FRAMMENTI DI LETTURE,

FRAMMENTI DI LETTURE, PENSIERI E RIFLESSIONI

Giovanni Cecconi

Prendendo spunto da noi «Simbolici», da letture di tavole di fratelli (Peppino Capruzzi – Vinicio Serino e altri), da considerazioni ed altro, ascoltate durante i Lavori Rituali, mi permetto di porre all’attenzione, alcune mie riflessioni sul nostro status di Maestri Architetti. Io penso che l’habitus mentale di un fratello Maestro Architetto sia formato, essenzialmente, da due elementi: semplicità e sobrietà. Il primo rende possibile, nei comportamenti, l’affrancamento da ogni cosa esterna, relativa al mondo dei metalli, e il non ritenersi superiore ai suoi simili, ponendosi, quindi, agli altri, in modo umile e fattivo. La sobrietà lo rende gioioso, e pieno di letizia, così che il suo percorso, proteso in via ascensionale all’edificazione dell’armonia, gli è reso più agevole. Entrambi questi elementi fanno sì che egli non rincorra altri gradi oltre a quello di maestro, consapevole che la sovranità massonica risiede solo nel popolo dei Liberi Muratori e che gli uffici rituali sono elettivi e temporanei. Ma, l’avere queste due qualità, gli permette di liberarsi da quei comportamenti, che s’ispirano alle sordide contese, agli egoismi, ai personalismi e alle vanaglorie. Va da sé, allora, che un Simbolico non può che avere una dimensione di semplicità, di modestia e umiltà, che lo conduce ad essere sereno ed a realizzare l’arte Jean Berain, Abito di Architetto, incisione di Jean Lepautre, fine XVII sec., Bibliothèque nationale de France, département Estampes et photographie  del conoscere, attraverso l’armonia, sintesi dell’universo e massima espressione geometrica del Grande Architetto dell’Universo.

Un Maestro Architetto che, aldilà degli abbracci e dei richiami all’amore e al mondo degli affetti, praticasse l’odio e il rancore, i pettegolezzi e i risentimenti, che calpestasse la dignità e la figura di un suo simile, si porrebbe fuori, volontariamente, dalla propria via iniziatica. «Ama il prossimo tuo come te stesso», «Fai agli altri ciò che vorresti venisse fatto a te stesso, non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto a te stesso» sono massime all’apparenza, semplicissime, ma cardine della Massoneria e del Rito Simbolico Italiano. Nicolas de Larmessin, Abito di Architetto, incisione, 1695, Bibliothèque nationale de France, département Estampes et photographie

 Ma, sappiamo, però, penetrarne il senso, viverne il contenuto e carpirne il significato vero?

Sì, perché non è, poi, così facile, sia sotto l’aspetto pratico che comportamentale. Ma, siccome, il mondo è lo specchio della vita ed il Rito Simbolico Italiano propugna un esoterismo, attivamente, fondato sulla centralità dell’uomo, dobbiamo provare a farlo. Oggi, nel mondo, assistiamo, ancora, a continue violazioni dei diritti umani, in ogni ambito; al tempo, solennemente, abbiamo promesso di tutelare e difendere la dignità umana …; il mondo di oggi dà continui segnali di oscurità, perché oppressione e violenza non sono, solo, un’eredità del passato …, ma un’oscurità che permea la vita del nostro tempo …

La lotta per garantire giustizia a tutti è lungi dall’essere conclusa, perché dolore, sofferenza, ingiustizia, sopraffazione e sperequazioni sono sotto gli occhi di tutti. Altre nostre massime recitano: «Propugna la libertà di coscienza ed il libero esame, vieta ogni discussione che possa turbare il lavoro e l’armonia, sii un microcosmo in un centro permanente di unione fraterna fra persone buone, leali e probe ed instaura legami con tutti coloro che sono animati da sincero amore per il vero, il bello ed il buono».

Sii UOMO, perché il mondo è lo specchio della vita e fa in modo che l’umanità possa godere di quella luce che oggi è offuscata…

«Scava oscure e profonde prigioni al vizio, lavora al bene e al progresso dell’umanità…».

La luce che noi abbiamo cercato deve risplendere nei nostri tempi e templi, per illuminare le speranze e le lotte di noi tutti. Luce ed oscurità convivono in conflitto tra loro, come, pure, quelle tra bene e male, amore e odio, come una spada di Damocle, che pende sull’eterno conflitto tra le forze dell’oscurità e quelle della luce, per il conseguimento di un nuovo ordine mondiale, basato su principi di giustizia, democrazia, uguaglianza fratellanza e tolleranza.

La struggente agonia di chi soffre e i milioni di vite sacrificate sull’altare degli interessi di parte sono un dolente appello ad operare per costruire una comunità mondiale, edificata sulla democrazia globale, che assicuri, a ciascuno, il meritato e giusto ruolo sulla scena mondiale; una comunità fondata sull’amore e sul rispetto, perché la lotta per la conquista dei diritti inviolabili, lascia, certamente, le vittime nel buio del dolore e dell’odio. Amore e odio … guidano e determinano i rapporti tra persone, famiglie, comunità, gruppi e persone; oggi, il mondo si è smarrito e, quindi, occorre attivare tre dimensioni dialogiche, una, tra la persona e il suo Dio (Ipsum tuum cognosce Deum, qui Dei filius est), una tra gli esseri umani, tra loro, e una di dialogo con se stessi.

Bellezza, forza e sapienza guidano il nostro cammino, ma oggi, partendo dal disastro del tempo presente è necessario ripensare alla bellezza, intesa non solo come ciò che è gradevole ed attraente, ma come qualcosa che, nella sua forza sensibile, ci consegna una profondità meravigliosa del suo mistero, in quanto interprete del simbolo del bene, anche metafisico, che in essa prende corpo. Del pari, anche, la forza, va riportata alla sua originaria essenza, intesa come graniticità interiore, come potenza e controllo di se stessi, per superare le asperità della vita ed approdare, con la sapienza, all’armonia del mondo intero, dell’universo. Oggi, la bellezza si è ridotta alla cute umana e alle sue forme, che si presentano come sua identità e che danno sostanza solo a narcisismo e seduzione. La cute e le sue forme hanno attivato tecniche di correzione e di perfezionamento, seguendo non certo, i principi della verità e della bontà, ma i modelli del consumismo edonistico e dell’apparire, come base del successo e del valore umano, tradotto in danaro.

Il tutto, come se l’uomo fosse solo la propria cute e risultasse, perfino, ridicola la proposizione che vedeva nella totalità della persona, l’insieme di una dimensione corporea, di una mentale (legata al pensiero, agli affetti e, perfino, al ruolo sociale) e di una terza, l’anima, intesa come entità – che, sfociando nella spiritualità (il Maestro Architetto), lega l’individuo storico all’eterno.

Nell’attuale percezione, con il suo significato strumentale, legato all’essere visti per sentirsi esistere, come espressione del bene ed in questa prospettiva, la bellezza non salverà, di sicuro, il mondo, ma, paradossalmente, lo distruggerà, perché il delirio sul corpo, sulla sua superficie, cancella ogni senso dell’uomo e dell’uomo nel mondo, facendone oggetto di consumo e di successo, all’insegna della sua mercificazione nel mercato delle superfici del piacere.

La bellezza, come espressione dei sensi e della materialità, senza potervi intravvedere il ritorno al suo più profondo significato, diventa espressione del non senso e ostacolo se legata all’educazione e, perché educare significa insegnare a vivere dentro il mondo, in quel mondo di oggi, che è preso da un’accelerazione che impedisce di meditare e chiedersi quale sia il suo senso e quello dell’uomo, nel mondo.

L’uomo massone segue la legge morale, cerca di dare regole e precetti di vita, riconosce e venera un Ente Supremo, propugna la libertà di coscienza, non pone limiti alla ricerca del vero e al progresso umano, lascia libertà d’azione nel mondo profano, secondo coscienza.

Le Logge e i Collegi sono luoghi dove si riuniscono i liberi muratori, nei quali essi imparano ad amare e servire la Patria, ad apprendere l’esercizio della loro arte che è quella della vita, a pensare, a volere e vivere, come uomini completamente formati e padroni di sé, nello spirito della Patria e dell’Umanità. Risvegliare e fortificare questo spirito contribuisce a perfezionare l’umanità, nella persona di ogni Fratello, a preparare e sostenere gli uomini nella loro ascensione, perché, tale è lo scopo dei nostri lavori. Solo così si realizza il simbolo, l’uomo! Sul piano formale esso rappresenta un’ulteriore conclusiva caduta verso la materialità della vita terrena; ma questa è soltanto un’apparenza, poiché l’ultimo incontro con la vita terrena avviene sotto l’illuminazione spirituale dell’intelletto umano, legando, così, semplicità e sobrietà alla grazia del vivere e convivere, con lo scopo di realizzare la suprema armonia. Solo così il Grande Architetto dell’Universo sarà realizzato nella sua completezza e, quindi, nella materia, come nelle più alte sfere celesti. Che la sapienza illumini i nostri lavori, che la bellezza li irradi e li compia, che la forza li renda saldi.

TRATTO DALLA RIVISTA “ACACIA ” 3020/2

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