DANTE E LA SCIENZA DEL TEMPO

La tradition d’édifier des tours humaines date vraisemblablement du Moyen Âge. Elle perdure en Catalogne, où elle donne lieu à de grands rassemblements festifs. Les castells, c’est-à-dire les « châteaux », sont constitués d’une base compacte de participants, à partir de laquelle des équipes de quatre hommes, appelés « casteliers », grimpent pour former une tour de quatre à neuf étages. Un enfant entame ensuite l’ascension du castell jusqu’au sommet.

Dante e la scienza del tempo

Al Mumec di Arezzo un incontro e una mostra di orologi dedicati al Sommo Poeta riletto attraverso le sue conoscenze scientifiche cosmologiche e astronomiche in occasione delle celebrazio­ni dei 700 anni dalla morte a proporre una insolita lettura di Dante Alighieri al di là della poesia e dell’impegno civile, ma come in­tellettuale innamorato anche della tecnologia e del sapere scientifico, è il Mumec, il Museo dei Mezzi di Comunicazione di Arezzo, che ha annunciato per il 14 maggio una conferenza dedicata a questo tema alla quale parteciperanno il curato­re della struttura museale, Fausto Casi, per la parte scientifica e la storia dell’orologeria, e il vice presidente di Accademia Petrarca, Clau­dio Santori, per la parte letteraria. Contemporaneamente sarà anche allestita una mostra con modelli veri degli orologi, detti al tempo di Dan­te svegliatori monastici o svegliarini, pezzi rarissimi, ancora funzionan­ti, con altri simili che dimostrano gli sviluppi, nei secoli successivi, di questo tema tecnico/ meccanico, di cui Dante è il primo a parlare, an­che se in versi. Nelle sue opere il genio fiorentino tratta diffusamen­te di scienza, soffermandosi sullo scorrere del tempo. Non solo. Dalla Commedia emerge una profonda conoscenza cosmologica e astrono­mica, basata sulle strumentazioni che si utilizzavano nel Medioevo e su una visione dell’universo aristo­telico-tolemaico. Fissa l’inizio del suo viaggio, come emerge dal primo canto dell’ Inferno (versi 37 – 40) al momento dell’Equinozio di Prima­vera, fenomeno che era stato sco­perto da Ipparco di Nicea nel II se­colo a. C.:

Temp’ era dal principio del mattino,

e ‘l sol montava ‘n sù con quelle stelle

ch’eran con lui quando l’amor divino mosse

di prima quelle cose belle (…)

l’ora del tempo e la dolce stagione.

Dante, inoltre, cono­sceva in maniera evidente la Croce del Sud, la costellazione del cielo australe, come si evince da questo passo del canto primo del Purga­torio (22- 27):

I’ mi volsi a man destra e puosi mente

 a l’altro polo e vidi quattro stelle

non viste mai fuor ch’a la prima gente.

Sugli svegliatori si sofferma nel Canto X (139-146) del Paradiso dove scrive:

 Indi, come orologio che ne chiami ne l’ora

 che la sposa di Dio surge a mattinar

lo sposo perché l’ami, che l’una parteù

e l’altra tira e urge, tin tin sonando

con sì dol­ce nota, che ‘l ben disposto

 spirto d’a­mor turge; così vid’io

 la gloriosa rota muoversi

e render voce a voce in tem­pra

 e in dolcezza ch’esser non pò not

a se non colà dove gioir s’insempra.

 E ancora, nel successivo canto XXIV (139-146), paragona i 9 Cerchi degli Angeli con le ruote dentate dell’oro­logio, a sottolineare l’idea di ordine che regola il loro moto:

E come cer­chi in tempra d’oriuoli

si giran sì, che ‘l primo a chi pon mente

 quieto pare, e l’ultimo che voli.

Saranno questi gli spunti al centro dell’incontro che si terrà al Mumec che darà il via a una serie di iniziative, come ha spiegato Valentina Casi, direttrice del Museo, che ricopriranno l’intero periodo estivo e vedranno il loro inserimento all’interno del circuito “La Toscana di Dante” ideato e coordinato da Regione Toscana tramite il comitato “Dante O Tosco, 700°”, presieduto dal Presidente della Giunta Regio­nale, Eugenio Giani, oltre tutto in­signe dantista che sarà naturalmente invitato a presenziare”. Lo scorso anno il Mumec ha organizzato una mostra che ha riscosso grande riso­nanza dedicata alle macchine della magia cinematografica di Federico Fellini, in occasione del centenario della nascita del regista, portata an­che in Gran Loggia a Rimini. E nel 2019 ha reso omaggio a Leonardo da Vinci con esposizione, ospitata anche dal Goi al Vascello, frutto di nuovi studi e recenti ricerche di mo­derni poliedri in legno ispirati ai 25 dei 60 disegni che l’artista eseguì per illustrare la celeberrima opera De Divina Proportione (1498) del ma­tematico Luca Pacioli, suo conterra­neo toscano incontrato a Milano alla corte di Ludovico il Moro.  

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