POESIE MASSONICHE, ANCHE IN “ROMANESCO

POESIE MASSONICHE, ANCHE IN “ROMANESCO”

di Fausto Desideri

Poeta

  1. Ho fatto un patto con la ragione

Ho fatto un patto colla ragione,

insieme al dubbio, suo sposo,

per costruire la loro dimora,

dove il pensiero libero girasse radioso:

per inventare le strategie della vita, per innalzare un posto ideale,

non fatto di pietre e di muri,

ma fatto di spazi per essere “uguale”.

Dove:

con la bellezza nella forza,

con la forza nella sapienza,

con la sapienza nella bellezza,

si vivesse nell’armonia della coscienza.

Con loro ho parlato dell’uomo,

con loro ho parlato di Dio,

con loro ho sotterrato politica e religione;

tutori, solo d’un figlio chiamato “io”,

cannibali della speranza dell’umanità,

creatori di scomuniche ed anatemi,

autori della divisione nella fratellanza,

che mai l’hanno aiutata ai remi.

Alla fine, a lavoro compiuto,

posti al progetto di fronte,

quando tutto era giusto e perfetto,

ci siamo accorti ch’era il progetto di un ponte.

  • Ho parlato con cento filosofi

Ho parlato con cento filosofi,

ho pregato con preti, mullah, rabbini e monaci

ho seguito tutte le cerimonie

ma era sempre lo stesso Dio

che mi cercava nell’anima.

Poi mi son guardato in uno specchio

e lui m’ha trovato

e m’ha detto “Io appartengo a tutti,

come tutti appartenete a me;

e ricorda che nessun’arma spara da sola,

e non è il demonio che preme il grilletto. Nè io;

“ma è l’uomo che fa questo

quando non è libero

dalle passioni cieche.

“Non praticare solo la devozione,

perché saresti un cieco che non sa dove va;

e non fare solo filosofia,

perché saresti un paralitico che vede,

ma non può avvicinarsi alla meta d’un passo.

“Se vuoi essere me,

e vuoi che io sia te,

sii come il sogno

che brilla nel cielo,

“che non cerca ricompense;

ma si consuma per la gioia e la vita del mondo”.

3. Esse Massoni

Esse Massoni, drento ‘sta civirtà,

nun po’ esse ‘na malattia, né reato,

né quarche cosa pe’ facce mercato,

nemmanco la vergogna der campà.

Oppuro la giostra d’ogni vanità,

n’do tutti parleno, quarcuno sente,

pochi ascorteno co’ core e mente,

e n’do chi spigne nun è la dignità.

‘Sta strada nun la se po’ camminà

si er core colla testa nun fa alleanza,

o nun c’è ‘na goccia de tolleranza,

ch’er sentimento mejo fa girà.

Si voi fallo, devi da sotterrà:

superbia, indifferenza, boria,

supponenza, prepotenza e groria,

‘iatanza, orgojo e tirà a campà.

Solo così poi avè la libbertà,

solo così alla forza da’a coscienza,

solo così pôi usà la sapienza,

solo così ar bello te pôi legà.

E pur ‘nde ‘no stagno annatte a specchià,

senza, come Narciso, trovà rogna,

e sorride all’anima tua che sogna,

perché co’ n’antra lei, se po’ abbraccià.

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