INIZIAZIONE DI DUE FRATELLI

M.V., fratelli tutti che sedete all’Oriente secondo i vostri ordini e gradi, fratelli che ornate le colonne del Tempio, carissimi fratelli S. e M.,

Con queste parole il fr. Lev Tolstoj in Guerra e Pace ( pubblicato tra il 1865 ed il 1869 ) descrive L’Iniziazione Massonica di Pierre Bezukov.

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Pietroburgo 1812.

Sono venuto da voi con un incarico ed una proposta, conte, gli disse senza sedersi. Una persona che occupa una posizione molto elevata nella nostra fratellanza si è adoperata affinché voi siate accolto nella fratellanza….Considero sacro dovere adempiere la volontà di quella persona.

Desiderate entrare nella fratellanza dei liberi muratori? Si, lo desidero, disse Pierre.

Ancora una domanda, conte, alla quale vi prego di rispondere con tutta sincerità non come futuro massone, ma come galantuomo…. Credete in Dio?

Si…si, io credo in Dio.

In tal caso possiamo andare, la mia carrozza è al vostro servizio. Durante il tragitto… tacque sempre. Alla domanda di Pierre su cosa dovesse fare e che cosa rispondere…[rispose] Soltanto dire la verità!

Entrarono nell’androne di una grande casa nella quale aveva sede la loggia e dopo aver salito una scala buia… si tolsero le pellicce senza l’aiuto dei domestici. Sulla porta apparve un uomo dallo strano abbigliamento…con certi vestiti mai veduti…prese dall’armadio un fazzoletto, lo mise sugli occhi di Pierre annodandoglielo intorno al capo, prendendogli i capelli nel nodo e facendogli male. Poi lo attirò a sé, lo baciò, lo prese per mano e lo guidò avanti.

Qualunque cosa vi accada, disse, dovrete sopportare tutto con coraggio, se siete fermamente convinto di entrare nella nostra fratellanza. Pierre rispose di si con un cenno del capo.

I minuti che aveva trascorso con gli occhi bendati gli parvero un’ora…Aveva le mani intorpidite, le gambe non lo reggevano più…Quanto gli stava accadendo lo colmava di paura e ancor più lo spaventava il fatto di palesare quella paura…

Alla porta furono battuti colpi vigorosi.. ..Nella stanza c’era buio pesto…c’era un libro aperto…c’era un teschio umano con le sue cavità e i suoi denti…Vide una grande bara..piena di ossa.

Entrò un uomo nell’oscurità…Per quale ragione siete venuto qui? Cosa volete da noi? La saggezza, la virtù, la luce?… Si io voglio un rinnovamento, mormorò Pierre.

Vi prego di consegnarmi ogni vostra cosa di valore…

Ma con me io non ho nulla, disse Pierre, pensando che gli chiedessero di consegnare tutto ciò che possedeva…

Quello che avete indosso.: l’orologio, il denaro, gli anelli… In segno di obbedienza vi prego di spogliarvi… Pierre si tolse il frac, il gilet, la scarpa sinistra…il massone gli aprì la camicia…gli sollevò il pantalone sulla gamba sinistra…

Per l’ultima volta vi dico: rivolgete tutta la vostra attenzione a voi stesso, mettete la catena ai vostri sensi e cercate la beatitudine non già nelle passioni, ma nel vostro cuore. La fonte della beatitudine non  è fuori, ma dentro di noi.

Gli fece delle domande: chi fosse, dove e quando fosse nato eccetera. Poi lo guidarono in qualche altro posto senza levargli la benda dagli occhi… Tolsero la benda a Pierre e questi come in un sogno vide alcuni uomini che in piedi davanti a lui indossavano grembiuli e tenevano spade puntate contro il suo petto.. Ora Pierre doveva vedere la luce piena.

Gli fecero indossare un grembiule bianco… gli posero in mano una cazzuola e tre paia di guanti… Assegnarono a Pierre il suo posto… gli mostrarono i segni della loggia, gli rivelarono le parole d’ordine e finalmente gli concessero di sedersi. Il gran maestro leggeva..Guardati dal violare l’eguaglianza, vola in aiuto del fratello…ammaestra chi sbaglia… risolleva chi cade… non nutrire mai ira contro il fratello… Sii affabile ed ospitale. Condividi la felicità del prossimo tuo e mai l’invidia offuschi questa pura gioia. Perdona il tuo nemico, non vendicarti di lui, se non forse facendogli del bene..

Pierre si guardava attorno con gli occhi colmi di lacrime di gioia…

Il gran maestro batté un colpo di martello, tutti sedettero ai loro posti e uno lesse un sermone sulla necessità di essere umili.

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Questi, carissimi fratelli S. e M., sono alcuni brani scelti del famoso e superbo romanzo Guerra e Pace del fratello Tolstoj, in cui si descrive l’iniziazione di un profano in una loggia di Pietroburgo.

Poco o quasi niente è mutato oggi nelle parole e nella ritualità, nonostante gli oltre 200 anni trascorsi. Sensazioni, emozioni, luci, penombre, colori, suoni, parole scolpite nei rituali sono ancora quelli di un tempo che fu. Infine il sermone dell’oratore, ci dice Tolstoj, si focalizzò anche allora sulla necessità di essere umili. E su questa virtù e su questa nobile qualità dell’umiltà, difficile da raggiungere e da perseguire, vorrei a mia volta, e come allora, soffermarmi anch’io.

“UbiHumilitas, ibiSapientia”. Si, è vero, l’umiltà è una dote del saggio, si badi bene però, umiltà e non umiliazione, che può rappresentare invece una delle più grandi vergogne nei confronti di un essere umano.  Umiltà intesa come rispetto dell’altro, intesa come coscienza dei propri limiti, che ha come suoi contrari il protagonismo, l’arroganza, l’esibizionismo, l’orgoglio, tanto di moda in ogni tempo e quindi anche nella società moderna dei nostri giorni in cui anche in economia e nei rapporti umani si trascura sempre più  ogni etica di comportamento, pur di far prevalere i nostri, spesso miseri, obiettivi e tornaconti personali.

La nostra Istituzione da sempre invita i fratelli ad essere umili, a rispettarsi reciprocamente, facendo dell’umiltà personale un indirizzo ed una regola di vita essenziale tanto da inserirla perfino nei nostri rituali.

In Massoneria ad esempio l’Umiltà viene messa in pratica nel silenzio operoso della loggia in questo prossimo anno di apprendistato che vi aspetta e che vi aiuterà sicuramente ad essere conseguenti nella vita profana di tutti i giorni. Sforzatevi e sforziamoci, fratelli, ad essere puri nella vita, onesti nelle azioni, fedeli a noi stessi, rispettosi degli altri e di noi stessi, giusti verso il prossimo, protesi alla ricerca del G.A.D.U., della luce e della verità. E’ uno sforzo questo ed una dirittura morale che ci deve vedere impegnati ogni giorno, anche se difficile da perseguire. Molto più facile, e a prima vista più soddisfacente, dare esibizione del nostro sacrosanto e inoppugnabile punto di vista, occultando scientemente un’altra virtù, quella dell’ascolto, cioè quella del saper ascoltare, senza mai prevaricare le parole e le idee dell’altro.

Carissimi fratelli S. e M, con la cerimonia di iniziazione di questa sera siete diventati apprendisti massoni, cioè fratelli di noi tutti. Domani tornerete nel modo profano, ma da oggi avrete dentro di voi un qualcosa in più. Siate da stanotte ambasciatori della Massoneria, libera associazione di persone perbene ed oneste, che perseguono insieme e individualmente il fine del loro miglioramento spirituale.

Siate con noi orgogliosi del passo che avete fatto e di appartenere a questa loggia, la R.L. Giuseppe Garibaldi, che, pur giovane, già con la scelta del nome ha voluto scolpire in modo indelebile il suo programma, fatto di impegno costante, crescita interiore, abbandono di ogni forma di pigrizia mentale.

Nessuno, ad eccezione dei vostri fratelli e forse delle persone a voi care, sa che stasera siete stati iniziati, ma da stasera nella vita quotidiana agite ed impegnate i vostri pensieri come se il mondo profano già vi guardasse con occhi diversi e più attenti e già si aspettasse da voi la parola giusta, l’azione saggia.

Sforzatevi da stanotte di rappresentare bene la nostra Istituzione nei vari ambienti che frequentate abitualmente, suscitate se possibile ammirazione, spargete a piene mani serietà e correttezza di comportamento. Diffondete Amore verso tutti e soprattutto verso i vostri fratelli e verso le persone a voi care e riceverete Amore.

Come vostro ex insegnante di Letteratura italiana so per certo che dentro di voi avete certamente le qualità giuste per agire ed operare bene. Ottimi alunni un tempo, ottimi massoni da stasera. Il vostro professore di allora, oggi soddisfatto e compiaciuto, sarà da stasera vostro fratello.  Vi posso garantire anche  che i fratelli tutti, della nostra e della vostra loggia, sono desiderosi già da tempo di potervi abbracciare.

Il fatto di essere due artisti, esperto uno di musica e l’altro di pittura, vi facilita non poco nell’impegno di elevazione spirituale. Alcuni strumenti di lavoro sono potenzialmente già in vostro possesso.

Diceva S. Francesco: “ Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa, è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore e la sua anima, è un artista”.

L’ambiente della loggia con i suoi simboli e le letture fatte e che farete in seguito, vi faranno toccare con mano quanto la Massoneria sia legata a filo doppio con il mondo artistico. Già nelle prime logge i Costruttori  di  Cattedrali , Maestri, compagni, tagliapietre, artisti e apprendisti si riunivano, studiavano, progettavano ed eleggevano l’Architetto. L’Architetto, il gran maestro, a sua volta doveva dar prova di padroneggiare l’arte della costruzione, la matematica, la pittura, la musica, l’acustica, la teologia e la filosofia.

In particolare la Musica, caro fratello S., intesa come Armonia dell’Universo, così come recitava il titolo di un nostro convegno tenutosi a Catania qualche tempo fa, Musica come linguaggio universale che accomuna razze, lingue e culture diverse. Forse essa è l’arte che sembra meglio di altre essere il tramite tra la terra e il cielo, tra il materiale e lo spirituale. La pratica musicale, il cercare di capirla, gustarla ed apprezzarla, penso che sia la più indicata per la ricerca della spiritualità. E trovo che vi sia molta analogia tra la fase del vostro passaggio da profano ad iniziato e la fase di apprendimento musicale: ambedue mirano alla ricerca della perfezione.

Un aneddoto riguardante il musicista e nostro fratello Franz Liszt, che tu che hai lavorato all’Accademia Chigiana a Siena conoscerai molto bene, racconta che un giorno  in un registro di albergo egli si dipinse così:

Professione: musicista e filosofo

Luogo di nascita: Parnaso

Provenienza: il Dubbio

Destinazione: la Verità

La pittura, caro fratello M., è un grande mezzo esoterico ed exoterico di comunicazione. Ma, a differenza della Musica, l’osservanza di questa forma artistica avviene in silenzio. Il visitatore e lo spettatore sembrano quasi rimanere ammutoliti di fronte ad un quadro, cercando di trovare in se stessi emozioni, intraprendendo talvolta una muta conversazione con l’artista.

E anche qui trovo molta assonanza con il vostro attuale status di apprendisti. Voi sedete tra le colonne del silenzio, il silenzio è e deve essere per un anno il vostro linguaggio. Ma ciò non è affatto una umiliazione, ma una vostra prova positiva ed attiva di umiltà. Infatti anche nel comune colloquiare e per emettere i giusti suoni e trovare le giuste parole, quelle più appropriate, occorre passare attraverso l’umiltà del silenzio.

Attraverso il silenzio attivo di fronte ad un quadro si possono provare emozioni e interpretazioni diverse in ogni singolo spettatore, capire simboli più o meno nascosti, significati o sublimazione estetica. Immagina per un momento, caro fratello Maurizio, che la loggia ed il Tempio siano appunto un grande quadro con i suoi simboli, i suoi colori, la sua rappresentazione pittorica ed architettonica.

 Ci sarà tempo per ammirarlo, capirlo ed interpretarlo. La volta celeste che ci sovrasta, il pavimento a scacchi bianchi e neri, le due colonne all’ingresso del Tempio, la squadra ed il compasso aperti sulla Bibbia ed in particolare sul Vangelo di san Giovanni, le colonne che adornano la sala del Tempio, lo stesso orientamento delle sue pareti, niente è a caso, tutto è giusto e perfetto da secoli. Lo studio e la comprensione di questi simboli è uno dei vostri lavori che vi attendono in questo anno di apprendistato, studio e comprensione con l’aiuto di fratelli a questo preposti e con l’applicazione personale ed individuale. Attraverso la cultura e l’umiltà del  silenzio, l’apprendista massone, divenuto fratello, mira a risolvere i suoi dubbi e le sue incertezze, nella difficile ricerca della luce e della verità con un percorso  che può essere, anche questo, diverso da fratello e fratello, al pari delle emozioni tutte  individuali provate di fronte ad un quadro e ad una opera d’arte. In fondo la vita stessa è una grande opera d’artein cui l’uomo è l’attore protagonista.

Diceva Pablo Picasso: “ Ci sono pittori che dipingono il sole come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, grazie alla loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole.”

Ecco, noi massoni pur con i nostri tanti dubbi e le nostre poche certezze, dobbiamo essere artisti, profondi spiritualmente e intelligenti, non semplici imbrattatele. Protagonisti della nostra opera d’arte, che è la nostra vita e l’appartenenza non passiva alla nostra meravigliosa Istituzione Iniziatica.

 Fratelli M. e S., spero che come il Pierre di Tolstoj anche i vostri occhi e il vostro animo siano colmi di lacrime di gioia. I fratelli che stasera sono qui, attraverso le mie parole e nel ricordo sempre vivo nei loro cuori della loro Iniziazione,  hanno voluto essere presenti,  farsi sentire a voi vicini  e darvi in modo forte e chiaro il loro caloroso “ Benvenuti tra noi ”.

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