Kipling
e la Massoneria
di W. De D.
Entrò in Massoneria a vent’anni e il suo attaccamento alla Libera Muratoria lo accompagnò lungo tutta la sua movimentata vita
Joseph ‘Rudyard’ (luogo dove i genitori si erano incontrati) nasce a Bombay nel 1865 e muore il 18 gennaio 1936, poco dopo aver compiuto i 70 anni. Premio Nobel per la letteratura nel 1908, riceve nel 1921 la laurea ad honorem dell’Università di Parigi. E’ ora sepolto nella Abbazia di Westminster, nel famoso “Angolo dei Poeti”. La sua fu un’infanzia provatissima e piuttosto infelice, sia a Bombay che a Southsea, in Inghilterra, lontano dai genitori, entrambi metodisti. Esordisce nel giornalismo come giovanissimo vicedirettore della “Civil and Military Gazette” di Lahore (attuale capitale del Pakistan dell’Ovest).
Kipling entra in Massoneria nell’aprile del 1886, all’età di 20 anni, a Lahore, nella Loggia “Hope and Perseverance” (N. 782).
Dal verbale dei lavori della seduta regolare, tenutasi nella Casa Massonica (Anarkali) il lunedi 5 aprile 1886, si legge: “Maestro Venerabile: Fratello G.B. Wolseley. Punto 3: Votazione per il Signor Joseph Rudyard Kipling, di 20 anni e due mesi e mezzo, Vice Direttore della ‘Civil & Military Gazette’, residente a Lahore, candidato per la iniziazione. Fratello presentatore il Fr. Col. Menzies. Appoggia il Fr. C. Brown. Si approva alla unanimità. Dispensa del Gran Maestro Distrettuale, in quanto non maggiorenne”.
Il verbale che ricorda la sua elevazione al Terzo Grado fu compilato di suo pugno, avendo Kipling svolto le mansioni di Segretario proprio nella seduta in cui fu elevato a Maestro. Una situazione singolare, probabilmente.
Iniziato nell’aprile 1886, promosso al grado di Compagno nel maggio, elevato a Maestro sempre dello stesso anno. Nella tornata del febbraio 1887 è investito della carica di Segretario e nominato Cerimoniere.
In una lettera al quotidiano londinese “The Times” del 1925 scrive: “… Per alcuni anni fui Segretario della Loggia ‘Hope and Perseverance’ N. 782, Lahore, che aveva nel suo seno Fratelli di almeno quattro credi. Venni accolto da un membro della Bramo Samaj, un Indù, promosso da un Maomettano e elevato da un Inglese. Il Copritore era un Ebreo Indiano”.
Sappiamo del suo trasferimento ad Allahabad, presso il più noto e diffuso giornale “The Pioneer”, e della richiesta dell’exeat per poter aderire alla Loggia “Independence with Philanthropy”, N. 391, la quarta loggia, riguardo al numero, della Gran Loggia Distr. del Bengala. E’ presente, comunque, il 22 dicembre 1887, quando, davanti ad un’enorme assemblea, è installato Maestro Venerabile Sir John Edge, Magistrato Supremo delle Province Nord Occidentali.
La partecipazione alla vita della nuova Officina dura poco meno di un anno. Si avvicinava infatti la partenza per l’Inghilterra e Kipling non tornerà mai più ad Allahabad. Nel febbraio del 1889 compie una visita di commiato a Lahore e, subito dopo, parte per Calcutta.
Viaggia e miete successi negli Stati Uniti. Dichiarato fuori pericolo, insieme alla moglie, da una brutta polmonite (i bambini subirono pertosse e bronchite), riceve a New York grandi attestazioni di simpatia e solidarietà: lettere, fiori, giornalisti in permanenza dentro e fuori l’albergo che lo ospitava, preghiere nelle chiese e incredibili manifestazioni di affetto. La bambina più grande, tuttavia, muore.
Andrew Carnegie (famoso fabbricante di seta e filantropo di origine scozzese) offre alla famiglia, per la convalescenza, una casetta sugli altopiani della Scozia. In quell’occasione Kipling ottiene (ottobre 1889) la nomina a Membro Onorario della Loggia “Canongate Kilwinning” – la più antica e la più famosa del mondo – e, onore rarissimo, quella di “Poet Laureate” della medesima Loggia.
La Massoneria é stata uno dei suoi primi interessi.
Nel 1900 è in Sud Africa. Qui ha la prima diretta esperienza degli orrori di una guerra. Sviluppa un rapporto attivo e fraterno con Conan Doyle (massone, creatore di SherlocK Holmes, ufficiale medico dell’Ospedale di Campo di Langham). Insieme ad altri liberi muratori di rilievo, fondano a Bloemfontein 1 “Emergency Lodge”.
Nel giugno del 1900 entra a far parte della Società dei Rosacroce. In Inghilterra, tale Società, più che di alchimia, è stata, ed è, cultrice di esoterismo cristiano.
Risulta fra i fondatori della “Authors Lodge”, N. 3456 (1910), ma non è presente in occasione della Consacrazione.
Durante la prima guerra mondiale, si prodiga nell’ambito della Croce Rossa, visitando ospedali, campi di addestramento e scrivendo per “Daily Telegraph”. Un telegramma del 2 ottobre 1915 gli comunica che il figlio è rimasto gravemente ferito e risulta disperso; solo dopo due anni riesce a sapere che era stato colpito alla testa durante una azione della sua compagnia.
Nel 1917 è in Italia al fine di raccogliere materiale, fra gli Alpini, per una storia della capagna nel nostro paese (The War in the Mountains).
Nella Freemasons Hall di Londra, il 28 giugno 1918, viene consacrata la “Motherlan Lodge”, N. 3861. Kipling è invitato, ma inviò una lettera di scuse; ne diviene però Membro Onorario.
Nel gennaio 1922 è consacrata a St. Ome (Quartiere Generale della Commissione Imperiale per i Cimiteri di Guerra) una Loggia, col numero 12, alla Obbedienza della “Grand Loge Nationale Indépendente et Régulière pour la France et les Colonies Françaises”. Tra i fondatori troviamo Kipling che le dà il nome “The Builders of the Silent Cities” (Costruttore delle Città del Silenzio). Fra i primi iniziati, il Generale di Divisione Sir Fabian Ware vicepresidente della Commissione. In omaggio a Kipling, la Loggia adotta, per il Terzo Grado il rituale “Sussex”.
Sarà sempre attivo, nonostante lutti e malattie. La sua casa è ormai meta di pellegrinaggi di ogni genere. Ad un invito del segretario della Loggia degli Autori così risponde: “Bateman’s Burnwash, Sussex 2 gennaio 1936. Caro Fratello Spalding, grazie assai dell’invito per il 15, ma sono spiacente di dover dire che ogni anno passo dalle fatiche per combattere il clima inglese al sollievo del Sud della Francia e per il 15 vorrei trovarmi in qualsiasi parte di questo pazzo mondo purché vi splenda il sole. Ti prego di trasmettere il mio rammarico e le mie scuse ai Fratelli e credimi fraternamente tuo (firmato) Rudyard Kipling”. Si spegne qualche giorno dopo.
Nelle sue opere, spesso, i riferimenti massonici non hanno particolare rilevanza in rapporto alla storia narrata; sembrano essere scivolati nel testo quasi involontariamente, come se l’autore non riuscisse a trovare un modo migliore per esprimersi. Riflettono comunque una spinta interiore (una ‘abitudine’) che è, di per sé, misura dell’attaccamento di Kipling alla Istituzione.
Ne L’Uomo che volle farsi Re compare la persuasione – diffusa fra viaggiatori e studiosi di folklore – che molte tribù primitive del vicino e del lontano Oriente facciano uso di segni e simboli noti e in opera nella Muratoria speculativa:la Parola, la stretta di mano, i gradi di Apprendista e Compagno, ad esempio.
Uno dei suoi tanti racconti, With the Main Guard (1890) (La Gran Guardia), tratta di una spedizione punitiva contro gli uomini della tribù Pathan. Durante l’attacco, il reggimento, formato da rompicollo di una contea del nord d’Irlanda, finisce schiacciato in una stretta gola montana. Ne conseguono feroci corpo a corpo: Ginocchio contro ginocchio! ordina con voce alta e forte Crook, accompagnando con una risata il venir meno del nostro slancio, e mentre si teneva stretto abbracciato a un grosso e irsuto Pathan, né l’uno né l’altro riuscendo così a sferrare colpi, nonostante la gran voglia di farlo.
‘Petto contro petto!’ dice, mentre l’irlandese ci spingeva in avanti. ‘Mano sulla spalla!’ fa un Sergente appena dietro di me. E vidi una sciabola lambire l’orecchio di Crook, simile alla lingua di un serpente, e andare a colpire quello della tribù Pathan al pomo della sua gola, come un maiale alla fiera di Dromeen. ‘Grazie a te, Fratello Copritore Interno’, dice Crook, imperturbabile… ‘avevo proprio bisogno di spazio’.
In My New Cut Ashlar (189 1) (La Mia Pie tra) così si esprime: “Il mio concio si accende /Dove le finestre brillano di luce cremisi. / Davanti alla mia opera prima di sera, / Gran Sorvegliante, rendo la mia preghiera.” E in fine: “Un’altra pietra raggiungeil suo posto / In quel Tempio solenne degno di Te. /E’ certo che, per Tua Grazia, / Non esiste eguale sulla Terra. / Non sottrarreal mio sguardo tale vista, / Tutto può disfarsi e svanire. / Aiutami a non aver bisogno degli altri / Affinché possa aiutarli nel bisogno!”.
The Mother-Lodge (1806) (La Loggia Madre) è la più nota e forse la più amata delle poesie massoniche di Kipling. Niente potrebbe meglio esprimere la profonda impressione che la universalità della Massoneria aveva compiuto su di lui. Non certo un catalogo di uomini. Si tratta di una atmosfera unica, che poteva respirarsi in Loggia, di fratellanza e comprensione: “C’era Rundle, il Capo Stazione, / E Beazeley, delle Ferrovie, / E Hackman, l’Intendente, / E Donkin, il Secondino, / E Blake, il Sergente Istruttore, / Due volte nostro Maestro Venerabile, / E il Vecchio Frarnjee Eduljee, / Che gestiva l’Emporio Europa . Avevamo Bola Nath, Contabile, / E Saul, l’Ebreo di Aden, / Ed anche Din Mohammed, Disegnatore / dell’Ufficio Catastale; / C’era Babu Chuckerbutty, / E Amir Singh, dei Sikh, / E Castro, addetto agli impianti, / Cattolico Romano! Ogni mese, dopo i lavori, / Sedevamo tutti intorno a fumare / (Non osavamo fare agapi, / Per timore di infrangere la casta di un Fratello) / Molto spesso al seguito del Governatore / Questo piede vagabondo ha calcato / Logge d’Oriente e d’Occidente, / Portando i saluti fraterni, / Così come gli venga ordinato, / Da Kohat a Singapore, / Ma quanto vorrei vederli tutti, / Ancora una volta, nella mia Madre Loggia! / i miei Fratelli neri o scuri, / Con i sigari spuntati, dal piacevole odore / E il vecchio cantiniere che russa / Là nella stanza dispensa / Da Maestro attivo e in regola / Ancora una volta con la mia Madre Loggia!”.
Nell’omonimo romanzo, Kim, bambino orfano, è sorpreso nell’accampamento di una pattuglia dal Padre Cappellano e scambiato per un ladruncolo. Mentre lotta per liberarsi, si rompe il cordoncino di un astuccio che portava sempre appeso al collo e compaiono tre fogli: uno chiamato dal padre il suo “ne varietur”, il foglio del suo congedo e, il terzo, l’atto di nascita di Kim. Si aprono allora le porte dell’Orfanotrofio Massonico, ma poi fugge da un Lama e comincia una sua ricerca, in ogni direzione.
Potrebbe risultare una forma di violenza riassumere In the Interest of the Brethren (1926) (Al Servizio dei Fratelli). In ogni rigo del racconto, infatti, si respira il senso autentico della Libera Muratoria. Un piccolo capolavoro di ispirazione massonica, al di là di ogni tempo, luogo o moda.
Nella poesia Banquet Night (1926) (La sera dell’Agape) si esortano i Fratelli a “Dirnenticare quelle cose”, ossia le preoccupazioni del mondo esterno per godere della compagnia fraterna: Di quando in quando, disse Re Salomone, / Osservando i suoi cavatori estrarre la pietra, / Metteremo assieme il nostro aglio e il vino e il pane / E banchetteremo ai piedi del Trono. / E tutti i Fratelli verranno a mensa / Come semplici Compagni / Né più né meno. / Portate questo messaggio a Hiram Abif, / Eccellente Maestro alla fucina e in miniera: / Nevica quasi sempre sulle gole del Libano, / E soffia sempre il vento giù sulla spiaggia di Joppa: / Ma una volta tanto, il messaggio porta / L’ordine di Salomone: Dimentica queste cose! / Fratello ai Mendicanti e Compagno ai Re, / Compagno ai Principi / Dimentica queste cose! / Compagno, dimentica queste cose.
In On the City Wall (1890) siamo nella casa di Lalun, una donna che esercita il più antico mestiere: ” … il salotto di Lalun è eclettico. Mai visto riunita una varietà simile di individui, se non in una Loggia Massonica, dove una volta ho banchettato persino con un Yahoudi!”.
007 (1898) è la storia di una nuova locomotiva americana che passa rombando: “è il Gran Treno Imperiale, l’espresso dei milionari, e ‘Smistino’, una piccola cordiale macchina per gli scambi dice ‘Si tratta del Maestro Venerabile della nostra Loggia… Te lo presenterò ……. Felice di fare la tua conoscenza, disse il Gran Treno Imperiale… In virtù dei poteri a me conferiti, in qualità di Capo e Guida della Strada Ferrata, io qui proclamo solennemente il N. 007 Fratello a pieno titolo della Fratellanza Unita delle Locomotive, e come tale autorizzato a godere di tutti i privilegi derivanti dall’officina, dallo scambio, dal binario, dal serbatoio e dal deposito… col grado di Treno Rapido Superiore, essendo a tutti noto ormai… che il nostro Fratello ha coperto quarantuno miglia in trentanove minuti e mezzo per compiere un’opera di misericordia in favore degli afflitti. Al momento opportuno, ti comunicherò il Canto e il Segno di questo grado affinché possa farti riconoscere nella notte più buia. Ed ora… prendi pure il tuo posto fra le Locomotive.
Ne The Tender Achilles (1932) (Achille il Fragile) si assiste ad una discussione sui relativi meriti, tra chirurghi e medici generici, conla storia di ‘Wilks’, il batteriologo, ferito e affetto da turbe mentali dopo un duro periodo di guerra. Il chirurgo, durante il consueto giro di visite, traccia unadistinzione tra le rispettive professioni: “Ha detto che era un massone operativo non uno speculativo!”.
In un discorso sui Resoconti dell’Impero (1907), Kipling dice, davanti a un pubblico d Canadesi: Istruzione, Immigrazione, Trasporti Irrigazione, Amministrazione. Sono questi i cinque grandi problemi da affrontare, che io preferisco chiamare I Cinque Punti della Maestria!”.
Edwind Wilson, ne Il Kipling che nessun ha letto (La ferita e l’arco: sette studi di letteratura, Garzanti, 1973), scrive: “La religiosità senza chiesa di Kipling ricorre a strane fratellanze e fedi per sorreggere i suoi uomini finiti In India era entrato in Massoneria e questa aveva avuto una sua parte in Kim, e pareva si fosse improvvisamente travestita da ‘mitraismo’ nei racconti romani di Puck of Pook’s Hill. Ora Kipling inventa, per una serie di racconti, un circolo di massoni filantropi, che si riuniscono nel retrobottega di una tabaccheria e cercano di aiutare i relitti della guerra. Comincia ad apparire in questi racconti il ‘nuovo’ ideale di fratellanza non delimitata dalla discriminazione da una armata in guerra o di una casta, ma si tratta dell’ideale di un uomo stanco e umiliato”.
A leggerli, potrebbe anche apparire il contrario!
Se fosse possibile riassumere il carattere massonico di un uomo che ebbe una vita piena, movimentata e colma di successi, occorrerebbe dire che la “carriera” massonica fu impedita dalla sua attività di giornalista e inviato speciale, dai suoi viaggi, dai suoi vari e frequenti impegni. Il fervore muratorio è testimoniato, tuttavia, in modo costante, dai suoi scritti. Certo, aveva un temperamento impetuoso che gli procurò non pochi fastidi, ma possedeva anche una carica smagliante di simpatia umana che lo spingeva a scrivere, con capacità di penetrazione e comprensione, per ragazzi come per adulti, nel campo dei racconti, in modo finora non superato.
Fu un Massone “pratico”, vivamente persuaso dell’utilità della Libera Muratoria nell’indirizzare gli uomini verso buone ed efficaci azioni. Ma in Kim, e in alcune poesie, mostrò genuina consapevolezza degli aspetti spirituali della Massoneria. Non risulta che Kipling abbia mai diretto il suo impegno verso le questioni organizzative della Istituzione o verso i suoi rituali. E la varietà dei caratteri che sempre lo interessò vivamente, insieme al calore che poteva scaturire da una amicizia fraterna e sicura, dallo stare insieme frequentemente con gente di ogni ceto, razza o credo. Quella che lo accolse appena ventenne in Loggia a Lahore, in India, e che lo segnerà dentro in modo indelebile.
(tratto da “Massoneria Oggi” anno III n. 6 – dicembre 1996, pag. 33 -Ed. Società Erasmo)