LETTERA

Lettera

Venerabile Maestro,

dalla conversazione tenuta iersera mi paiono emergere alcune idee importanti e meritevoli di considerazione. Vi chiedo licenza di esporre premesse che ritengo fondamentali, a cominciare dalla definizione dell’unico scopo della nostra vita umana sul nostro pianeta.

La tradizione ci insegna, e la Visione dei Saggi ci conferma che l’unico vero fine dell’esistenza in forma umana è LA PRESA DI COSCIENZA TOTALE DELLA NOSTRA NATURA DIVINA. Noi siamo identici e UNO con Dio; ogni atto non volto a questo supremo Risultato, ogni pensiero non volto a questa Presa di Coscienza, ogni attimo non dedicato a quest’Opera (ecco che cosa vuol dire “operativo”!) è uno spreco; ed è il vero “peccato”.

Se la nostra Istituzione pretende di operare per il Bene dell’Umanità non può fare a  meno di “operare” in questo senso. Ogni azione di carità, per quanto meritoria, è vana se non finalizzata verso questa Meta.

Ogni Ordine “Iniziatico” deve porsi come proprio scopo l’aiuto ai suoi membri nel senso di conseguire questa Suprema Realizzazione.

Non ci si venga a dire che il “programma” pare troppo grandioso. Per costruire una montagna ogni granello di sabbia è buono: voglia il G.’.A.’.D.’.U.’. che ognuno di noi porti anche solo qualche granellino per la propria montagna, che è poi la montagna di tutti.

I metodi, le modalità per questo conseguimento sono molteplici, ma tutti hanno come processo il superamento dell’“ego”, e la sua dissoluzione finale in vista della nostra unificazione con l’IO Universale, del quale i nostri piccoli “io” individuali sono altrettanti riflessi.

Cos’è l’“ego”? È quello che si manifesta nei duelli dialettici, per esempio, nella bramosia di voler essere “di più” degli altri; anche in quella di voler essere “più umili” degli altri.

L’ego, che nasce dalla nostra erronea identificazione con il corpo fisico, con la mente, con l’intelligenza, con la posizione sociale, con la stima che gli altri ci tributano è l’unico ostacolo che si frappone alla presa di coscienza del Divino che è in noi.

Tutte le paure ed i pericoli che insidiano il cammino iniziatico nascono unicamente dalla sopravvivenza dell’ego. Finché crediamo che la NOSTRA PERSONALITA” sia alcunché di staccato, di autonomo dall’Essere Universale saremo sempre minacciati e spesso sopraffatti dalle insidie dell’ego, che vedendosi in pericolo di sparire davanti a Qualcosa di immenso e di immensamente gratificante mette in atto ogni stratagemma pur di mantenere in vita la sua inconsistente autorità.

Non esistono pericoli nelle pratiche iniziatiche, quali esse siano, se si compiono rinunziando al proprio ego. Che cos’è la “magia nera” se non l’intenzione di utilizzare ai fini dell’esaltazione dell’ego gli eventuali poteri che si possono conseguire con l’ascesi? La smania di potenza è la smania dell’ego di ingigantirsi, a tutto scapito della presa di coscienza del nostro vero lo, il Sé divino, che è Dio.

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Come poter fare qualche passettino in questo senso? Amore, Rettitudine, Meditazione e

Servizio. Ogni azione e fatta in quel senso, e fatta solo perché “è” bene “farla”, senza pensare a ricompense – che beneficherebbero solo l’ego -, ogni attimo di preghiera giova a Quella Realizzazione. Ogni momento perso, ed ogni cosa negativa sono passi indietro su quel Cammino che è quello che ci indica la Legge Divina.

Sarebbe troppo chiedere, Venerabilissimo, se Vi pregassi di far conoscere queste parole – non mie, perché sono la Vera Tradizione – ai Rispettabili Fratelli? Moltissimo di più ci sarebbe da dire sull’amplissima gamma di argomenti qui adombrati; ma forse quanto detto potrebbe bastare a formare l’auspicata “piattaforma comune”.

DEO GRATIAS.

TAVOLA SCOLPITA  DAL  FR.’. M.   B.

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