“IL SIGNIFICATO ESOTERICO DELLE VALLI E DEI FIUMI

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IL SIGNIFICATO ESOTERICO DELLE VALLI E DEI FIUMI”

TAVOLA del Fr.’. A. D. C. G

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Eminentissimo Gran Maestro,

Carissimo Ispettore Provinciale,

carissimi Fratelli dei Gradi Sublimi,

carissimi Fratelli Cavalieri Kadosh,

ho chiesto io stesso di affrontare questo tema perché era per me un quesito irrisolto: cosa rappresenti la suddivisione degli Orienti in base

alle Valli ed ai Fiumi da cui esse sono solcati, sotto il profilo esoterico.

Ero convinto di trovare facilmente materiale da poter elaborare, ma mi sbagliavo.

Certamente per mie lacune, delle quali chiedo venia, non sono stato in grado di trovare nulla di specifico: ma, devo dire, anche Fratelli più colti ed esperti di me non hanno saputo essermi d’aiuto a conferma che forse il tema non è mai stato approfondito. Anzi, sorge il dubbio che potrebbe non esservi alcun simbolismo al riguardo.

Chiedo pertanto a Voi tutti di colmare questa mia lacuna, al termine della mia Tavola.

L’unica cosa per me certa è che la Valle – insieme all’Oriente – è sì l’area geografica di suddivisione amministrativa di un’obbedienza massonica, ma quando si riferisca alle mere Logge può pure essere intesa come un segno di umiltà e di onestà dell’Ordine per il livello, necessariamente inferiore, dell’Iniziazione all’Ordine rispetto a quella degli Alti Gradi: o, meglio, per il fatto che storicamente l’Ordine deriva dal Rito.

Tuttavia, proprio per questo la ricerca si è fatta ancor più stimolante, anche perché ho dovuto fare ricorso ad un metodo ben noto ai giuristi e non solo ad essi: quando vi siano lacune nell’ordinamento, o nella propria scienza personale, su aspetti specifici e particolari si ricorre e si risale ai principi generali, per poi ridiscendere alla fattispecie che si abbia davanti.

Ecco allora che la mia ricerca è partita dal significato simbolico dell’acqua e della terra, tanto che più correttamente la Tavola avrebbe dovuto intitolarsi “Il significato esoterico dei fiumi e delle valli”, ma non senza queste riflessioni preliminari:

– la valle ad un tempo accoglie ed unisce, in quanto è incastrata tra i colli o i monti;

– il fiume è accolto dalla valle, ma al contempo penetrandola la crea e la forgia.

Sotto altro aspetto simbolico, peraltro evidente, la valle è la donna/madre, il fiume è l’elemento maschile.

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“L’acqua in tutte le sue forme – in quanto mare, lago, fiume, fonte ecc. – è una delle tipizzazioni più ricorrenti dell’inconscio, così come essa è anche la femminilità lunare che è l’aspetto più intimamente connesso con l’acqua”, Carl Gustav Jung ( 1 )

Così lo psichiatra Dieter Baumann parla di suo nonno C.G. Jung, descrivendolo intento ai suoi “waterworks”: «Vicino al lago scavava il terreno per isolare certi piccoli rivoli d’acqua e farli convergere in un unico canale (…).” Una volta Baumann notò che in uno di quei canali

l’acqua era torbida, ma un affluente portava dentro acqua limpida che confluendo formava dei bellissimi disegni. Lo disse a Jung ed egli rispose: «“Sì, questa è l’influenza”. Alludeva al significato etimologico della parola: una cosa che fluisce dentro un’altra … Anche in questo caso il concetto astratto – l’influenza – e la cosa concreta che lo genera sono una sola realtà.

L’astratto mostra   sempre  le sue   radici  nel  tangibile.      Questo  era Jung» (2).

Già nella mitologia greca ed egizia, ma anche prima, l’acqua aveva una forte valenza simbolica (3) .  Dall’acqua dunque viene la vita e questo sembra certo già sotto l’aspetto meramente biologico; come simbolicamente ci ricordano altresì Cristo, che ricevette la «rinascita» nel Giordano, ed il culto di Mitra che sarebbe nato nei pressi di un fiume.

Eraclito assunse l’immagine di un fiume a esprimere l’universale fluire dell’esistenza: πάνταῥεῖ (panta rei), tutto scorre nella vita e in ciò che è vivo.

D’altra parte, l’acqua stagnante rappresenta simbolicamente una stasi dei processi psichici o il legame con la morte. Sempre per gli antichi greci, tutto sorge dall’acqua e a essa ritorna nello stadio finale, come il carro di Elios che nasce da Oceano e ogni sera torna a dimorarvi per riprendere forza e risorgere ogni mattina; ma già per gli Egizi su un’imbarcazione si muovevano i faraoni d’Egitto dopo la morte.

Ma i contenuti simbolici dell’acqua non si esauriscono nella mitologia e nelle religioni: essi appartengono alla struttura più profonda della nostra psiche e ancora oggi si manifestano a quel livello attraverso i sogni o le immaginazioni fantastiche di ognuno di noi: tanto che èimportante riuscire a leggerli, per aiutarci a ricercare un equilibrio nella nostra vita.

Più recentemente, René Guénon (4) ha richiamato le riflessioni di Ananda K. Coomaraswamy (5) il quale ha evidenziato che, sia nel buddhismo sia nel brahmanesimo, il “viaggio” appresentato dalla “Via del Pellegrino”, può essere messo in rapporto col fiume simbolico della vita e della morte potendo essere compiuto in tre modi:

– risalendo la corrente verso la sorgente delle acque,

– attraversando il fiume verso l’altra riva;

– infine, discendendo la corrente verso il mare.

Nel primo caso, ovvero la “risalita della corrente”, bisogna concepire il fiume come se si identificasse con l’Asse del Mondo: è il “Fiume Celeste” che scende verso la terra.

Nella tradizione indù esso è designato con nomi come quelli di Ganga e di Saraswati,  che   so    no propriamente i nomi di certi aspetti della Shakti (6).

Nella Cabala ebraica il “Fiume della Vita” trova la sua corrispondenza nei canali dell’albero sefirotico, per mezzo dei quali le influenze del “mondo di su” vengono trasmesse al “mondo di giù” e che sono anche in relazione diretta con la Shekinah (7); vi si parla anche delle acque

che scorrono verso l’alto, espressione del ritorno verso la sorgente celeste, rappresentato allora non proprio dalla risalita della corrente, ma da una inversione della direzione della corrente stessa.

Si può notare ancora come tutto questo presenti tanto una somiglianza quanto una differenza con il simbolismo dei quattro fiumi del Paradiso terrestre: questi ultimi scorrono orizzontalmente sulla superficie della terra, e non verticalmente secondo la direzione assiale;

ma essi hanno la loro sorgente ai piedi dell’ “Albero della Vita” che naturalmente è anche l’“Asse del Mondo”, e così pure l'albero sefirotico della Cabala.

In tali condizioni, si potrà considerare che la “risalita della corrente” si effettui in due fasi: la prima , sul piano orizzontale, conduce al centro di questo mondo; la seconda, partendo da là, si compie verticalmente secondo l’asse. Dal punto di vista iniziatico, queste due fasi successive hanno la loro corrispondenza nei rispettivi ambiti dei “piccoli misteri” e dei “grandi misteri” (8) che, come sappiamo, possiamo in sintesi definire rispettivamente: i primi  come una specie di purificazione che si svolgeva in primavera; i secondi, che si svolgevano in autunno, come un momento consacratorio.

Il secondo caso, quello del simbolismo della traversata da una riva all’altra, è probabilmente più noto e più comune.

Il “passaggio del ponte”, che può anche essere un guado, si ritrova in quasi tutte le tradizioni e anche, in special modo, in certi rituali iniziatici; la traversata può anche effettuarsi su una zattera o in una barca, il che si ricollega allora al simbolismo universale della navigazione.

Il fiume che si deve così attraversare è più in particolare il “Fiume della Morte”: la riva da cui si parte è il mondo dell’esistenza manifestata nel suo stato umano e corporeo, mentre l’altra riva è il Nirvana, lo stato dell’essere definitivamente liberato grazie alla morte.

Per quanto concerne infine il terzo caso, quello della “discesa della corrente,” l’ Oceano va considerato non come una distesa di acqua da attraversare, bensì come la meta da raggiungere (di nuovo quindi come rappresentazione del Nirvana).

***

Per concludere queste riflessioni, mi pare evidente il forte significato simbolico della stessa vicenda di Mosè: dalla sua “rinascita” per cui egli, infante (“colui che non parla”) viene trasportato da un mondo all’altro (dagli schiavi ebrei al Faraone) e quindi salvato grazie all’acqua del Nilo; al passaggio del Mar Rosso con cui conduce da una riva all’altra il suo popolo. A ciò si aggiunga che Mosè fu certamente un “re” particolare, perché non cercò onori particolari per se stesso ma la salvezza del suo popolo: a suo modo, uno tra i massimi esempi di solidarietà.

Tornando allora al tema della Tavola, penso che si possa affermare che il riferire il territorio di un Oriente alla valle che ospita un fiume significa sottolineare la necessità della nostra incessante ricerca: il fiume è, per sua natura, sempre uguale a se stesso e sempre diverso, perché sempre uguale e sempre diversa è l’acqua da cui è composto, così come i modi per percorrerlo od attraversarlo sono sempre uguali ma sempre diversi, perché dipendono dalle condizioni attuali del fiume.

Il fiume, quindi, può e forse deve essere inteso come metafora del nostro percorso, e già si intuisce cosa possa rappresentare la valle.

* * * * * * *

La valle partecipa, in quanto tale, dell’elemento terra: insieme ne è parte e lo costituisce.

Come sappiamo, la Terra è l’elemento di tutta la natura perché comprende i tre regni minerale, vegetale e animale; è considerata da molte tradizioni il più sacro e divino tra gli Elementi, in quanto simboleggia la materia primordiale. (9)

La Terra è al tempo stesso materna e nutriente, pratica, concreta, solida e potente. Fertile e creativa, nutriente e rigogliosa, racchiude in sé le caratteristiche del grembo materno che accoglie la vita e la nutre; secondo le culture di stampo matriarcale, essa è il principio femminile per eccellenza, la Grande Madre aperta all’intervento fecondo del cielo.

Nelle sue viscere infatti, essa accoglie e trasforma il seme del dio, elemento maschile. Seme al quale la madre, elemento femminile, dà potenza.

La Terra è quindi dotata di potenza magica: materia contrapposta allo spirito, ma contemporaneamente indispensabile all’equilibrio dell’universo stesso.

Il simbolo dell’elemento Terra è un Triangolo equilatero con vertice verso il basso, sbarrato orizzontalmente; oppure il Quadrato.

Ciò evidenzia che essa non è un elemento dinamico, bensì statico.

Così come il fiume rappresenta il divenire nel suo continuo mutamento, la terra con la sua staticità indica la riflessione, la prudenza: ovvero la disposizione particolare dell’individuo a rendersi pronto e docile per ricevere tutto ciò che è necessario all’illuminazione. Ad arricchire il significato simbolico ed iniziatico della Terra contribuiscono le forze naturali facenti parte di essa.

Escludendo tutti gli altri elementi esoterici della Terra (la caverna, le montagne, la foresta, gli alberi e gli stessi rami), concentriamoci dunque sulla valle (10).

L’immagine della valle richiama l’utero della Terra, ricettacolo delle forze celesti. È dunque un luogo di fecondità e di trasformazione.

La valle è infatti strutturalmente accogliente, e al suo interno può svilupparsi pienamente l’attività dell’uomo: gode appieno della luce del sole, è fecondata dall’acqua sia piovana sia, appunto, dei fiumi.

La valle, al contempo, per quanto grande possa essere è separata dal resto del mondo dai colli, o dalle montagne, che la circondano: è al contempo elemento di inclusione e di esclusione, data la sua estensione comunque delimitata da quei confini.

Colli e montagne che, a loro volta, rappresentano ostacoli più o meno impervi che rendono più difficile la possibilità di conoscere ciò che sia oltre.

La valle infatti include tutto ciò che transiti dentro di lei, esclude tutto ciò che non vi transiti.

Ma di per ciò stesso la valle potrebbe ricordare uno stato di “beata ignoranza”: lo stare quieti all’interno di ciò che si conosca e che ci è confortevole potrebbe indurci a non cercare oltre.

Al contrario, a me sembra evidente che la valle possa simboleggiare anche la Loggia – o nel nostro caso le Camere Capitolari e gli Areopaghi – ovvero il Tempio: è all’interno del Tempio, come sappiamo, che l’esoterismo trova la sua massima espressione.

Quello che ognuno di noi vive, nel mondo profano e più ancora nelle sue riflessioni interiori, resterebbe sterile se non andasse ad arricchire la valle/Tempio in un percorso però reciproco.

La valle/Tempio è accogliente, include tutto ciò che vi venga portato attraverso la parola (anzi, attraverso il fluire della parola: fluire, stessa radice di flumen); dalla valle/Tempio, attraverso la parola che fluisce, il miglioramento indotto dalle riflessioni esternate dagli altri Fratelli va poi condotto fuori, nel mondo profano, “per scavare oscure e profonde prigioni a vizi e lavorare al Bene e al Progresso dell’Umanità.

NOTE

(1) C.G. Jung (1955-1956), «Mysterium coniunctionis», in Opere, vol. XIV, t. 2, Torino, Boringhieri, 1990, p. 285.

(2) A. Romano, Il vecchio di Bollingen, intervista a Dieter Baumann in «Anima», Bergamo, Moretti e Vitali, 2000.

(3) Omero, Iliade, libro XIV, v. 246; : nell’Iliade troviamo all’origine del mondo e delle divinità “Oceano, che a tutti i numi fu origine” e Teti, «la madre»; Oceano per gli antichi era il grande fiume eterno alimento di tutti i corsi d’acqua, che delimitava circolarmente il confine del disco piatto della Terra, oltre il quale si trovava l’Erebo, il luogo dell’Oltretomba.

(4) Il passaggio delle acque (René Guénon, in “Simboli della scienza sacra”, Ed. Adeplhi).

(5) (Colombo, 22 agosto 1877 – Needham, 9 settembre 1947); è considerato uno dei principali studiosi dell’arte indiana e, più in genere, dei rapporti tra la civiltà simbolica orientale e quella occidentale.

(6) nell’Induismo, il potere di un Dio di dare luogo al mondo fenomenico e al piano cosciente della creazione, la

Sua capacità creativa immanente; come nome proprio, Śhakti indica l’Energia divina personificata. Spesso associata alla divinità Indù Shiva

(7) All’interno della tradizione biblica e teologica ebraica questo termine indica la presenza fisica di Dio

(8) “1. I misteri eleusini ( fonte https://www.treccani.it/enciclopedia/eleusi/)

Si celebravano a Eleusi nel mese di boedromione (settembre-ottobre) e che a partire dal 6° sec. a.C. assunsero un posto rilevante nella vita religiosa della Grecia antica. (…) Il più antico documento sul culto è l’omerico Inno a Demetra che narra la mitica origine dei misteri: si tratta del ratto di Persefone, figlia di Demetra, per opera di Plutone, e dell’ansiosa ricerca della madre che, per punire gli dei e gli uomini, si rifiuta di concorrere alla nascita del grano; e la terra sarebbe rimasta sterile, se Zeus non avesse imposto un accordo che restituiva la figlia alla madre per otto mesi all’anno. Oltre ai riferimenti agrari, però, l’inno allude chiaramente alla sorte diversa che, dopo la morte, sarebbe riservata agli iniziati. L’inno è di poco anteriore all’incorporazione di E. nello Stato ateniese, che inserì la celebrazione dei misteri tra le proprie feste pubbliche.

Dello svolgimento dei misteri stessi si sa poco, dato il segreto imposto agli iniziati. Le celebrazioni pubbliche si accentravano intorno alle ‘cose sacre’, cioè gli oggetti che il 14 di boedromione gli efebi venuti il 13 a Eleusi riportavano ad Atene. Nei giorni successivi gli iniziandi si radunavano, ad Atene, nella Stoà Poikìle, e il 16 si bagnavano nel mare di Falero, presso il tempio di Demetra. Dopo un’interruzione di due giorni (17 e 18) per la celebrazione delle feste di Asclepio, il 19 si iniziava la grande processione: il corteo guidato dal simulacro di

Iacco, cui seguiva un plaustro tirato da buoi con le cose sacre, faceva prima il giro della città poi uscendo dalla porta sacra percorreva la ‘via sacra’ e giungeva la sera con immensa fiaccolata, tra musiche e canti, dinanzi al tempio di Eleusi. Poi cominciava il ‘mistero’ vero e proprio: i mystai prendevano parte al dramma liturgico che doveva rappresentare il mito di Demetra nelle due fasi, la triste e la lieta (…) poco chiaro è anche il procedimento iniziatico: pare tuttavia che il mystes, dopo un digiuno, bevesse il ciceone, poi toccasse con gesto sacramentale ‘le cose sacre’. Questo avveniva il 21, la notte tra il 21 e il 22 era dedicata invece alla celebrazione del connubio tra Zeus e Demetra, impersonati dallo ierofante e dalla sacerdotessa di Eleusi. A questo rito seguiva l’annuncio, da parte dello ierofante che mostrava una spiga matura, della nascita di un bambino divino. Il 23 di boedromione ognuno degli iniziati lasciava Eleusi. Questi riti erano i cosiddetti grandi misteri; ma ogni anno ad Agre presso Atene, si celebravano nel mese di antesterione (febbraio-marzo) i piccoli misteri. I pochi e oscuri dettagli che ci sono rimasti sul contenuto dei misteri non spiegano certo sufficientemente l’immenso prestigio che essi ebbero prima nella Grecia tutta, poi nell’intera ecumene ellenistico-romana: non appare strano però, dati i riferimenti all’immortalità , che su di essi si concentrassero poi le ansie soteriologiche della tarda antichità.”

(9) Le riflessioni che seguono sono trattedal collegamento hhps://www.mitiemisteri..it/significaro-degli-elementi-naturali/terra

(10) La caverna consente l’accesso nelle viscere della Terra ed è quindi un passaggio per l’oltremondo. Qui, infatti, la luce del sole non giunge e quindi più a contatto con le potenze telluriche. Nella sua funzione di matrice la caverna è usata nei riti iniziatiti di passaggio, dall’oscurità alla luce, dall’ignoranza alla conoscenza.

La montagna è la manifestazione dell’immobilità e dell’immutabilità; un luogo sacro, essendo la dimora degli dei in tutte le tradizioni mitologiche. Simbolicamente la montagna rappresenta l’ascensione spirituale. Infatti maggiore è l’altezza di questa, maggiore è la vicinanza ai cieli.

La foresta è il luogo sacro e iniziatico per eccellenza. Manifesta la natura nella sua straordinaria ricchezza, ma anche nella sua terribile ostilità. Come aspetto iniziatico, la foresta è un luogo dove ci si apparta per un periodo di rigenerazione in attesa di entrare nel nuovo ciclo di vita, dopo aver superato le difficoltà interiori. Quindi la

foresta rappresenta in modo allegorico l’accesso alla conoscenza, alla verità e ai misteri, che rendono l’iniziato partecipe di una saggezza durevole nel tempo. L’albero partecipa ai tre strati costituenti l’universo. Il Mondo di Sotto con le radici che sprofondano nella Terra; il Mondo di Mezzo il cui tronco rappresenta il piano di superficie; il Mondo di Sopra quello degli dei coi rami che si tendono verso i cieli. Legato alla concezione del cosmo, l’albero è immagine dell’ascesa verticale verso i Piani Alti. Come tale, è fondamentale e di grande importanza nelle civiltà antiche. L’albero assume in sé i concetti di saggezza, sacralità e potenza divina, oltre che mezzo di trasporto attraverso gli stati dell’essere e del cosmo. Spesso nei miti nordici, il guerriero o l’eroe vengono paragonati ad un albero, a simboleggiare la nobiltà dell’essere.

I rami nutriti dalla linfa che sale dalle radici, con i suoi frutti, possiede la forza vitale dell’albero stesso. Nella Tradizione del Nord, così come in molte altre Tradizioni antiche, la conoscenza viene spesso trasmessa

dall’elemento femminile a colui che supera le prove iniziatiche che gli vengono poste dinnanzi. La Terra come punto cardinale è il nord; come stagione è l’inverno.

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