CONVEGNO SU NICCOLA GUERRAZZI

 Convegno su Niccola Guerrazzi – 23.giugno 2012-06-17

Il laico e massone

Etruria Nuova,Settimanale Repubblicano della Federazione Provinciale di Grosseto così pubblicava la notizia della morte del follonichese Niccola Guerrazzi:

Grosseto,14 luglio 1912

“Alle 7.48 di Mercoledì 10 luglio,nella sua casa ospitale di Follonica,che Ettore Socci aveva chiamato il convento,si spegneva placidamente l’anima fiera e generosa di Niccola Guerrazzi,circondato dagli amici del Circolo di Calamartina e fra le cure dei dott.ri Turillazzi e Tortellini e della governante Delfina Garavaglia che da 16 anni lo assisteva premurosamente.

L’on.Zavattori,giunto appena da Milano fu in tempo a raccogliere l’ultimo respiro….

La Maremma perde con lui una delle più belle figure che per fede,per carattere,per patriottismo,per austerità di costumi e gentilezza di sentimenti costituivano esempio e ragione delle nobili tradizioni di fierezza e di bontà onde va altera….

Saldo nella fede repubblicana per essa operò,in quella visse e morì….

Era un uomo semplice,buono,modesto,alieno da quanto potesse,anche lontanamente,sembrare posa. Garibaldi,il Dolfi,il Bertani,il Cavallotti,il Socci,il Castellazzo,lo ebbero carissimo,Giuseppe Mazzini lo onorò della sua fiducia. Tempre d’eroi buoni e modesti che scompaiono fra il cordoglio dei non immemori,e par che con essi scompaia un’età epica che ai posteri parrà leggendaria.

La notizia telegrafata dagli amici ai più intimi si propagò rapidamente e produsse ovunque la più dolorosa impressione.

Da Grosseto,da Massa,e dagli altri paesi fu un accorrere di amici e di compagni di fede a rendere tributo di omaggio alla salma del venerato e venerando cittadino,intanto che ovunque si issavano le bandiere a lutto e si pubblicavano manifesti esprimenti il cordoglio pubblico.”

Così la notizia della morte e l’elogio funebre di Niccola Guerrazzi da parte di un giornale di partito, del suo giornale di partito che appunto rimarcava il suo essere stato semplice,buono,modesto.

Ma sicuramente anche uomo sempre presente agli appuntamenti che contavano,attivo, concreto, esempio mirabile del “pensiero” mazziniano mai scisso dall’”azione”. E la sua vita fu un susseguirsi di azioni coerenti,guidata da quei valori alti in cui credeva e per i quali mille volte aveva rischiato di essere ucciso.

Anche la Massoneria grossetana così riportava la notizia della sua morte con un comunicato congiunto della loggia Ombrone di Grosseto e la loggia Vetulonia di Massa Marittima:

“La bella costellazione degli Uomini che unirono le sparse membra della patria nostra scompare, ma la Massoneria raccoglie dal loro alito le gloriose tradizioni,e nel nome di questi Grandi che le appartennero, mantiene accesa la face delle rivendicazioni umanitarie di cui essi furono i più valorosi apostoli e soldati.

Negli eroici ardimenti per cui l’Italia risorse alla grandezza che la storia di Roma dettava,nelle congiure che prepararono la breccia di Porta Pia

                                                 NICCOLA GUERRAZZI

Ognora rivendicò alla Civiltà e al Progresso i diritti della Città Eterna contro il potere della menzogna e della viltà: in ogni momento della sua vita la fede più pura ed il pensiero più

immacolato volse agli ideali di verità e di giustizia cui s’ispira la Universale massoneria,ed in cospetto della morte quelli volle riaffermati, luminoso esempio per i Fratelli, per gli uomini tutti.

Ora che irreparabile legge di natura lo toglie alla nostra Famiglia, Egli lascia a noi delle generazioni nuove un eterno monito.

TENETE FERMO! Ci sussurrò l’altro giorno salutandoci per l’ultima volta.

E noi terremo fermo, o Fratelli.

Sulla salma lacrimata diamo il tributo di giuramento solenne contro i nemici eterni della Verità e della Scienza, contro i falsi liberali prostituenti la patria al clericalismo, contro gli sfruttatori delle ineguaglianze sociali, contro gli oppressori della libertà politica, contro gli insidiatori della sincerità della vita nazionale,contro i falsificatori della volontà popolare, guerra,guerra continua, inesorabile nel nome Suo, nel nome dei valorosi che come Lui combatterono per l’Italia, come Lui nulla le chiesero!”

Anche la Massoneria nel ricordare Niccola Guerrazzi ama definirlo “apostolo e soldato di rivendicazioni umanitarie” riconoscendo in lui un faro ed un esempio da seguire nella vita privata e nella vita pubblica, intesa come impegno civile e politico.

A me in questo convegno è stato assegnato il compito di mettere in risalto l’aspetto laico e massonico del nostro eroico concittadino.

Va detto subito che se è vero che ancora vi sono molte ricerche e molti studi da fare sui documenti che riguardano Niccola Guerrazzi, sia a Massa Marittima,che a Grosseto e a Roma, occorre riconoscere anche che al momento tali documenti sono veramente pochi. E forse c’è anche il perché di questa carenza: Egli era e si sentiva un uomo d’azione e il suo essere massone e il suo fare Massoneria era perfettamente coincidente con la sua presenza continua a tutte le fasi salienti che portarono all’Unità d’Italia prima e alla presa di Roma dopo e alla costruzione dello Stato Italiano.

Essere Massone per Niccola Guerrazzi, così come per i suoi amici Socci,Bertani, ecc. equivaleva ad una partecipazione attiva al Risorgimento. Il Risorgimento era  il naturale sviluppo del loro attivismo che fino al 1882 era anche privo di voce in Parlamento che era in mano ai moderati, alla sinistra moderata e monarchica. Diciamo anche che con le loro azioni volevano contribuire direttamente alla storia del loro tempo. Storia di partecipazione a scontri bellici contro gli austriaci, contro gli odiati papalini, storia, dopo la presa di Roma, di costruzione laica e democratica dello stato unitario, storia di partecipazione alle competizioni elettorali politiche con l’appoggio di Mazzini e dello stesso Garibaldi. Il successo elettorale di Ettore Socci nacque proprio da qui, anche in disaccordo e in contrasto ad esempio con l’astensionismo minoritario di altri repubblicani quali il gruppo di Massa Marittima, tra cui Domenico Pallini, che in modo intransigente rifiutava ogni contatto e compromesso politico con il potere monarchico e sabaudo.

Ma cosa era successo nell’Ottocento nella Massoneria Italiana rispetto al secolo precedente in cui ad esempio con la Chiesa i rapporti, se pur tesi, rimanevano sempre nel quadro diciamo ideologico e filosofico?

Con lo storico M.Volpe si ha ragione di ritenere che “ carattere predominante della Massoneria ottocentesca italiana è l’identificazione con la causa risorgimentale: da qui la sua “politicizzazione”,intesa come volontà di trasferire in concreto i principi massonici nella costituzione di una società libera,laica,progressista. L’opposizione del Papato al compimento dell’unità nazionale con Roma capitale,ebbe come inevitabile conseguenza l’acuirsi di uno spiccato

anticlericalismo della Massoneria italiana: il sogno di Roma capitale divenne il leitmotiv. L’aspirazione suprema dei Massoni italiani: “O Roma o morte” era il motto che echeggiava nelle Logge della Penisola…L’anticlericalismo,anche come termine d’uso nel linguaggio comune, nasce dunque nell’Ottocento,quando,trasferendosi il discorso dal campo ideologico e filosofico a quello politico, la rottura diventa insanabile.”

Nell’Ottocento vi è quindi una perfetta assonanza fra Massoneria ed impegno civile, patriottico e risorgimentale con un naturale sviluppo e simbiosi fra l’uno e l’altro campo.

E non c’è quindi da meravigliarsi se uomini come Niccola Guerrazzi intendevano il loro essere Massoni con una partecipazione attiva e costante all’impegno patriottico, civile e politico.

“Niccola Guerrazzi fu iniziato a Roma, nella R.L. “Propaganda Massonica”,il 10 dicembre 1885 e iscritto nel registro del Grande Oriente d’Italia con il numero di matricola 7095; divenne ben presto un punto di riferimento importante per l’Istituzione,in terra di Maremma, agendo sempre con la massima riservatezza e senza alcuna ostentazione. Quando alla fine dell’Ottocento la R.L. Ombrone,  all’oriente di Grosseto attraversò un momento di difficoltà nel proseguire i propri Lavori, il Grande Oriente incaricò proprio il Guerrazzi di adoprarsi per aiutare e sostenere i fratelli di Grosseto affinché la loro Loggia riprendesse “Forza e Vigore”.

E poi ancora:. Nel 1907 fu attivato a Follonica un Triangolo all’obbedienza della R.L. Ombrone di Grosseto, in quanto in tale periodo la R.L. Vetulonia di Massa Marittima aveva sospeso o comunque notevolmente rallentata la propria attività. Di tale Triangolo facevano parte Massoni di Scarlino e di Follonica il cui obiettivo era quello di costituire,con il sostegno e l’appoggio di Niccola Guerrazzi, una Loggia all’or.di Follonica. Avvenimenti gravi come la prima guerra mondiale,il ventennio fascista e la seconda guerra mondiale impedirono questo progetto, che poi si sarebbe avverato solo nel 1967”.

Come sappiamo dalla storia di quegli anni,  risorgimentali e post unitari, i rapporti fra Stato e Chiesa erano pessimi e gli scambi reciproci di invettive erano giornalieri.

Pio IX definiva la Massoneria la “Sinagoga di Satana”,Civiltà Cattolica apostrofava la Massoneria come “l’ultimo frutto dell’antico serpente,di Lucifero,attraverso la legittima discendenza da Caino a Giuda Iscariota”.

E la Massoneria non stava a guardare. Carducci nel suo Inno a Satana definisce Pio IX che aveva fatto esemplarmente ghigliottinare Monti e Tognetti in Piazza del Popolo “chierico sanguinante e imbelle re”. Lo stesso Garibaldi propugnava obiettivi da raggiungere come “rovesciare il mostro papale,edificare sulle sue rovine la ragione ed il vero”.

In concomitanza con il Concilio Vaticano I che aveva all’ordine dei lavori il problema sulla Infallibilità del Papa,alcune Logge, a dire il vero senza l’intervento ufficiale del GOI, organizzarono un anticoncilio a Napoli a cui aderirono tra gli altri Bertani,V.Hugo, Michelet, con un ordine del giorno di tutto rispetto anche per i nostri tempi:

Punto 1 : Libertà religiosa;

Punto 2 : Separazione compiuta fra Stato e Chiesa;

Punto 3 : Necessità di una morale indipendente dalle credenze religiose;

Punto 4 : Ordinamento di un’associazione internazionale intesa a promuovere il generale benessere   

               sia economico che morale.

Anche successivamente nel 1877 con la legge del massone Coppino, iniziato nel 1860 alla loggia Ausonia di Torino in fatto di laicità dello stato viene fissata una pietra miliare. Con l’obbligo dell’istruzione primaria,gratuita e affidata allo Stato, il massone Giovanni Bovio ebbe a dire “…la scuola sia scuola. Qui si costruisce l’uomo, non il maomettano,il cattolico o il protestante. La religione non si insegna perché è fede. Dove le religioni cominciano ad insegnarsi nascono le teologie…”

Durante il pontificato di Leone XIII anche l’inaugurazione del monumento a Giordano Bruno a Campo dei Fiori, opera del massone Ferrari, futuro Gran Maestro del GOI, fu motivo di aspra polemica fra le due sponde del Tevere. Il monumento avrebbe dovuto essere “…la tomba del potere temporale e del dogma, la culla della nuova era di libertà e di pace.”

L’8 dicembre del 1892 il Papa con l’enciclica Inimica vis, rivolgendosi ai Vescovi e al clero d’Italia afferma: “lasciate che,rivolgendo a voi la Nostra parola,vi additiamo la Massoneria come nemica ad un tempo di Dio,della Chiesa e della nostra patria”. Forse una naturale risposta a quello che nel Giugno di quell’anno aveva detto il Gran Maestro Adriano Lemmi:”…Nessuna religione deve insegnarsi alla scuola; ciascuno si faccia il culto a suo modo; lo Stato forma il cittadino,non il devoto: Niuna base sacramentale alla famiglia; unico sacramento l’amore: ammesso il matrimonio civile, dobbiamo averne la conseguenza necessaria: il divorzio”

Dopo Leone XIII,Pio X.. I toni si smorzarono, ma il contrasto permase. Infatti con il patto Gentiloni del 1913 si comincia a vedere la partecipazione attiva dei cattolici nelle competizioni elettorali in favore di quei candidati che si opponevano alla Chiesa. Da li in poi sarà tutto un crescendo fino al 1929, l’anno dei Patti Lateranensi fra Mussolini e Pio XI che suggellò finalmente il pieno accordo fra lo Stato fascista del Duce e la Chiesa, contro l’avversario comune: la Massoneria.

La fascistizzazione dell’Italia era ormai cosa fatta!!

Ci siamo però inoltrati un po’ troppo in avanti rispetto alle parentesi biografiche di Niccola Guerrazzi, che nel 1929 è già 17 anni che è morto. A noi oggi serve solo ribadire che nell’Ottocento  l’impegno politico e l’istituzione massonica marciano in parallelo e il tema della laicità dello Stato, grazie anche a Niccola Guerrazzi,diviene uno dei capisaldi del nuovo Stato unitario. Niccola Guerrazzi anzi fu attore protagonista di questo scontro in atto fra Stato e Chiesa e non occorre quindi meravigliarsi se tali rapporti saranno in continua e crescente fibrillazione anche in occasioni importanti della vita dell’eroe follonichese.

Come ad esempio nella stesura del suo Testamento, pervaso da toni aspri e decisi, figli di quel momento storico e di quella cultura politica.

E’questa che segue la trascrizione delle ultime volontà di un uomo che 12 anni prima della morte in un documento vuole dare continuità ad una vita intera e in modo coerente, in nome di quegli ideali con cui è vissuto, detta comportamenti ed azioni che i suoi amici devono compiere dopo la sua morte.

Alla Pretura di Massa Marittima venne aperto il testamento di cui era tenutario l’amico dottor Torsinelli.

E’, nella sua forma semplice e rude, un documento di fede e di fierezza.

Questo il testo integrale.

“Ultime volontà da osservare durante i momenti che non potrò più parlare e dopo la mia morte.

Voglio, da coloro che mi assisteranno o mi troveranno, amici o nemici o conoscenti, che il prete o figura di questi non si avvicini al mio corpo, né durante gli ultimi momenti, né dopo esalato l’ultimo

respiro. Che nessuno gli permetta cospargere il mio corpo con acqua lustrale, non avendo mai creduto a simili imposture.

Desidero che il mio corpo sia bruciato, gettando poi le ceneri al vento; qualora però il dispotismo degli uomini vietasse ciò, allora, la mia governante Delfina Garavaglia, che lascio mia erede di tutto quanto è nella casa di Follonica,escluso le collezioni ed i ricordi patriottici che consegnerà al Museo di Grosseto, per mio ricordo, a quei cittadini che mi vollero sempre bene, mi farà mettere accanto al mio carissimo amico Florio Mazzoni, nel crematorio di Pisa, con la seguente iscrizione:

Qui sono gli avanzi

di Niccola Guerrazzi

Repubblicano e Lavoratore

Coloro che trovando questo foglio non adempiranno a queste ultime mie volontà saranno ritenute le più canaglie del mondo.

Auguro ai superstiti una Patria meno schiava di quello che è attualmente.

                                         Viva le Repubblica Universale

Niccola Guerrazzi

Follonica, 7 maggio 1900

Parole decise e dure quelle del testamento del Guerrazzi, ma chiare nelle indicazioni da dare e coerenti con le idee in cui aveva creduto per tutta una vita. Se si eccettua il riferimento al prete da tenere comunque lontano dal suo corpo senza vita, nel testamento si nota anche una certa cura partecipata nel destinare ricordi e collezioni ai cittadini, al museo, alla cara governante. Anche nella richiesta di essere messo accanto al caro amico Florio a Pisa lascia trasparire un ricercato desiderio da soddisfare più che un’imposizione..

Ben altra aria assai più pesante si respira invece nei testamenti degli intransigenti massoni massetani Achille Orlandi e Apollonio Apolloni.Con essi per i sentimenti non c’è scampo né speranza alcuna. Con essi si tocca con mano l’importanza della materia che è la sola che esiste,l’impossibilità dell’esistenza di una vita ultraterrena, preti e uomini di chiesa che basano la loro esistenza sull’ignoranza delle masse e sulle loro predicate paure.  

Dice l’Orlandi nella stesura della prima redazione del suo testamento datato 1.3.1878:

Più che sento avvicinarmi a restituire alla gran massa comune la natura di cui si compone il mio corpo, e sempre più mi convinco che la Materia (con la M maiuscola) è la sola che esista, che agisca, che si trasformi. Io non ho nessun dubbio, non muojo punto imbarazzato; gli spiriti ignudi, la speranza di rivedersi di là sono nella mente di chi non ha ancora saputo spogliarsi di tutta la superstizione; di quei cotali ci è sempre la credenza in una divinità…

I preti hanno interesse di fare che altri credino nelle loro predicate paure. Dall’ignoranza delle masse essi traggono di che vivere e menare una vita vagabonda, senza produzione, senza pensieri di sorta, e tutto ciò alla barba dei fessi, e di quelle donne che fatte pentite da un passato da S.e Margherite si danno anima e corpo alla chiesa,dove trovano nelle braccia del Levita conforto e

Speranza. Ma, a chi giudica un poco col capo, e non con le piante dei piedi, chi cerca escogitare le ragioni del come venimmo, e del come partiremo, la cosa si presenta al parer mio tanto chiara, che l’uomo è costretto esclamare: “materia,materia e sempre materia”.

Se negli scritti miei qualche volta ho nominato iddio ( con la i minuscola), ed anco ho inneggiato alla speranza di rivedersi di là ciò lo si attribuisca alla poesia dell’amore, al gusto del bello e del buono, col quale presentiamo Iddio come il genio del bene, e la speranza di rivedersi in un modo migliore come un conforto alle sventure nostre.

Avrei tante altre cose da esporre per mostrare che la materia è la sola che agisce nella trasformazione di tutte le cose. Se il tempo e la voglia di scrivere me ne dessero tempo. Ognuno crede come meglio vuole, solo mi dispiace quando l’uomo, materia pensante e ragionevole, pensa e ragiona da materia incretinita.

Con il testamento infine del massone massetano Apollonio Apolloni ( siamo nei primi anni del ‘900) si denota forse il lento affermarsi anche in Maremma del movimento socialista, vi troveremo il valore del lavoro,della solidarietà sociale, dell’impegno per il progresso e l’uguaglianza. Ovviamente rimane sempre vivo ed efficace lo spirito polemico con le istituzioni e le figure ecclesiastiche.

Questa l’epigrafe che si può leggere nel cimitero di Massa Marittima.

“Nel fisiologico funzionamento delle mie facoltà intellettuali, libero da vincoli di dogmi e di leggi sociali, dichiaro:

buone o tristi vengano giudicate le mie azioni, non furono motivate da speranza di premi o timore di pene in una immaginaria vita futura. Furono compiute con animo di non mancare ai doveri liberali impostimi sul consorzio sociale pure obbedendo alle leggi di natura.

Sono ateo, morirò militante dell’umanità, combatterò per essa fino al giorno estremo, ma convinto che si accede al di lei tempio movendo dal tempio della fatica. Sono repubblicano, per una repubblica democratici di virtù cittadina è forma di governo che lascia adito alle più semplici leggi…io dovrò cambiare forma, datemi al rogo. Voglio che accada la cremazione del mio cadavere per non essere nocivo con la mia putredine,e, per percuotere in faccia anche dopo morto, la chiesa romana, accenditrice di fiamma assassina, proibitrice dell’igiene. Voglio nella mia tomba l’anatema della nemica d’Italia. Mi si trasporti al cimitero colla divisa garibaldina.”

Come si vede in questo ultimo testamento dell’Apolloni si denotano partecipate premure verso la patria, verso la filantropia e un forte senso del dovere verso il lavoro e la famiglia.. Siamo di fronte ad un impegno politico nuovo, quello delle masse lavoratrici agli albori del ventesimo secolo. 

Anche qui comunque si fa riferimento all’inesistenza di una vita futura dopo la morte, ci si dichiara addirittura atei, militanti dell’umanità partendo dal tempio della fatica e quindi del lavoro, desiderio innato di combattere la chiesa romana in quanto accenditrice di fiamma assassina… e così via.

Nell’avviarmi alle conclusioni  vorrei fare alcune considerazioni sia sul Guerrazzi di cui festeggiamo l’anniversario della morte e sia sui rapporti fra Massoneria e Chiesa, oggi tanto diversi rispetto a quelli infuocati dell’ottocento e quindi su cosa vuol dire essere laici oggi.

Guerrazzi,uomo d’azione e avverso alle  pure enunciazioni mi piace identificarlo come uomo assai moderno ed attuale. Sempre presente con gli appuntamenti che contano nella storia di quei tempi dà esempio di partecipazione attiva. Amante della sua Follonica non ci lascia solo lettere e documenti,

Ma anche cimeli,spade e pistole. Cimeli,spade e pistole usate personalmente per liberare ed unire il suo paese, per renderlo meno schiavo, per dirla con le espressioni colorite dell’epoca.

Non erano quelli momenti adatti per le parole, occorrevano fatti, fatti concreti, azioni di guerra. E lui, uomo dal carattere forte, non era uomo che si poteva tirare indietro.

Ma cosa convinceva i giovani volontari maremmani ad abbandonare casa,famiglia,affetti ed andare sui campi di battaglia anche lontani in aiuto di popoli anche sconosciuti? Sicuramente avevano motivazioni forti quali la difesa di quei principi di libertà e democrazia,che sapevano oggi di altri, domani forse di loro stessi.

Ci piace pensare che il motivo più forte che li guidava era appunto il senso di solidarietà internazionale e la voglia innata di ribellarsi ai regimi reazionari. Eppure 4 o 5 centinaia di maremmani era presente sia a Curtatone e a Montanara nel 1849, al Volturno nel 1860,Sarnico nel 1862,sia a Condino nel 1866 e Farnese nel 1867. Erano presenti in Francia nel 1871 con Garibaldi in aiuto della Repubblica Francese, saranno a Creta nel 1897 agli ordini di Ricciotti Garibaldi,nel 1912 in Macedonia sempre con Ricciotti Garibaldi, di nuovo in Francia nelle Argonne nel 1914-1915 contro l’Impero centrale di Germania e agli ordini del figlio di Ricciotti, Giuseppe, omonimo dell’Eroe dei due Mondi.

Queste centinaia di maremmani sicuramente erano mossi e animati da ideali forti e convincenti, sicuramente non banali. Ebbene Guerrazzi e quei ragazzi mi sembrano assolutamente moderni e attuali perché le aspirazioni di quei ragazzi dell’Ottocento tanto assomigliano alle aspirazioni e ai desideri dei ragazzi di oggi, sempre pronti ad intervenire con slanci, di abnegazione e di altruismo, forti come sempre e non smetteranno mai di meravigliarci sia di fronte alle manifestazioni spontanee contro le mafie, sia di fronte ai cataclismi delle alluvioni e del terremoto. Dei nostri giovani dobbiamo andarne fieri, oggi come ieri.

L’altra considerazione riguarda l’enorme mole di lavoro fatto fino ad oggi nei rapporti ad esempio fra Massoneria e Chiesa, enormemente trasformati rispetto a cento anni fa. Se un cattolico oggi può sorridere o rimanere sconcertato di fronte per esempio alla rinuncia di Leone XIII di dare la benedizione “Urbi et Orbi” in occasione del suo insediamento nella piazza di S.Pietro per non benedire quell’Urbe non più papalina, ma italiana, parimenti un massone nel leggere frasi e contenuti di quei testamenti prima affrontati sorride e si imbarazza. Anzi va detto subito che se qualcuno, come ieri Apolloni, dovesse professarsi ateo, oggi a costui gli sarebbe impedito di entrare in Massoneria. Non importa quale religione una persona professa, ma oggi ateismo e Massoneria sono incompatibili .

Essere laici e propugnare un’etica laica e magari di frontiera, non significa essere antireligiosi. L’uomo del dubbio deve temere solo chi ama sputare sentenze, “chi sta sempre dalla parte della ragione  e mai del torto” cantava Guccini negli anni sessanta con il suo Dio è morto. Per i possessori di verità Dio è morto.

Il Gran Maestro Gustavo Raffi e il Presidente dei Maestri Venerabili della Toscana Stefano Bisi

presenti stamani al nostro Convegno sono reduci da una recente e bellissima iniziativa culturale a Trento, la città di Cesare Battisti,quello vero,il socialista,il martire, i cui parenti diedero aiuto fra l’altro al nostro grossetano Rodolfo Pacciardi in fuga.

Il tema di quella iniziativa era “Laicità oggi: una proposta e una sfida”con il sottotitolo “Etica e responsabilità, le frontiere del dialogo nel tempo della crisi”. Nel chiudere il nostro incontro di questa mattina, il Gran Maestro ci potrà parlare di questa esperienza tridentina e per esempio a cosa alludeva in particolare quando ha detto che all’Italia “serve oggi una rivolta morale.”

Nel chiudere questo mio intervento vorrei citare dal libro di Gustavo Raffi intitolato “In nome dell’uomo” un passo molto importante e a cui tengo moltissimo.

E’ una risposta ad un giornalista che gli chiede di cosa ha voglia la Massoneria oggi.

“Di futuro,risponde il Gran Maestro….Noi combattiamo per la libertà di coscienza, perché il cittadino sia tale,si istruisca, acquisti una capacità critica ed autocritica, rifiuti di ingabbiare le donne con il burka e il popolo con spettacoli circensi di nani e ballerine della politica e del mondo imprenditoriale.

Servono progetti e azioni forti……Combattiamo per una scuola che sia collante della società. Una scuola che in un’epoca come la nostra faccia si che ci sia un’integrazione di persone vere…..Spesso ho rivendicato il diritto di essere eretico. Mi piace, nel senso di dissentire, di avere la capacità di dissentire da un pensiero dominante, metterlo in discussione, se non altro perché la Storia ci ha insegnato che l’eresia di oggi è l’ortodossia di domani. Vogliamo educare e costruire delle generazioni di ribelli.. Renderli uomini liberi. Questa è la storia della Massoneria”

Questa, mi si consenta, è anche la storia del nostro Niccola Guerrazzi.

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