SULLA TRADIZIONE PRIMORDIALE

Sulla Tradizione Primordiale

Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.

La Tradizione di cui voglio parlare stasera è aprioristica ed universale. Eterna e immutabile.

Attinge alle antiche visioni vediche sulla presenza di un Centro primordiale, di un’Identità Suprema collocata al di fuori di ogni spazio-tempo e che presenta caratteri di totalità, infinitudine, assolutezza. Di essa nulla si potrebbe dire, essendo, di fatto, preclusa qualsiasi forma di conoscenza puramente discorsiva, indiretta: quest’ultima essendo, in ultima analisi, semplicemente illusoria. 

Questa Tradizione è la trasmissione di un patrimonio simbolico in grado di rinviare al campo dei Principi Primi, spiritualmente ed intellettualmente intuibili. Trasmissione che articola la conoscenza metafisica, secondo le due etimologie possibili per l’espressione greca «tà metà tà physikà»: «dopo-la natura» e «oltre la natura». La metafisica è «identità tra il Possibile e il reale», «Verità in sé», che «può venire concepita come l’adeguamento della conoscenza alla Possibilità totale», ovverosia come la realizzazione dell’Infinito su due livelli: exoterico ed esoterico.

Questa trasmissione non può avvenire attraverso la ragione, ma solo con l’intelletto superiore: facoltà trascendente che partecipa della natura divina insita nell’essere umano.

Questa Tradizione Primordiale costituiva il patrimonio spirituale e la sostanza stessa di quell’umanità ancora congiunta al Sacro; era al tempo stesso dottrina e modo di vita di un’epoca in cui l’uomo viveva consapevolmente secondo lo spirito.

Ma con il trascorrere delle età in senso involutivo – dell’argento, del bronzo e del ferro- e la degenerazione progressiva dell’umanità, la Tradizione Primordiale dapprima si è frammentata in molteplici rivoli costituenti altrettante tradizioni minori, quindi è giunta fino quasi alla sparizione, specialmente nell’Occidente materialista moderno, ma con la felice eccezione di alcune correnti come la Hermetica, la Cabbala cristiana, la Magia iniziatica medievale e rinascimentale, la Teurgia, il Paracelsismo, la Theosophia.

Si potrebbe supporre quindi che la Tradizione sia perduta. No, la Tradizione non è perduta, ma si è semplicemente nascosta. O meglio ancora: può essere perduta per quei centri secondari che abbiano cessato di essere in relazione col Centro Supremo. Quest’ultimo conserva sempre intatto il deposito della Tradizione e non è intaccato dai cambiamenti che sopravvengono nel mondo esterno.

La Tradizione però è sicuramente perduta per l’insieme dell’umanità, perché è conservata solo in alcuni centri rigorosamente chiusi, mentre la massa degli uomini non vi partecipa più in modo cosciente ed effettivo, contrariamente a quanto avveniva nello stato originario o primordiale, posto molto al di là di quanto sia accessibile alla storia ordinaria e profana.

Colui che possiede integralmente la Tradizione Primordiale è di fatto proprio per questo Reintegrato nel Centro, nel Pleroma gnostico. Attualmente quasi tutti i legami col Centro per mezzo di organizzazioni regolari sono interrotti e così è da molti secoli; tale rottura però non è avvenuta tutt’a un tratto, ma in varie fasi successive.

La prima di queste risale all’inizio del secolo XIV, con l’estinzione dell’Ordine del Tempio. Uno dei compiti principali degli  Ordini cavallereschi era quello di assicurare una comunicazione fra l’Oriente e l’Occidente, comunicazione di cui è possibile afferrare la vera portata se si osserva che il Centro di cui parliamo è sempre descritto, almeno per quanto concerne i tempi storici, come situato idealmente da parte dell’Oriente, la Patria dei Viventi.

Tuttavia, dopo la distruzione dell’Ordine del Tempio, i Rosacroce  e la Massoneria Operativa, dal 1300 in poi, continuarono a garantire il medesimo legame per quattro secoli, fino alla nascita della Massoneria Speculativa.

Come ho già più volte detto, oggi in Occidente, la Massoneria fa parte di quei centri spirituali che portano avanti la Tradizione.

Ma purtroppo le infiltrazioni “profane” stanno fiaccando sempre più il nostro Ordine.

Anche le religioni del pianeta – Induismo, Cristianesimo, Islam, etc. – sono forme della Tradizione Primordiale, di cui peraltro costituiscono soltanto un riflesso; attraverso di loro tuttavia l’uomo interiormente qualificato può ritornare alla sorgente e ritrovare la Via che conduce al Sacro.

Un punto focale è questo: la Reintegrazione dell’uomo decaduto della nostra epoca può avvenire soltanto mediante l’Iniziazione, nella quale si trova la specifica alla forma massonica, conferita da un maestro qualificato e seguita da pratiche spirituali previste nella forma tradizionale relativa e contingente.

La verità del Grande Architetto dell’Universo non può essere che Una, come  Tutto è Uno, come il principio del ritmo è il silenzio, della voce l’ineffabile, delle forme l’informale. Ma le vie per giungere al Grande Architetto sono varie perché Tutto è in Lui ed ogni punto della circonferenza è equidistante dal Centro e dall’asse centripeto, che chiameremo asse tradizionale.

La Tradizione si pone come obiettivo la non-separazione tra il mondo e chi lo osserva e vuole trasformare l’osservatore armonizzandolo con la realtà a lui circostante.

Secondo la Tradizione Ermetica ciò che viene sciolto o legato sottilmente nell’anima viene anche sciolto o legato nella realtà percepibile e, viceversa, non c’è evento che si produca nel mondo che non si riverberi a distanza  nell’anima.

Non solo ciò che è in alto è come ciò che è in basso, ma anche ciò che è fuori di me è come ciò che è dentro di me. Ogni via iniziatica tradizionale prevede, in fondo al cammino, che si assimili questa verità e che la si metta in pratica.

C’è quindi una diversità di intenti molto profonda tra Scienza e Tradizione, e la prima conseguenza è che la Tradizione non può sussistere e non si può trasmettere se non si ammette come premessa l’esistenza di forze e realtà invisibili e trascendenti, non riproducibili e legate, nel loro manifestarsi, a momenti e condizioni uniche e carismatiche.

La Tradizione è la trasmissione dell’idea dell’Essere, del Grande Reale, nella sua perfezione massima.

Essa è trasmessa non da uomo a uomo, bensì dall’alto; è una teofania.

Essa si concreta in una serie di mezzi: sacramenti, simboli, riti, operatività.

Bisogna sottolineare che, ogni volta che la Tradizione ha assunto forma di religione, la sua purezza si è alterata a vantaggio di credenze e dogmi imposti, e di leggi religiose che sono i pilastri dell’autorità clericale.

La teoria e la pratica devono sempre marciare di pari passo. Imparare i segreti, perfezionarli e adattarli, appropriarsene o realizzarli.

Celso affermava che c’è un’antica dottrina che esiste da sempre, che da sempre è stata conservata dalle città e dalle nazioni più sagge e dagli uomini più savi.

Lo scopo della Via esoterica tradizionale è il superamento dell’individualità e l’identificazione con il Principio, ovverosia quell’esito che, secondo la prospettiva metafisica, è definito Liberazione.

Ma perché ciò avvenga, l’uomo che vuol percorrere il sentiero esoterico deve farlo attraverso l’Iniziazione e non più (o non soltanto) attraverso la fides o la pietas religiosa.

Ecco quindi perché nell’ambito Tradizionale il lavoro iniziatico è quello di favorire le migliori condizioni per un «risveglio» del maestro interiore.

Il fatto che in Occidente la tradizione dominante, il Cristianesimo, oltre ad essersi progressivamente allontanata da concezioni esoteriche ancora presenti nel Medioevo – basti pensare alle figure di Dante e Meister Eckhart- fino a negarle, ha limitato il proprio orizzonte dottrinale all’Ontologia, cioè all’Essere, sottraendosi alla considerazione del Non–Essere,  metafisicamente superiore all’Essere.

Dal punto di vista esoterico, la Massoneria si deve definire un Ordine.

Non è un’istituzione.

Non è un’associazione.

È esclusivamente un Ordine.

Nel nostro Ordine ci sono delle regole Tradizionali, spesso non scritte. Nel nostro Ordine non esistono gli applausi, perché tutti gli interventi vengono fatti con l’intento di far crescere interiormente i Fratelli e non per piacere agli altri.

Nel nostro Ordine, durante il Rito, i Fratelli si devono rivolgere al M\V\ dandogli del Voi, perché in quel momento quest’ultimo è il riflesso del G\A\D\U\

Nel nostro Ordine spesso ci dimentichiamo di lavorare alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.

Ogni Tavola dovrebbe iniziare con la frase A\G\D\G\A\U\

La Tavola non dovrebbe avere una firma, perché non conta chi l’ha detto ma ciò che è stato detto.

Nel passato, i Fratelli non usavano il loro nome in Loggia, ma si imponevano un nome  diverso dal proprio: il cosiddetto «nome mistico» o «nome iniziatico».

Nel Nostro Ordine non esistono i saluti.

Quando il M\V\ ci accorda la parola, si ringrazia lui e solamente lui.

A qualcuno questi potrebbero sembrare soltanto dei dettagli. Ma non sono dettagli. Sono degli allontanamenti dalla Tradizione.

Quindi procediamo Fratelli nel sentiero certo della Tradizione e che la sapienza illumini il nostro cammino.

Che la bellezza lo irradi e lo compia e… che la forza lo renda saldo.

Per il bene dell’umanità e alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.

                                                 Un Maestro Libero Muratore.

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