IL TERZO GRADO

IL 3° GRADO

Nel 3° Grado della Massoneria troviamo un appello del tutto diverso e distinto da quelli dei gradi precedenti. Il Maestro Massone entra nel raggio di una nuova influenza, conosce un altro mondo, toglie ancora uno dei veli che lo separano dalla reale comprensione della vita c della morte. Forse la principale caratteristica del grado è l’atmosfera che crea: cosi reale e, tuttavia, sì evasiva nella descrizione. Vi è un senso di mistero, di qualche cosa che sentiamo e percepiamo benché essa si trovi al di là della nostra comprensione. Ci eleviamo, siamo sul punto di afferrarla ma quella si ritrae e noi, pur rimanendone delusi, realizziamo una pace particolare, stranamente rasserenante e portatrice di felicità. Non abbiamo ancora raggiunto l’inaccessibile, tuttavia ne siamo stati tanto vicini da riceverne un brivido di soddisfazione. Non abbiamo toccato l’archetipo; ma non importa: dopo di tutto, in realtà, non calcolammo mai di raggiungerlo. Però possediamo un « quid » che lo sostituisce fino a che, un giorno, l’impossibile sarà compiuto e ci troveremo faccia a faccia con la stessa Realtà. L’esistenza di sacri simboli ci garantisce che essi sono la proiezione di qualche cosa. Per mezzo di un supremo sforzo ne abbiamo raggiunto il centro; poi, impossibilitati a rimanere per più di un momento su tale vertiginoso punto della bilancia – in una « posizione senza grandezza », come Euclide, cosi bene la descrive – ricadiamo sul punto da cui venimmo e prima di avere avuto il tempo di localizzare la formidabile, sublime realtà che riempie il vuoto del Nulla. Rimane il fatto che abbiamo, per un momento fugace, toccato l’essenza e ne conserviamo un ricordo, velato ed oscuro, ma pur sempre rischiarato debolmente dall’ineffabilità. E cosi noi custodiamo i nostri sacri simboli come cose senza prezzo, perché sono testimonianza e ricordo dell’ultimo, finale mistero che, se svelato, renderà tutte le cose chiare e ci mostrerà la splendente visione del Tempio perfetto. Si avverte un’acuta nota di conflitto nel 3° Grado che è pieno di « coppie dei contrasti ». Inutile ed indesiderabile parlare particolareggiatamente di essi, in un libro come questo; ma i lettori potranno scorrerli con l’occhio della mente ed afferrare l’eco dell’urto tra le forze della luce e delle tenebre, del buono e del cattivo, evidenziati dal dito indicatore della Cerimonia. Vita e morte, amore e odio si lanciano l’un contro l’altro c la mortalità cede, infine, il posto all’immortalità. Codeste opposizioni combinate alla forma drammatica tramite cui la tragedia è espressa ha una potente influenza su tutti i partecipanti al Rituale, sveglia quelle segrete qualità del cuore dove si annida la coscienza del mistero e della bellezza. Pochi fra coloro che hanno preso parte alla cerimonia della rinascita, potranno mai più rimanere indifferenti al significato della vita e della morte, allo studio della « nostra propria origine e destino ». Questa – lo diciamo con certezza – è la prima conquista del 3° Grado, della Massoneria, Non basta avere sviluppato tutte le virtù come il 1° esorta a fare; né possedere l’intera conoscenza come suggerisce il 2° Grado. Qualcosa di ancor più profondo, di più ampio e più logico è richiesto al Maestro Massone. Egli deve guardare oltre la vita per comprenderne l’intero significato. Solo l’esperienza della morte può permettere di comprendere la vita. Una cosa è vivere coerentemente; ma conoscere cosa sia l’essere e cosa il non essere, ecco il supremo segreto che il Maestro Massone anela afferrare. Riuscirà egli a procedere sino a quando non traverserà questa soglia? Potrà raggiungere l’Occidente, toccare l’Oriente e trovare sul Centro la pace, il silenzio, l’ambiente celato, in cui come Massone egli non potrà più errare? Si, tutto ciò è possibile. Altrimenti la Massoneria, come pure gli Misteri Antichi, con i quali essa si identifica in maniera tanto stretta, sarebbe cosa insignificante; una porta massiccia che non conduce da nessuna parte. I simboli reali esistono c, sebbene non possano essere descritti, tuttavia ognuno di noi ha la maturità potenziale per comprenderli. Persino durante la vita è possibile attraversare la valle delle tenebre e raggiungere una più lontana sponda. Oggi, l’uomo – come è stato detto dagli Illuminati – ha la capacità di perdere la vita, ma comunque di ritrovarla più ampia. Gli è permesso bussare alla porta dei Misteri e gli sarà aperto. Nel mezzo del rumore e dell’agitazione mondiali, nel dolore e nell’affanno del corpo e di ogni pena, fra tutti i turbini, le discordie degli uomini e la marcia degli eventi distruttori il Maestro Massone può rintracciare e raggiungere il Centro, rimanere con il Sé tranquillo nell’intera fantasmagoria variabile della vita, senza passioni inferiori, distaccato, forte e fermo, costante e deciso, presente in ogni attività, pieno d’amore, attivo, ma pur sempre in disparte e non identificato con la disarmonia. Tanti sentieri conducono a codesta meta quanta è la varietà degli uomini. Chi la raggiunge per mezzo della suprema filosofia, chi con lo spirito devoto, chi con la saggia azione. Filosofo, santo, devoto, uomo attivo, ognuno deve trovare a suo modo il Centro ove esistono i simboli reali di un Maestro Massone per tornare ad illuminare i fratelli con quelle parole frammentarie adatte al linguaggio di coloro che ancora non hanno raggiunto il Centro. In via generale potremo dire che il 1° Grado esorta alla retta via, il 2° Grado al retto pensiero, il 3° Grado è diretto al Fine Inevitabile. Ma, in dettaglio, cosa insegna la Massoneria in proposito? La risposta alla domanda si ritma in tre stadi, corrispondenti sommariamente ai 3 Gradi stessi. In senso esteriore, exoterico, i dettami della Massoneria sono molto semplici e diretti: la morte, con tutti i suoi terrori per l’uomo comune che ne ignora il vero significato, non è affatto la peggior cosa che possa capitare. La perdita dell’onore, l’indifferenza alla verità, la rottura di un sacro e solenne obbligo, questi fatti sono molto più deleteri e di conseguenza se vi deve essere una scelta tra il disonore e la morte, il Maestro Massone non ha esitazioni. Egli non tradirà la sacra fiducia deposta in lui e lascerà accadere ciò che accadrà. Se dovrà morire, non gliene importerà: suo compito sarà di non contaminare il proprio onore e quello dei Fratelli. Se le proprie qualità interne risultassero false tutta la struttura della Massoneria crollerebbe, non potrebbe sussistere la reciproca fiducia e nessun Fratello riuscirebbe ad affidare il proprio io alla Confraternita. Il Tempio sarebbe distrutto, ogni mattone sgretolato e bisognerebbe ricominciare la costruzione dalle fondamenta. No: i principi dell’integrità, dell’onore della fiducia assoluta che nulla può scuotere, ecco i supremi principi sui quali il nostro Ordine è fondato e che tutto il resto, compresa la stessa morte, non possono scalfire. Questo è il primo e più chiaro insegnamento del 3° Grado e, nel proporcelo, l’Arte ripete quanto gli uomini più” saggi hanno saputo da tempo immemorabile anche senza mai avere sentito il nome della Massoneria. « Fedele sino alla morte », ecco il motto del Maestro Massone. E se la conseguente realizzazione ne rappresentasse la chiave di tutta la vita, la Massoneria avrebbe già svolto uno splendido servizio all’intera umanità ed il suo nome sarebbe onorato più d’ogni altro, da generazione a generazione. Se ogni Maestro Massone riuscisse a mantener fede al proprio giuramento « senza evasioni, equivoci o riserve mentali di qualunque specie », preferendo soffrire la morte, piuttosto che calunniare il buon nome di un Fratello, si ergerebbe dal seno stesso dell’umanità una fratellanza che porterebbe a compimento il Sacro Tempio, quasi entro il raggio della nostra visione terrestre. Uno standard di tale fedeltà condurrebbe gli individui ad un così alto livello di benevolenza, che non soltanto gli uomini cesserebbero di ferirsi l’un l’altro, ma perfino il non compiere un atto di pietà sarebbe considerato un peccato mortale. Questo e null’altro è il vero significato dei Cinque Punti Perfetti della Maestria per i quali il Maestro Massone è tenuto ad impegnarsi. Non è facile entrare nel primo vestibolo e divenire Massone: tuttavia è impresa ancora più seria assumere l’impegno per il giuramento di Maestro Massone cui restare fedele sino in fondo. Ogni Maestro Massone ha il tempo di pensarci bene sopra scandagliando se stesso; e in ogni sacra determinazione, in tutti i casi di prove e difficoltà, ha occasione di seguire il nobile esempio della grande Figura Simbolica che ha sofferto la morte, piuttosto che mancare al proprio impegno. Mentre questo è il significato morale che il 3° Grado offre all’ Apprendista, esiste anche un insegnamento che viene diretto al Compagno e che si rivolge alla mente e le presenta la conoscenza dei mondi oltre la morte. Infatti, la Massoneria, in comune con ogni grande religione e quasi con ogni filosofia, non solo afferma con suprema certezza che l’anima dell’uomo è immortale e sopravvive alla distruzione del corpo, ma insegna pure che la natura della vita futura può venir studiata e conosciuta da coloro che la cercano diligentemente, perfino di qua del « velo ». Noi riconosciamo pienamente che quest’ultimo concetto è completamente scomparso dalla maggioranza delle forme moderne dell’ Arte Massonica, tuttavia lo studioso potrà trovarne tracce dell’esistenza nei Rituali dei Gradi Superiori; essa forma un’importante ed intrinseca parte dell’istruzione Massonica, precisamente come accadeva durante gli antichi misteri dai quali la Massoneria è derivata. Esistono già molte indicazioni che il secolo dell’ignoranza su tale affascinante argomento sta arrivando, con rapidità, alla fine, e al suo posto sorgerà un’Era nella quale la conoscenza della vita dopo la morte fisica costituirà un retaggio universale ed i concetti relativi diverranno « realmente familiari » agli uomini come tanti altri grandi misteri della natura che l’uomo ha lentamente penetrato con la sua intelligenza c inquadrato nella sfera della comprensione. Le mirabili conquiste della scienza fisica moderna sono tante e cosi profonde che la nostra familiarità con esse ed una mancanza d’immaginazione possono farci perdere di vista il raggiungimento di ulteriori grandezze e conquiste che ci si apre davanti. Se l’uomo è capace di misurare, contare, scomporre, controllare quei miliardi di particelle che chiamiamo atomi, elettroni e che vibrano con velocità sbalorditiva, mossi da forze inconcepibilmente grandi, se l’uomo può, con abili strumenti, determinare la composizione delle stelle nell’impenetrabile profondità dello spazio, se può investigare matematicamente e con altri mezzi il processo che la Natura adopera per eseguire i suoi miracoli: se può eseguire tutto ciò ed altre cose troppo molteplici da essere menzionate, non potrà egli anche scoprire il proprio Sé, rintracciare lo splendore della propria origine, riconoscere che ogni corpo non è altro che un vestito ed un meccanismo, sia pur di stupenda complessità e bellezza, che egli e tutte le altre anime viventi abitano semplicemente, essendo delle espressioni del medesimo G.A.D.U., in seno al quale ogni cosa dovrà tornare a tempo debito? Il sogno dell’immortalità dell’uomo non fu una chimera attraverso i secoli: è una visione – forse parziale ed oscura – ma pur sempre una visione di realtà e di verità. Nonostante tutta la filosofia dei materialisti, l’uomo ha sempre saputo d’essere immortale. La religione, con tutti i santi che ne costellarono il sentiero, lo ha insegnato. Ed oggi la stessa scienza si avvicina a dimostrarlo. Studiammo che nel 1° Grado la vera natura dell’uomo è abbozzata come una triade di corpo, anima e spirito; Sé, non Sé e relazione tra loro, o coscienza. Nel 2° Grado l’attenzione fu rivolta a tale rapporto che il Compagno avrebbe dovuto studiare con la più intensa attenzione. Se lo studio in questione è perseguito diligentemente, l’Artigiano raggiunge la prima essenza della propria natura, intravede il Centro e inevitabilmente forgia il suo animo per il grado di Maestro Massone in cui raggiungerà, se ne sarà capace, il Centro e si autorealizzerà come pura coscienza, scissa da ogni forma corporea. Logicamente ed inevitabilmente perciò il Massone sale, passo dopo passo, quella scala mirabile costruita dall’Arte, imparando, in primo luogo, a conformare la sua condotta ad ogni legge morale ed etica; a studiare i misteri celati della Natura e della Scienza che gli fanno conoscere se stesso e trasformare la credenza istintiva nell’immortalità in una certezza piena. Infine porta i suoi studi ancora avanti, sino a raggiungere, prima, una vaga Conoscenza, poi, una considerevole pienezza di dettagli sulle condizioni della vita universale anche per quanto riguarda il lato oltre il velo. Se la Massoneria vuole vivere in coerenza con se stessa e continuare il suo immenso lavoro per l’elevazione del mondo, come ogni Massone sa che avverrà, essa deve appellarsi di nuovo, come nei secoli passati, al più interessante di tutti gli studi umani: il significato interiore della vita, la conoscenza di noi stessi. Le grandi Realtà furono note agli uomini in epoche precedenti; oggi solo pochi viventi le conoscono. Presto tutti le raggiungeranno e «l’immortalità dell’anima» non apparterrà, quale concetto di fede, alla sola religione ed alle pie credenze ma rappresenterà la suprema realizzazione dell’intelletto. Così il « Signore della Vita » ci porrà in grado di calpestare il Re dei Terrori sotto il piede ed eleverà il nostro sguardo alla chiara Stella del Mattino, di vita senza fine ed illimitata realizzazione, il cui sorgere porta pace e salvezza ai fedeli e a coloro, fra gli uomini che obbediscono. Con la certezza dell’immortalità, la paura della morte sparisce e assieme ad essa tutte le paure inferiori, c l’anima, constatando di essere « salva » dalla distruzione e dall’annientamento, vive per sempre in pace con se stessa. Ora noi possiamo avanzare oltre a queste esteriori, benché importanti verità e spingerci più profondamente nel reale mistero. La Massoneria, proprio come nell’antichità, non può soffermarsi brevemente alla sola dimostrazione dell’immortalità dell’animo, o giusto alla dettagliata conoscenza di quanto cela la morte corporea. Vi è ancora un profondo mistero interiore da rivelare. Assieme al concetto di una morte esterna, fisica, relativa esiste una morte interna, mistica attraverso la quale lo spirito ascende ad una glorificazione di se stesso che soltanto coloro che la sperimentarono possono rivelare. Nel passato tutte le religioni ne hanno parlato in innumerevoli allegorie e simboli. Ma i simboli sono stati accettati letteralmente e, quindi, fraintesi; la religione, materializzata e degradata e la superstizione hanno rimpiazzato la vera fede nella realtà dell’inconoscibile. Santi Cristiani, Mistici Maomettani, Yogi Indu, Lama Buddisti, Gnostici Greci, Sacerdoti Egizi, in ognuno di costoro, quando raggiunsero la meta, nacque una testimonianza della visione trascendentale dove ogni barriera sparisce e dove l’unione si ancora. Ogni testimonianza in proposito si trova d’accordo sul fatto che, prima di raggiungere il definitivo perfezionamento, subentra un periodo di intensa sofferenza ed agonia mentale e spirituale, spesso anche corporea che deve essere sopportato sino in fondo. Prima che l’anima si elevi di nuovo nella sua gloria, vi deve essere il Gethsemani ed il Calvario. Appare una solitudine, una desolazione ed un isolamento della più amara intensità dinnanzi all’anima liberata che deve, in ogni modo, sciogliersi dagli ultimi, decisivi legami con la materia. Essa dipende ancora da alcuni ganci del mondo relativo; e sola, lontana, regale nel proprio diritto, ma ora sa che esiste un’Unica Vita la quale si manifesta tramite molte forme. Questa è la ragion d’essere e la radice della vera Fratellanza di cui ogni Confraternita umana è riflesso ed ombra. Identità potenziale di vita, benché differenza di forme, una famiglia e molti membri; un albero ma innumerevoli diramazioni. Che cosa può ancora venir detto della visione radiosa che supera tutte le normali esperienze facendole somigliare ad ombre ed illusioni e dando una spiccata realtà a ciò che prima esisteva nei mondi dell’immaginazione e della fede? II Maestro Massone può entrare in contatto con quanto hanno scritto e sperimentato i Santi, durante l’estasi, gli Yogi, durante il samàdhi. Eppure a molti uomini è concessa una frammentaria anticipazione della piena c completa visione; essi possono sempre captare la forte pulsazione dell’Unica Vita che anima e adombra tutto, Onnipotente nella forza, Infinita nella saggezza, Splendente attraverso tutte le bellezze dell’universo. La percezione può avvenire in cima ad una montagna o davanti ad una spumeggiante cascata d’acqua, nel glorioso spuntar del sole e negli splendori del suo tramonto, nelle profondità dell’oceano o sulle ali dell’uragano, davanti all’albero del bosco ed alla graziosa farfalla, nel mirare una Stella lucente o la brillante rugiada, sullo splendore di un campo di neve o nel profumo delle piogge tropicali, nelle altezze di una trascendentale matematica e filosofia, contemplando la saggezza di Socrate, leggendo la poesia di Shakespeare, ascoltando la musica di Scriabine o nelle altre nobili realizzazioni dell’uomo e miracoli della Natura. Tutto ciò può dare transitori e isolati lampi della sacra visione. Ma vi è soltanto una via, ed una sola, che eleva l’anima nel pieno contatto con le grandi altezze: cioè i cinque Punti Perfetti della Maestria. Poiché soltanto con l’amore e con la fraternità il Maestro Massone può essere elevato ad una Vita Superiore e ad una più complessa conoscenza dei Misteri. Ecco la ragione per cui la Massoneria è, giustamente ed inevitabilmente, in primo luogo, una Fratellanza, un vincolo d’amicizia. Qualità, che costituisce la suprema guglia del Tempio.

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. ARTHUR EDWARD POWELL

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