L’OBIETTIVO CHE MI SONO POSTO

L’OBIETTIVO CHE MI SONO POSTO

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Venerabile Maestro, carissimi Fratelli,

il principale obiettivo che mi sono posto, prima di entrare in questa Istituzione, è Stato quello di aumentare la mia conoscenza. però oggi direi che in realtà era quello di avvicinarmi il più possibile alla “Luce”. Evidentemente, prima di entrare a far parte di questa Loggia, e di conseguenza, di questa mondiale Istituzione che, grazie all’alacre lavoro di tutti i membri che la compongono, ognuno secondo le sue capacità, sia individuali, che psichiche e morali, non sapevo nemmeno che cosa si intendesse per “Luce”, come non avevo la minima idea ci che cosa significasse realmente la parola “Massone”. Oggi, dopo diversi anni che “lavoro” con la Loggia cui appartengo, grazie al contributi dei miei Fratelli, che ho sempre accettato con umiltà (nel limite della mia capacità ad essere umile), ho il mio piccolo bagaglio di esperienze intellettuali. Grazie proprio a queste esperienze, mi sto accorgendo che, più penso di essermi avvicinato alla “Luce”, più la Via si fa irta di difficoltà. O perché con l’aumentare dell’età, nel mio caso, diminuisce la mia capacità, oppure poiché (c questa è la mia speranza) con l’avvicinamento, seppur minimo. all’obbiettivo le difficoltà si fanno più eclatanti. La mia pietra, che pensavo di avere squadrato c levigato a sufficienza, ora mi sembra ancora ruvida e necessitante di ulteriori correzioni. Naturalmente questa mia tavola vuole esclusivamente esaminare un solo aspetto del lavoro, che mi sono prefisso per dare il mio contributo all’attività che ha miglioramento per scopo il dell’uomo, poiché, se mi sarà data occasione e se nel futuro riuscirò a proseguire nell’esame, sarò grato alla Loggia che mi consentirà la prosecuzione della mia vita. Per ora mi limiterò ad esaminare l’aspetto individuale dell’Uomo poiché, secondo il mio modo di vedere, prima di migliorare l’Uomo inteso nella sua globalità, mi sembra opportuno migliorare l’aspetto individuale dell’Uomo, cioè prima di assemblare il Tempio nella sua totalità è necessario curare il miglioramento della pietra che concorre all’avanzamento della costruzione: a questo scopo l’esame ed il perfezionamento dell’individualità ha la sua importanza, poiché, se anche solo alcuni dei componenti di un complesso presentano una minima anomalia, l’opera finale ne soffrirà avendo accumulato la somma di tutte le imperfezioni presenti nella totalità. Ne è simbolo la pietra cubica che, assieme agli altri simboli presenti nel Tempio, ci serve come modello. Il modello più adatto, tenendo conto della mia situazione attuale, che mi viene suggerito dalle circostanze, e forse dalla congenialità, è quello di esaminare in modo approfondito la propria individualità per poi risalire ad altre mete, restringendo la visone dell’essere fino a giungere all’unità. Purtroppo, ora che penso di avere una apertura leggermente più ampia di quella precedente, ho una visione un po’ più limpida dei metalli che appesantiscono la mia individualità e ciò, per certi versi, mi aiuta. ma per altri mi scoraggia, anche perché mi evidenzia più chiaramente la massa di difficoltà che devo ancora affrontare. Questa elucubrazione la faccio dopo aver superato una crisi durata circa due mesi, dopo i quali sono stato aiutato da un Fratello che ha saputo darmi un aiuto per diradare un po’ di confusione, incoraggiandomi a proseguire nel lavoro interiore che aveva subito una stasi, Ora la Massoneria mi sta aiutando molto perché, frequentando il Tempio e partecipando ai Riti con i Fratelli, mi sento continuamente alimentato da quella energia che ne scaturisce. Durante questo periodo di tempo ho studiato, con la massima concentrazione consentitami dalle “distrazioni” che mi sono imposte dai mici doveri profani, alcuni testi che parlano di alchimia tra i quali, il primo che citerò, mi è parso meno classico, mentre il secondo mi è sembrato molto più pregno. Essi mi sono serviti da introduzione all’argomento e, continuando, fino ai massimo della intensità di immersione consentitami nella materia dell’alchimia, Eccoli: “La Nuova Alchimia” di Osho, cd. Psiche e “Alchimia” di Titus Burekhardt, ed Guanda. Questo studio. mi ha aiutato molto a vedere il mondo da un punto di vista più generale, cioè più macroscopico. In questo modo non ho risolto il mio problema, ma lo ho alleggerito enormemente. Anche perché la materia mi sembra così complessa che, nonostante abbia riletto il testo di alchimia di Burckhardt almeno tre volte, non ho ancora la capacità di esprimermi in modo esauriente su questo argomento; l’unico commento che mi sento di formulare è questo: fino ad ora è la migliore visione delle realtà che mi è stata prospettata, la cui sacralità mi sembra tale che non ho ancora il coraggio di fare neanche il tentativo di azzardare alcun commento. L’opera mi sembra cosi completa che, tentare dal mio livello di comprensione di commentarla, mi sembra quasi un “sacrilegio”, quindi, prima di entrare in essa, dovrò ancora completare la mia purificazione per poi rischiare qualche punto di vista su una così grande opera. Ma anche questo non mi è sembrato abbastanza proficuo, perciò mi sono domandato sono io (come individuo) all’altezza di approdare a qualche soluzione con queste riflessioni? A questo punto mi è arrivata una prima risposta: certamente se mi fosse preclusa la comprensione di un argomento di cui riesco a recepirne l’importanza non mi sentirei così attratto da esso. Lavia iniziatica è lunga e non ha alcuna scadenza per l’arrivo, anzi ho sentito dire, da più di un fratello e anche io la penso così, che il lavoro dei Massone non finisce mai. Questa riflessione è avvenuta nel mio intimo e mi ha incoraggiato a proseguire coi mio “lavoro”, con la pazienza caratteristica di un massone, necessaria ai proseguimento nella Via. Con maggior coraggio continuerò a “lavorare” senza curarmi di coloro che potranno dirmi, come mi hanno già detto (a lavori aperti), che a loro parere sembra un po’ tardi perla mia età essere ancora a questo livello. O forse questa espressione è solo il fatto di una mia interpretazione, causa la imperfezione della mia pietra? Ma questa dichiarazione mi ha sollecitato a intensificare il mio lavoro. Dopo queste riflessioni comincio a sentirmi veramente più avanti nella Via intrapresa, anche se “virtuale”, ma ho l’impressione che la virtualità sia solo un attributo provvisorio, destinato a scomparire da solo Se le circostanze mi consentiranno di continuare nel mio lavoro, ritornerò con altra tavola che potrà essere più esplicita di questa.

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’.  DANTE OBERTO

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