LA MORTE NELLA VISIONE MURATORIA

La Morte nella Visione Muratoria

Dagli archivi della Loggia Giordano Bruno di Ferrara è emerso un altro notevole saggio del nostro indimenticato decano, il fr:. Giorgio Valentini, passato all’Oriente Eterno nel Marzo di due anni fa, all’età di 94 anni, con ben mezzo secolo di vita massonica alle spalle (33° Grado). Lo scritto appena ritrovato riguarda appunto il concetto di Morte dal punto di vista iniziatico. Termina con una suggestiva poesia dello stesso Valentini dedicata al Grande Architetto dell’Universo.

Metamorphosis of Narcissus oil on canvas 1937

Affrontare questa complessa problematica in campo Muratorio quando nella accezione comune è già di così difficile approccio, ha rappresentato un indubbio e stimolante sforzo, condotto in porto anche con il notevole aiuto dell’Officina ferrarese.

Forse l’affermazione “aver condotto in porto” può sembrare di profana presunzione a chi ci ascolta o legge, e lo è di fatto, perché mai nelle pur lunghe meditazioni ci è sembrato di aver intravvisto la “Luce Piena”, semmai solo qualche sprazzo di Luce che ha illuminato, più o meno scarsamente, il cammino che abbiamo tentato di percorrere.

Una vita tremendamente dura quindi ed irta di ostacoli, difficoltà, pregiudizi! Ma chi mai avrebbe potuto affrontare una simile indagine con leggerezza e soprattutto convinto di risolvere i grandi, sconfinati problemi che sono legati così strettamente alla Vita dell’Uomo?

Alla Vita, diciamo, e quindi anche alla Morte, se è vero, come crediamo, che l’Una e l’Altra siano vicendevolmente interconnesse così da costituire una sola indistruttibile Unità.

Parlare della Morte quindi significa parlare della Vita e viceversa, così come afferma nel pensiero classico il sistema epicureo il quale nega che la Morte sia un male e che comunque sia un qualcosa di interessante per noi in quanto “quando noi ci siamo la Morte non c’è, e quando c’è la Morte non ci siamo noi”.

Questa negazione soggettivistica della Morte la si ritrova d’altronde nel pensiero socratici come si riscontra dall’Apologia di Platone nella quale “La Morte non è un male poiché o inizia una nuova sopravvivenza o è assoluta insensibilità come quella di un sonno senza sogni”.

Nella Libera Muratoria il pensiero, anche meglio la Presenza della Morte, è un fatto concreto e determinante, denunciando fin dall’inizio (Gabinetto di Riflessione) come uno dei motivi di fondo del proprio insegnamento riguardi la definizione di una consapevole coscienza nell’approccio alla Morte stessa.

Al Profano che si avvicina per la prima volta al mondo massonico, il Gabinetto di Riflessione, con il Teschio, la caducità delle cose umane sotto il profilo della materia, segnata dall’inesauribile scansione del Tempo che compare nel simbolo della Clessidra e che della Morte è Fratello.

Ma se si vuole procedere con ordine, è necessario accettare innanzi tutto una distinzione che subito si appalesa ai primi approcci con il problema.

Questa distinzione deve tener conto che nella dinamica muratoria è presente soprattutto e fondamentalmente l’aspetto della “Morte Iniziatica” mentre il tema propone anche e non come aspetto secondario pure quello della “Morte Fisica”.

Sembra quindi opportuno strutturare l’indagine sui due tronchi sopra definiti, esaminando separatamente i due aspetti.

MORTE INIZIATICA

La “Morte Iniziatica” rappresenta nella Libera Muratoria la camera di risonanza di una Sinfonia che porta il Profano verso una nuova capacità di percepire il “suono” della Vita.

Questo “suono” lo accompagnerà per tutto il difficile ed arduo cammino che è necessario per scoprire l’”occultum lapidem”, la pietra occulta, operando sulla quale egli passerà dalla Pietra Grezza al CUBO.

Nel Gabinetto di Riflessione i Segni di Morte sono molteplici.

Anzitutto il Gabinetto di Riflessione è il luogo dove l’Iniziando deve morire per rinascere al canto del Gallo; egli si prepara quindi diventare un “nuovo nato”, un “ricreato”, un “NEOFITA” che verrà successivamente ricevuto nel Tempio dove, se tutto si svolgerà secondo i giusti ritmi, diverrà Fratello Libero Muratore.

La stessa dizione di “Gabinetto di Riflessione” vuole indicare una  nuova impostazione che il  Recipiendario dovrà dare alle propria esistenza che verrà profondamente  modificata dalla “riflessione” (come in uno specchio che riflette l’immagine) su se stesso onde, morendo alla vita profana, rinascerà alla vita iniziatica.

L’ingresso, la sosta e l’uscita dal Gabinetto di Riflessione sono attinenti al “primo viaggio” dell’Iniziando, al quale deve corrispondere il superamento della prova relativa all’Elemento Terra.

“V.I.T.R.I.O.L.” è la Parola che con le sue lettere iniziali indica un preciso compito che deve essere svolto dal per liberarsi dalle scorie di cui egli si trova rivestito e cioè “Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem”.

E’ il viaggio nell’ADE dal quale, se ne sarà capace, il Recipiendario ritornerà libero dai Metalli, dopo il consapevole “suicidio metafisico” compiuto nel momento stesso in cui ha varcato la soglia del Gabinetto di Riflessione.

Nella parte SUD dello stesso Gabinetto di Riflessione campeggia il simbolo del Segno del Capricorno (Segno di Terra) sotto il quale sono raffigurate una “FALCE” ed una “CLESSIDRA”, emblemi di Saturno, scandenti il ritmo rigoroso della Morte e della Vita.

Infine troviamo il Tavolino (o la Mensola) sul quale il Recipiendario stenderà il proprio Testamento Spirituale, dove fra gli altri oggetti è presente un TESCHIO simbolo della caducità delle cose umane.

Il liberarsi dai condizionamenti della cultura profana (spesso solamente razionale); lo spingere il proprio sguardo anche nell’ambito dell’intelletto soprarazionale, nel mondo dello spirito, è compito precipuo del Libero Muratore nel quale deve nascere un senso nuovo di universalità dei concetti fondamentali della Vita, universalità che trova una significativa rispondenza nell’invocazione indù, carica di intenso valore spirituale:

  • Dalla Terra conducimi alla Luce
  • Dall’Irreale conducimi al Reale
  • Dalla Morte conducimi all’Immortalità

(Poli)

Questo continuo “RINNOVARSI” della Libera Muratoria nel Tempio configura bene la Morte Iniziatica, che deve sempre essere presente in ogni atto ed in ogni pensiero del Massone.

“Rinnovamento” significa che ad ogni istante il Libero Muratore muore per rinascere sempre più scevro di quelle scorie che impediscono alla Luce di penetrare all’interno della Mente.

Sempre più questo pregnante finalismo si afferma nell’esperienza massonica dove l’Uomo, libero e di buoni costumi, affronta non più da Profano ma da Iniziato i compiti che gli sono demandati e che si sintetizzano soprattutto nello sforzo e nella ricerca continua ed instancabile del miglioramento  di se stesso per il Bene dell’Umanità.

Forse questi concetti possono sembrare ad alcuni vuote parole di una realtà che appare ben diversa, ma io non credo sia così.

Chi ha scelto liberamente la strada muratoria ed in parte l’ha percorsa, sà bene cosa ancora l’attende se è riuscito a comprenderne l’Essenza, dove ogni sforzo è profuso per trasformare la Pietra Grezza in Cubo.

Simbolismo pregnante dove è palese il DIVENIRE (e quindi il Morire e Rinascere) dell’Uomo che con Scalpello e Maglietto tenta di liberarsi dalle scorie esistenziali.

L’azione di questo Simbolismo non ha mai soste, ed ecco che, giunti dalla Pietra Grezza al Cubo si deve proseguire per pervenire dal Cubo alla SFERA, segno supremo di perfezione e di conseguimento della GRANDE OPERA.

Viene trasferito così nel Tempio Massonico, nel tentativo senza soste del perfezionamento, il Significato più eclatante dell’Esistenza dell’Universo stesso.

LA SFERA DI FUOCO

Anche nell’Universo è presente un Finalismo che ha portato dopo il Big-Bang la “Sfera di Fuoco” primordiale a trasformarsi, quindici miliardi di anni fa, in materia-energia che sembra avere uno SCOPO SUPREMO (misterioso ancora per l’Uomo), al quale tenta di avvicinarsi attraverso un continuo e travolgente lavoro di PERFEZIONAMENTO.

La Scienza moderna ha ormai dimostrato, ed è doveroso accettarlo, che le forze presenti nel nostro Universo Spazio-Temporale sono protese, tutte, a far sì che ogni cosa vivente si EVOLVA (migliorando) verso questo ignoto ma incontestabile SCOPO SUPREMO, che rappresenta forse ciò che noi Liberi Muratori definiamo il G:.A:.D:.U:. (Grande Architetto Dell’Universo).

Ciò fra l’altro dimostra che l’Uomo, così come si è evoluto sul pianeta Terra, non rappresenta quel FINE, che troppo spesso e con eccessiva disinvoltura ci viene propinato dalla Religione nostrana, ma solo un MOMENTO di quella mirabile evoluzione che coinvolge tutto il nostro Universo Spazio-Temporale.

Può darsi (anzi è assai probabile)  che su altri pianeti analoghi al nostro si svolga e si disponga una Rappresentazione simile a quella cui noi facciamo da Attori, ma poiché oggi ancora non abbiamo raggiunto questa certezza dobbiamo ASSIMILARE l’idea che l’UOMO ed il suo UNIVERSO siano una cosa sola: insieme sono nati (i nostri atomi sono infatti quelli della Grande Sfera di Fuoco), insieme stanno viaggiando nel tempestoso mare del Tempo, ed insieme viaggeranno fino al termine della vita della Terra.

Questo termine, seppur potrà coincidere (ma non ne abbiamo la certezza) con la fine dell’HOMO SAPIENS, non coinciderà certamente con la fine del nostro Universo dove l’Evoluzione continuerà senza soste.

E chi di dice poi che durante il viaggio che ancora l’attende (il collasso del Sistema Solare è previsto fra non meno di 4 miliardi di anni – ndr) l’UMANITA’ non riuscirà a trasformarsi evolvendo, fino al punto di avvicinarsi alla PERFEZIONE?

Chi ci dice che dall’alternarsi delle Morti e delle Rinascite nei complessi strumentali viventi non derivi un AFFINAMENTO tale per cui alla materia-energia possa sostituirsi una QUINTESSENZA, svincolata dalla Spazio-Tempo, pronta per un suo rinnovato, misterioso, strabiliante DESTINO?

Morte e Vita in esaltante succedersi costituiscono quindi una REALTA’ alla quale nella nostra visione limitata di Esseri Terrestri attribuiamo significati assai lontani dal VERO, che ancora ci è ignoto ma che DOMANI potremo forse conoscere attraverso LIVELLI esistenziali totalmente diversi da quello in cui abbiamo avuto la VENTURA di vivere.

Da queste brevi note appare evidente l’intreccio di ciò che è INIZIATICO e di ciò che è PROFANO.

Questo intreccio d’altra parte ha una sua ragione d’essere, proprio perché nell’Uomo seppur INIZIATO non può decisamente troncarsi ogni legame con la Vita Profana.

Tuttavia l’indagine conoscitiva del Mondo Muratorio, procedendo oltre le realtà scientifiche odierne, ci deve portare avanti e ci permette di toccare con mano l’ulteriore presenza della Morte nella Tradizione Massonica.

SIMBOLISMO RITUALE

Oltre infatti ai precedenti simbolismi del Gabinetto di Riflessione, la Morte si manifesta di fatto in numerose altre occasioni accennate nel nostro Simbolismo (e nei nostri Rituali).

Al Terzo Grado della Massoneria Azzurra (grado di Maestro) tutto il rituale si sviluppa sulla morte di Hiram e sulla ricerca svolta per scoprire i suoi assassini.

La Bara, le Bende, i Veli, segnano con forza questo Grado dove il Libero Muratore acquista, morendo e rinascendo, la VERA CONOSCENZA.

Nel Rito Scozzese Antico ed Accettato la morte fa la sua concreta apparizione nei gradi IX, XIV, XVIII, XXI, XVIII e XXX (oltre che indirettamente negli altri).

Nel IX Grado VINCERE AUT MORI è il motto altamente significativo del Maestro Eletto dei Nove, nel quale se non sapremo superare il pericoloso ostacolo dei nostri vizi, saremo costretti a MORIRE alla via iniziatica rientrando inesorabilmente nell’oscurità profana.

Al XIV grado nelle sue peculiari caratteristiche di reiterato passaggio da Apprendista a Compagno indica  simbolicamente la Morte Iniziatica nel trascorrere dalla prima alla seconda fase della Via Scozzese.

Anche il grado XVIII nel suo fondamentale significato di Via Iniziatica Scozzese, rappresenta una tappa assai importante nel cammino muratorio dove il lavoro e la conoscenza portano il Libero Muratore alla maturazione.

Anche in questo caso s’incontra una soglia di Morte e Rinascita, oltrepassando la quale si lasciano alle spalle le già acquisite conoscenze e si apre un nuovo livello iniziatico dove il Libero Muratore può essere RICEVUTO, CONSACRATO e COSTITUITO Maestro dell’Arte Reale.

Qui il Massone si prepara a passare dai MISTERI MINORI ai MISTERI MAGGIORI, corrispondenti all’Iniziazione Sacerdotale.

Nel XXI Grado (NOACHITA) la Morte è insignita nel Gioiello costituito da un triangolo equilatero in oro sul quale è posta di traverso una freccia con la punta in basso. La FRECCIA emblema della folgore, in questo simbolismo (dove è diretta con la punta in basso) indica la Morte che attende colui che si allontana dalla Retta Via.

Il Grado XVIII (Cavaliere del Sole) ci porta ad una fase preparatoria all’Iniziazione Sacerdotale e vi à qui la corrispondenza analogica con il Gabinetto di Riflessione dell’Iniziazione Muratoria (seppur quest’ultimo sia di ordine inferiore).

Anche qui perciò vi è un simbolico distacco dalle precedenti esperienze, una Morte che prelude alla Rinascita, dove gli Iniziati al grado vengono “risevegliati, illuminati e guidati” dal Sole Interiore coerentemente ai due motti del grado: “Lux ex Tenebris” ed “Ordo ab Chao”.

Infine il grado XXX (Grande Eletto Cavaliere Kadosch) manifesta nella Iniziazione del Candidato il suo profondo legame con la Tradizione Alchemica attraverso le tre fasi (Opera al Nero, Opera al Bianco, Opera al Rosso) corrispondente alle tre Camere attraverso le quali si svolge l’Iniziazione (Camera Nera, Camera Bianca, Camera Rossa) con l’aggiunta di un’altra Camera, quella Azzurra (la terza) che è di semplice transizione.

Anche qui pertanto ad ogni fase corrisponde una Morte che fa da preludio a successive Rinascite.

IL REBIS ALCHEMICO

Il Rebis Alchemico ce lo conferma nella sua difficile accezione trascendente, dove dal SOLVE ET COAGULA si è pervenuti a manifestazioni più profonde: assimilazione dell’Essere Androgino (quindi anche al BAPHOMET templario), composto da due parti e cioè dal Maschio e dalla Femmina riuniti in un’unica essenza.

Generato dal Sole e dalla Luna, secondo la Tavola di Smeraldo, il REBIS raccoglie le virtù essenzialmente unite, ma esteriormente polarizzate, del Cielo e della Terra.

In conclusione appare evidente che nel Rituale Muratorio il Profano debba morire per rinascere alla Vita Superiore conferita dall’Iniziazione, e che se non “muore” al suo stato di imperfezione non può compiere alcun progresso iniziatico.

SAPER MORIRE – afferma Wirth – è il gran Segreto dell’Iniziato, poiché morendo egli si libera di ciò che è inferiore per elevarsi sublimandosi”. Il vero Saggio perciò si sforza di morire costantemente per vivere meglio.

Se Egli vuole acquistare la sua autonomia intellettuale, deve distaccarsi e “rompere” con i pregiudizi che gli sono cari, e morire nei confronti del suo modo abituale di pensare.

Questa morte volontaria è richiesta al Massone perché possa dirsi “nato libero” quando bussa alla porta del Tempio.

Sempre con Wirth però dobbiamo precisare che la “Vera Iniziazione” comporta in realtà due morti successive. La prima implica una incubazione analoga a quella che subisce il pulcino nell’uovo, prima di spezzarne il guscio.

L’Iniziando deve ripiegarsi su se stesso nelle tenebre dell’UOVO FILOSOFICO per conquistare la Luce e la Libertà.

Bisogna morire in una prigione oscura per rinascere ad una vita di indipendenza e di chiarore.

La nuova vita così conquistata non è un’esistenza di trionfale riposo: impone fatiche incessanti, ma feconde e gloriose, la cui ricompensa è la Seconda Morte.

LA SECONDA MORTE

Non contento di liberarsi degli involucri più grossolani, l’Adepto muore nei confronti di se stesso, della propria personalità, del proprio egoismo radicale.

La sua rinuncia tuttavia non è quella dell’Asceta, divenuto indifferente alla propria ed altrui sorte. L’Adepto, morto due volte, non può disdegnare gli Umani, poiché resuscita soltanto per vivere per loro.

Si è unito al Grande Architetto, che si particolarizza in noi, per condividere il suo amore infinito.

Il Saggio si distingue perché sa amare con fervore, fino all’oblio totale di se stesso.

Colui che giunge a tale disinteresse generoso dispone di una potenza immensa e possiede la Pietra Filosofale: ma soltanto una duplice Morte Iniziatica ha potuto portarlo all’Apoteosi.

Per vivere da Iniziati occorre quindi accettare i morire, la Morte infatti è la liberazione suprema.

Il Saggio si avvia alla tomba senza rimpiangere il Passato: accetta la vecchiaia serena, lieto di beneficiare dell’allentarsi dei legami che tengono prigioniero lo Spirito nella Materia.

I privilegi della condizione di Maestro sono d’altra parte riservati al vecchio che ha saputo rimanere giovane nel cuore, poiché il potere del Maestro è fondato sulla SYMPATIA.

Vibrando di tutta l’Energia della sua anima, dispone della FORZA FORTE DI OGNI FORZA e possiede la vera Pietra Filosofale, capace di compiere i prodigi della COSA UNICA.

Lieto di non subire più alcuna attrazione inferiore, brucia tuttavia di un intenso ardore generoso. Egli è morto per ENTRARE in una Vita più alta e più bella.

Essendo Maestro può dirsi in tutta verità FIGLIO DELLA PUTREFAZIONE, dopo essersi decomposto nella Tomba di Hiram per abbandonarvi tutto ciò che ostacolava il suo slancio spirituale. “NECESSE EST UN EAS, NON UT VIVAS

LA MORTE FISICA

L’indagine viene estesa ora alla interpretazione che riesce a dare il Massone della propria Morte Fisica.

Sostanzialmente il quesito che ci si pone è questo: come può prevedersi il comportamento dell’Uomo-Massone di fronte alla Morte Fisica? Qual è il grado di maturazione che la Libera Muratoria gli ha dato onde affrontare l’estremo passo verso l’Oriente Eterno? Quali possono essere i suoi atteggiamenti, i suoi stati d’animo, la sua preparazione fisico-psichica all’avvicinarsi del Momento Supremo?

E’ ovvio che il problema posto in questi termini è viziato da una eccessiva genericità: troppo ampi sono gli spazi di indagine, troppo numerose le incognite che vengono proposte. Ogni Uomo infatti rappresenta un Microcosmo a sé, dove idee, sentimenti, proposizioni vengono elaborati nel delicato seppur formidabile computer del proprio cervello attraverso programmi che costituiscono la Personalità di ogni singolo individuo, e sono pertanto diversi per ogni Uomo.

Si tratta allora di prendere in considerazione un “Valore Medio” che presupponga una idonea maturazione e consapevolezza nell’Uomo-Massone assunto in esame.

Ciò ha portato come logica conseguenza all’adozione di una SCHEMA che rispecchia la mia esperienza personale, l’esperienza cioè di un Uomo di 70 anni che da oltre 30 anni vive, rispettandola, amandola e approfondendola entro i limiti delle sue possibilità intellettuali ed umane l’Iniziazione Massonica.

Quando andremo esponendo inoltre soggiace alle condizioni psico-fisiche di chi scrive che corrispondono, al momento, a quelle di un Uomo sufficientemente sano ed in una salute generale.

La prima considerazione che sembra opportuno porre in evidenza è legata al consapevole rifiuto di ogni Dogmatismo.

Per noi italiani, nati e cresciuti in un clima religioso che dietro una farisaica tolleranza nasconde un autoritarismo consolidato nei Secoli, il rifiuto del Dogmatismo e l’assunzione quale supporto di base della necessità dell’uso continuativo ed attento della Ragione, appare un salto di qualità da non sottovalutare.

E’ inoltre presente in noi Massoni una visione cosmologica di ampio respiro. Non ci sentiamo infatti il Centri dell’Universo né ipotizziamo che l’Universo sia stato costruito per noi.

Ci siamo resi conto (e forse qui sta più che in ogni altra considerazione il fondamento del problema) che il nostro Universo, dotato di una propria ed irripetibile dimensione Spazio-Temporale, ha un suo FINALISMO che ci sfugge e che perciò resta per ora trascendente, e che NOI “facciamo intimamente parte” di questo Universo, come una delle tante Punte di Diamante di una EVOLUZIONE MISTERIOSA ed immane, che ha un suo preciso scopo e programma: il continuo ed incessante MIGLIORAMENTO di ogni componente dell’Universo stesso, che, quindi, tende in questo moto ininterrotto verso la sua AUTOIDENTIFICAZIONE.

Ci siamo convinti in sostanza che il nostro Universo fatto di una COSA UNICA (la Materia-Energia) può avere sì in Noi, al momento attuale, una delle tante Punte di Diamante della Creazione, ma che continuando, come è NECESSARIO, l’Evoluzione stessa a procedere, noi in quanto Cittadini di questo pianeta chiamato TERRA, faremo ben presto non più parte del gruppo avanzato, “di punta” (chè ci sarebbe in fondo ben poco da stare allegri), ma rappresenteremo solo un passaggio intermedio per il compiersi di ciò che è DOVUTO.

Non siamo – sia ben chiaro – di fronte “al CASO ed alla NECESSITA’” di Nomodiana memoria, ma ci troviamo coinvolti in un grande PROGRAMMA FINALIZZATO che si sta svolgendo con alterne vicende attraverso i miliardi di anni in tutto il nostro Universo.

L’Arte e l’Esperienza Muratorie, infatti, unitamente al cammino del Pensiero Scientifico, ci hanno convinto che l’Universo così come è stato concepito e come si sta sviluppando non può essere frutto di “un Dio che gioca ai dadi” né tantomeno di un incredibile (e forse impossibile!) CASO, bensì che tutto ciò che è stato creato si evolve migliorando verso uno Scopo SUPREMO.

E’ possibile oggi dare un’indicazione sui contenuti, seppur di larga approssimazione, di questo SCOPO SUPREMO?

La risposta per ora rimane negativa, ma non ci sembra che, per questo, l’UOMO e soprattutto il LIBERO MURATORE debbano disperare.

LA NUOVA ERA DELLA MENTE

La consapevolezza di essere parte integrante di questo Programma Evolutivo, ed anzi di stare svolgendo al momento la parte più bella di questa esaltante Sinfonia, rivalorizza la nostra Vita, dà ad essa Forza e Vigore, donando nobiltà alla costruzione dei nostri Templi Interiori.

Non più quindi l’accettazione supina di una Natura misteriosa e talvolta ostile, non più “Beati gli ultimi ed i poveri di Spirito”, ma l’esaltazione controllata e consapevole di un COMPITO che ci appare più chiaro e meglio definito.

Siamo partecipi e collaboratori di un Disegno. Attraverso secoli, millenni, milioni di anni di dominio della Materia, l’EVOLUZIONE ha proseguito la sua opera incessante e benefica (anche se prevalentemente dolorosa) ed ora assistiamo, meravigliandoci noi stessi, al movimento iterativo che si è venuto sviluppando nel Destino dell’Umanità.

Già su questa Terra, infatti, modesto pianeta di una sperduta galassia, l’EVOLUZIONE ha portato attraverso l’incessante lavorio di milioni di anni, a far sì che la Manifestazione più avanzata del Finalismo fosse l’Uomo, e già oggi assistiamo stupefatti al lento sovrapporsi al Piano della Materia, di altri Piani, di altri Livelli, dove l’elemento dominante non è più la produzione di Energia (di qualsiasi tipo) bensì di Programmi sempre più complessi e – sostiene Sirchio – sempre più AUTONOMI DALLA MATERIA.

E’ la MENTE che sta prendendo il sopravvento in un Universo dove sembra che l’EVOLUZIONE abbia già svolto sulla Materia una notevole parte dei suoi compiti (L’Universo in fondo “esiste” perché NOI siamo riusciti ad INTUIRLO).

Dove ci porterà questa nuova ERA, nella quale il Pensiero avrà il predominio?

Per ora non ci è dato di saperlo, ma è già esaltante avere l’intuizione che ci attende un CAMMINO DI LUCE.

AL GRANDE ARCHITETTO

Io credo, Grande Architetto,

che tu non mi abbia inviato

su questo stupendo pianeta

per adorarti e volgere sempre a Te

il mio pensiero implorante.

Di questa avventura,

che mi ha permesso di vedere la Luce,

io Ti ringrazio ma resto stupito

e talora sconvolto nell’udire

le suppliche che diffusamente

levano a Te i mortali.

Credimi,

non è solo paura della Fine:

è il non aver capito

che Tu ci hai reso partecipi

di un progetto così vasto

per il nostro “intuire”

che molti ritengono

(ma non è colpa loro!)

di rivolgersi a Te

come tuoi “sudditi”!

Sono certo che Tu invece

hai creato gli “Uomini”

come tuoi “messaggeri!

Giorgio Valentini:. 33

Ferrara, 20 Gennaio 2001 e.v.

.

(*) Nota – Nell’Archivio Storico della Loggia Giordano Bruno, il “Fondo Valentini” comprende tavole scolpite dal suo compianto decano sia per la stessa Officina sia per il Rito Scozzese Antico ed Accettato, nel quale Giorgio Valentini era insignito del 33° e massimo Grado.

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