IO, EGO E SE’

Io, Ego e Sé

Io, Ego e Sé

Autore: Anonimo


Secondo Sai Baba esistono tre tipi di “Io”:

–          quello che pensiamo di essere;

–          come ci vedono gli altri;

–          chi siamo realmente.

Dal punto di vista psicoanalitico, questa classificazione è corretta perché corrisponde alle tre forme di Io esistenti:

–          Io immaginario;

–          Io Simbolico;

–          Io Reale.

Un altro modo di chiamare queste strutture è:

–          ego;

–          Io;

–          .

L’Io immaginario corrisponde all’ego, che è, praticamente, “quello che pensiamo o immaginiamo di essere”: in pratica, una visione falsa di noi stessi che, come dice Baba, si gonfia con la lode e si sgonfia con la critica.

L’Io Simbolico invece, è il Ruolo rivestito, una struttura grazie alla quale gli altri ci vedono e relazionano con noi: che ci piaccia o meno, se siamo dottori, gli altri ci vedranno in quel modo e, per quanta confidenza possano avere, loro avranno sempre in mente di stare relazionando con dei dottori. Per questo motivo, se rivestiamo quel Ruolo, gli altri giudicheranno i nostri atti, non considerando molto la nostra componente personale, ma lo faranno prendendo come spunto il Ruolo che rivestiamo; infatti, tra i commenti che in certi casi si sentono, abbiamo: “E’ normale che si comporti così visto che è un dottore!”, oppure, al contrario, “Possibile che un dottore si comporti in quel modo?”.

Sempre nella stessa logica, dobbiamo precisare che non esistono solo i Ruoli professionali, il primo Io Simbolico che acquisiamo è quello legato al “nome di famiglia”; infatti, proprio nello stesso modo di prima, i giudizi che scaturiscono dal “come ci vedono gli altri”, in certi frangenti, possono essere: “A compiere quell’azione non può che essere stato uno di quella famiglia!”, oppure, “Non è possibile che uno che porta quel nome si sia comportato in quel modo!”, (entrambe gli esempi possono essere letti, nel bene o nel male, indifferentemente).

Infine, abbiamo l’Io Reale, “quello che siamo realmente”, l’Anima o lo Spirito. Questo Io, lo sperimentiamo nel sonno profondo, quello senza sogni, è il vero sonno ristoratore, una fonte di beatitudine di cui sono sufficienti anche solo pochi minuti per sentirci riposati.

L’Io Reale è detto anche “Sè interiore” o “Io vero”, da contrapporre agli altri due, fondamentalmente falsi, o meglio, l’Io immaginario è sicuramente falso (perché prodotto dall’immaginazione condizionata da una miriade di elementi) mentre l’Io Simbolico, pur essendo vero, lo è solo per un tempo limitato (i Ruoli rivestiti da una persona sola possono essere moltissimi, ma durano solo per un certo tempo, poi, chi li riveste deve uscire e rivestirne altri: infatti, a seconda dei momenti, un padre può diventare un fratello, un figlio, un marito, un professionista ecc.). Quindi, l’Io Reale è l’unico vero in senso assoluto, perché non cambia mai, anche dopo la morte e la successiva rinascita: sì, perché il interiore o Anima è “ciò che anima il corpo” nel quale si incarna, corpo che abbandona con la morte, lasciandolo materia inerte, destinata alla decomposizione.

“I falsi Io” invece (l’Io immaginario e l’Io Simbolico) possono anche essere detti “Io mentali”, perché prodotti dalla mente, ma mentre nel primo caso (l’Io immaginario) questa idea è personale e non è condivisa da altri (non sono rare le persone che si immaginano di essere brutte e incapaci pur non essendolo), nel secondo caso, l’idea è collettiva e non è discutibile (grazie agli accordi che regolano i diversi giochi di società, se uno è un dottore, lo sarà sempre e comunque, anche se in pigiama). Comunque, per un approfondimento di queste tematiche rimando il lettore al “Gioco Autentico”.

Nei Suoi discorsi, Sai Baba utilizza comunemente i termini di Io, ego e Sè in questo modo:

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“L’intero cosmo, che consiste di esseri animati ed inanimati è in essenza Spirito: niente esiste all’infuori dello Spirito, del .

Ciò di cui l’uomo ha bisogno è contemplare costantemente il , realizzarlo, essere fermamente stabilito in esso e sperimentare una gioia senza fine.

Lo Spirito è anche chiamato Coscienza, che è la responsabile dell’Io in tutti gli esseri. Quando questo Io si identifica con il corpo diventa “l’Io falso”, in contrapposto a “quello vero, il Sè”.

Ciò che sempre nasconde lo Spirito è la mente, come le nuvole che si formano intorno al sole, grazie al suo calore.

L’uomo non può sperare di capire qualcosa sul , né parlare di sperimentare o realizzare il Sè fino a quando esiste la sua mente.

Quello stato nel quale ci si stabilizza al di là del tempo e delle circostanze si chiama “Realizzazione”.

Il primo suono che emana dal Sè, è Io: l’intera creazione iniziò solo dopo l’emanazione di questo suono. Se non ci fosse l’Io non ci sarebbe la creazione.

I termini di Io, Dio, Spirito, , sono tutti sinonimi.

L’Io senza la mente è lo Spirito, l’Io con la mente è il falso Io.”

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“Anche se il non ha forma, possiede le qualità della Coscienza (chaitanya). Non è facile capire la natura del Principio di Coscienza.

Esistono tre aspetti della Coscienza, che dipendono dalla combinazione con i vari aspetti della personalità umana.

–  Quando si combina coi sensi, la Coscienza o Consapevolezza va sotto il nome di “conscio”.

–  Quando si associa alla mente, la chiamiamo “coscienza”.

–  Quando si lega al , è “Pura Consapevolezza”.

Sono tre termini usuali, entrati ormai nel linguaggio di tutti i giorni, come diciamo che un medico è un cardiologo, un altro otorinolaringoiatra e così via. Allo stesso modo, tutti gli uomini sono incarnazioni di un solo ed unico , sebbene essi siano impegnati in attività diverse come agricoltori, commercianti, impiegati statali, operai ecc. Finchè si ha un corpo, i sensi, la mente e tutto il resto, è molto difficile sperimentare l’unità del ; ma non per questo si deve rinunciare o abbandonare l’impresa, perché avere l’esperienza del vale molto di più di ogni sforzo compiuto.”

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Brahman è la Coscienza che dimora in ogni essere umano: Coscienza, Brahman e Atma sono la stessa cosa.

Gli antichi consideravano la Coscienza come un’autentica espressione del Divino, che viene denominato anche Aham, “Io sono”, dove l’Io non si riferisce all’ego individuale, ma a quella luce che rifulge in ogni cosa e disperde completamente tutte le tenebre.

Altro significato attribuito ad Aham è quello di Testimone onnisciente, cioè il Signore stesso, il Supremo Atma o Paramâtma che è testimone di ogni cosa, il padrone di tutto ciò che è stato, che è e sarà, l’Eterno che rimane immutabile e identico a stesso in tutte e tre le dimensioni del tempo (passato, presente e futuro); perciò viene anche chiamato “Signore del Tempo” e “Colui che rifulge o manifesta splendore”.”

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“L’uomo è incline a tre tipi di errore che riguardano il suo corpo:

–  credere di essere qualcosa di diverso dal Reale;

–  credere di essere proprietario di oggetti o persone;

–  credere che l’evanescente sia eterno.

L’uomo considera il proprio corpo come il Reale.”

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“Cosa vuol dire ? Il è di due tipi: uno è l’Io e l’altro è il corpo.

Il primo è lo Spirito, che è presente in tutti, mentre i corpi possono appartenere a tipi diversi, come l’edonista, il malato, la persona realizzata o il mendicante.

L’Io che si premette al proprio nome è lo stesso per tutti: le differenze sono nella forma, ma l’Io rimane costante.

Per questa ragione i Veda dicono: “La verità è una sola ma i saggi la descrivono in molti modi”.

Dovreste pertanto cercare di sperimentare l’unità che è al di là della diversità apparente in tutto l’universo.”

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“Se chiedeste a qualcuno: “Chi siete?”; e questi vi rispondesse: “Io non so chi sono!”, certamente lo prendereste per matto. Ma non sareste meno matti di lui se cercaste di conoscere qualsiasi cosa senza prima conoscere voi stessi.

Pertanto, prima di tutto, dovreste cercare di conoscere voi stessi.

Voi dite: “Io sono Ramayah”; ma Ramayah è solo un nome dato al vostro corpo. Chi è dunque quell’Io separato da Ramayah? Dovreste cercare di capire la natura di quell’Io.

Quell’Io è il Cuore, l’Atma (l’Anima), che è Dio o la Suprema Realtà: quel Cuore è onnipervasivo ed onnipresente.”

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 “Nel discorso troviamo un certo Io che si dice e si pensa come possessore del corpo, delle membra, dei sensi, della mente e della facoltà della ragione, ma non si cerca di sondare il concetto di questo Io, né di conoscere dove e quali siano le sue caratteristiche. Questa ricerca è l’Atma-viciara, che ognuno dovrebbe compiere, non accontentandosi di svolgere ordinarie attività di culto: la ricerca dell’Atma sarà facilitata dallo studio delle Upanishad e della Bhagavad Gita che è l’essenza dell’insegnamento upanishadico.”

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“Tutta la creazione, mobile ed immobile, è dovuta all’unione di Prakrithi (la natura) con Purusha (Dio): Buddhi (l’intelletto) e Manas (la mente) da un lato e l’Atma (l’Anima) dall’altro.

Anche se tra loro non c’è relazione, l’Atma è pura ed immacolata ed anche Buddhi è puro ed immacolato. Come il sole è riflesso dallo specchio, così lo splendore dell’Atma è riflesso in Buddhi: la splendente Ciaitanya (Coscienza Superiore) di Buddhi si riflette in Manas e la luce di Manas cade sui sensi, sul corpo.

Qual è dunque il collegamento tra tutti questi stati?

E’ lo splendore dell’Atma. L’attività di ogni altro elemento è causata dal fatto che c’è Buddhi che può riflettere questo splendore.

Notate come si ricollega Buddhi: da un lato con l’Atma e dall’altro con Manas (la mente) e con gli indriyas (i sensi).

E fra la Giva (l’Anima individualizzata)che dice “Io”, i sensi ed il corpo?

Non c’è nessuna relazione.

L’Io è separato dal corpo, dalla mente e dai sensi. L’Io non fa che sovrapporre sulla Giva, ossia su stessa, la consapevolezza del corpo, dei sensi e dei comportamenti interni della mente. “Io sono giusto”, dice la Giva sovrapponendo a stessa qualcosa con cui non ha nessun collegamento. “Io sono ottuso”, dice, facendo lo stesso errore, stavolta sovrapponendo a stessa qualcosa che si riferisce ai sensi.

Dice di avere questo o quel desiderio e prende su di le attività di Manas.

Tutto ciò non è che sovrapposizione: la verità di fondo è una sola, il Paramatma, il Paramgiyothi (lo Spirito Supremo, la Luce Suprema).

L’Eterno, il Vero, è solo l’Uno!”.

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“Se mancasse l’Io non ci sarebbe né produttore, né consumatore, né esigenza di produzione. Si può dunque notare come tutto giri attorno all’Io.”

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Jñâna significa conoscenza: che cosa si intende per conoscenza?

La conoscenza sta ad indicare una Coscienza Assoluta e pura, non il sapere umano. E’ la Coscienza che ispira l’uomo, fa vivere gli alberi e muove il mondo… al mondo non esiste un luogo o spazio in cui non ci sia Coscienza e saperla intravedere è vera realizzazione. Questa Coscienza è infinita (ananta) ed onnipresente.”

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“L’uomo non può sperare di capire qualcosa sul , né parlare di sperimentare o realizzare il sino a quando esiste la sua mente.

Quello stato nel quale ci si stabilizza al di là del tempo e delle circostanze si chiama Realizzazione.”

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“Per sperimentare il è richiesta la conoscenza spirituale: la triade conoscenza, conosciuto e conoscente sono appannaggi mentali, mentre la conoscenza spirituale, cioè la vera conoscenza, è una, senza distinzione.

La triade presuppone la mente, mentre la conoscenza spirituale presuppone l’annullamento della mente: il silenzio e la pace che seguono la distruzione della mente, essi stessi sono la conoscenza vera. La nostra vera natura è questo silenzio e questa pace.”

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“Rimuovete la cataratta e vi tornerà la vista; eliminate la mente e la conoscenza del si presenterà da sola…

Finchè non avrete varcato la soglia della mente, il vostro sguardo si fermerà davanti alle manifestazioni fenomeniche dell’universo; ma, una volta trascesa la mente, non avrete altra esperienza che quella del .”

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Esiste un solo Spirito, un e questo è l’Io. Il paradosso è che l’uomo per sperimentare stesso, e cioè chi egli è, deve intraprendere e praticare numerosi esercizi spirituali: questi vengono fatti nello stato di ignoranza dell’Io.

Il realizzato non compie nessuna disciplina spirituale perché per lui non vi è nessuna distinzione tra mezzi e fine.

Se l’uomo pratica una disciplina spirituale lo fa per sua soddisfazione mentale; ma questi esercizi rafforzano la mente anziché distruggerla.

Quindi, dopo quanto detto, se desiderate ancora compiere una disciplina, il solo modo corretto di farlo è cercare di scacciare la falsa nozione di Io.

Invece di comportarvi in quel modo, voi adorate milioni di divinità, dimenticando tutte le Sacre Scritture del mondo che insegnano che esiste un solo Dio.

Se seguite discipline spirituali al fine di realizzare il , ciò vuol dire solamente che siete affetti da aberrazioni mentali, allucinazioni e immaginazioni.

Bisognerebbe riconoscere che sino a quando la mente esiste i desideri non se ne andranno; e fino a quando avrete desideri le nozioni di “Io e Mio” non vi abbandoneranno e l’identificazione con il vostro corpo rimarrà. Se essa rimane anche l’ignoranza sarà con voi.

Quindi, la verità è che non esiste una via per ottenere la conoscenza spirituale o la gioia duratura o la beatitudine se non attraverso l’annullamento della mente.

La mente, l’intelletto, la memoria ed il senso dell’ego hanno una base, un substrato dal quale sono emersi e sostenuti e nel quale dovranno tornare. Qual è questa base?

Dio, che è lo Spirito, il .

A che scopo cercare di percorrere vie diverse da quella di riconoscere la sorgente della vostra vera identità?

Sarebbe come il ladro che si camuffa da poliziotto per prendere sé stesso!”

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“Ogni essere umano è vittima di una cattiva qualità, una sorta di malattia per la quale non ci sono né medicine, né medici: è la malattia dell’egoismo. Questo senso dell’ego si insinua nella testa dell’uomo e vi recita la parte del diavolo.

L’egoismo non attacca solo gli esseri umani, ma persino gli uccelli e le bestie: per esempio, il cane allevato presso i ricchi, abbaia a tutti quelli che passano, per mostrare la sua autorità e per rendere noto che è il guardiano di quella casa e che nessuno vi può entrare senza il suo consenso. E’ come se dicesse: “Questa è casa mia! Io la devo difendere”…senza sapere che cosa voglia dire quell’Io. E’ un esempio di egoismo negli animali; il cane di un povero non ha motivo di segnalare ai passanti la sua proprietà.

L’uomo che ignora il significato di quell’Io, finisce di trovarsi nella medesima posizione. Vero essere umano, degno dell’appellativo di saggio, è colui il quale si pone la domanda: “Chi sono Io?”, e scopre la sua vera natura. Invece gli uomini non fanno che dire: “Il mio corpo, la mia opinione…”.

Dunque, chi continua ad usare la parola Io senza sapere chi egli sia, è un ignorante.”

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“Dobbiamo cercare di capire bene la differenza tra lo Spirito o e l’ego.

Lo Spirito o Sè, è il padre dell’ego ed il nonno della mente o del pensiero; il padre del nonno è la parola: tutti fanno parte della stessa famiglia. L’ego è colui che va e viene, mentre ciò non accade per lo Spirito.

Il termine ego è generalmente usato per indicare orgoglio, per la cultura, la gioventù, il denaro, ecc. Ma questo è un uso sbagliato del termine; il vero significato è: confondere il con il corpo.

Non tutti possono essere orgogliosi della propria ricchezza o della conoscenza, ma ciascuno è vittima del credere di essere il corpo: questo è l’ego che, offuscando l’intelletto, fa prendere la strada sbagliata.

Pertanto, se l’intelletto deve sviluppare la fede, per primo, dovremmo eliminare l’ego.”

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“Di tanto in tanto, l’intelletto tende a farsi sovrastare dal senso dell’ego. A questo proposito, va ricordato che i sensi sono più sottili del corpo, che la mente è ancor più sottile dei sensi e che l’intelletto è, di gran lunga, più sottile della mente; infine, l’Atma, lo Spirito, è naturalmente il più sottile di tutti. Alla luce di questo fatto, quando diciamo che il senso dell’ego è in grado di avviluppare l’intelletto, si intende dire che il senso dell’Io è più sottile dell’intelletto. Perciò, il senso dell’Io, essendo estremamente sottile, invade tutto e permea tutte le azioni. E’ questa la ragione per cui l’uomo è incapace di trascendere l’Io e di sperimentare il (l’Atma).

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“L’ego che vela l’intelletto, inducendo le persone ad una falsa identificazione dello Spirito con il corpo deve essere eliminato, se si vuole realizzare lo Spirito stesso.”

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“Sfortunatamente l’uomo si lascia dominare dall’ego, e finchè tale ristrettezza mentale predomina in lui, non riuscirà a vedere nell’universo la forma divina dell’Ente Assoluto. Egli deve rendersi conto che, quando dice “Io” e “mio”, usa delle espressioni che competono solo al Creatore.”

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“Se l’ego predomina, non si può capire il Principio dell’Atma, dello Spirito.

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“L’ego è umano, l’Io è Divino.

Voi, trattenendo l’Io falso, rigettate quello vero ed accrescete l’importanza del vostro ego dicendovi continuamente di essere il corpo.”

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“Il corpo umano non è altro che un abito indossato temporaneamente da questo “Residente Interiore”.

Se il corpo è come un vestito, non ha senso identificarsi con esso…

E’ a causa dell’ego e delle qualità negative che l’uomo non è riuscito a riconoscere la sua Vera Natura.”

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“E’ l’ego che, erroneamente, attribuisce a voi il merito di avere fatto e il diritto ad ottenere il risultato positivo delle vostre azioni.

Voi siete l’incarnazione della vera gioia, è la vostra vera natura, ma la tragedia è che siete incapaci di riconoscerla e sperimentarla. Questa gioia è adombrata dalle simpatie e le antipatie, dal senso dell’ego e del possesso, dall’esitazione e dai dubbi, dal piacere e dal dispiacere, ecc.

Quando riuscirete a vincere l’odio e l’attaccamento, scoprirete la vostra reale natura.

Quanto è strano e folle essere l’incarnazione stessa della beatitudine e, al tempo stesso, cercarla da qualche parte fuori di noi!

Nonostante ogni cosa sia in voi, sfortunatamente, correte dietro a meschini desideri e stupidi piaceri sensoriali. Qual è la ragione di questa follia? L’ignoranza di essere la sorgente stessa di tutta la gioia.

Il gigantesco elefante, può essere controllato e sottomesso da un piccolo ed insignificante individuo che tiene in mano un bastone con in punta un uncino.

Perché?

Perché l’elefante ignora la propria forza.

Allo stesso modo, l’ape gigante è capace di fare buchi nel duro legno, entrarvi ed uscirvi; ma la stessa ape può entrare nel tenero e soffice fior di loto, esserne intrappolata e morire perché non conosce la propria forza. L’uomo, similmente, non cerca di riconoscere in sé la sua innata divinità e, ciò che è peggio, si rifiuta di crederci persino quando glielo si dice.”

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“Se l’uomo riesce ad annullare il proprio ego, assoggettandolo all’Atma, di cui è un’emanazione, la Divinità si ridesta in lui e si ritrova libero.

Tutto ha origine dall’Atma, anche l’ego, e fintanto che l’uomo non lo avrà annientato, l’Atma gli sarà impenetrabile.

Come l’acqua può esistere anche in mancanza di pesci, mentre questi senza l’acqua non possono vivere, l’Atma esiste indipendentemente dall’ego che, senza Atma, è inconsistente: è una specie di illusione che rende l’uomo schiavo.

Il mondo intero trae origine dall’Atma, vive nell’Atma, è unito all’Atma.

L’Atma è Dio. L’uomo è anche lui nato da Dio, vive in Dio e a Lui ritorna, come il vapore acqueo che si forma, vive e ritorna all’acqua: l’uomo può essere paragonato al vapore acqueo e Dio all’acqua.”

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“L’entità onnipervadente che risiede in tutti gli esseri umani e permette loro ogni genere di esperienza, non è altri che il Brahman. A causa della propria angustia mentale, l’uomo vede la realtà sotto forma di molteplicità e non vi distingue l’Uno e Medesimo, non si accorge che le differenze sono prodotte dall’illusione.”

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“A causa del fatto che “l’Uno è diventato i molti”, avete sviluppato la diversità dimenticando l’unità: tutte queste cose che vedete intorno a voi sono solo i vostri riflessi, come in uno specchio.

Voi lasciate l’oggetto per correre dietro la sua immagine, e così, l’illusione vi lega mani e piedi.

Tutti i vostri esercizi sono futili e servono solo a tranquillizzare la vostra mente, ma una volta acquietata, essa tornerà ad agitarsi.

Ciò che importa è superare la mente comprendendone la natura: gli esercizi spirituali corretti sono solo quelli indirizzati a distruggere la mente.

L’uomo, a causa dell’identificazione con il suo corpo è per diverse vie intossicato dal suo ego: “Io faccio questo, Io gusto quest’altro, Io ho conquistato ciò…”. Così dicendo, giorno dopo giorno, l’uomo perde le sue forze a causa del falso senso di essere l’agente.”

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“Qual è la causa principale dell’egotismo? Esso comincia a nascere da un comportamento insensato. E qual’è la base di questa stupidità? E’ il desiderio: il desiderio, dopo un po’ di tempo, degenera in malattia grave.

Che cosa si sottintende con la parola “desiderio”?

L’identificazione con il proprio corpo ed il considerare tutto ciò che gli è attinente come fosse di propria appartenenza: sono due atteggiamenti che, sostenuti da un forte senso di possesso, generano questa malattia…

La cura contro il desiderio è la rinuncia a desiderare.

Che cosa si intende per rinuncia o distacco? …

Esistono tre dimensioni: una dimensione fisica, che rappresenta l’aspetto più denso; poi viene un aspetto sottile ed, infine, quello causale. Quando avrete capito bene la natura di queste tre dimensioni, saprete comprendere perfettamente il distacco…

Veglia, sogno e sonno profondo vi fanno capire che le esperienze vissute nei tre differenti stati non vi appartengono e questo vi porta ad un senso di distacco.”

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“Che c’è di veramente durevole?

Nulla!

Le visioni dello stato di veglia non sono quelle dello stato di sogno: ciò che vedete durante un sogno vi appare come illusorio quando siete svegli. Il sogno non ha consistenza da svegli e quando si sogna lo stato di veglia è inattivo. Voi però esistete sia in uno stato che nell’altro.

Lo stato di veglia è il sogno del giorno; lo stato di sogno è il sogno della notte: sono entrambi irreali, non veri. Voi invece siete veri! Non siete il corpo, non la mente, non l’intelletto: siete l’autentica incarnazione dello Spirito.”

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“Nello stato di veglia si fanno delle esperienze, quando si sogna se ne fanno delle altre, durante il sonno profondo, le esperienze sono di tutt’altro genere. I tre stati sono uno diverso dall’altro, ma lo sperimentatore è unico: è la coscienza, presente in tutti gli esseri umani, che non subisce mutamenti col cambiare dello stato fisico.”

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“E’ stato detto che Ishvara, la più alta personificazione dell’Assoluto, abbia tre forme:

– la prima “la Forma Cosmica”, la totalità della manifestazione grossolana;

– la seconda è “il Germe d’Oro” o “l’Uovo Cosmico”, ossia, la totalità della manifestazione sottile, l’origine di ogni creatura;

– la terza è “l’Ente Causale”.

Quando si capisce il significato di queste tre forme, si è in grado di comprendere Ishvara, la Persona Suprema.

Che cosa si intende per Virât-Svarûpâ, cioè la “Forma Cosmica”?

Si dice che Krishna abbia mostrato ad Arjuna la Sua “Forma Cosmica”, ma non è corretto: Virât-Svarûpa èVisvarûpa, ossia l’Onnipresente, “Colui che si assume tutte le forme”. Tutto il mondo fenomenico visibile ai nostri occhi è Dio stesso: tutta la miriade di forme e nomi nell’universo è contenuta nella Sua Forma. Questa prima Forma è definita Jâgrat, la Forma Cosmica sperimentata nello stato di veglia.

La seconda forma è il Divino che si sperimenta nello stato di sogno, Hiranyagarbha, “il Germe d’oro”.

Nello stato di veglia ci serviamo della lingua per parlare, degli occhi per vedere e delle orecchie per sentire; nello stato di sogno compiamo molte azioni, ma con quali mani?

In sogno si cammina molto, ma con quali gambe?

E con quale bocca si fanno tutte quelle conversazioni durante il sogno?

Quando, nello stato di sogno, tutti i sensi sono assopiti, in quale modo ci sono tutte quelle esperienze sensoriali?

Questa è la forma sottile della manifestazione divina.

La terza forma è “l’Ente Causale”.

Non avendo una specifica forma, viene definita Avyakti, “la Non-manifestazione”, il piano causale-informale; tuttavia è presente la Beatitudine e la coscienza di quell’esperienza.

Fisico, sottile e causale sono le tre forme di Visvarûpa Hiranyagarbha e Avyakti. Voi siete la medesima persona che ha esperienza dello stato di veglia, di sogno nello stato di sonno e che gode la beatitudine dello stato di sonno profondo. L’unica entità esistente nei tre stati è l’Essenza Divina, che si esprime col corpo nello stato di veglia, con la mente nello stato di sogno e con la Pura Coscienza nello stato di sonno profondo: è il principio di Ishvara che li unifica tutti e tre…

Una volta riconosciuta questa Divinità, comprenderete il Principio della Realtà Suprema, realizzerete l’identificazione con Quello.”

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“Supponete di scavare un pozzo; arrivati, diciamo, a 100 piedi di profondità dalla superficie, scoprite una buona sorgente che vi dà un abbondante rifornimento d’acqua. Orbene, avete creato voi l’acqua o l’avete portata da qualche altra parte? No, no. L’acqua c’è sempre stata, ma è venuta allo scoperto perché è stata rimossa la terra che la nascondeva. Così pure, in voi è sempre presente la Divinità, ma ve ne siete scordati.”

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“Voi siete l’incarnazione dell’Atma, del Divino Spirito. Voi siete Dio, lo Spirito. Quando nella vostra vita riecheggerà costantemente la convinzione: “Io sono Dio, Io sono Dio, Io sono Dio!”, la vostra esistenza cambierà…

Se invece continuerete a pensare: “Io sono un uomo, Io sono un uomo!”, rimarrete solo un uomo. Abbiate la costante fede di essere divini.”

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“Mentre i Veda sono nel dualismo, il Vedânta è non dualista (Advaita) ed è il non dualismo che fa sperimentare la Beatitudine. Nei Veda predomina il principio dell’ego, mentre il Vedânta ha dichiarato che solo con l’eliminazione del senso di “Io” e di “Mio” si accede alla realizzazione. E’ l’Io che va sradicato, finchè sussiste non sarà possibile entrare nel mondo della Conoscenza Suprema, ma si rimarrà legati a quello della conoscenza inferiore. Perciò, cercate di capire la differenza tra i Veda e le Upanishad.

Il Vedânta è la quintessenza dei Veda: occorre anzitutto praticare e poi predicare; solo a queste condizioni si potrà comprendere il Principio dell’Advaita, cioè del Non–dualismo.”

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“Fate almeno un piccolo sforzo ogni tanto per sperimentare la verità del Vedânta: per quanto vi riesce, dedicatevi ad azioni buone, siate al servizio dell’intera società, ripetete il Nome del Signore.

Non fate niente di meccanico o forzato.

Non fate nulla per gelosia.

Non fate nulla per forza: la coercizione non serve.

Fate che la sola forza sia quella dell’amore che proviene dal cuore: mirate alla forza interiore, anziché a quella esteriore.

Fate tutto con l’amore nel cuore.”

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