IL MASSONE, IL MONDO, IL SUO MONDO

  • IL MASSONE, IL MONDO, IL SUO MONDO

ovvero

una Loggia, un Fratello, un profano!

Maestro Venerabile, Fratelli tutti,

il filo conduttore dei nostri lavori calza in modo perfetto con l’argomento che ci ha occupati, in parte, nell’ultima tornata: “La domanda di affiliazione di un profano, relazioni della commissione tegolatrice”.

Ho seguito con attenzione l’evolversi del fatto anche se nella mia mente, pervasa da continui interrogativi, una ridda di immagini urtavano contro la mia volontà di attenzione.

Ciò che mi ha colpito non il fatto inerente l’esito negativo, nei confronti di un profano, ma la preoccupazione che aveva pervaso l’atmosfera in quel momento.

Ho visto i Fratelli tutti con la spada in pugno, pronti alla pugna.

Avrei voluto vedere i Fratelli rigidi, solenni, impassibili, pronti a reagire con l’intelletto, con l’amore verso l’umanità, scevri di ogni animosità.

È per questo che vi chiedo, carissimi Fratelli di ogni ordine e grado, di

abbandonare qualsiasi atteggiamento rilassante, vedi, ad esempio, il capo appoggiato sul palmo della mano o le gambe accavallate e la mente assente, forse, e di voler assumere quella corretta posizione “faraonica” atta a conciliare lo spirito con la materia.

Ecco, proprio così!

Ora, mentre vi parlo, provate a ripercorrere con la mente le vicissitudini remote o recenti di questa Officina – cosa che ci tocca direttamente – ed a quelle dell’Istituzione che hanno travagliato il nostro passato.

Eppure siamo qui, a volte più numerosi, altre meno; e ci riconosciamo tutti disposti, chi più chi meno, ad agire, lavorare secondo una etichetta od un’altra. Siamo qui tutti colpevoli di errori o meritevoli di elogi.

Siamo qui tutti ancora impregnati di quella umanità che ci limita, che ci induce in errore, che ci spinge a giudicare, che ci opprime con la sua immensa limitatezza.

Vi ho sollecitato a rivangare il passato, ma voglio portare la vostra attenzione su due fatti che ci riguardano da molto vicino, sono di ieri, non sono lontani. Nell’ultima tornata avete sentito di una espulsione, abbiamo votato un rigetto.

Rifacendomi ai due casi precedentemente enunciati, che sono simili, anche se il prima riguarda un “essere umano” già fratello ed il secondo un “essere umano” ancora

profano, non posso dimenticare che i loro nomi furono proposti in Loggia secondo i crismi che i regolamenti e gli statuti impongono; e lasciando perdere l’adamantina dignità di entrambi i presentatori, la serena convinzione dei vari tegolatori, il saggio decidere di tutti i Fratelli, mi domando:

che cosa c’è da recriminare?

Nulla, assolutamente nulla! E la solita risposta.

Di contro, abbiamo la certezza che la incommensurabile presenza del Divino ha dato a tutti noi la possibilità di usare gli strumenti necessari alla difesa dell’Istituto Massonico.

Siate ancora in perfetta simbiosi con me?

Ebbene guardate con gli occhi dello spirito il simbolo a fianco del Maestro Venerabile, quello a fianco del Primo Sorvegliante, quello a fianco del Secondo Sorvegliante.

Compenetrateli, cercate di superare la loro apparenza materiale, sforzatevi di raggiungere il loro più intimo significato; e nel fare ciò non dimenticate un atto rituale che termina recitando così: “per il bene dell’Umanità ed alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo”.

I tre simboli citati esprimono dunque: Saggezza, Forza, Bellezza.

Ed allora eccovi le mie riflessioni: La Loggia ha agito con Saggezza?

Certamente perché ha sofferto nell’istruire, nel temporeggiare, nell’agire, nel condannare. La Loggia ha agito con Forza?

Sicuramente perché il suo agire è stato sempre sereno e non condizionato da alcun sentimento. La Loggia ha agito con Bellezza?

Ciò è più difficile da asserire perché tale angolo visivo riguarda l’animo di ogni singolo Fratello. Tale posizione non è sita nel verdetto del Tribunale, ma, ripeto, nell’animo di chi lo ha ascoltato. Se ha gioito, mi arrogo il diritto di dire che egli non è mio Fratello; se è stato indifferente, mi arrogo il diritto di dire che egli è un mio Fratello degno di ignavia; incosciente; se ha sofferto e meditato, allora egli è mio Fratello, è Fratello dell’Umanità tutta, egli è il mio Maestro. Quando una Istituzione condanna e rifiuta, condanna e rifiuta se stessa perché denuncia la propria limitatezza. Che dire allora di una Scuola iniziatica?

Quale diritto ci nell’Umanità arroghiamo di avere se non siamo capaci di trasferire le nostre conquiste, le nostre realizzazioni?

Misi dirà, allora, si aprano le porte del Tempio ed i mercanti o i mestatori ne facciano loro bottega.

No! Il Cristo li ha scacciati dal Tempio nel momento dell’agire profano, ma non li ha mai esclusi dal rito spirituale.

E voglio concludere: Fratelli, ogni occasione che ci viene proposta nell’iter della Nostra vita, sia religiosa, spirituale, iniziatica o profana non è fine a se stessa, ma è il quesito che siamo tenuti a risolvere per aiutare l’Umanità, di cui siamo parte integrante, a compiere anche il più piccolo passo verso la Luce.

Nulla ci perviene dal caso, tutto ci è offerto dal Grande Architetto dell’Universo.

DA BOLATTO FR.’. A. C.

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