chiedere legittimamente da dove provengono i pregiudizi. La risposta non può che essere netta: sono le correnti di pensiero controiniziatiche che se ne servono per formare la mentalità delle masse, che potranno poi influenzare e dirigere con maggior facilità.
I meccanismi con cui i pregiudizi vengono inculcati sono ben congegnati: suggestioni esercitate con tutti i mezzi di comunicazione; affermazioni presentate come conquiste sociali del pensiero facendo appello alla cultura ufficiale e ai suoi rappresentati; procedimenti discorsivi (libri, conferenze, congressi, ecc.) realizzati da presunti specialisti che lasciano, in un pubblico normalmente impreparato, impressioni di grande razionalità e intellettualità.
Un grosso ruolo in questo processo lo svolgono gli obblighi a cui è sottoposto l’uomo moderno per adempiere a quelli che potremo definire “doveri sociali” con infinite complicazioni di carattere burocratico e formale la cui osservanza conduce ad enormi perdite di tempo e di energie. In paralllo, troviamo le tentazioni, innumerevoli, che vanno dalla televisione, agli spettacoli sportivi, alla pornografia, alla droga, ai mille richiami della pubblicità.
Questo autentico bombardamento psichico conduce al risultato di assorbire l’attenzione degli individui, ne affievolisce le capacità critiche, orientandoli verso scopi che nulla hanno a che vedere con la spiritualità, rinchiudendoli così in un autentico letargo intellettuale.
Quando i pregiudizi acquisiscono una particolare cronicità, oppure diventano fenomeni collettivi investendo intere popolazioni e caratterizzando dei periodi storici, li si può definire “superstizioni”. In questo senso René Guénon nella sua opera “Oriente e Occidente”, capitolo “La superstizione della scienza”, traccia magistralmente il quadro di uno dei pregiudizi che caratterizzano la mentalità moderna. Così egli si esprime: “La civiltà occidentale ha, fra le altre pretese, quella di essere essenzialmente scientifica; sarebbe opportuno precisare meglio che cosa si intenda con tale parola, ma di fatto questo generalmente non si fa, poiché essa è una di quelle a cui i nostri contemporanei sembrano annettere una sorta di potere misterioso, indipendentemente dal loro significato. La Scienza, con la maiuscola, come il Progresso, la Civiltà, il Diritto, la Giustizia e la Libertà, è anch’essa una di quelle entità che è meglio non cercare di definire e che rischiano di perdere tutto il loro prestigio non appena si incominci ad esaminarle un po’ troppo da vicino. Tutte le cosiddette conquiste, di cui il mondo moderno va tanto fiero, si riducono così a grandi parole dietro le quali non c’è nulla, o molto poco: suggestione collettiva, abbiamo detto; illusione che, per essere condivisa da tanti individui e mantenersi come fa, non può essere spontanea …”l
Il pregiudizio non fa distinzione di razza e di religione, di età e di cultura. Colpisce chiunque non abbia la sufficiente difesa da opporgli. Può esserci un pregiudizio religioso (da parte di chi, ad esempio, si applica troppo alla lettura di certi dettami trascurandone lo spirito) e può esserci il pregiudizio antireligioso, da parte di chi è prevenuto nei confronti della religione ed arriva a stravolgerne il significato. Si possono citare ad esempio correnti di pensiero quali il materialismo che nega l’esistenza delle realtà spirituali, o della psicanalisi che attribuendo le realtà spirituali al subconscio arriva a negare la trascendenza.
Avviene così che chi considera una certa mentalità viziata da pregiudizi, può essere affetto da pregiudizi egli stesso; di qualità differente, ma sempre relativi allo stesso soggetto e con lo stesso effetto di distorcere la vera natura di ciò di cui si tratta.
Per comprendere la gravità degli effetti dei pregiudizi, basta osservare le ripercussioni che ha comportato la perdita della Tradizione da parte delle attuali società profane. Gli effetti credo siano visibili con facilità da chiunque! (Se dovessero servire delle conferme, sarebbe sufficiente sfogliare un qualsiasi quotidiano o accendere un apparecchio radio o televisivo, per avere l’idea del degrado a cui è pervenuta la società di oggi!).
Presupposti del pregiudizio evoluzionistico
Il pregiudizio evoluzionistico basa la sua ragione d’essere sul presupposto che dal meno possa scaturire il più: questo asserto di così vistosa assurdità è il perno su
Chi desiderasse approfondire la varietà dei pregiudizi moderni ne troverà esauriente trattazione nell ‘opera di René Guénon “11 regno della quantità e i segni dei tempi”
cui poggia tutta la teoria evoluzionistica. Un colosso dai piedi d’argilla, dunque? Evidentemente; ma grazie all ‘apparato che ne ha sostenuto e continua a sostenerne l’esistenza, riesce a sedurre molti spiriti, anche tra quelli animati dalle più sincere intenzioni.
Secondo questa teoria, il mondo vegetale scaturirebbe dal minerale, quello animale dal vegetale, l’uomo dalla scimmia, l’intelligente dallo stupido; gli organismi si adatterebbero alle modificazioni dell’ambiente in cui vivono grazie ad un lento e costante mutamento del patrimonio genetico, reso possibile dal trascorrere di un numero inverosimile di anni. Si fa appello alle leggi del caso, alla selezione naturale, escludendo I ‘intervento di una qualsiasi intelligenza ordinatrice.
Le ragioni del successo
Questa teoria di così chiara audacia e illogicità non è sicuramente frutto del caso; come già detto i pregiudizi non nascono mai soli; essa difatti, una volta accettata, consente all’uomo di “liberarsi” dall’idea di Dio e quindi dall’obbligo etico e metafisico di sottomettersi a Lui. Questo spiega il successo incontrato dall’evoluzionismo ai suoi tempi (sembra che quando Darwin pubblico il primo dei suoi libri sull’argomento “l’origine della specie” nel 1859, la prima edizione andò esaurita in un solo giorno). Era esattamente ciò che la borghesia di allora aspettava per potersi meglio esprimere, eliminando dei freni inibitori. Da quel momento, qualunque iniziativa si giustificava in funzione di un ipotizzato quanto certo perfezionamento futuro, cosa che rendeva più accettabili a tutti rinunce e sacrifici (spontanei o imposti); un invito a produrre (industria moderna con gli aspetti quantitativi che ben conosciamo e con la negazione dell’antico mestiere visto come mezzo di realizzazione spirituale – la Massoneria operativa tra questi) e a creare sistemi di pensiero che dovevano essere per definizione più evoluti di quelli precedenti. Era il germe della teoria del superuomo e la sconfitta delle antiche tradizioni, destinate a diventare, da quel momento, pure superstizioni del passato! Complice tutt’altro che trascurabile la soddisfazione di sentirsi uomini evoluti e perfezionati, al cospetto dei quali gli antichi apparivano come dei poveri imbecilli!
Tutto ciò quando è noto, da fonti scientifiche stesse, che la probabilità che una modifica casuale del patrimonio genetico rappresenti qualcosa di positivo per un essere vivente e non una semplice aberrazione o malformazione, è praticamente inesistente (qualcuno ha scritto che corrisponde alla probabilità che il vento, passando per un deposito di rottami, monti i pezzi di un’automobile!).
Le posizioni antitetiche delle dottrine tradizionali
Sulla base delle dottrine tradizionali si può dire invece che ogni specie è caratterizzata da un insieme di qualità le quali, una volta manifestate, possono essere trasmesse alla propria discendenza, ma non possono essere alterate, salvo pregiudicare la sopravvivenza della specie stessa.
Inoltre, le possibilità che si manifestano per prime in ordine temporale sono quelle di ordine superiore poiché è la manifestazione che si irradia da Dio, analogamente alle onde concentriche di un sassolino caduto nell’acqua. Poiché le prime forme manifestate sono quelle più vicine al Principio, è evidente che riceveranno maggiormente la sua influenza (spirituale), rispetto a quelle che verranno manifestate in tempi successivi.
Psicologia dell’evoluzionista
Chi è affetto dal pregiudizio evoluzionistico è convinto che l’uomo di oggi vive una vita qualitativamente progredita, risultato di un perfezionamento e di una evoluzione tuttora in corso, il cui fine, ammesso che esista, riserverà all’uomo gioie immense.
Interpreta le contraddizioni che emergono dal confronto con la realtà come dei trascurabili incidenti di percorso; un inevitabile prezzo da pagare per chi è in lotta per il proprio perfezionamento. Accetta con supina rassegnazione la vita frenetica di oggi: la delinquenza, la corruzione, la disoccupazione, lo stato di malattie diffuse grazie, altre che allo stress, all’alimentazione sbagliata e all’inquinamento dell’ambiente; la mancanza di un’etica che non sia il proprio tornaconto individuale; le divisioni e i disaccordi dovuti alla mancanza di principi comuni, che vanno dalla sfera della famiglia, a tutti i centri detentori di potere, alla società intera.
Tutto questo (l’elenco potrebbe continuare a lungo) viene giustificato in nome dell ‘evoluzione.
Credo si possa legittimamente esclamare: potenza del pregiudizio!
L’evoluzionismo in Massoneria
Mi soffermerò ora sulle ripercussioni (e sulle contraddizioni) che emergerebbero se il pregiudizio evoluzionistico venisse applicato in seno alla nostra Istituzione.
Perché parlare ancora in questo caso di Tradizione in generale, e massonica in particolare, dal momento che questa ci perverrebbe attraverso uomini inferiori a noi? Che senso avrebbe inoltre:
- ricercare la parola perduta?
- ricercare le proprie origini?
- ricercare il significato dei simboli trasmessici?
- attenersi al Rituale, cercando di conservarlo e di interpretarlo, vivificandolo nella sua integrità?
Conclusioni
Le considerazioni sopra riportate dovrebbero essere sufficienti a chiunque per vanificare il pregiudizio evoluzionistico. Il primo passo consiste sicuramente in una presa di coscienza.
Ma chi ne è affetto, vorrà o saprà farlo?
TAVOLA DEL FR.’. R. My,