ZEH SEPHER – IL SEGRETO DEI SEGRETI

Zeh Sepher – Segreto dei segreti –

Federico P.

Questo lavoro del carissimo Fratello Federico P. che si offre alla lettura e allo studio, è la prima traduzione integrale in lingua italiana di uno dei tredici capitoli sciolti dello Zohar. La sua collocazione è Volume III^ fogli 70a 77a.

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[… 70a] Un giorno Rabbi Isaac e Rabbi Yossé erano immersi nello studio della Torah presso la città di Tiberiade, quando Rabbi Shimon passò accanto a loro e gli chiese: ” Qual è il soggetto del vostro studio?” “Discutiamo, risposero, del versetto di cui, Maestro, ci hai già dato l’interpretazione”. Avendo loro chiesto di quale brano si trattasse, risposero: ecco il libro della generazione dell’uomo. Nel giorno in cui Elohïm creò l’uomo, egli lo fece a rassomiglianza di Elohïm (Genesi V,I).

Una tradizione (Zohar I,55a) ci rivela che il Santo, benedetto il suo nome, mostrò ad Adamo tutte le generazioni future del mondo, le guide e tutti i suoi saggi. Il significato semantico della parola libro (Sepher), è proprio questo.

Esiste un libro superiore ed uno inferiore, quest’ultimo è chiamato libro dei ricordi (Zohar III 200a e 246b), mentre quello inferiore identifica lo stesso Giusto, il quale è chiamato Zeh.

La locuzione Sepher Zhe esprimerebbe, quindi, il Principio maschile e quello femminile, dall’unione dei quali vengono in emergenza tutte le anime che vivificano gli uomini; del resto è proprio dal Giusto che queste emanano.

A questo mistero fanno allusione le parole della Scrittura (Genesi VI,10): da li esce un fiume per irrigare il Giardino. Nel seguito di questo versetto la Scrittura ripete per due volte il nome Adamo. La prima volta lo fa’ per sottintendere l’uomo superiore e la seconda quello di qua in basso. Aggiungendo che esso fu creato ad immagine di Elohïm, [70b] vuol alludere al mistero del Principio maschile e di quello femminile.

L’uomo di qua in basso, infatti, venendo al mondo grazie all’azione simultanea del proprio padre e della propria madre, ottiene il nome di uomo (Adamo) e la nascita del suo corpo si compie in maniera analoga a quella della propria anima. Per questa ragione, l’uomo inferiore fu creato dopo quello superiore, (quest’ultimo) da sempre nascosto nel mistero supremo e primigenio.

La Scrittura riferisce che Dio creò l’uomo ad immagine di Elohïm; ora, come Elohïm non ha sostanzialità presentata con chiarezza, parimenti la sua è indefinibile, variando secondo l’età.

Secondo un’altra interpretazione, le parole: … a rassomiglianza di Elohïm, sottintendono i diversi organi dell’uomo corrispondenti alle seicentotredici prescrizioni della Torah. Questo spiegherebbe le parole della Scrittura (Salmi CXXXIX,5): mi hai creato per davanti e per di dietro. Le parole per davanti, indicano il mistero di ricordare, mentre per di dietro, quello di praticare [1].

Una tradizione ci rivela che con le parole per di dietro” è trasmesso quell’insegnamento che racconta l’effettuazione dell’uomo dopo il maaseh bereshit (opera della creazione), e con le parole per davanti, che questa creazione è avvenuta prima del maaseh merkavah (opera del carro). Quanto al termine rassomiglianza con Elohïm, quella dell’uomo è da intendersi letteralmente, come te, nostro maestro, ci hai esposto.

Le parole, libro della generazione dell’uomo, indicano anche le componenti della sua fisionomia: i capelli, la fronte, gli occhi, il viso, le labbra, le linee della mano e le orecchie, tratti grazie ai quali lo si può riconoscere.

L’uomo i cui capelli sono ricci e rialzati in alto, è un soggetto d’umore collerico, ed anche il suo cuore è arricciato [2] proprio come la sua capigliatura; il suo comportamento non è conforme ai principi morali. Si presti attenzione ad accompagnarsi con un simile tipo. Un buon compagno si rivela, al contrario, il soggetto i cui capelli sono setosi e fluenti sulle spalle, tutti gli affari, nei quali è associato, avranno definizioni favorevole, ma non quelli che intraprenderà da solo.

Elemento discreto per la penetrazione dei misteri superiori, non è però idoneo a custodire segreti sulle cose profane e insignificanti [71a]. Il suo modo di fare sarà altalenante, a volte sarà conforme ai principi morali altre volte la sua condotta sarà di rifiuto. Quando i capelli cadono sulle spalle, ma non sono setosi, annunciano un prodromo di un individuo che non rispetta il proprio Maestro e scientemente opera per il male. In verità si propone sempre di fare delle buone azioni, ma al dunque non rispetta i propositi. In età matura un simile tipo, muta in un soggetto rispettoso dei principi morali e sarà d’esempio per l’emendato comportamento. I suoi discorsi toccano unicamente cose di questo mondo; ma chi vi si assocerà avrà successo in quelle spirituali. Non gli si dovranno confidare i misteri superiori, mentre si conferma soggetto adatto a custodire quelli di poco valore. È una persona che ama l’esagerazione e le sue parole esercitano influenza su quanti le ascoltano. Secondo le spiegazioni del Maestro, quest’insegnamento emerge dalla lettera Zaïn.

L’uomo i cui capelli sono di un colore nero lucente, riuscirà in ogni suo affare materiale, sia esso di natura commerciale o d’altro genere. É un prodigo. La sua affermazione sarà, in ogni caso, subordinata alla mancanza di soci, chi sarà con lui conseguirà un successo iniziale di breve durata, dal momento che subito dopo gli affari precipiteranno. Anche questo mistero è contenuto nella lettera Zaïn.

L’uomo i cui capelli non sono di colore nero lucente, è destinato a subire, nei propri affari, alterne vicende, per cui a volte avranno esito favorevole in altre occasioni no. In ogni modo, è assai vantaggioso associarsi con lui ma soltanto per brevi periodi, considerato che alla lunga finirà con il trovare da ridire. Agli inizi non creerà problemi ma soltanto per il timore di una separazione. Un simile individuo, se consacrato allo studio della Torah avrebbe buoni successi, lo stesso sarà per chi è con lui. Non è in grado di custodire segreti per lungo tempo, è un pavido, ma affronta comunque i propri nemici i quali, in ogni caso, non potranno mai danneggiarlo. Questo mistero è espresso dalla lettera Yud, la quale è inconciliabile con la Zaïn.

Il calvo, è un soggetto astuto ed avaro e troverà, di regola, profitto nei propri affari. È un ipocrita, poiché esteriormente mostra una religiosità e una virtù che non corrispondono a quanto esso realmente pensa. Tutto ciò, in ogni modo, è riferito ad un calvo dalla nascita, quello che lo diviene in età matura, è un soggetto che testimonia un radicale mutamento della propria condotta; se precedentemente il suo modo di agire era conforme ai principi morali, si muterà in reprobo e viceversa. Quanto detto è valido anche per la calvizie che si manifesta sulla fronte, quella in alto sopra gli occhi, nel punto in cui si appoggia il filatterio.

La calvizie presente in un altri posti della testa, testimonia un individuo affatto scaltro e [71b] di lingua maldicente, che ama calunniare le persone con sottile malvagità, sussurrando, senza azioni da piazza. Vive momenti in cui teme il peccato ed altri in cui lo pratica apertamente. Questo mistero è espresso dalla lettera Zaïn, quando è unita alla Yud.

Questi sono i misteri che riguardano i capelli, segreti conosciuti da tutti gli iniziati nella dottrina esoterica e tramite i quali si può intuire del carattere dell’uomo stesso fatto a rassomiglianza di Dio.

I misteri che riguardano la struttura della fronte, sono espressi dalla lettera Noun, lettera complemento della Zaïn [3] da cui è a volte separata.

L’uomo la cui fronte è bassa e liscia, non è costante nelle proprie idee, si reputa saggio ma in realtà non comprende nulla, si agita senza riflettere ed è dotato di una lingua aguzza come un serpente. L’uomo che presenta sulla fronte delle profonde rughe che non si sviluppano parallelamente e non si accentuano quando parla e presenta grinze frontali parallele e poco marcate, è un individuo dal quale è bene tenersi alla larga e con il quale è opportuno avere rapporti soltanto per un breve periodo. È un individuo che agisce e pensa esclusivamente per il proprio vantaggio, tenendo in nessun conto quello degli altri. É un soggetto incapace di custodire segreti. La Scrittura dice di costui (Proverbi XI,13): è un mentitore che rivela segreti. Le sue parole sono completamente senza valore. Tale combinazione di elementi informa per tempo di un uomo che non merita il nome di spirito leale. Questo mistero è espresso dalla lettera Noun quando è unita alla Zaïn.

L’uomo la cui fronte è bassa ma arrotondata, si manifesta nelle proprie riflessioni come un individuo molto perspicace, ma la sua azione a volte è priva di ponderazione. Ha un cuore generoso verso tutti e si occupa di cose elevate. La sua amicizia è sincera. Se si consacra allo studio della Torah, un simile individuo, potrebbe divenire un gran dotto.

L’uomo sulla cui fronte si mostrano, ma soltanto quando parla, tre profonde rughe e altrettante piccole increspature al di sotto d’ogni occhio, che piange quando è in collera, ha un substrato spirituale migliore di quanto possa far supporre la propria esteriorità. Vive senza preoccupazione alcuna per i suoi affari materiali, caratteristica che manifesta con gli atti come con le parole; se si consacrerà allo studio della Torah, il suo investigare darà frutti. Ogni uomo [72a] che vi si assocerà avrà successo negli affari materiali. Un uomo di questa tipologia, a volte è fedele al Santo, benedetto il suo nome, e altre no. É condannato a perdere tutti i suoi processi, pertanto dovrà cercare di evitarli. Questo mistero è espresso dalla lettera Noun, quando è sola, non unita alla Zaïn.

Una fronte larga, ma non arrotondata, è l’indizio di due diversi tipi d’anomalie: per tutti gli uomini che presentano una configurazione di questa natura, si registra, comunque, l’abitudine ad abbassare la testa quando sono ritti o quando camminano.

Il primo modello è un’anomalia apparente che ognuno può acclarare; ed ha le caratteristiche di una vera e propria antinomia. In tale individuo si manifestano sulla sua fronte, e soltanto quando parla, quattro profonde rughe, le quali però spariscono senza nessuna traccia quando al contrario è in silenzio. Presenta anche altre profonde rughe al lato degli occhi, e quando ride la sua bocca si allarga. Un uomo di questo tipo è di nessuna positività per il mondo.

L’altro tipo è invece una bizzarria dissimulata di cui gli uomini non si accorgono molto. Se un simile individuo si consacra allo studio, finanche quello della Torah, acquisirà un grande sapere. Lo studio, tuttavia, non ha mai per stimolo il desiderio di apprendere, ma è fondato unicamente sulla sete d’orgoglio e sulla gratificazione per l’ammirazione degli altri. Un simile uomo ostenta virtù all’esterno, soltanto per essere ammirato; né nelle sue parole né negli atti vi è in mira la gloria del Santo, benedetto il suo nome. Questo mistero è espresso dalla lettera Noun quando è unita alla Zaïn.

Una fronte larga e arrotondata è la combinazione dell’uomo migliore, esso, poiché s’impegna, è in grado di apprendere ogni cosa senza l’aiuto di un Maestro. É destinato a riuscire in tutte le iniziative per la propria felicità spirituale. Per ciò che concerne le attività economiche soltanto a volte conseguirà il successo. La sua maniera di ragionare si fonda nell’inferire fatti importanti da accadimenti insignificanti, per cui merita il riconoscimento di intelligente.

Non subirà patimenti per i suoi affari materiali ed anche quando vivrà rovesci di fortuna [72b] non se ne curerà molto. Ha il cuore tenero. In quest’uomo si riconoscono due rughe profonde sulla sua fronte proprio sopra gli occhi. Generalmente presenta tre rughe sulla fronte, senza considerare quelle poste sopra gli occhi. É timoroso, ma le sue paure sono di breve durata. È facilmente propenso alla conciliazione. Nei rapporti con gli altri a volte palesa comportamenti elefantiaci ma anche da saggio.

Questo mistero è configurato dalla lettera Noun quando essa è sola e non è collegata alla Zaïn. Questi sono i misteri pertinenti i segni della fronte.

Il mistero che è attinente agli occhi è espresso dalla lettera Samekh.

L’uomo che presenta gli occhi a fior di testa, non ha nessuna malizia nella propria anima. L’individuo i cui occhi possiedono quattro gradazioni di colori: la sclera bianca, cosa comune in tutti gli uomini, la cornea di colore paglierino, l’iride di gradazione marrone, e la pupilla nera, è tipo sempre gaio e spensierato. Deciderà sempre per il meglio ma non concretizzerà mai le proprie decisioni, dal momento che regolarmente le dimentica. Si consacrerà totalmente agli affari materiali; ma se a volte si applicherà alle cose spirituali otterrà buon risultato. Sarà cosa meritoria, allora, consigliarlo di impegnarsi allo studio della Torah.

L’uomo i cui sopraccigli sono sporgenti tanto da ricadere verso il basso e che presenta sulla sclera dell’occhio dei capillari rossi disposti verticalmente, [73a] è un rissoso. Il mistero dei capillari si trova espresso dalla lettera Samekh unita alla Hè.

Il colore blu degli occhi testimonia un uomo dal cuore tenero, ma che pensa esclusivamente al proprio profitto e non si cura dei danni arrecati agli altri. Nessuna cattiveria alberga nel suo cuore, ama i piaceri, ma soltanto quelli leciti; tuttavia, se cade nel vizio non riuscirà mai più ad emendarsi. Fedele verso chi ama, ma non con chi gli è indifferente. Riesce a custodire i segreti, questo però fino al momento in cui li crede ignorati dagli altri. Appena li suppone palesati si affretterà lui stesso a divulgarli, sarà opportuno, quindi, non confidargliene.

L’uomo che possiede occhi verdi e lucenti è generalmente messaggero di narcisismo, e frequentemente anche di manie di grandezza. Spesso si reputa superiore e per giunta tende a dimostrarlo. Se ha degli avversari saranno questi ultimi ad avere il sopravvento. È un soggetto inadatto per gli studi dei misteri della Torah, dal momento che è troppo infatuato di se stesso. Questo mistero è contenuto nella lettera Hè in combinazione con la Zaïn e separata dalla Samekh. In questo tipo, sono presenti anche delle profonde rughe sulla fronte, le quali si rivelano soltanto quando parla.

L’uomo con occhi grigi tendenti al giallino è d’umore collerico, ma spesso gli scatti d’ira sono reazioni alle provocazioni. Negli stati d’ira non perdona e la sua animosità si spinge fino alla crudeltà, è tipo incapace di custodire i segreti confidatigli. Questo mistero è espresso dalla lettera Hè unita alla Samekh.

L’uomo i cui occhi sono di un colore grigio cupo, consegue buoni risultati nello studio della Torah, e consacrandovisi [73b] ottiene costantemente dei progressi. I suoi nemici non potranno danneggiarlo e riporterà sempre delle vittorie su di loro. Questo mistero è espresso dalla lettera Caph unita alla Samekh.

Questi sono i misteri noti ai maestri della saggezza sui segnacoli degli occhi.

I misteri dei tratti del viso sono conosciuti soltanto dai saggi che penetrano la saggezza. I segni distintivi del viso si differenziano da tutti gli altri esaminati per il fatto che non sono congeniti ma modificano secondo la condotta dell’individuo.

Le ventidue lettere sono incise in ogni anima e questa, a sua volta, le trasferisce al corpo che vivifica. Se la condotta del soggetto è corretta, le lettere sono armonicamente disposte sul viso; altrimenti subiscono un’inversione che lascia testimonianze sul volto. [Segue]

[1] Abbiamo già avuto occasione di spiegare il senso di questi due termini: “Ricordare e praticare”. Il Talmud, ma anche lo Zohar, si chiede, non senza ragione, per quale motivo la Scrittura varia le sue espressioni; nell’Esodo XX,8 dice: “Ricordatevi del giorno di Shabat“, mentre nel Deuteronomio V,12 riporta: “Pratica il giorno di Shabat”. Lo Zohar spiega questa diversità d’espressioni nella maniera seguente: “Ricordare” indica il grado dell’essenza divina chiamata “Pensiero”, il quale non riveste mai nessuna forma agli occhi dell’uomo, mentre “Praticare” indica quella che riveste una forma, in modo che l’uomo possa concepirla.[Torna al testo]

[2] Con il termine “arricciato” (fmq) lo Zohar intende uno spirito tortuoso e sleale.[Torna al testo]

[3] In altre parole: per scrivere la lettera Zaïn in plenitudine (}yz) si deve ricorrere al segno Noun, infatti, il nome Zaïn richiede i caratteri Z I N.[Torna al testo]

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