SECUNDUM LUCEM

Secundum Lucem di Moreno Neri

La materia dell’Arte Reale non è esente da rischi. Perciò andrebbero sistematicamente scartate tutte le opinioni, tutti i “dogmi” che come un fardello ci portiamo dietro dal mondo profano. Spogliati da questi “metalli”, così come simbolicamente essi ci vengono sottratti durante una delle fasi dell’”iniziazione, sarà perciò più difficile fare appello – salvo rarissime eccezioni – ad una terminologia che non ci appartiene. Turn-over lo lasceremo al sindacalista, – è perché non usare il nostro italiano ‘turnazione’?-, il mero concetto d’anzianità nell’avanzamento della carriera lo relegheremo alle carriere della burocrazia. Ci appartiene se mai, dal punto di vista esoterico la categoria dei Cicli, che in un certo senso negano la storia dei piccoli uomini per il suo carattere transitorio e al contrario s’iscrivano in una Legge, in un progetto che è il Piano del Grande Architetto.

Bisognerà perciò avere la precauzione, e l’umiltà, cui mi appellavo di recente di leggere o di rileggere, qualora la memoria si fosse appesantita per i metalli di cui ci grava il mondo profano, gli Antichi Doveri, la Costituzione, il Regolamento. Già i primi ci permettono di giudicare facilmente quanto certe pretese, lecite nell’ufficio o nel lavoro, siano infondate nello spazio sacro del Tempio.

Il IV degli Antichi Doveri recita testualmente:

Tutte le preferenze fra i Muratori sono fondate soltanto sul valore reale e sul merito personale… Perciò nessun Maestro o Sorvegliante sia scelto per anzianità, ma per il suo merito. (IV Antichi doveri)

Tale severità ci pare necessaria e affinché non si pensi che ci avvaliamo su nostre presunte “opinioni” per giustificare le osservazioni che abbiamo fatto e che ci accingeremo anche in prosieguo a fare, ci accontenteremo di leggere l’articolo 9 della Costituzione.

Art. 9 – I doveri dei Liberi Muratori.

I Liberi Muratori sono tenuti all’osservanza degli “Antichi Doveri” ed alla fedeltà ai Principi dell’Ordine Massonico Universale; essi sono reciprocamente impegnati alla ricerca esoterica, all’approfondimento iniziatico ed alla proiezione dei valori muratori nel mondo profano.

Sono inoltre tenuti:

– ad osservare fedelmente la Costituzione ed il Regolamento dell’Ordine, il Regolamento di Loggia ed il Rituale;

– ad operare effettivamente alla propria elevazione morale, intellettuale e spirituale;

– ad assolvere gli impegni assunti ed esercitare scrupolosamente le attribuzioni del proprio grado od ufficio nella Comunione;

– ad intervenire alle Tornate della propria Loggia;

– a mantenere la discrezione sui Lavori iniziatici;

– ad astenersi da ogni azione contraria alla lealtà e a comportarsi da uomo d’onore.

Il Libero Muratore rifiuta il dogmatismo e non accetta limiti alla ricerca della verità. Segue l’esoterismo ed il simbolismo; apprende l’uso dei tradizionali strumenti muratori; esalta il Lavoro, la Tolleranza e la Virtù; opera per unire gli Uomini nella pratica di una Morale universale senza alcuna distinzione di origine, razza, credenze o condizioni sociali.

Sarebbe sufficiente che ciascun Fratello si attenesse a questa regola per trovare la forza e l’energia che talvolta pare mancare alla nostra Officina. Ma la debolezza è costante e quasi intrinseca, perché affidata e dipendente dai pochi che insegnano tali Doveri e li praticano ed in balia dei molti che li insegnano e non li praticano oppure li praticano ma non li insegnano, giacché ogni dottrina sacra non va classificata ma sperimentata ed ogni regola richiede una specifica “condotta di vita” ed una trasmissione di tale condotta. L’iniziazione sarà perciò giudicata dai suoi frutti.

A qual punto sia arrivata l’ignoranza del vero lavoro iniziatico lo dimostra questa poesiola di Charles Lloyd Cowser della Loggia Olive Branch N° 792di Weatherford Texas.

Il Grado del Coltello e della Forchetta.

Non frequento le tornate

Non ho tempo da perdere io

Ma ogni volta che c’è un ‘agape

Mi troverete sicuramente là

Non sono in grado di aiutare con i gradi

Perché non conosco il lavoro

Ma posso applaudire gli oratori

E maneggiare un coltello e una forchetta

Sono così arrugginito con il rituale

Che al mio orecchio sembra scritto in Greco

Ma la pratica mi ha reso perfetto

Nel grado del coltello e della forchetta.

Quale sia illavoro per eccellenza a cui si sono dedicati i saggi di ogni tempo e che non è limitato a partecipazione ad agapi o al compiere cerimonie… forse vi sono Fratelli che non l’hanno mai scoperto: non hanno, appunto, tempo da perdere. Ma suggerisce Oswald Wirth:

La Grande Opera alla quale ci invita la Libera Muratoria implica una partecipazione effettiva, da parte nostra, all’impresa più sublime che si possa immaginare, poiché non si tratta nientemeno che de/la creazione del Mondo o del suo compimento il che è lo stesso. Siamo chiamati… a indovinare le intenzioni di chi vuoIe farsi, a decifrare, in altre parole, il piano del’intelligenza costruttiva dell’Universo, alfine di poter intervenire utilmente in vista di favorire dovunque il manifestarsi del meglio.

Operai del perfezionamento morale, dobbiamo saper costruire, con la nostra intelligenza, la nostra anima e la nostra volontà l’edificio …che sarà il Tempio unico d’una Umanità sempre più illuminata, manifestante dovunque un’armoniosa attività, per il sol fatto che sarà protetta da tutti i mali alimentati dall’ignoranza, dall’assenza di intelligenza e comprensione, in altre parole da quel nemico di ogni progresso, comunemente detto: stupidità umana.

Questa stupidità o mancanza di intelligenza colpevole di tutte le sofferenze che gli uomini si infliggono tra loro, rappresenta per l’Iniziato il grande nemico, l’avversario per eccellenza (avversario — ricorda Wirth- in ebraico si dice ” Shatan “. Il vero Satana che si oppone sempre alla luce creatrice è l’oscurantismo piaccia o non, a coloro che colpiscono d’anatema l’emancipazione delle intelligenze). Avversario che deve essere combattuto senza posa prima in noi stessi, poi attorno a noi. Illuminare se stessi, per poter poi illuminare gli altri, ecco il vero scopo del lavoro massonico. Lavoriamo, lottiamo, alfine di conquistare la luce segretamente, per poi diffonderla. Siamo operai di luce e come tali collaboriamo alla Grande Opera del Grande Architetto dell’Universo.

Nelle parole di Wirth è dunque implicita l’esistenza di un duplice insegnamento, che è una delle basi della tradizione, e dunque di un doppio lavoro, quello essoterico, destinato al mondo profano, e quello esoterico, che richiede un tempo ed uno spazio sacro, l’uno senza l’altro non ha reciprocamente senso, l’un con l’altro si sostengono vicendevolmente. Se il nostro segreto è che l’Universo è il Tempio del Grande Architetto, non potrà non corrispondervi una scienza pratica nel nostro agire quotidiano. E’ nota quale spesso sia stata la sorte degli ‘operai di luce”. Segni oscuri sempre più premonitori, fanatismi e intolleranze, regni della quantità e dogmi trasformati in strumenti di dominio e di guerra fanno forse apparire distante il Tempio unico di un’umanità sempre più illuminata. Eppure anche nei periodi più oscuri, nei tempi lunghi di una storia invisibile, non sono mai mancati quegli operai che hanno custodito i segreti dell’Arte e diffuso gli ideali della Grande Opera nella perenne e mai dismessa ricerca di un’umanità finalmente disposta, se non all’unità col piano architettonico supremo, almeno alla comprensione.

Dunque, all’opera! Qui nel nostro Tempio e fuori, in quello dell’Universo. Tenendo fisso nella mente e nel cuore, che ogni evento che accade in seno al Tempio, anche quelli che possono aver irritato qualche Fratello, avviene “secundum lucem“.

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