LA VOLONTA’ LIBERA

LA VOLONTÀ LIBERA

La libertà è tale in quanto e fin dove la ragione la può comprendere. In effetti  l’uomo ha avuto da Dio, volontà assoluta, il gran dono della volontà libera, magistrale lezione di democrazia, governo fatto per cittadini intelligenti, istruiti e coscienziosi. Questo dono ha reso responsabile l’uomo delle proprie decisioni, ma ha altresì aperto la via al giudizio critico di ogni verità, riducendo quindi la verità a verità individuale, relativa ad ogni essere dotato di ragione. Cadono così tutti 1 sistemi filosofici (compreso quello kantiano del dovere inteso quale legge universale che io affermo con la mia condotta) fondati su principi universali, validi in ogni tempo e luogo, in quanto non ciò che vale per i più, non ciò che « potrebbe» valere per tutti vale per me, ma ciò che ritengo « debba » valere per me, ossia ciò che io ritengo valido. Pertanto anche «l’ostinazione» nel difendere la propria tesi e nel non accettare il punto di vista altrui, ha la sua legittimità. Anche la verità assoluta, e cioè quella divina, viene ad essere inevitabilmente sottoposta a simile setaccio, sicché la Rivelazione e ogni raggio di luce divina vengono sottoposti a vaglio, soppesati e, purtroppo, accolti in tutto o in parte o in nulla, il che fa meraviglia sulla cecità dell’uomo, ma sanziona la sua libertà d’azione. Di qui l’orgoglio di sapere e di credere: di qui il vanto di ciò che possediamo, la «fede» in ciò che riteniamo vero. Convincere, portare un’altra

ragione a ragionare veramente come la nostra, è ufficio straordinario, che nessuna lode può premiare: e pure € l’ufficio di quanti vogliono formare gli altri a loro immagine e somiglianza 0 confortare cuori, dei missionari dell’idea, della fede, della verità, di civiltà; ed è pure svago dei sofisti antichi e nuovi e degli affaristi e dei ciarlatani di piazza, che vilipendono tale sublime azione € possibilità di vincere il libero arbitrio dell’uomo, di persuadere la sua volontà.

Entrare nel sacro culto delle memorie care ad ogni essere, nel retaggio di cultura, convinzioni, evidenze che ogni uomo possiede, e scalfirne la compattezza o renderne insostenibile la fede che tanto sorreggeva, non è cosa di breve momento: le vere conversioni si contano sulla punta delle dita, ma gettare un essere nel dubbio, nello smarrimento, nell’angoscia perché gli si è incrinata la pietra angolare su cui poggiava la «sua» verità, senza sostituirla con un’altra, è

cosa diabolica, assassina, malvagia. La conversione vuol la «scelta tra due verità»: quella che si aveva e quella che altri ci vengono ad offrire e rientra quindi nel ferace compito dell’uomo verso se stesso e i suoi singoli: ma la distruzione di un’idea, non seguita da una critica costruttiva, è uno dei mali peggiori che a mente umana possa capitare. Si può dover scegliere fra il bene e ciò

che ci appare un male (e allora la scelta è facile); oppure fra due beni (l’uno di maggiore e l’altro di minor valore: e allora la scelta è più ardua); ma lasciare senza ricevere, perdere e non sostituire, significa rompere l’equilibrio interiore in chi c’è la serenità, la compostezza, la calma, la equità dell’uomo. Meglio lasciare gli uomini nella ignoranza, che generare l’inquietudine: l’istruzione deve servire a rendere più tranquillo e felice l’uomo, e a migliorare i costumi, altrimenti è distruzione   di animi e di cuori. Beati invero i nostri morti, che ormai vivono nella volontà di Dio e possono finalmente riposare lo stanco affanno della ragione!

Ritornare a Dio significa difatti perdere la volontà libera, ma imperfetta che ci lascia insoddisfatti perennemente, per acquistare la volontà eterna e perfetta che completamente e infinitamente ci appaga. Volontà volente, volontà di vivere, di essere, di fare, di affermarsi, di credere, di operare, di volere, o sinonimi di libertà, per cui è degno il mondo di essere vissuto e degna è in me la vita dell’uomo, voi ci rendete l’esistenza terrena faticosamente gioiosa, mirabilmente divina, i mali affrontando e superando e sopportando, nell’eterno ritmo del creato

ove il nascere ha bisogno del perire, e i beni creando e recependo, per concreare con Dio, soggetti e signori del mondo, pur nel breve arco di tempo delle nostre singole vite.

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. B. C.

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