COMPRENDERE PER COMPRENDERSI

COMPRENDERE PER COMPRENDERSI

Maestro Venerabile, carissimi Fratelli,

In questa, come in altre logge, viene fatto talvolta cenno alla esistenza di più Massoneria o, più esattamente, di diversi modi di intendere la Massoneria. Tale visione delle cose porta talvolta ad affermare che più “anime” interagiscono in seno alle Logge e che proprio questa situazione consente un profittevole incontro, o all’occorrenza scontro, fra mentalità e punti di vista diversi dal quale si presume debba scaturire la Luce. Ora è che su tale ipotesi di più “anime” che vorrei soffermare l’attenzione giacché, per chiunque abbia qualche conoscenza sulle dottrine tradizionali, è noto come la molteplicità sia certamente una caratteristica del piano delle realtà corporee e psichiche, o “animiche” che dir si voglia, ma è altresì evidente come questo piano sia lungi dall’esaurire tutta la realtà o anche solo una parte considerevole di quest’ultima. AI di là del molteplice e del differenziato esiste il dominio dei “principi” trascendenti e informali che, a questa molteplicità del mondo formale, conferiscono tutta la realtà di cui essa è suscettibile o, in altre parole, la sua “ragion d’essere”. Lo Spirito, o Intelletto puro, non deve mai essere confuso con l’anima o “psiche, a pena di auto confinarsi ad una visione limitata e parziale delle cose e di ridurre così l’interra realtà concepibile al mondo delle forme; questo tipo di confusione porta inevitabilmente a sostituire l’immagine e l’opinione individuale all’espressione della Verità, la quale, bisogna ricordarlo, si impone all’uomo perla sua forza intrinseca e non è, come taluni sembrano credere, un fatto di gusto o preferenza personale. L’iniziazione non serve certamente a condurre l’uomo verso un allargamento indefinito della sua conoscenza distintiva e analitica del molteplice, ma. al contrario, essa è volta a consentirgli, facendo leva sul suo orizzonte intellettuale, ovvero sulla parte superiore del suo essere, di trascendere il limitato e di conoscere, mediante una operazione immediata e sintetica, la realtà immutabile ed eterna che sottende alla varietà indefinita delle forme. Pretendere il contrario significherebbe puramente e semplicemente negare l’iniziazione in quanto tale giacché. per il solo confronto di opinioni diverse e talvolta opposte, che “per definizione” si presumono tutte ugualmente legittime, non si vede come siano necessari dei riti speciali né, tanto meno, un linguaggio simbolico.

La tendenza a salvaguardare a tutti i costi questa dialettica esteriore e fine a se stessa (che cisi serve di una errata interpretazione della tolleranza o d’altro) non fa che tradire una mentalità essenzialmente profana, rivolta assai più alla conservazione indefinita delle proprie limitazioni individuali più o meno esteriori, di cui la sentimentalità costituisce una parte non indifferente, che non al desiderio sincero di pervenire alla conoscenza di se stessi, primo e fondamentale passo peravvicinarsi a quel Sé universale ed eterno che è il Principio e il Fine ultimo di ogni ricerca,

qualunque sia, d’altronde, la via percorsa per pervenirvi. A questo proposito può essere utile notare che la presenza di un Principio unico dietro alle differenti vie tradizionali ed iniziatiche, le quali, si badi bene, non sono vie “individuali” nel senso che ciascuno si “inventa” la propria, non contraddice affatto la molteplicità di queste, essendo la diversità delle strade che conducono al Principio dovuta principalmente alle varietà delle nature individuali e dei temperamenti riscontrabili tra gli uomini, checché ne pensino gli ugualitaristi ad oltranza nel pretendere di negare tali differenze. La tendenza alla uniformità ed all’egualitarismo, del resto, è qualcosa che si riscontra solo in mentalità risolutamente chiuse a qualsiasi concezione di ordine metafisico e l’orizzonte di coloro che partecipano a tale tendenza. limitato com’è alla percezione delle sole realtà sensibili e corporee, sembra escludere la possibilità di una comprensione, anche solo teorica, di alcunché di superiore al piano della vita ordinaria. Per quanto riguarda la via massonica in particolare, si può senz’altro affermare che essa si presenta come alquanto diversa nella forma da altre vie iniziatiche, in particolare orientali, e ciò per via del suo adattamento a quelle che sono le caratteristiche e le possibilità dell’uomo occidentale, ma per il solo fatto di essere una via iniziatica che massonica, essa non fa per nulla eccezione al fatto che il Principio ultimo da cui deriva è essenzialmente identico a quello che sta all’origine (ovviamente non in senso temporale) di qualsivoglia altra via iniziatica di Oriente o di Occidente, scomparsa o attualmente vivente. Se, nel contesto massonico, il Principio è concepito come Grande Architetto dell’Universo, ciò è dovuto al carattere in qualche modo specifico della via muratoria, la quale si appoggia ad un simbolismo e ad una ritualità legati all’arte del costruire e questa, almeno nei tempi in cui trovava una esplicazione esteriore, non era in fondo altro che l’applicazione di quegli stessi principi che presiedono alla costruzione universale e di cui il G.’.A.’.D.’.U.’. è la sintesi. Allo stato attuale delle cose, i principi cui si è fatto cenno sono ancora preservati dal principio della Muratoria, ma quanti fra i Massoni attuali sono ancora in grado di passare dalla lettera allo spirito e di riscoprire i veri “canoni” dell’arte o, quantomeno, di applicarsi a tentare questo lavoro, premessa indispensabile alla vera operatività?

Sarebbe forse troppo lungo, in questo contesto, esaminare le tappe della progressiva degenerescenza della Muratoria negli ultimi secoli, risulta tuttavia abbastanza chiari, a chiunque si sia dato la pena di esaminare la questione con mente sgombra da pregiudizi, che tale degenerescenza è stata causata dalla incomprensione generalizzata di molti dei suoi membri circa la vera natura dell’iniziazione in generale e della Muratoria in particolare. Sta di fatto che l’unica speranza, peri Massoni di oggi che ancora conservano una aspirazione alla spiritualità, di ritrovare i veri “Landmarks” o principi fondamentali della Libera Muratoria, è quella di risalire in qualche modo a ritroso delle tappe di questa degenerescenza, non cero per tentare una ricostruzione “dall’esteriore della antica Massoneria, cosa questa che, non tenendo conto delle mutate condizioni del mondo attuale, risulterebbe del tutto vana e illusoria, ma per comprendere la natura degli errori che l’hanno provocata e, attraverso questa comprensione, impedire da un lato un ulteriore decadimento, cui forze più o meno tenebrose anche ai nostri giorni si applicano alacremente, e dall’altra di trovare quelle modalità che, compatibilmente con i tempi, possano favorire uno sviluppo effettivo delle possibilità di ordine spirituale o, in altri termini, consentire l’edificazione del Tempio del nostro cuore.

Il solo sforzo di comprensione teorica, fatto in questa direzione, comporterebbe dei benefici certamente ben più consistenti di quanto non facciano le sterili e sottili disquisizioni fondate sull’uso, più o meno ordinato, delle facoltà mentali, visto che queste ultime, in condizione di scarsa chiarezza di idee, non possono in fondo servire ad altro se non a trovare delle insincere giustificazioni alla poca volontà di un impegno più serio e più fattivo sulla via della ricerca spirituale. La mente, quando si mette al servizio dell’intelletto, diviene a poco a poco più chiara e trasparente fino a scomparire definitivamente al sorgere del Sole spirituale all’Oriente della coscienza interiore, ma se si prostituisce agli interessi materiali e sentimentali in modo esclusivo, ecco che gradatamente si perde nei bassifondi della natura umana per sfociare infine nella “matta bestialitade”, cui fa cenno Dante nella sua opera, e, avendo sconsideratamente aperto le prigioni dei vizi, diviene schiava di questi e strumento passivo degli appetiti più inferiori, o “passioni”, aspetti scuri e tenebrosi dell’ Amore.

A proposito di quest’ultimo, un altro punto che è all’origine di certe confusioni ed incomprensioni, consiste in una pretesa incompatibilità, o quantomeno una certa opposizione, fra la via della Conoscenza, da un lato, e quella dell’Amore, dall’altro. Anche qui è innanzitutto indispensabile intendersi sulle parole. Se per ancore si intende quel principio di unità ed armonia universale che “muove il sole e le altre stelle”, è manifestamente assurdo separarlo dalla conoscenza, giacché solo quello che si conosce e si comprende essenzialmente può essere amato e, nel caso del Principio (ovviamente non da intendersi come “un” caso particolare), estendendosi la Conoscenza a tutto l’Universo manifestato, per non parlare di ciò che è al di là di questa stessa manifestazione, nulla di ciò che è sfugge a questo Amore che, essendo la conseguenza diretta dell’Unità, risulta coestensivo all’Universo stesso. Se, per converso, si intende per amore quel gioco di attrazioni e di repulsioni che fonda le proprie radici nel sentimentalismo e che, pertanto, meglio sarebbe chiamarlo “passione”, allora esso certamente si oppone alla Conoscenza, ma non in quanto via alternativa e paritetica, bensì come forza imprigionante, volta alla costituzione di legami sempre più fitti e aggrovigliati con il mondo della limitazione e dell’illusione.

I punti fin qui delineati, anche se suscettibili di ben più ampi sviluppi, possono, a mio avviso, già aiutare a comprendere come la coesistenza armonica di più anime, o meglio ancora di più aspetti di una sola anima, sia possibile a condizione che si conservi un certo senso delle proporzioni e che non si pretenda che i punti di vista più esteriori e contingenti abbiano la stessa portata di altri più interiori e più direttamente collegati ai principi universali da cui tutto, in ultima analisi, dipende. L’esoterismo non è, bisogna dirlo esplicitamente, un dominio particolare di conoscenze più o meno specialistiche, esso è semplicemente un punto di vista più interiore e più profondo secondo cui le cose possono venire considerate e si identifica, infine, dal punto di vista iniziatico stesso. Il fatto che molti fra gli stessi Massoni, sia odierni che di epoche storiche più o meno recenti, considerino la Muratoria con un’ottica profana, non ha certamente il potere di far perdere a quest’ultima il suo carattere precipuo di via conoscitiva destinata a condurre coloro che la seguono, con “vigilanza e perseveranza”, a conseguire la “Luce” e quanti, per ragioni diverse, sono addivenuti ad un cero grado di comprensione di quel che è l’iniziazione, hanno il dovere di mettere in guardia, ogni volta che se ne presenta l’occasione, contro certe assimilazioni profane o, peggio ancora, contro certe pseudo dottrine a pretesa esoterica che circolano nel mondo esteriore e che, sovente, fanno capolino fin nelle Logge onde disturbare, con interferenze indebite, il lavoro dei Fratelli dotati di buona volontà. È vero che molti, fra i Liberi Muratori, non solo non concepiscono, ma nemmeno sospettano la possibilità, anche remota, di pervenire al termine della ricerca iniziatica con i mezzi offerti dalla Muratoria attuale e, per tale motivo, si lanciano in una ricerca disordinata di chissà quali alternative e, quasi senza rendersene conto, portano poi in Loggia delle influenze eteroclite e scoordinate che, nel migliore dei casi, hanno per effetto di distogliere dall’essenziale, è però altresì vero che, come i Muratori nel Tempio di Zarobabele avevano nella destra la cazzuola per costruire e nella sinistra la spada per combattere, i pochi o molti che conservano la consapevolezza di quanto importante sia il deposito simbolico ed iniziatico preservatosi, quasi miracolosamente, nella nostra organizzazione, debbono sforzarsi di difenderlo con tutte le loro forze e con tutta l’intensità della persuasione che una lingua sincera, quando si appoggia a dati tradizionali incontrovertibili, sa infondere negli animi di coloro che sono ben disposti alla ricerca del Vero.

Non deve stupire, infine, se in un mondo come il nostro l’incomprensione e talvolta la malafede possono penetrare in domini che in altri tempi erano loro rigorosamente interdetti e che quanti si impegnano sinceramente nella vita iniziatica e cercano di diffondere il frutto delle loro acquisizioni, per poche che queste possano essere, suscitino sovente più ostilità e antipatia che non interesse e partecipazione, ciò tuttavia non deve, a mio avviso, scoraggiare e condurre la conclusione che se tali sono i Massoni, la Massoneria stessa debba avere irrimediabilmente perduto la propria vitalità iniziativa, giacché molti segni tendono, secondo me, ad indicare esattamente il contrario.

Per quanto contingentemente sfavorevole possa essere la situazione attuale, essa non deve. A parer mio, servire da alibi per sottrarsi ad un impegno che, suggellato con giuramento alla presenza del G.’.A.’.D.’.U.’., non può in alcun modo essere disatteso da chi ne ha capito la portata. Ogni Figlio della Vedova, madre e nutrice dei Liberi Muratori, ha un debito di riconoscenza e gratitudine verso quest’ultima e per pagarlo non può esimersi dal dovere di ricercare e raccogliere le membra sparse del suo sacro consorte, il perfetto Maestro Massone che, in principio ed essenzialmente, non ha mai cessato di vivere ed istruire, attraverso le sue ipostasi, le “Luci della Loggia”, i Fratelli animati di buona volontà e sinceramente disposti a contribuire, bel posto e al livello che loro compete, alla realizzazione del piano del G .’. A .’.D.’.U.’.

BOLATTO  FR.’. A.  O.

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