AVVIAMENTO ALLA MASSONIRIA. A CHI SI APRE LA MASSONERIA

         Esaminato sotto vari punti di vista il com­plesso quadro delle idealità e della pratica massonica, vediamo ora a chi si apre la Massoneria.

         Prima di lutto vi èla questione dell’età; salvo casi particolari alle porte di un Tempio Massonico possono, bussare soltanto uomini che abbiano raggiunto il 21° anno di età; per quanto la Massoneria non “recluti” i suoi Adepti, ma soltanto accolga anime assetate di bene e desiderose di credere nell’avvenire nella società, appunto per questo esige che esse si siano convenientemente sviluppate, siano in grado di comprendere e di discer­nere; non degli ingenui, degli inesperti, dei deboli da attrarre incoscientemente esso in­tende accogliere, ma uomini che già siano tali e che abbiano la nozione dello loro responsabilità.

         Età a parte, gli antichi Codici, con espres­sione conservata nei moderni Rituali, dicono che le porte del Tempio Massonico si apro­no all’uomo “libero e di buoni costumi”. Per libero si intende: mondo di pregiudizi volgari, non legato a particolari interessi morali o materiali che lo possano privare della completa libertà, non schiavo di influen­ze perniciose o di nefaste superstizioni, che rappresenterebbero dei gioghi tali da osta­colare lo sviluppo della Ragione. È questo un concetto fondamentale che troviamo ripreso e mantenuto nei termine “Libero Mu­ratore” od anche “Franco Muratore”, equi­valenti a “Massone”, ma nel precisato senso di Costruttore indipendente non astretto da dogmi e completamente libero della propria ragione. Infatti la Massoneria non vuole che l’Adepto ciecamente creda; vuole che esso conosca, che sappia, che sia convinto, al che sarebbero di ostacolo tutti i preconcetti che si oppongono al formarsi di una convinzione.

      Di “buoni costumi”, in quanto è necessario che vizi particolari non abbiano preso un evidente sopravvento sulla sua natura, tanto da farlo considerare individuo che va trattato con una certa circospezione, la qual coso renderebbe impossibile l’attuazione di quella pratica fraterna che è posta alla base della Massoneria.

      0ltre queste due condizioni di ordine pre­valentemente psichico, a stretto rigore, nes­suna altra è da ritenersi indispensabile per l’accettazione di un Profano.

      Peraltro, bene esaminando il concetto massonico –  ed a ciò basta quanto da noi già detto —  diviene evidente che la possibilità di formarsi del Massone è condizionata ad un concetto filosofico fondamentale. La Masso­neria, infatti, incentra tutto il proprio rituale e le proprie dottrine sulla esistenza di quel che essa chiama il Grande Architetto dell’Universo, formula comprensiva che allude a quel Sommo Artefice cui, secondo le pre­ferenze, sono stati attribuiti nomi diversi, ma che in sostanza  non indicano che la stessa Potenza Unica, quella Potenza cui  sono dovute le leggi del Cosmo e della Vita. Espliciti nel confronti di tale credenza sono tutti i Codici massonici anteriori al 1717; lo è meno, come abbiamo visto, quello fondamentale della Massoneria moderna (1717), per ritornare poi esplicito, anzi tassativo, in quei Landmarks che tanto frequentemente vengono richiamati.

Chi sfogli le più recenti pagine di critica della Vita della Massoneria, troverà – ripe­tuto nelle forme più varie da veri e luminosi Massoni – che il temporaneo affievolirsi del prestigio della Massoneria deriva dal suo momentaneo smarrimento del concetto del divino, il che vale a dire che mancando tale concetto la Massoneria resta talmente mutilata da non potere sopravvivere.

E questa è la nostra convinzione. Infatti la “ricerca di Dio e delle sue leggi – queste sono parole di un vecchio Massone – costituisce la ragion prima, la ragion basica, della Massoneria”, ed essa procede a questa ricerca poiché è da essa che scaturiscono evidenti le Verità fonda­mentali che l’Ordine propugna. È per questo che la classica Massoneria poneva al Candidato la domanda: Che cosa dovete a Dio? e ad essa, il Venerando Massone di cui sopra, a suo tempo rispose: “A Dio devo la gratitudine per avermi dato un’anima capace di cercarlo”.

      Abbiamo in un certo modo insistito su questo punto perché intendiamo di chiarire il concetto massonico, sfatare molte ingiuste affermazioni, provvedere a precisare alcune deformazioni che si sono introdotte in certe Famiglie per le quali la necessità di combattere un prepotere della Chiesa ha provocato l’assurdo scivolamento alla negazione del Principio. E vi abbiamo insistito perché è bene che su ciò si soffermi l’attenzione dell’aspirante Massone, qualora egli fosse – pur essendo libero e di buoni costumi – talmente permeato di materialismo integrale da dubitare dell’esistenza di un Supremo Crea­tore e Coordinatore.

      Non per questo le porte del Tempio gli sarebbero precluse, ma certo difficile, se non impossibile, gli sarebbe il procedere oltre nell’ascesa rituale; peraltro è probabile – ed è per questo che l’accesso al Tempio gli è consentito – che, soffermatosi al primo gra­dino, invitato a compiere la prima introspezione spirituale, posto innanzi a constatazioni evidenti, posto di fronte al formidabile inter­rogativo del perché della Vita e del cosa sia la Morte, sia la sua stessa ragione ad inter­venire e trasformare il negatore in assertore permettendogli così di procedere, conscio della utilità del processo, al proprio perfezionamento; ma è bene che l’aspirante sappia sin d’ora che una siffatta forma mentis non potrà che ritardare il suo divenire.

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