E POI ?

E poi?

Mi è stato chiesto: “va bene la pietra sgrossata, va bene la pietra levigata,.. ma poi? va bene la preparazione, va bene la purificazione,… ma poi?”

Il poi è prendere coscienza che la pietra, ancorché perfettamente squadrata, è solo un elemento che ha di per se, in potenza, l’edificio di cui farà parte, ma solo in quanto un certo “UNO” ha concepito l’edificio stesso e di conseguenza il giusto e perfetto utilizzo della pietra cubica.

Perché si è scelto come simbolo la pietra? La pietra è un miscuglio non omogeneo di

elementi chimici (di per se ben definiti) e che quindi, come tale, si presta a meglio rappresentare la eterogeneità dell’uomo.

Perché pietra e non cristallo?

Proprio perché la pietra non avendo linee di sfaldatura proprie, può essere lavorata e dimensionata secondo un disegno precostituito.

Il cristallo no! Ogni volta che viene ridotto a dimensioni a lui per natura non congegnali, subisce una violenza e perde di armonia.

Forse per questo è stata scelta la pietra; il cristallo è potenzialmente la perfezione

matematica e geometrica. In lui tutto è, in fieri, giusto e perfetto.

È quindi giusto che la simbologia riferentesi all’uomo sia legata alla pietra.

L’ottimale sarebbe sapere in anticipo quale edificio o tempio costruire e poi squadrare le pietre necessarie alla sua costruzione, ma paradossalmente solo quando si incomincia a squadrare e levigare la pietra sgrossata si incomincia a percepire i vaghi contorni dell’edificio che ogni tanto affiora ai nostri occhi.

Comprendiamo allora che non siamo noi a progettare l’edificio in questione ma che questo è stato già da lungo tempo previsto da un certo Architetto.

Il nostro compito diviene dunque quello di cercare di interpretare i disegni che questo Grande Architetto ha individuato e di riprodurli il meno infedelmente possibile.

Il cammino che dobbiamo percorrere ci diventa pertanto meno oscuro. Si affaccia prepotente la necessita della conoscenza.

Attraverso l’esame di leggi analogiche cercare di rompere i veli che oscurano i nostri occhi. Attraverso lo studio degli esercizi esoterici che ci sono più congegnali cercare di capire o di intuire cosa stiamo facendo e perché la facciamo.

Se la libertà veramente esista o se tutto non faccia parte di quelle leggi universali che, proprio perché leggi, non possono lasciare grande spazio al libero arbitrio, o se la libertà, in un

ordine precostituito, non rientri anche lei in un tipo di legge che noi non conosciamo.

A questo punto percepiamo che non stiamo squadrando genericamente una pietra ma che noi siamo quelle pietre, e che solo il nostro inserimento armonico in altre pietre omomorfe, cioè cubiche, permetterà la realizzazione di quel tempio che il Grande Architetto ha preordinato. Come può a questo punto la Libera Muratoria illuminarci sulla strada da percorrere?

Esaminiamo i primi due gradi:

– il primo simboleggia la nascita

– il secondo simboleggia la vita morale e fisica dell’uomo.

In altre parole il “da dove veniamo” e il “dove siamo”,

Da dove veniamo.

Varie sono le vie che ci possono illuminare in questa ricerca. Ognuno di noi sceglie quella che gli è più congegnale soprattutto per quanto riguarda le correnti di pensiero.

Personalmente lo studio della Kabbala mi dà una risposta che è meglio legata al mio modo i pensare,

Ritengo che, pur con tutte le devianti a cui è stato soggetto; l’alfabeto ebraico rimanga uno di quei pochi che ci racconti della lingua originale.

L’esame delle lettere madri, alef, mem, shin (acqua, aria, fuoco) e di tutte le ventuno lettere dall’alef allo shin più la ventiduesima, la tau che è allo stesso tempo la fine di un principio ed il principio di una nuova futura fine, l’esame dei 10 Sephiroth con i loro valori numerico-simbolici,

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mi possono aiutare a vedere una giustificazione matematico-filosofica del principio, dell’UNO che si sdoppia e che trova nel TRE il suo punto di equilibrio e dal quale procede il QUATTRO e della loro somma teosofica che ci conduce al IO cioè all’UNO.

Poi vedo lo JOD, choc motore che sulla linea di equilibrio sbilanciata dà origine all’ALEF, lo JOD, che sdoppiato nell’HE e bilanciato nel VAU genera il secondo HE il QUATTRO, e che ci illustra il tetragramma sacro.

Tutto questo negli sprazzi di tempo in cui, per la rottura del velo che mi circonda, intuisco, purtroppo senza vederla, l’esistenza della verità. Poi l’intuito, stanco, si arresta ed il raziocinante prende il sopravvento.

Dal sogno del “da dove veniamo” mi sveglio al “dove siamo”.

Allora riesamino il mio passaggio a compagno Libero Muratore che mi manifesta impellente la necessita di mantenere un giusto equilibrio tra la materia e lo spirito come è evidenziato nella simbologia della squadra intrecciata al compasso.

La conseguenza logica che ne deriva è la opportunità di mantenere una perfetta armonia tra   il corpo, lo spirito e l’anima e per tale ragione di conservare le forze nella temperanza, di illuminare l’intelletto con lo studio delle arti liberali e di fortificare la volontà contro le seduzioni delle passioni con lo sviluppo delle dottrine iniziatiche.

Dinanzi a me c’è un tempio. Cinque gradini mi avvicinano alla porta e mi indicano la via da seguire sotto il profilo fisico, intellettuale e morale.

Il primo mi ricorda:

– la mia piccolezza (l’umiltà della mia venuta al mondo)

– la grammatica (l’arte di parlare e scrivere correttamente)

– la fede muratoria nel Grande Geometra dell’Universo.

Il secondo miricorda:

– la debolezza della nostra nascita

– la retorica (l’arte del bel parlare)

– la speranza muratoria cioè la fede nell’Oriente Eterno.

Il terzo mi ricorda:

– la grandezza (illusoria se profana)

– la logica (l’arte di discriminare il bene dal male)

– la filantropia universale ( che fa trattare gli uomini come fratelli.

Il quarto mi ricorda:

– la forza (sempre meno importante più si sale verso la civiltà)

– l’aritmetica (fondamenta delle scienze esatte)

– la vigilanza muratoria (la tenacia con la quale ogni Fr. deve lavorare per la sua

perfezione e per il benessere dei fratelli).

Il quinto mi ricorda:

– la salute (che si apprezza solo quando se ne è privi)

– la geometria (la scienza della misura)

– la devozione muratoria (la capacita di trionfare sugli ostacoli che l’uomo incontra

sulla propria strada).

E POI?

Poi c’è una porta che introduce al Tempio di Salomone. Chi entra non è più lo stesso.

L’ultimo dei cinque gradini è fatale ed è quello che ci permette di compiere il Mistero.

Dall’alto è caduta una foglia ed è nata contemporaneamente una gemma.

Come a coronamento del Ternario sorge il Quaternario, forse a coronamento delle tre dimensioni ieri-oggi-domani, nascerà la nuova dimensione, la quarta, contemporaneamente intuibile e non conoscibile.

Forse, in definitiva, il poi non esiste. C’è solo il presente.

TAVOLA DEL FR.’. A C.

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