LA FORMAZIONE DELL’UOMO COME FINE DELLA MASSONERIA


La formazione dell’uomo come fine della Massoneria

Il compito della Massoneria nella storia può riassumersi in uno sforzo costante per la formazione dell’uomo. Sono in molti oggi a lamentarsi di una crisi del sistema educativo. Personalmente non credo si tratti solo di invecchiamento dei programmi, di carenze metodologiche o di una burocrazia ingombrante e inefficiente. Il problema sembra piuttosto da individuare in una perdita delle energie motivazionali sia da parte degli allievi che degli stessi insegnanti.

Una delle ragioni principali della perdita di quella carica indispensabile per portare a buon fine qualsiasi impresa formativa dipende probabilmente dal fatto di concepire la scuola semplicemente come un luogo di una trasmissione di nozioni, di saperi e di competenze. Esse sono senz’altro utili, anche necessarie ma non ancora sufficienti per assicurare un autentico impegno esistenziale, il solo capace di apportare nuova linfa vitale all’intelletto.

Una crisi dell’ideale educativo

Le istituzioni politiche, le associazioni padronali del mondo del lavoro accusano spesso la scuola di essere inadeguata ai bisogni della società e quindi anche inadeguata in rapporto alle esigenze formative dei giovani. L’inadeguatezza si riferisce sia all’organizzazione che ai contenuti. Di qui la presunta necessità di operare quelle riforme più o meno rivoluzionarie che si ritengono necessarie per aggiornare tutto l’impianto educativo, dando per scontato che quello precedente è ormai da considerarsi vetusto e obsolescente. La riforma delle tre “i”: inglese, impresa e informatica mira a creare spazio a questi tre settori a scapito soprattutto delle discipline umanistiche e culturali che nei programmi tradizionali avevano un senso ed un valore. Per ridurre la presenza di materie come la filosofia, la storia, la letteratura e far spazio ad altri contenuti è indispensabile – a meno di cambiare tanto per cambiare – dimostrare che questi vecchi contenuti non abbiano più molto senso e valore e che al contrario ne hanno molto quei nuovi contenuti che si vogliono ad essi, in tutto o in parte, sostituire. Ma come giudicare ciò che ha senso e valore senza un preciso riferimento ad un quadro valoriale coerente? Domandare a degli “esperti” quali dovrebbero essere i contenuti irrinunciabili di un’istruzione obbligatoria significa fare implicitamente appello ad un modello ideale di cittadino al quale nessuno però ha mai fatto riferimento. Ebbene senza questo riferimento, ogni proposta di contenuto risulta totalmente opinabile. I contenuti dell’insegnamento, infatti, non possono essere fini dell’insegnamento, ma solo dei mezzi, ed è risaputo che la validità dei mezzi è commisurata soltanto con un preciso riferimento ai fini cui essi servono. La conseguenza che si dovrebbe trarre da questo discorso è che un allestimento consistente dei contenuti dell’insegnamento non può avvenire che sulla base di un’idea di uomo che tenga conto delle sue molteplici dimensioni.

I contenuti dell’insegnamento non possono essere fini dell’insegnamento, ma solo dei mezzi, ed è risaputo che la validità dei mezzi è commisurata soltanto con un preciso riferimento ai fini cui essi servono.

Dall’educazione alla cultura dello spirito

Il disorientamento della civiltà attuale, che si evidenzia nella disgregazione di certezze condivise, non può essere superato solo con un’educazione che tenga conto unicamente delle caratteristiche psicologiche degli allievi nelle varie fasi del loro sviluppo, che si preoccupi di preparare adeguatamente gli allievi all’esercizio delle professioni, oppure a formare un cittadino che conosca diritti e doveri in una società moderna e democratica. Per superare il nichilismo di fondo della società contemporanea il concetto di formazione dovrebbe dilatarsi ed integrare una più ampia e unitaria concezione dell’essere umano, della vita, dei suoi reali problemi. In altri termini la formazione dovrebbe poter far affidamento su un quadro di riferimento valoriale e conoscitivo capace di ispirare un ideale di esistenza credibile e desiderabile. Questa cornice orientativa non è da intendersi come strumento ma piuttosto come presupposto e fondamento dell’opera formativa. Senza un polo magnetico in grado di far convergere gli sforzi profusi in un disegno coerente e convincente si rischia di sprecare preziose potenzialità di molti giovani. Le loro risorse non si sviluppano e tendono a restare tali e quindi a non potersi attuare in opere che andrebbero a beneficio di tutta la società. Lavorare bene la pietra grezza non è solo per costruire una casa o una città più belle ma è soprattutto per migliorare sé stessi, che è il primo passo per migliorare l’umanità intera. L’uscita dalla crisi del sistema educativo necessita di questa presa di coscienza per poter attingere alle energie più profonde dell’individuo. Ebbene, la Massoneria penso possa senz’altro colmare la summenzionata lacuna. La sua tradizione possiede infatti una concezione del mondo (della realtà empiricamente accessibile), una concezione dell’uomo, in particolare della sua dimensione morale, una concezione del trascendente e del sacro cioè del senso ultimo della vita. A proposito di queste tre grandi sfere della realtà la Libera Muratoria fornisce un patrimonio di insegnamenti preziosi capaci di restituire ai molti giovani sfiduciati una direzione, uno scopo, una verità per vivere.

La condizione di una formazione per davvero irrinunciabile dell’insegnamento si può quindi riassumere nel concepire e realizzare l’insegnamento come un costante impegno per la verità.

Non si tratta evidentemente di indottrinare o di fare propaganda ma semplicemente di tenere aperto un orizzonte di senso e di valore entro il quale gestire e coordinare costruttivamente le differenze, rispettando le convinzioni di tutti e cercando di capire anche le ragioni del dissenso ed abituarsi a trattarlo, appunto, soltanto come confronto di ragioni. Tuttavia non è questione semplicemente di garantire l’opportunità di tenere sveglio il senso critico e lo spirito di tolleranza, in realtà il problema è quello di trovare una via per superare la naturale forza d’inerzia insita nella mancanza di un senso per una formazione semplicemente legata all’apprendimento di determinate abilità. La condizione di una formazione per davvero irrinunciabile dell’insegnamento si può quindi riassumere nel concepire e realizzare l’insegnamento come un costante impegno per la verità. Riscoprire e valorizzare questo senso profondo della verità significa riguadagnare anche per il nostro tempo una cultura formativa in senso lato che ogni epoca storica ha cercato di delineare ma che oggi si fa fatica a intravvedere. Senza un tale quadro di riferimento non soltanto la civiltà smarrisce il senso della propria identità, ma la stessa opera educativa rischia di infrangersi contro un granitico vuoto esistenziale che annichilisce anche le migliori intenzioni.

TAVOLA SCOLPITA DAL  FR .’. D. B.

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