LETTERA APERTA DI UN APPRENDISTA AL MAESTRO VENERABILE DELLA FRA’ DOLCINO
Carissimo Maestro Venerabile, le ultime Tornate, che hanno arricchito i nostri Architettonici Lavori dopo la pausa estiva, hanno senz’altro rinvigorito gli animi e stimolato le menti, tra l’altro mai sopite, – come Voi – Maestro Venerabile, avete ben ricordato e sottolineato.
Stimolate ad un Lavoro costante, sempre più impegnativo e, permettetemi di aggiungere, impellente per il “completamento” di quella parete incompiuta simboleggiata ad occidente nel nostro splendido Tempio.
Le parole Vostre, Maestro Venerabile, del 1° e del 2° Sorvegliante, dell’Oratore ed il riscontro degli altri Fratelli intervenuti, sono state – per me – intense di significato muratorio: hanno evidenziato il Lavoro svolto e delineato minuziosamente il duro e complesso Lavoro che ci attende suddividendo tre fasi come tre sono i gradi nell’Arte Muratoria:
• Apprendista – Prima fase – Sgrossare, costruire e fortificare.
“L’Apprendista deve Lavorare, soprattutto, per rafforzare la sua componente fisico-psichica, riqualificare e rigenerare, attraverso un attivo e continuo processo di trasformazione, il suo mondo sensoriale, sentimentale e mentale”. “La Pietra cubica, l’esaedro, è il capo d’opera che deve realizzare l’Apprendista”.
• Compagno – Seconda fase – Sensorialità: capacità morale, spirituale, intellettuale di cogliere, recepire, reagire.
“A differenza degli Apprendisti, che devono osservare il silenzio, i Compagni possono prendere la parola”. “I Compagni si dedicano soprattutto, allo studio dei doveri dell’uomo verso Dio, se stessi e l’umanità”. “Il rituale attira l’attenzione sui cinque sensi, che sono i mezzi messi dalla natura a sua disposizione per il compimento perfetto del suo Lavoro”.
• Maestro – Terza fase
“La maestria costituisce il terzo ed ultimo grado della Massoneria. Il Maestro Massone possiede teoricamente e mette in pratica tutti i segreti dell’Arte”.
La “progettualità” da Voi, – Maestro Venerabile -, linearmente espressa, forse non può essere argomento di una Tavola d’Apprendista quale io sono, e mi scuserete se posso aver accennato a ciò; comunque, gli strumenti consegnatimi lavorano alacremente: il mazzuolo, – usato secondo le regole dell’arte -, è pronto, se non già ha iniziato a battere colpi sempre più forti e determinati sullo scalpello, per adempiere al Lavoro affidatoci dalla nostra Iniziazione, e affinché sia possibile forgiare con fibre di acciaio l’anello che insieme agli altri verrà a formare quella ben salda e necessaria catena a cui il Fratello Oratore si è riferito.
La catena non è, non può simboleggiare un vincolo pesante, uno stato di soggezione, una subordinazione forzata; non serve a legare o tenere chiuso, fermo, ma è e dev’essere un solido legame, una catena d’unione e d’amore, una serie continua di anelli inseriti uno nell’altro che costituisce la forza per liberare, spezzare, rompere e riconquistare la libertà.
Il nostro Lavoro credo non possa finire, come in effetti non finisce, nel Tempio, solo tra Fratelli, nella sacralità dei luoghi dei nostri incontri Rituali, ma riconosciamo, invece, che il Tempio massonico è immagine del cosmo, la cui lunghezza va da occidente a oriente, la cui larghezza si estende dal settentrione al mezzogiorno e l’altezza dal nadir allo zenit. La sua volta stellata, come quella del cielo, ripara e protegge, – si -, uomini di ogni ceto e di ogni colore, purchè desiderosi di luce e disponibili a dare il loro contributo per la costruzione del Tempio universale. Forse mi sbaglio? Con il triplice fraterno saluto.
Carissimo Fratello, ti ringraziamo per la Tavola inviatoci, che sicuramente pone alla riflessione di tutti un tema di grande attualità ed interesse, quale quello di come determinare la ricaduta nel mondo profano della esperienza massonica che i Fratelli acquisiscono perseverando nei Lavori di Loggia.
Data: 12 dicembre 2002
IL MESSAGGIO DI JONATHAN LEVINGSTON
Non molto tempo addietro mi è capitato di leggere il libro “Il Gabbiano Jonathan Levingston” di Richard Bach: l’ho letto, riletto e meditato ed, alla luce del mia esperienza iniziatica, mi sono rammaricato di non aver mai sentito farne riferimento nel corso dei Lavori di Loggia a cui ho partecipato.
Ricordo la circostanza non perché sia mia intenzione – non ne sarei capace – parlare della storia di questo gabbiano che abbandona la massa dei comuni gabbiani, per i quali il volare non è che un semplice e goffo mezzo con cui procurarsi il cibo ed impara ad eseguire il volo come atto di perizia e di intelligenza, tanto di perfezione e di gioia.
Nè tanto meno spiegare il perfetto parallelismo che mi sembra si debba cogliere tra la vicenda del Gabbiano Jonathan ed i tre gradi della Libera Muratoria.
Sento, però, di dover esprimere un dubbio che spesso, dopo tale lettura, mi ritorna in mente. Il Gabbiano Jonathan, mentre persisteva nell’esercitarsi, nell’istruirsi per assaporare la gioia di nuove conquiste, ha incontrato il “Gabbiano Anziano Ciang” che, malgrado la tarda età, dimostrava intatto tutto il suo vigore, volava meglio di qualunque altro ed era padrone di tecniche di cui gli altri dello stormo conoscevano appena i rudimenti.
Al Gabbiano Jonathan l'”Anziano Gabbiano Ciang” insegna che si può arrivare da qualsiasi parte, in qualunque luogo, nello spazio e nel tempo, quando lo si desideri e si voglia.
“Aporeo” vuole stimolare verso tali vette e come il “Gabbiano Sullivan” sembra ripetere: “Se non continui ad imparare, il mondo di poi sarà identico a quello di prima ed avrai anche le stesse limitazioni che hai ora qui, gli stessi handicap”.
Perciò persisto, con tutte le energie, nell’impegno ad andare avanti ed a conquistare nuovi traguardi. Purtroppo, estremamente difficile mi sembra riuscire ad incontrare l'”Anziano Gabbiano Ciang” che insegna ed aiuta.
Da qui il dubbio che, tramite “Aporeo”, pongo all’attenzione ed alla saggezza di tutti i Fratelli: non sono capace di imparare a volare o forse gli “Anziani Gabbiani” non riesco a vederli? Per un umile gabbiano, ancora nello stormo, può essere importante saperlo!
Spero, comunque, che queste confuse considerazioni saranno comprese nel giusto senso e che la domanda posta sia di stimolo per una riflessione sull’impegno massonico che si vuole profondere. Con il triplice fraterno saluto.
Oggetto: Rileggere Pinocchio
Ho trovato molto interessante la Vostra iniziativa di sollecitare la riflessione su “Pinocchio” e sull’attualità del suo messaggio, attorno al quale può fondarsi un modello pedagogico e partire per ricostruire l’identità degli italiani.
In tal senso mi pare che vadano le parole del Gran Maestro Gustavo Raffi nell’intervista rilasciata a Sauro Mattarelli, Direttore de “Il Pensiero Mazziniano”, che mi permetto di segnalarvi. Con il triplice fraterno saluto.
Oggetto: Bianco e Nero
Il nostro pavimento è Bianco e Nero: luce e ombra. Le colonne sono a settentrione (Nadir) e meridione (Zenit). Il M.·. V.·. è ad Oriente (Nascita). Il primo sorvegliante è ad Occidente (Morte). Sole – Luna e tutti i simboli del Tempio stanno ad invocare il dualismo.
Ma l’uomo com’è, bianco o nero? Entrambi, perché dentro ognuno di noi c’è il bianco e c’è il nero: su questo credo che potremmo trovare l’accordo di tutti i Fratelli. Dunque, mi e vi chiedo: l’uomo può essere grigio?
Di bianco ne esiste uno solo, di nero uno solo, di grigio infiniti, tutti diversi gli uni dagli altri. L’uomo è variegato, differenziato, mobile, non deve essere un’entità statica, ma un divenire, un continuo contrapporsi a sé stesso: tesi-antitesi-sintesi, bianco-nero-grigio.
I fratelli come sono? Tutti bianchi, tutti neri? Non sarebbero fratelli, non sarebbero uomini, sono grigi! Ognuno è a suo modo grigio diverso, contraddittorio con altri; può essere affine, ma non uguale. Cos’è che deve accomunare i fratelli? La libertà, la percezione del bianco e del nero, la consapevolezza di non essere soltanto l’uno o l’altro, ma entrambi.
V.·. I.·. T.·. R.·. I.·. O.·. L.·.: la ricerca del bianco e del nero con la consapevolezza del grigio.
Ma questo bianco e questo nero sono immobili? Secondo me no, ma dalla loro mescolanza può nascere sempre lo stesso grigio pur essendo diversi i punti di partenza. Noi camminiamo, squadriamo i nostri quadrati bianchi e neri, che non sono mai gli stessi, almeno individualmente, ma nella collettività dell’officina sono un’entità univoca tesa al lavoro collettivo; ognuno portando il suo grigio, rappresenta un progetto mutevole che si porta sempre dentro due simboli fondamentali: il bianco ed il nero.
Noi lavoriamo per distinguere il bianco dal nero, ci scontriamo continuamente con la realtà materiale fuori del Tempio e cerchiamo dentro di esso di innalzarci, di staccarci dalla materia, di discriminare i due elementi e portare nel mondo profano i frutti del lavoro svolto per il bene della Fratellanza e dell’Umana Famiglia.
Usiamo dei simboli, lasciamo i metalli fuori del Tempio, ci riuniamo in un punto geografico, geometrico, geodetico noto solo a Noi, in grazia dell’ora e dell’età. Siamo fuori del materiale, siamo fuori del tempo e dello spazio profano. E’ qui che lavoriamo! Lavoriamo per essere meno grigi, per cercare di essere, se non bianchi, almeno sempre più chiari.
Arriveremo ad essere bianchi? Non credo, ma la nostra tendenza è questa, ci proviamo, ci impegniamo, utilizzando le forza collettiva dell’Officina, gli strumenti e le conoscenze che di volta in volta assimiliamo e coaguliamo all’interno di Noi stessi. Questo è il nostro volere collettivo, questa è la nostra volontà.
Un Fratello
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Data: 10 settembre 2002
Oggetto: I docenti massoni non potranno insegnare nell’Università Cattolica
Abbiamo ricevuto la segnalazione di gravissimi atti discriminatori cui i massoni sono oggetto in Paraguay. Pubblichiamo l’articolo che segue al fine di darne la più ampia diffusione possibile allo scopo di contribuire ad un’efficace sensibilizzazione su questo caso inquietante.
E’ certo che un professore universitario della ‘Universidad Católica Nuestra Señora de la Asunción’ che appartiene alla massoneria, dev’essere escluso dell’insegnamento dell’UC, segnala una nota inviata dalla CEP (Ndt: Conferenza Episcopale Paraguaiana) al rettorato dell’alto istituto di studi, firmata da Mons. Jorge Livieres Banks, vescovo di Encarnación. Aggiunge che, se vi sono voci, il sospettato deve smentirle per iscritto.
Il documento, in data dello scorso 30 luglio e reso noto solamente ieri, cita due enunciazioni precedenti, una delle quali, la dichiarazione dottrinale della CEP secondo la quale la risposta ufficiale della Chiesa Cattolica è che ” non si può essere massone e cattolico contemporaneamente e, benché si siano attenuate le rivalità, la massoneria è inconciliabile con la fede cristiana ”.
Aggiunge: ” Qualora esistano voci che un docente sia massone e questi non l’ammetta in maniera chiara, gli deve essere chiesta una formale dichiarazione scritta che neghi la sua appartenenza ad una loggia massonica ”.
Soggiunge ugualmente: ” pertanto, si reitera il giudizio negativo della Chiesa rispetto ad associazioni i cui principi sono considerati inconciliabili con la dottrina ”.
Questa stessa dichiarazione puntualizza che vi sono, in effetti, cattolici invitati ad entrare nella massoneria che, ” dentro il clima di dialogo democratico e con la mentalità pluralistica cui ora aspirano i paraguaiani, cercano un’informazione autorevole da parte della Chiesa.
Sebbene il nuovo Codice di Diritto Canonico – afferma – non scomunica ormai in modo concreto i massoni, la Seconda Congregazione per la Dottrina della Fede, il 26 novembre 1983, ha fatto conoscere la dichiarazione” su questo punto.
Si ritiene allo stesso modo a proposito di questa dichiarazione dottrinale che ” è opportuno ricordare nuovamente, come già lo ha fatto la Santa Sede, il Celam (Ndt: Consiglio Episcopale Latinoamericano) e vari vescovi nelle loro rispettive diocesi, la dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica sull’adesione alla massoneria, a partire dal Concilio Vaticano II e secondo le norme canoniche attuali, e ciò particolarmente nel Paraguay ”.
Nella nota inviata alla direzione dell’UC si indica che di fronte all’attività massonica nei differenti campi, ” corroborata da numerosi fatti ”, i vescovi stabilirono di confermare la validità dei pronunciamenti della CEP sull’incompatibilità della condizione di cattolico con la massoneria ”.
CHE COS’È LA MASSONERIA?
Nel dizionario di Scienze Giuridiche, Politiche e Sociali di Manuel Ossorio, pubblicato dalla Editoriale Heliasta, si definisce massoneria la parola che designa un’istituzione mondiale dalla caratteristica molto peculiari, deriva dal termine inglese mason che significa muratore, e va intesa nel senso di costruttore, proposito iniziale della massoneria: Costruire un mondo nuovo, basato sul rispetto, la fraternità e la giustizia”.
Per ciò riconoscono l’esistenza di un ”Grande Architetto dell’Universo”, che investiga sulle leggi della natura che possano fondare la morale e l’etica.
I suoi principi sono: Libertà, uguaglianza e fraternità; il suo motto: Scienza, giustizia e lavoro. Benché sia una società segreta iniziatica, il suo svolgimento non lo è, giacché, in pratica, si adatta alle leggi di ognuno dei paesi nei quali si è diffusa.
La prima loggia massonica organizzata fu la Gran Loggia d’Inghilterra, creata a Londra il 24 giugno 1717. Fu la cellula madre di tutte le logge moderne e l’anello iniziale di un’interminabile catena che circonda la totalità del mondo civilizzato.
Le sue prime riunioni furono circondate da un mistero che si prolungò per molti anni. Inoltre, per la sua inclinazione marcatamente scientista e liberale, la massoneria fu considerata, durante i secoli XVIII e XIX, come nemica della Chiesa.
Diario ABC, Asunción, Paraguay, martedi 10 settembre 2002
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