IL VENERABILE MAESTRO

IL VENERABILE MAESTRO

Affermare che l’Ufficio di Venerabile Maestro (così quello di Gran Maestro) sia l’ufficio più arduo che possa essere confidato ad un Fratello non appare più come un giudizio audace quando lo si osservi sotto determinati profili.

Un capo politico è, quasi sempre, un uomo di buona cultura il quale, però, signoreggia su di un gruppo più o meno vasto a lui fortemente inferiore, che spesso applaude o uccide a comando.

Un Venerabile Maestro è un uomo di buona cultura il quale deve guidare per un cammino non certo agevole una Assemblea di uomini non solo ben qualificati ma talvolta superiori, per cultura e posizione sociale a Lui stesso.

Il capo di un partito non accetta mai dibattiti seri col proprio gregge.

In una Loggia, il Venerabile Maestro deve essere sempre pronto a qualunque interrogazione che, spesso, proviene da uomini di alta qualificazione.

Un Leader politico ben difficilmente deve rendere conto del proprio operato, inoltre ha fronte a sé una massa amorfa non sempre in condizioni da comprendere ciò che espone.

Il Venerabile Maestro deve rendere conto del proprio operato ad ogni scadenza dell’Ufficiò, ogni dodici mesi, e di fronte ad una Assemblea che comprende molto bene quanto gli viene esposto.

Un leader spesso assume atteggiamento olimpico e sembra perfino inamovibile dalla poltrona che occupa e che ha saputo conquistarsi.

Un Venerabile Maestro viene eletto annualmente e per il periodo massimo di DUE anni, da una Assemblea ben preparata che ha attentamente soppesata la di Lui personalità.

Un leader politico è una persona quasi inavvicinabile.

Un Venerabile Maestro deve essere pronto per i suoi Fratelli, ad ogni ora del  giorno e della notte. Deve essere il PRIMO servitore dei Fratelli, il loro confidente, il depositario di tanti loro segreti … il PADRE comprensivo di tutti e specialmente di coloro che hanno bisogno di Lui.

Un leader COMANDA e spesso ad alta voce.

Il Venerabile Maestro prega sempre, e sempre a BASSA VOCE!

Un leader è sempre presente in scena fa “spettacolo”, è un esibizionista, quasi sempre, avido di applausi e di omaggi.

Il Venerabile Maestro non apparisce MAI sulla scena, la sua opera è silenziosa, vive in umiltà e in modestia. E, sopratutto, non ha bisogno di applausi.

Ma un leader crolla nell’indifferenza senza aver, quasi sempre, costruito nulla. Un Venerabile Maestro ha creato UOMINI!

L’uno ha riempito la sua scena di chiacchiere, l’altro ha dato al mondo delle Pietre Squadrate, polite, con le quali viene costruito il Glorioso Tempio dell’Umana Fratellanza.

Come, allora, non affermare che l’Ufficio del MAESTRO di una Loggia non solo è il più difficile, ma anche il più elevato compito che l’Ordine possa affidare ad un Uomo?

Nelle lingue Anglosassoni, il Venerabile Maestro viene chiamato WORSHIPFUL MASTER, dall’anglosassone WEORTH, “che deve essere stimato”, “che deve essere onorato”, “che deve essere riverito”, “che deve essere obbedito”, mentre la parola SCIPE stabilisce uno stato d’essere, cioè “che DEVE essere”.

MASTER, dal latino MAGISTER, viene dalla radice sanscrita MAG, dal

significato di GRANDE e dalla quale provengono MAG.istrato, MAG.nificenza, MAG.ia, ecc.

Tale parola, nel Medio Evo, venne sostituita con quella di DOTTORE, doctor, da “docere”, insegnare. Un MAESTRO è il dottore, il cui insegnamento venne denominato DOCTRINA, ma nel titolo di “dottore” si è perduto il meraviglioso significato di “grandezza” insito nella parola MAGISTER, che permane però nel titolo del VENERABILE MAESTRO.

I MAGI della Bibbia non erano necessariamente dei RE, erano dei MAGISTRI, dei “grandi” in Sapienza, dei “grandi” nello spirito,

È al suo giusto posto, quindi nell’ARTE, il titolo di MAESTRO concesso al Capo di una Loggia dell’ARTE, ad un Uomo, cioè, d’ordine superiore, che si suppone e che dovrebbe essere perfetto conoscitore del proprio compito, della propria missione, un COSTRUTTORE, quindi, PERFETTO e perciò DEGNO di essere obbedito, seguito, rispettato.

E la nostra parola di VENERABILE non è troppo appropriata, poiché si

VENERANO I SANTI e non gli uomini, però poiché essa significa anche “amare profondamente”, si VENERA il Padre, la Madre, essa può essere usata anche nel senso inglese. Però il titolo rituale dell’UFFICIO è quello di MAESTRO DELLA LOGGIA, la parola Venerabile è una qualifica, non IL TITOLO.

Ma l’Ufficio di MAESTRO, non è solamente ONORIFICO è anche PERICOLOSO!

Il Venerabile Maestro è sempre il Membro di una Loggia, il quale fino al giorno della sua Installazione ha sempre obbedito.

Improvvisamente si trova circondato da un apparato che, specie nelle antiche ” Logge anglosassoni, è anche di magnificenza, si trova circondato di rispetto, di fiducia, di affetto, si trova a “DIRIGERE” un’Assemblea disciplinata che lo segue, tutto ciò, in qualcuno meno provveduto, può condurre ad una trauma vero e proprio e indurlo a ritenersi un semidio a cui l’adorazione è obbligo. E indurlo, tale sensazione, a trasformarsi in un dittatore la cui azione può assumere, a seconda del carattere dell’interessato, un aspetto o paternalistico o tirannico, egli può arrivare fino a dimenticarsi di essere il servitore della sua Loggia e a trasformarsi in una specie di condottiero orgoglioso e pieno di boria, senza neppure rammentarsi che quel suo regno è destinato a finire dopo dodici mesi.

Quando tale inconveniente si realizza (e nel mondo è accaduto più di una volta) vediamo quel Fratello ritenere la Loggia come cosa propria, come una specie di feudo, come proprietà privata da “difendere” contro tutti.

Ed allora, sotto i pretesti più strani, lo vediamo nel tentativo di eludere perfino i legittimi interventi delle Gerarchie Superiori i quali, secondo lui, “offenderebbero o minerebbero” la sovranità della sua Loggia, mentre, in definitiva, il di lui desiderio è solo quello di sentirsi LUI e LUI SOLO il Signore, l’arbitro supremo della sua Loggia. Tale crisi di misura può arrivare fino all’estremo limite

Fargli dimenticare, perfino, che il Venerabile Maestro Governa la Loggia in nome e per conto dell’ARTE, che la sua azione deve armonizzarsi con quella di tutta l’Istituzione e che Egli, il Venerabile Maestro, è PARTE di un TUTTO e che quindi deve procedere in armonia all’andamento generale.

Una crisi del genere, spinta cosi fino al parossismo, si ripercuote anche sui Membri della Loggia che, galvanizzati del proprio Maestro, finiscono realmente per ritenersi i soli e unici rappresentanti della Massoneria e che la loro Loggia è realmente il centro motore dell’Ordine, e non PARTE di quello.

Ecco perché l’Ufficio di Maestro di una Loggia nasconde anche delle insidie e che possono trasformarsi in pericoli gravi perfino per l’armonia dell’ARTE stessa, perché una crisi pervenuta a quel punto termina sempre col distacco della Loggia dall’Ordine, quindi con una scissione sempre penosa, sotto qualunque aspetto la si osservi.

Ed ecco perché, nello scegliere il proprio Maestro (e ancor più il Gran Maestro) una Loggia DEVE considerare in lui, prima di tutto, quella dote che deve rappresentare il più prezioso gioiello per ogni Massone: L’UMILTÀ.

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