I FIGLI DELLA VEDOVA

I FIGLI DELLA VEDOVA

Alcune considerazioni generali
I massoni, rifacendosi alla leggenda di Osiride,  usano chiamarsi, per tradizione, “i figli della vedova“,   in questa stesura,che si propone di analizzare i gruppi massonici ed i ” massonismi “che affollano il panorama italiano,  abbiamo inteso sottoliniarli con provocatoria ironia al plurale, essendo essi diventati oramai una settantina, tutto ciò nella  speranza  che, granu salis,   cessi tale ridicola autolesionistica farsa.
L’elencazione di cotanti  gruppi é motivata  da  desiderio di chiarezza oltreché di studio, entrambi  mirati  a fornire elementi di discernimento e di scelta a tutti coloro, che, in buona fede, desiderosi di partecipare alla  più grande conquista dell”uomo, l’Illuminismo, cioé la Massoneria Speculativa Moderna, rischierebbero, con un salto nel buio,  di finire probabile preda di  cacciatori di quattrini, che innescano i loro ami  con abuso di aggetivi  “massonici”.
Solo dopo anni queste  persone riescono a capire il proprio errore. Poiché nessuna  legge  protegge contro chi si spaccia per massone, mentre avviene  contro  chi si spaccia per prete, per medico ed altro, l’unica  difesa resta:  la corretta conoscenza.


Il movimento e pluribus una,  favorendo una più ampia e completa informazione, sottolinia, per contro, coloro  che non  rispecchiano  correttamente l’istituzione massonica, ed é pronto altresì, coram populo a confutare ogni  loro pretestuosa argomentazione.
L’esplosione  dei gruppi massonici  é un fenomeno post bellico; le truppe alleate nel loro commino liberatorio verso il nord  ne procrearono parecchi , un pò come i ” figli della liberazione” , salvo poi lasciare, anche questi, orfani e dimenticati da anni in ragione di scelte, successive, più opportunistiche. Il separatismo siciliano, per esempio, legato alla mafia ed allo sbarco in Sicilia, fu levatrice di alcuni di essi, ma, reso inutile e scomodo dalla  conferenza di Yalta e dalla definitiva strutturazione di uno  stato italiano centralista e satellite, esso fu abbandonato assieme a quei  gruppi che aveva contribuito a  far nascere.
A questi orfani, ancora oggi tristemente in fila per il visto, si sono aggiunti, secondo la logica  tutta italiana  della “proporzionale spartitocratica”,   altri;  da ultimo si sono aggregati gli ultimi prodotti di questo fine-secolo squallido,  i casiddetti “moneysuckers”  piovuti dai “paradisi fiscali ” e frutto della deregulation che li ispira,  sono gli accaparratori di quattrini degli stolti che riescono ad associare. Quest’ultima categoria  non é frutto della guerra, ma  di fessacchiotti che  adorano pavoneggiarsi  con adorni grembiuli e compiacersi con onori di stagnole multicolori.


Per tutti costoro resta attuale  il famoso rapporto di P.S  da me ripreso dal Mola e citato a pag. 55 del libro  “Massoneria oggi. . .  e domani ?”  Ed. Atanor  Roma e relativo agli eventi immediatamente postbellici:
(. . . ) il capo della Gran Loggia Madre di Washington é colui che ha in mano i destini della Massoneria italiana, é l’uomo al quale si rivolgono tutti gli appelli dei vari gruppi tendenti a sopraffarsi l’un l’altro nel tentativo del  raggiungimento dell’agognata meta: il riconoscimento (. . . ).
La stessa cosa vale naturalmente anche per il riconoscimento  inglese!


Quelli che non  possono vantare  riconoscimenti  ufficiali, ne ostentano  di autarchici, mentre altri  si comportano come la volpe con l’uva.
In questo  melting pot tutto italiano, di opportunisti a vario titolo e sono tanti!  di veri massoni, ve ne sono ben pochi!  forse, di realmente  legati al  credo filosofico se  ne potrebbero trovare  di più tra coloro che se ne sono andati.

Prima  di addentrarci  nell’esame delle troppe famiglie massoniche italiane é opportuno   cercare di mettere a fuoco il problema dell’associazionismo, in modo che il visitatore possa comprendere anche  la confusione che vi regna,  ciò é conseguenza del fatto che nel nostro paese l’associazionismo non é mai stato  volutamente regolamentato.

Gli: art.17 commi 1 e 2 – art. 18 commi 1 e 2 – art. 49  della Costituzione e gli articoli 36 e 38 del Codice civile,  il Testo Unico delle Leggi di P.S.  Regio Decreto N 773 del 18 Giugno 1931 e la  legge 17/82 che ne ha abrogati alcuni  formano un coacervo contraddittorio giustizialista di difficile lettura ed alla mercé delle interpretazioni che  ha detta di molte personalità sarebbero la leva  per gestire, in questo sfortunato paese, problemi di amici e nemici.
Allo stato dei fatti, esistono le “Associazioni riconosciute“, come ad esempio gli invalidi,  i mutilati, i reduci, la croce rossa ecc, ecc, presiedute tutte  da  politici o parenti e amici loro; mentre tutte le altre vanno sotto la generica dizione di  “Associazioni non riconosciute” come quelle sportive, i sindacati, i partiti politici, le associazioni culturali, le massonerie ecc. ecc.
La voluta assenza di una regolamentazione chiara é frutto, mi sembra ovvio,  di una scelta politica di potere, uno dei motivi dell’esistenza di tale limbo potrebbe essere il fatto che tali associazioni non hanno bilanci  ” controllati “,  ciò consente, come si può ben comprendere, una grande libertà di gestione  che fa comodo a tutti, in primis  a chi diversamente, pur potendo,  non desidera regolamentare.
Nel prossimo futuro, a mio modesto avviso, la situazione é destinata a deventare più ingarbugliata, incontrollata ed incontrollabile che mai essendo stato  “scoperto” l’eldorado delle associazioni, il “no-profit”.
Tali associazioni, che hanno sull’opinione pubblica un impatto positivo perché, a detta,  non “farebbero profitti”,  in realtà “possono far campare” nel senso che su tali  carri  possono salire molti costi e persone senza alcun controllo di gestione, o controllo sull’opportunità di “certe” spese.
Generano quattrini! Ma non fanno profitti  proprio perché si mangiano tutto in spese di gestione opportunamente stabilite. Si muovono nelle nebbie  del volontariato, della solidarietà, dell’urgenza, delle calamità, delle guerre e gestiscono  cospicui fondi senza controlli. Sotto la bandiera  del “privato é meglio”  si celano ufficiose realtà economiche.
Un settimanale francese, alcuni anni fa,  fece una ricerca e scoprì  che nelle  associazioni, solo il 20 %  del ricavato andrebbe a beneficio  dei destinatari indicati nei retorici scopi e statuti; il resto verrebbe “ingurgitato  da spese correnti” come ad es.: costosi affitti di rappresentanza nelle capitali,(romani), usati come uffici de facto per altri scopi, stipendi, viaggi,  personale, segreterie, segretarie, auto, appartamenti di “servizio”, nella realtà  tali associazioni “fanno campare”, tutti gli addetti, tranne i beneficiandi.
Al presidente di  una nota associazione per l’infanzia, che  martellava la mia buca delle lettere, così come penso le vostre, risposi   che avrei devoluto un anno del mio stipendio da dirigente “privato” quale allora ero,  se avesse reso pubblico il bilancio delle spese! . . . . Non mi hanno più scritto!!
Poiché tali associazioni sono grandi collettori di voti, il gioco è fatto ed a norma di legge!  Si potrebbero aggirare cosi  eventuali leggi  e/o referendum contro il finanziamento ai partiti. In questo paese, si sa, i politici le pensano la notte! Ma negli ultimi trentanni anche il giorno!

Per quanto ci  riguarda trattando noi di  associazioni massoniche,  riporteremo strettamente quanto da esse dettato in aggiunta alle notizie spontaneamente fornite dalle associazioni stesse ed i nostri commenti saranno  di natura storica, filologica, filosofica, antroposofica, antropologica  ecc. rifacendoci agli studiosi noti ed ai testi pubblicati.


Altro momento dialettico di conoscenza  é anche quello di riportare in apposito richiamo  le antiche Costituzioni, gli Statuti e Regolamenti    su cui poggia, cosi come legittimamente voluto dai fondatori, tutto l’edificio della morale massonica, in modo che tutte le aggiunte e le ipostatizzazioni pretestuose risultino una volta per tutte chiare ed  emendabili per il viaggiatore attento.
Marcello SCIPI
 
 
 

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