NEW DAL COLLEGIO

Grande Oriente d’Italia Palazzo Giustiniani

Non dimenticheremo facilmente questi anni difficili. Rimarrà il ricordo, come è accaduto per le grandi epidemie che nei secoli scorsi hanno colpito

il genere umano. La pandemia ci ha costretto a mutare il nostro vivere quotidiano. Anche l’Istituzione non poteva non risentirne: chiuse le case

massoniche e nostri templi, sospesi i lavori delle Logge, numerosi i lutti. In tanta difficoltà però è apparsa chiara la volontà di continuare il rapporto tra fratelli. Le numerose occasioni consentite dai contatti in remoto sono state rese agibili dall’impegno di non allentare il vincolo che ci unisce. Nel contempo abbiamo letto di più, giudicato come la nostra Società ha risposto al quotidiano bollettino di notizie non fauste, preoccupati dalle incerte prospettive economiche e del lavoro di tanti. Si tratta ora di riprendere con serenità il percorso iniziatico, onorando due appuntamenti cui annetto grande rilievo: la celebrazione del 20 settembre che deve essere l’esaltazione e la difesa dello Stato Laico e dei

Valori della Costituzione. Un segnale forte dagli eredi dei protagonisti dell’Unità e dell’Indipendenza Nazionale, delle sofferenze imposte dalla dittatura, dalla partecipazione al Secondo Risorgimento e alla costruzione della Repubblica. La tradizionale riapertura degli Orienti sia l’occasione per riaffermare questa identità.

Prepararsi alla Gran Loggia, rispondendo all’appello del Ven.mo Gran Maestro, in un clima di serenità, dando l’esempio che la partecipazione, parola abusata anni or sono e poi rapidamente decaduta nel mondo che chiamiamo profano, per noi invece un valore sentito. In questi momenti difficili, nel ricordo dei fratelli che ci hanno lasciato volgiamo maggiore attenzione soprattutto al mondo del volontariato laico che ha dato una grande prova, e cui radici affondano nel lavoro teso al miglioramento dell’Umanità dei fratelli che ci hanno preceduto. Sarà un modo per ricordare e per costruire un futuro migliore, più buono e generoso per la nostra Società.

La forza delle parole

di D. R.                

M.’.V.’.della R.’.L.’. Giustizia e Libertà n. 646 Or.’. di Pisa

Anni e secoli di reputazione buttati, per poche parole dette con superficialità…

BREVI ARTICOLI E RIFLESSIONI

Non so se conoscete lo scrittore Marco Vichi, fiorentino, una sessantina di anni, diventato noto al grande pubblico per una serie di romanzi polizieschi ambientati a Firenze negli anni ’60, con protagonista il commissario Bordelli.

Di solito diffido sempre da questi scrittori che vendono milioni di copie anche nei supermercati, non per snobismo, ma per il semplice fatto che

la massa certe volte è cieca e segue le mode del momento senza curarsi della qualità del prodotto. Ebbene, qualche tempo fa ho visto uno dei romanzi di Vichi su una bancarella a 3 euro e l’ho comprato, l’ho letto e non mi è sembrato neppure troppo male. Incuriosito, ho cercato anche gli altri romanzi di quella serie e nel complesso posso dire che si tratta di letture piacevoli, forse un po’ ripetitive e talvolta prolisse.

Fin qui tutto bene… se non che, nel romanzo “Morte a Firenze” a un certo punto, quando il commissario sta indagando su un giro di pedofili

che hanno seviziato e ucciso un ragazzino, va a toccare alcuni personaggi altolocati e insospettabili, tra cui un alto prelato, un nobile e alcuni nostalgici del Fascismo. Per farlo desistere dal proseguire le indagini, questa combriccola lo colpisce nei suoi affetti e fa violentare la sua compagna da due sicari. Allora cosa pensa il commissario (e cosa scrive Marco Vichi)? È stata la Massoneria! (le parole testuali, a pag. 335 dell’edizione del 2011 di TEADUE: “Con le sue bravate aveva pestato piedi assai importanti […] Monsignor Sercambi era molto potente, quasi certamente appartenente alla massoneria”).

Ma non finisce qui: il romanzo seguente, “La forza del destino”, continua la storia e la Massoneria è ancora molto presente e aleggia lungo tutta la storia, mescolandosi con le perversioni di quegli indagati.

Ma è anche peggio di così: se andate a vedere il sito della casa editrice Guanda, nella scheda di presentazione del libro, trovate scritto: “Indagando sull’omicidio di un ragazzino, si è scontrato con i poteri occulti della massoneria ed è stato costretto alla resa”. La convinzione del commissario che la Massoneria sia dietro a pedofili assassini, stupratori ed ex fascisti ritorna anche nei romanzi successivi, finché Bordelli, risolvendo il caso una volta per tutte si convince che effettivamente la Massoneria non c’entra per niente, ma era solo delinquenza e brutalità anche se di alto profilo.

Io, leggendo tutto questo, ho provato il solito risentimento, il solito fastidio, visto che il luogo comune che la Massoneria sia una società a

delinquere è così radicato che sui giornali e in televisione ad ogni situazione confusa che implichi potenti e luoghi del potere, la “pista” massonica è la prima a venire citata. Ma a me, a parte l’amarezza, di tutto questo non rimane niente, perché ho gli strumenti per capire che la figura peggiore la fa chi calunnia: mi preoccupa invece la casalinga o l’impiegato che al supermercato compra questi libri e prende Torna protagonista al Thriller Café Marco Vichi, ammazzasette del 2010 con Morte a Firenze, seguito poi da Il commissario Bordelli, che calca le scene anche in questo nuovo La forza del destino.

È la primavera del 1967. L’alluvione di novembre, con il suo strascico di tragedie e di detriti, sembra essersi placata e Firenze comincia di nuovo a respirare. Ma non il commissario Bordelli. Per lui non c’è pace dopo un fatto che gli è successo. Indagando sull’omicidio di un ragazzino, si è scontrato con i poteri occulti della massoneria ed è stato costretto alla resa con un “messaggio” molto chiaro: lo stupro di Eleonora, la giovane commessa con cui aveva appena intrecciato una relazione appassionata, e una lista con i nomi di tutte le persone a lui più care. Sconfitto e amareggiato, Bordelli si è dimesso dalla polizia e ha lasciato San Frediano.

Che altro avrebbe potuto fare? si chiede nel silenzio della casa sulle colline. Continuare a fare il poliziotto sapendo che non sarebbe mai riuscito a mettere in galera gli assassini? Adesso trascorre le giornate cucinando, facendo lunghe passeggiate nei boschi, imparando a far crescere le verdure nell’orto. Il pensiero di quella resa, di quella violenza senza giustizia, però, non lo abbandona. Ma il destino, in cui fino ad ora non ha creduto, gli offre inaspettatamente l’occasione di fare i conti con il passato, e Bordelli non si tira indietro. Fonte:

La forza del destino

Marco Vichi

Libro – TEA – Teadue IBS

per vero (o almeno verosimile) quanto ci trova scritto, senza porsi altri problemi: nelle loro teste si innesterà sempre più a fondo la convinzione

che la Massoneria è uguale al Male assoluto e che i suoi seguaci siano solo dei fuorilegge. Anni e secoli di reputazione buttati per poche parole dette con superficialità

 Riflessione sulla Catena d’Unione

di C. S. della R.’.L.’. Garibaldi n. 1436 Or .’. Follonica

Se immagino una “catena” di anelli apparentemente tutti uguali, perfetti forti, legati in una completa armonia… essa non può essere che il simbolo cui deve tendere la nostra visione Libero Muratoria. Infatti, essa si dirige verso una perfezione o un’aequalitas, in cui tutti gli anelli sono uguali – i singoli adepti – che alla fine sono legati da valori comuni, come l’uguaglianza, la fratellanza, la libertà e il rispetto reciproco. Questa deve essere raggiunta dopo aver abbattuto tutte le nostre barriere, i nostri ostacoli, solo dopo aver superato tutte le nostre contraddizioni e solo dopo essere andati oltre a noi stessi; solo dopo aver raggiunto la “perfezione”.

Questo deve avvenire, grazie al nostro percorso iniziatico, molto lentamente: dobbiamo maturare come i frutti o il grano, attendendo, senza chiedere nulla, con perseveranza i lenti cambiamenti della nostra interiorità, del nostro pensiero, del nostro modo di vedere il mondo circostante. Più si ascende è più si converge… in noi e tra di noi… in un’armonia, in un Ordine, nel vero senso della parola, quello dell’”aequalitas”.

L’Ordine Iniziatico, in realtà ha “in nuce” un‘inaequalitas (l’ordine per raggiungere la sua armonia o il suo ordine, deve inizialmente essere disarmonico, disordinato e solo dopo averlo ordinato si raggiunge l’ordine vero, l’armonia. Cioè, noi adepti siamo disuguali all’inizio del processo iniziatico, e guai se non lo fossimo, ognuno è diverso dall’altro

con i propri pensieri, ognuno con il suo “modi cogitandi” (modi di vedere le cose, diversi dal mio o dal tuo, ma piano piano, grazie ai materiali e metodi comuni, che ci dona il Nostro Ordine Iniziatico, raggiungiamo una visione armonica, una visione di sintesi, ma sempre individuale …

perché il percorso iniziatico è solo individuale.

Nel Nostro Ordine ci si educa e educhiamo, contemporaneamente. L’educazione massonica è una CO-EDUCAZIONE. E se ci fosse un anello

o più anelli deboli della catena, essi devono essere immediatamente rafforzati, affinché la catena in toto non perda la sua potenza. E, a che cosa ci si educa? Dal latino, educare deriva da enucere, cioè “trarre fuori”; quindi essa non aggiunge nulla, ma fa emergere, fa uscire, tira fuori ciò che è in “potenza” nella mente di un adepto, e lo fa trasmutare in “atto”. Educare significa aiutare la “maturazione” di una persona.

Ma che cosa s’insegna all’interno del Nostro Ordine? S’ insegna solo una cosa, s’insegna la LIBERTA’, la libertà è il dono più grande che è

stato donato dall’Essere Supremo agli uomini, e noi continuiamo a educarci alla libertà, perché è la libertà che definisce intimamente un uomo e caratterizza fortemente l’adepto.

L’educazione massonica promuove la libertà in colui che viene educato … cioè lo libera. Ciò significa che l’uomo/adepto dev’essere accettato per quello che è, nella sua natura più profonda e peculiare. Educare non è in questo caso, un atteggiamento come quello di un padre verso

il figlio o di un docente verso il discente, di un dominio dall’alto verso il basso. Non dobbiamo vederla come un’educazione asimmetrica tradizionale: perché non dobbiamo condizionare nessuno con i nostri pensieri o idee, ma dobbiamo solo stimolare, far muovere gli animi, animare e animarci. Educare deve essere movimento… energia… forza viva… che smuove ad ulteriori riflessioni o approfondimenti. L’insieme degli anelli così perfetti, uguali, legati… cioè tutta la “catena d’unione degli adepti”, deve essere vista come uno stimolo, per la nostra azione progressiva di pensiero orientata verso la perfezione… tutti i Fratelli – in una visione unica – devono essere la nostra guida… a me piace definirla “MUSA”. Questo mi evoca un passo di Philip Roth (“Perché scrivere” G. Einaudi, 2018) che diceva: “io quando lavoro non ho in mente un particolare gruppo d’interesse le cui convinzioni io debba assecondare o contrastare, ma un lettore ideale che, in cambio della serietà d’intenti dello scrittore, è disposto a dedicarli tutta la propria sensibilità… ecco dobbiamo sapere che tutti i Fratelli della Loggia a cui apparteniamo, in particolare, ma anche tutti i fratelli della Comunità, sono disposti e predisposti ad ascoltarci/vi, a dedicarci/ vi tutta la loro sensibilità, con delicatezza e attenzione … con amore. Questo, secondo me, è il concetto di Musa. E questa sensazione bellissima-stupenda, ci permette di “Lavorare” serenamente, in pace, senza nessun tipo di ansia.

Questo tipo di educazione, cui ci sottoponiamo, durante il nostro Cammino Iniziatico, richiede tempo e pazienza, richiede virtù quali tolleranza, temperanza, fortezza, carattere, saggezza, fiducia reciproca e docilità (non umiltà!)

Ed infine… a che cosa serve educarci alla “libertà”? La libertà serve a ragionare… LIBERTA’ È RAGIONARE… e nel Nostro “Ordine Iniziatico” ci si educa a ragionare… ecco perché noi Libero Muratori siamo LIBERI

PENSATORI! Ragionare ed essere liberi vuol dire saper scegliere il bene, saper scegliere tra “vie” o “pensieri” opposti, contrastanti; tra il male e il bene per esempio… tra la giustizia e l’equità, tra la verità e la menzogna… solo la miglior via ci porterà verso una serenità del vivere, facendoci avvicinare alla “Verità”.

Dobbiamo sempre cercare di superare noi stessi… le nostre contraddizioni interne, per raggiungere l’armonia o la perfezione interiore… o meglio, raggiungere il divino che è in noi!

Pisa, 16 maggio 2020 (nel momento della mia vita delle ore 1.52)

LA

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