EQUINOZIO D’AUTUNNO

L’EQUINOZIO D’AUTUNNO

È l’equinozio d’autunno; riprende il nostro lavoro.

È inevitabile una riflessione sul significato di questa particolare condizione astronomica, primo perché è consuetudine del nostro Ordine farlo. Secondo perché recenti lavori dell’Officina hanno sottolineato le cadenze del calendario, non come argomento culturale, ma per cercare nella sintonia col tempo cosmico, non quello frenetico dei nostri orologi, il sottile filo di Arianna per tentare di uscire dal labirinto in cui rischiamo di perderci. Terzo perché il concetto di equilibrio, implicito nell’equinozio, è particolarmente calzante allo stato di squilibrio attuale. s – E come se vi fosse una singolare congiunzione di’ squilibri che entrano in risonanza e generano turbolenze che fanno precipitare Situazioni di stallo, non di equilibrio. La fisica teorizza più tipi di equilibrio, quello chiamato stabile perché si riproduce naturalmente se turbato da eventi accidentali. Questo è il concetto che mi interessa perché l’altro, chiamato instabile, riguarda solo condizioni particolari, interessanti per laboratori e circhi equestri. Lo stato di stallo sussiste quanto coesistono condizioni non di equilibrio e fattori inibitori che impediscono la naturale evoluzione dei fenomeni. I terremoti politici degli ultimi anni hanno avviato una serie ricca e complessa di avvenimenti che ci riguardano molto da vicino. Le crisi economiche, politiche e morali attuali non possono non coinvolgerci come Ordine, come Loggia, come Fratelli. Pur escludendo rapporti di causa o effetto che sarebbero opinabili è innegabile che le turbolenze terrene sono sempre concomitanti con altre in sfere più elevate. Il nostro Ordine è uno specchio, purtroppo fedele, della società in cui opera. Abbiamo fratelli, con la “f° minuscola, che fanno la “cresta” alla carta igienica degli ospedali, oppure comandano “picciotti”. Cerco un poco di ironia perché è una realtà difficile da ammettere ed ancora più difficile da accettare. Saremo certamente colpevoli anche del buco nell’ozono. Qualcuno ha, o dovrebbe avere, il compito di chiarire la nostra identità, non illudiamoci però che i comunicati stampa migliorino la nostra immagine, certamente non ridurranno la nostra responsabilità. È opportuno agire e non reagire. Agire, ora, significa tagliare, estirpare quei gruppi che in Massoneria fanno “pubbliche relazioni” e non lavoro muratorio, che si trovano a proprio agio più attorno ad un desco imbandito che fra le colonne.

Attenzione però alla caccia alle streghe, non possiamo buttare alle ortiche un Fratello “sospetto di irregolarità amministrative”. Il nuovo catechismo tralascia i vecchi atti impuri e persegue l’evasione fiscale, la morale massonica romane inalterata, è sempre quella immutabile ed eterna, che ci rende rigidi con noi stessi, ma cauti e possibilisti nel giudizio del prossimo. Dobbiamo ricercare la coerenza nei nostri comportamenti, tutelare la rispettabilità dell’Ordine attenendoci all’antica regola di uniformarci alle leggi dello stato, ma senza ergerci ad arbitri del comportamento morale dei Fratelli. ’ Occorre trovare il coraggio ed i mezzi per espellere chi, in Massoneria, non fa un lavoro muratorio, non dobbiamo sottoporre i Fratelli ad un esame settimanale di buona condotta, perché non è massonico e perché, se fosse veramente indispensabile, non avrebbe senso una tale associazione iniziatica. Preferisco un Fratello peccatore che cerca la luce ad uno rispettabilissimo che non la cerca affatto. | : La qualità del nostro lavoro e della nostra immagine dovrebbero consentirci certi lussi. ì L’equinozio d’autunno è equilibrio di una sola magica notte, poi prevalgono le tenebre ed iniziano i nostri lavori. Occorre che qualcosa precipiti, che il seme maceri prima che il germoglio rinasca alla luce e prima che la luce superi le tenebre. Anche la nostra Officina deve mantenersi al passo con l’eclittica per ritrovarsi ciclicamente in equilibrio sull’asse equinoziale. Non dobbiamo confondere l’equilibrio con lo stallo. Sul piano iniziatico la tranquillità, l’umanesimo, l’amor di concordia e la comprensione possono essere fattori inibitori della ricerca interiore. È evidente che il superamento di ogni stato di equilibrio comporta dei rischi che vanno ponderati con grande attenzione. L’immobilismo però non garantisce dai rischi. La chimica ci insegna che le soluzioni soprasature sembrano in equilibrio, ma basta un nulla per provocare una precipitazione violenta. Da sempre “fare” comporta rischi e responsabilità che bisogna affrontare, “non fare” ripara solo dalle responsabilità distribuendole e disperdendole, i rischi vengono solo rinviati ed aggravati. Sul piano individuale, l’equinozio e la situazione contingente suggeriscono che il comportamento del Massone deve essere l’espressione della propria conoscenza equilibrata da forza e bellezza. Vi ricordo una breve leggenda: quando Giove decise di avere il suo tempio sul più alto colle di Roma, il Campidoglio, tutti gli altri dei, da bravi figli, lasciarono le loro dimore sul Campidoglio, e si cercarono un’altra sistemazione; a Roma i colli e i posti non sono mai mancati e tutti si sistemarono, tranne uno, l’impudente ed impertinente Dio Terminus che non volle sentire ragioni e rimase al suo posto, nel suo tempietto proprio davanti al grande tempio di Giove Capitolino. I romani incidevano l’effigie del Dio Terminus sulle pietre di confine. Vi sono dei confini che sono lì e lì rimarranno sempre a segnare il limite tra fanatismo,tolleranza, lassismo. Molti degli attuali problemi derivano da un malinteso senso.di fratellanza a cui non abbiamo definito un preciso limite, per leggerezza e quieto vivere, nella migliore delle ipotesi. Vi auguro e mi auguro un proficuo anno di lavoro.

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’.G. B. Plin, 

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