LO SCOZZESISMO, IL SUO RUOLO E LA SUA ATTUALITA’ NELLA MASSONERIA E NELLA SOCIETA’

LO SCOZZESISMO: IL SUO RUOLO E LA SUA ATTUALITA’ NELLA

                                 MASSONERIA E NELLA SOCIETA’

CORTI MASSIMO                                                                           

Chi è incapace di vivere in società, o non ne ha bisogno perché è   sufficiente a se stesso, deve essere o una bestia o un dio

                                 ARISTOTELE, La politica

“Siamo convinti sostenitori dello sviluppo sostenibile, ma siamo altrettanto convinti che se non

vengono assicurati livelli di sussistenza e la speranza di un futuro in cui meglio siano ripartiti i beni

 disponibili ci attendono tempi molto difficili……….. Per lo spirito cavalleresco che anima il Rito Scozzese,

dove la giustizia e la difesa dei diritti dei più deboli sono al primo posto, abbiamo voluto unire la nostra

voce a quella deimovimenti che si battono per la diffusione della CULTURA DELLA PACE………. [ Sostituire]

all’istinto della sopravvivenza quello della convivenza…….. Imparare a vivere con gli altri fa parte di una

conquista culturale. Abbiamo sempre seguito con particolare attenzione e condiviso… la rappresentazione all’esterno della vera immagine della Massoneria, senza titubanze e timori.”

Con queste parole chiare, impegnative ed esaltanti, il nostro Supremo Gran Commendatorefr. Luigi Milazzi

 ha portato il saluto a Rimini del RSAA alla Gran Loggia del G.O.I., lo scorso  4 aprile 2014. Esse da sole

potrebbero bastare  per aver chiaro l’attualità ed il ruolo che il RSAA può avere nella società di oggi, una

società del mondo occidentale in grande difficoltà economica, intrecciata peraltro con venti di guerra che

spirano molto vicino a noi proprio alle porte dell’Europa. Società anche in crisi di valori, vecchi e nuovi, di

cui anche lo Scozzesismo deve prendere atto e per i quali  è chiamato a dare un contributo di idee.

Che senso avrebbe infatti porsi l’obiettivo di stimolare in un uomo lo spirito critico, aiutarlo ad affinare la

sua formazione iniziatica e spirituale per conseguire un alto livello di perfezionamento interiore, se questo

uomo non è un uomo libero o vive nell’indigenza o è offeso quotidianamente nella sua dignità?

“ La verità si scopre quando gli uomini sono liberi di cercarla”, diceva Franklin D. Roosevelt in un suo

discorso del 1936.

Il ruolo nella società del RSAA, a mio avviso, è scritto nella sua storia, sempre collocato al servizio

dell’Umanità, per renderla libera, per migliorarla, per indicare la strada o una strada per raggiungere la

meta di questo miglioramento, attraverso l’ambito esoterico e spirituale, senza trascurare quello culturale

 e sociale, economico- finanziario e ambientale . Tutto ciò deve avvenire all’interno di una più generale

 cultura della pace e della libertà, senza le quali la convivenza umana rimarrebbe solo un mero ed

irraggiungibile traguardo.  Speranza e futuro  devono  permeare il nostro cammino per offrire sempre

 un orizzonte a portata di  mano, con una carica forte di amore e di ottimismo della volontà.

                                           “ La virtù quando non giunge /  fino all’amore è cosa vana”

                                                                                           ( Mario Luzi, Nel mese di giugno, da “Il giusto della vita”).

Negli Statuti del Rito Scozzese sta scritto infatti che il nostro fine è quello del progresso ed il benessere

dell’umanità, il perseguimento della rettitudine, della verità, della giustizia, della tolleranza e della

saggezza. Nell’elencare questi obiettivi e questi valori, insieme alla “ virtute e conoscenza” dell’Ulisse

dantesco non posso fare a meno di pensare  al “Pensiero e Azione”  mazziniano, binomio inscindibile

da sempre e soprattutto oggi in una società in crisi come quella in cui viviamo con i suoi vecchi e nuovi

bisogni. Oltre il Pensiero anche “Azione” quindi,  perché a niente servirebbe chiuderci in una più o meno

bella Valle dell’Eden o in un dorato Iperuranio, disinteressandoci di ciò che assilla giornalmente l’Umanità

che noi vorremmo invece felice ed in pace duratura.

 “L’uomo non è altro che la serie delle sue azioni”

Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio.

Oggi, come e più di ieri, c’è bisogno anche della nostra pur piccola ma non insignificante presenza e della

nostra voce, si impone l’affermazione dei nostri valori etici, ripartendo dall’uomo come persona e

lavorando alacremente per una rinnovata formazione culturale delle coscienze.

Etica e formazione delle coscienze quindi, perché “I tempi sono maturi”, si affermava al Convegno nazionale

organizzato dal RSAA in questo gennaio 2014, intitolato “Decrescita e Sviluppo”.

[…] L’etica, un’ etica non ideologizzata, consente di creare un equilibrio ed un ordine sociale più umano.

Una riforma finanziaria che non ignori l’etica rischierebbe un vigoroso cambio di atteggiamento da parte

dei dirigenti politici… Il denaro deve servire e non governare! […] Vi esorto alla solidarietà disinteressata ed

 a un ritorno dell’economia e della finanza ad un’etica in favore dell’essere umano.” Così riportava un

 relatore al Convegno, citando Papa Francesco nella sua Esortazione apostolica “EvangeliiGaudium”, 24

 novembre 2013.

Chi mi conosce sa benissimo che perdono poco alla politica attuata fino ad ieri oltre Tevere dalle gerarchie

ecclesiastiche, ma oggi riconosco che, ad onor del vero, queste  sono parole assai precise e decise di un

 Papa che parrebbe impegnato a stracciare le idee, le posizioni e i metodi  incartapecoriti di un tempo

 passato, tali da farli sembrare anacronistici ed arcaici. Lo stesso sinodo episcopale di questi giorni che ha

messo all’ordine del giorno il tema della famiglia ed il nuovo atteggiamento della chiesa nei confronti dei

divorziati, sta a dimostrare come si voglia percorrere strade diverse e innovatrici, rispetto a quanto

 avvenuto fino ad ieri, alla luce delle finalmente riconosciute trasformazioni profonde che  si sono

 registrate nella società moderna  negli ultimi 40 anni.  Mi si conceda un excursus personale. Il nuovo

 atteggiamento  papale citato mi riporta alla memoria gli anni del 1968, gli anni universitari e  quelle

 meravigliose ed entusiasmanti lezioni di Storia Moderna che teneva il Prof. Giorgio Spini, che mi avrebbe

 poi  negli anni successivi onorato della sua amicizia, nelle quali egli definiva, con le sue consuete e colorite

espressioni, “imbecilli in ermellino” il gruppo dirigente romano e papista che cercava  inutilmente in

quel momento storico di frenare ed impedire quel vento di rinnovamento anche delle coscienze che spirava

impetuoso con  il nascere del movimento protestante nell’Europa del ‘500.

Secondo Papa Francesco, nella citata Esortazione Apostolica, l’assenza dell’Etica della responsabilità sarebbe una delle cause più cocenti della crisi attuale.

“Responsabilità molteplici: nei confronti del Pianeta, degli altri esseri umani che vivono il Nord ed il Sud del

mondo, ma anche all’interno dei Paesi cosiddetti sviluppati. Responsabilità nei confronti di noi stessi, nei

confronti dei nostri figli, nel gioco d’azzardo della finanza svincolata dall’economia reale.” Ed allora la scommessa è quella di investire nell’istruzione, nella formazione, nella ricerca e nell’innovazione. Da sempre infatti viene rimarcato dagli intellettuali e dalle democrazie occidentali come il livello di democrazia e di spessore culturale di un popolo si misuri anche da questo coraggio di investimento nel futuro con

l’inevitabile avvicinamento tra etica ed economia.

“ La linea di demarcazione è rappresentata dal fatto che l’economia, a differenza dell’etica, non discute mai dei fini, ma solo dei mezzi per realizzare i fini […] La distruzione vorticosa di risorse relega gli individui nelruolo di consumatori o di produttori.” Si enfatizza cioè il prodotto per il prodotto.

Tutti i movimenti mondiali più illuminati ritengono che la tecnologia non può essere lasciata sola ad operare trascurando l’uomo e la sua salute ed il suo futuro. Tutti, uomini e movimenti,  devono concorrere ad educare le nuove  coscienze con metodi e strumenti dal volto umano, che non prescindano dall’uomo.

L’architetto USA Daniel Libenswkind che  ha tenuto una sua mostra di architettura a Venezia nei primi giorni del giugno scorso, sostiene che perfino l’architettura  deve giocare oggi più di ieri un ruolo educativo nei confronti della società contemporanea. Egli ha sostenuto che “ viviamo in una società tecnocratica ( i

suoiprogetti  sono luoghi  ad alto tasso simbolico, dal masterplan di Ground Zero, al museo ebraico di

Berlino) in un mondo pervaso da dispositivi elettronici, smartphone, computer… Ma la tecnologia non ha passioni. L’uomo è qualcosa di più e l’architettura deve conoscerne le emozioni e le pulsioni, i bisogni e i sogni.”  Diceva infatti Le Corbusier: “ La costruzione è per tenere su, l’architettura è per commuovere”.

Anchein un recentissimo volumetto edito da ETS, Pisa, 2014, dal titolo “ Manifesto convivialista –

Dichiarazione  d’interdipendenza” alcuni esponenti di numerose correnti di pensiero e d’azione, di

estrazione essenzialmente francofona, preludono ad un altro mondo possibile. Di fronte ad una umanità fino ad ieri ricca e potente, come nessuno avrebbe potuto immaginare nei tempi passati ,ogni giorno si rendono sempre più evidenti ed inquietanti i segni di una catastrofe imminente.

 Le gigantesche migrazioni, l’inquinamento ambientale, il rischio di un disastro nucleare maggiore di Chernobyl o di Fukuscima, il ritorno alla disoccupazione e alla miseria anche nella vecchia Europa la cui prosperità sembrava assicurata ed inattaccabile, l’incremento delle differenze tra i poveri ed i più agiati, una lotta di tutti contro tutti all’interno di una logica di avidità generalizzata, l’alta finanza speculativa fondata sulle rendite e portata a condizionare  le decisioni politiche, sono queste le difficoltà che minano

dal basso la nostra società e che lasciano sempre meno spazio all’ottimismo in chi dovrebbe essere teso a trovare gli opportuni antidoti. Il problema è come gestire la rivalità e la violenza tra gli esseri umani, pur consentendo loro di contrapporsi democraticamente, senza massacrarsi.

Gli elementi a nostra disposizione per rispondere a questi problemi sono di varia natura, religiosi, morali, politici, sociali  e filosofici.

E lo Scozzesismo? Con il tema su cui siamo stati invitati a riflettere, occorre domandarci: che ruolo dobbiamo avere all’interno della Massoneria nella costruzione, anzi nella ricostruzione, di questa moderna vita sociale? Quali sviluppi ci possono essere tra noi, in seguito alle citate parole del Sovrano Gran Commendatore sul nostro presunto e naturale “ istinto alla convivenza” , al “ vivere con gli altri”?  Si ha ragione di ritenere che la trattazione al nostro interno di temi etici come quelli che indietro abbiamo focalizzato ( Diritti dei più deboli, Convivenza e Convivialità, Libertà, Dignità dell’uomo, Etica delle responsabilità ecc.) è allora prioritaria e da legarsi saldamente ad una comunicazione mediatica del nostro  punto di vista sulla nuova o rinnovata educazione delle coscienze. Ciò per contribuire anche noi ad oltrepassare nel 2000 il biblico  Mar Rosso verso una nuova Terra Promessa e a fare in modo che l’uomo viva e non sopravviva, da protagonista e non da spettatore passivo o da vittima, in questo mondo tecnologico e sicuramente profondamente diverso rispetto a quello che ci siamo lasciati alle spalle nei due secoli trascorsi.

Diverso nell’umana convivenza, radicalmente diverso nell’umano sentire dei rapporti tra uomo e uomo, se nato a latitudini diverse, se vivente nei moderni centri metropolitani o ai margini di deserti assolutamente privi di un bene naturale come potrebbe essere ad esempio  l’acqua. Diverso in fatto di comunicazione: da una parte il mondo di internet e dall’altra un mondo quasi ancora nell’epoca dei tamtam delle comunità delle foreste pluviali. Questa è l’attualità dei nostri tempi che deve interessare anche lo Scozzesismo. Che però al suo interno, l’attualità,  esso deve studiarla, deve capirla ed interpretarla per trovare le opportune

soluzioni. L’attualità, il passo con i tempi, ci si conquista non si eredita.

Si tratta oggi di pervenire  allora ad un sufficiente livello di convivenza prendendosi cura degli altri, cercando di costruire una società priva di conflitti tra gruppi o individui, tra genitori e figli, tra uomini e donne, tra fortunati e sfortunati, poiché l’aspirazione di ogni essere umano è quello di essere riconosciuto ed apprezzato nella sua singolarità, nella sua dignità. Di fatto questo è ciò che l’uomo cerca fin dall’inizio della storia umana. In questa ricerca ha scelto la strada del Sovrannaturale, attraverso le grandi religioni; ha utilizzato la strada del pensiero (la Morale) delle grandi filosofie; ha utilizzato quella delle grandi ideologie politiche (comunismo, socialismo, anarchismo, liberismo, capitalismo), tramite il benessere materiale (sistemi economici), ma spesso si è riconosciuto che la crescita economica o materiale, infinita o incontrollata, alimenta tra gli uomini maggiori conflitti di quelli che riesce a placare. Che fare allora? Non rinchiuderci, ma uscire, lottare contro tutte le forme di assenza di limiti, indignandosi, vergognandosi, influenzando radicalmente le scelte, inventare altre maniere diverse di vivere, di produrre, di giocare, di amare, di pensare e di insegnare, convivialmente senza odiarci e senza distruggersi.

Facilitare in sostanza il passaggio dall’homo oeconomicus all’ homo convivialis.

In questo impegno generale anche il RSAA deve dire la sua e può sedere a pieno titolo al tavolo dei commensali, sulla scorta della metafora dantesca del Convivio.

Va detto, e subito chiarito, per evitare fraintendimenti, che la nostra, la Massoneria, è una catena di unione, è un darsi la mano,  ognuno di noi è portatore del proprio contributo. E la nostra Obbedienza è

obbedienza ai Principi, non agli uomini. E appunto la grandezza dello Scozzese è rappresentata dai suoi Principi, scritti e codificati. Quindi non si tratta di rivisitare nessun Statuto o  Principio, né nessun Ordine: il nostro è un Ordine Iniziatico tradizionale, anzi un Sovrano Ordine Iniziatico.

Chiarito questo, con altrettanta fermezza dobbiamo imporci però di far sentire la nostra voce a qualunque livello sui problemi drammaticamente attuali e non più rinviabili della nostra società, che galoppa ad una velocità supersonica nei cambiamenti e nelle decisioni che la riguardano. E le parole citate del Sovrano che

invitano al perseguimento di “una rappresentazione all’esterno della veraimmagine della Massoneria” non potevano essere più chiare: questi problemi, la trattazione di essi, non possono essere solo un patrimonio ed un dovere della Politica. Noi massoni, noi fratelli scozzesi, non possiamo essere assenti, né latitanti  in questa discussione mondiale sui temi essenziali del nostro comune vivere civile. Oggi si sta vivendo in un momento storico che prefigura all’orizzonte grandi cambiamenti con l’auspicio di pervenire ad un moderno Rinascimento che dobbiamo vivere da protagonisti.Questo odierno Rinascimento esige e ci ordina perentoriamente di trattare, di approfondire e riflettere su temi importanti, e ci costringe a tradurre celermente queste riflessioni in azioni concrete, per contribuire da subito a preparare il cittadino, educarlo, nel rispetto di noi stessi e degli altri, per una moderna, opportuna , felice, rispettosa convivenza tra gli esseri umani. Anche all’interno della nostra Istituzione  dobbiamo riconoscere con P. Calamandrei  e con il suo famoso discorso agli studenti universitari del 1955, che la nostra Costituzione ed i nostri Principi  massonici “… sono ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere…Essa [la Costituzione] non è una macchina che una volta messa  in moto va avanti da sé. La Costituzioneè un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno metterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, le proprie responsabilità.Dentro la Costituzione c’è tutta la nostra storia…

[ ci sono ] voci lontane…. C’è Mazzini….c’è Cavour….c’è Garibaldi…..Ma ci sono anche umili nomi, voci

recenti. Questa non è allora una carta morta… Questo è un testamento”.

Anche la nostra Costituzione ed il nostro Statuto di fratelli scozzesi  devono essere considerati “un testamento”, scritto da fratelli illustri e da fratelli umili, meno noti. E anche noi dobbiamo far rivivere oggi quel programma e quelle speranze.Anche alla luce della moderna società del 2000 con i suoi problemi, tutti attuali e spesso drammatici, con i divari intollerabili che riguardano l’uomo, cittadino del mondo. Divari tra chi può studiare, nutrirsi, curarsi o accedere all’elettricità e chi no. Vecchie e nuove disuguaglianze si intrecciano con diversità etniche, religiose, generazionali. Generano guerre e mettono a

ferro e fuoco vaste aree mondiali ed intere comunità come sta accadendo attualmente nel Medio Oriente. Con la violenza si minano alle radici democrazia e sviluppo economico,si generano povertà, si creano olocausti senza distinzione di età o di sesso: milioni di uomini vengono sterminati sotto gli occhi atterriti  di altri uomini che sembrano, nello stare a guardare le immagini televisive, impietriti ed impotenti. Anche noi Scozzesi alla fine stiamo guidando una macchina che ha bisogno giornaliero di combustibile e che per non andare fuori strada necessita di autisti che non possono limitarsi a guardare solo nello specchietto retrovisore. Il ruolo e l’attualità devono essere conquistati giornalmente.

Il Sovrano ha ribadito ancora a Rimini: “.. Non c’è felicità senza coraggio, né virtù senza confronto”.

Ecco allora un’altra parola chiave, suggerita dal nostro nocchiero: il confronto.

Uscire, confrontarsi con gli altri con ogni mezzo, perché no?, anche per via telematica. Cercare e favorire il confronto con altri uomini di buona volontà, sicuri che i fratelli scozzesi, non solo non hanno nulla da nascondere, ma hanno da mettere alla luce del sole i loro gioielli più preziosi che si chiamano Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, Solidarietà, Amore, Rispetto della vita dell’uomo, come dell’Ambiente e della Natura. Perfezionamento interiore e individuale, ma anche confronto con altri uomini illuminati perché alla fine “L’uomo è ancora il più straordinario dei computer” come diceva John Kennedy in un discorso del  1963.

Senza i massoni, come non solo noi massoni sappiamo, non sarebbero state scritte La Carta dei Diritti dell’Uomo, né le Costituzioni di tanti Paesi. Non si avrebbe avuto il Risorgimento italiano e quello di tante

 altre nazioni sparse nel mondo. Molte pagine di storia portano in calce la  firma di nostri fratelli.

Anche nel nuovo millennio appena iniziato, la Massoneria e lo Scozzesismo con ogni mezzo devono svolgere un ruolo attivo e di rango per preparare un mondo di Pace e di Eguali. Dovranno parlare di contenuti e di grandi temi e quindi del metodo, o di un metodo, da seguire per raggiungere questi obiettivi. Forse i moderni archibugi dei patrioti del 2000 avranno la forma dei computer e forse gli antichi sentieri da battere saranno sentieri telematici, ma è importante avviare da subito al nostro interno la riflessione sui problemi miliari che riguardano la realtà che ci circonda, senza intaccare ideologie politiche, credenze religiose,

differenze razziali. Del resto il trinomio Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, da sempre non è per noi né uno

slogan né un complemento di arredo dei nostri templi, ereditato da sconosciuti. E’ un impegno fondamentale per il quale e sul quale abbiamo giurato o promesso solennemente. Utopie? Viva l’Utopia, allora! Del resto il perseguimento della Felicità dell’uomo non è uno dei nostri obiettivi prioritari? “Osate! Questa parola racchiude tutta la politica della vostra rivoluzione”. Saint-Just, Rapporto sui sospetti incarcerati (Convenzione Nazionale), 26 febbraio 1794

Osare dunque, pur con tutte le difficoltà che troveremo, pur con tutti i moderni “imbecilli in ermellino”o in jeans che ci contrasteranno . Facile non è  e lo sappiamo, perché questa è una grande impresa.  La Libertà, la convivenza, la pace sono grandi imprese, la vita stessa, fratelli, è una grande impresa. E per tutte le grandi imprese, come per esempio può essere quella di scalare una montagna, occorre impegno, forte motivazione, occorre adeguata preparazione, allenamento, attrezzatura, sponsor, comunicazione mediatica ed infine team, squadra.

Anche noi fratelli scozzesi se ci pensiamo bene dobbiamo essere forniti di motivazione forte, impegno, preparazione accompagnata da una adeguata comunicazione mediatica e infine team, fare squadra. I tempi che viviamo lo impongono. L’importante  per noi fratelli scozzesi è esserci,esserci  tutti e tutti impegnati nella stessa direzione. Così, solo così, con le parole di un grande cantautore bolognese recentemente scomparso, potremo riconoscere che “L’anno che verrà” ci porterà finalmente “una trasformazione” e potrà rispondere meglio al grande bisogno dell’uomo di “continuare a sperare”.

                                                                                                                            MASSIMO CORTI

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