LE DODICI FATICHE: TAPPE DEL PERCORSO DI ELEVAZIONE

LE DODICI FATICHE: TAPPE DEL PERCORSO DI ELEVAZIONE   di Vincenzo Gallucci e Carmelo Pozzo

Ercole, il Massone

Nel Tempio Massonico, in corrispondenza delII° Sorvegliante, troviamo la statua di Ercole. Questa rimanda indirettamente alle 12 simboliche fatiche che, in definitiva, l’eterno Apprendista, compiendo sforzi erculei sul triplice piano comportamentale, psicologico e spirituale, pone in atto per rettificare il proprio Sé profondo e – si spera – pervenire alla realizzazione finale. Un lavoro pesante e costante: da render saldo con Forza e Rigore… Il ciclo Erculeo, può essere intesocome LA Via reaJizzativa occidentale, descritta per la prima volta con nitida precisione: nelle attività specifiche sul Sé profondo, negli sforzi da compiere e negli obiettivi concreti da realizzare. Da questo momento in poi, il percorso realizzativo occidentale è stato ripreso in molte forme diverse ma con unico e immodificabile contenuto: da Mitra ad Arjuna, da Mosè a Giasone, da Artù alle tavole dei Tarocchi, e così via. Le dodici Fatiche costituiscono anche un passaggio fondamentale nella strutturazione della società classica come noi la conosciamo: rappresentano il momento in cui il patriarcato si impone sul matriarcato e la via solare prende definitivamente il posto di quella lunare. : ‘ Non è un caso che le fatiche sarebbero state solo dieci, se due non fossero state ripetute pervenendo così al numero finale di dodici (le mensilità solari). Si pensi poi alla data di nascita dell’eroe; il 25 dicembre, come Zeus, Mitra, Gerù, Dioniso. Horus {per citarne solo qualcuno…). Il percorso realizzativo dell’Eroe solare era ben noto agli antichi, anche se nel corso dei secoli non sempre è risultato tacito, fino agli stravolgimenti recenti che ne hanno minato l’operatività, modificandone l’ordine tradizionale. L’ordine cronologico delle dodici fatiche è esattamente quello che si trova illustrato sulla mètope nel tempio di Zeus a Olimpia (circa 450 a.C.) e riportato fedelmente dallo Pseudo Apollodoro (Biblioteca). Le fatiche iniziano con l’uccisione del leone di Nemea e si concludono con la discesa agli inferi per la cattura di Cerbero. Nel periodo classico era scontata questa successione delle fatiche. Dal Medioevo cominciarono a circolare opere, letterarie e figurative, che riprendevano specifiche fatiche senza collegamento con le altre. Mentre le scuole esoteriche di fine ottocento e le loro emanazioni dei primi del ‘900 ne stravolsero sovente la progressione, sulla base di giustificazioni molto poco condivisibili. Gli studi sul ciclo Erculeo di XIX e XX secolo hanno visto spesso forzature da parte di chi, da un lato, voleva raccontare le fantastiche vicende di un Supereroe dell’antichità, oppure, dall’altro, di chi voleva inquadrarle in ambiti esoterici ed occultisti di varia natura e comunque non conformi all’originale. Questa successione era tacita nei templi eraclei ed è avvalorata dall’analisi testuale, degli etimi e della toponomastica: rappresenta le tappe obbligate della via di rettificazione; descrive il percorso secco e solare che, se meditato e praticato, ha il potere di dischiudere concreti risultati realizzativi. In particolare, la successione riportata tradizionalmente dallo Pseudo Apollodoro, che sviluppa il percorso partendo dall’uccisione del Leone Nemeo (in Ariete) sino alla cattura di Cerbero e alla risurrezione dall’Ade (in Pesci), fornisce indicazioni concrete per conseguire risultati tangibili nel percorso iniziatico massonico, iniziato – appunto – con la richiesta della Luce.

L’uomo e l’Eroe

 Alcide (il Coraggioso) fu ribattezzato Ercolé (gloria di Hera) dall’oracolo di Delfi nell’affidargli le fatiche, da svolgere appunto a Gloria della Grande Madre, che tante tribolazioni gli procurò. infatti, connotato costante del mito è l’acerrima opposizione di Hera {Anima vs Corpo; Spirito vs Materia) che si riconciliò con lui solo dopo l’ascesa all’Olimpo. Ercole è figlio di Zeus che con uno stratagemma sedusse la bella Alemenac, la quale, dopo 10 mesi di gravidanza, diede alla luce il piccolo Alcide e il gemello uterino Ificte (figlio di Anfitrione, re di Tirinto e legittimo marito di Alcmena), Già in culla sfoggiò le sue qualità sopprimendo i due serpenti mandati da Hera per uccidere i gemelli. Da una sua vigorosa poppata al seno di Hera, portatole con l’inganno da Atena, nacque la Via Lattea, dando origine al Cosmo, così come lo conosciamo. Fu formato dai migliori maestri dell’antichità e fu versato tanto nelle discipline operative quanto in quelle contemplative (armi, lotta, guerra, musica, lettere, astronomia, medicina). Grazie alle cospirazioni di Hera, Alcide si ritrova suddito dello stolto cugino Euristeo, che gli sottrasse il trono di Argo per diritto di primogenitura, perchè fatto nascere prematuramente. Giovane di grande cuore e coraggio, anche se spesso intemperante, sposa Megara (figlia del re di Tebe) e alterna formazione spirituale a gesta eroiche. | Come ogni costruttore che si rispetti, Ercole avvia il ciclo con un Piano di Lavoro, che è, in fondo, una manifestazione di intenti: l’uccisione del leone, il suo scuoiamento e l’utilizzo della pelle come mantello-copricapo (LUI è il Sole/Leone; LUI arriverà anche ad esserlo concretamente, alla fine della storia, una volta guadagnata l’immortalità). Al termine delle sue fatiche, il corpo morente disteso sull’ara ardente, lo spirito di Ercole – ormai a/ riparo dalla morte – verrà assunto in Cielo dove, dopo aver praticato uno specifico rito di adozione, sarà formalmente considerato “figlio di Era e di Zeus” e presentato da Atena al convito dei dodici déi dell’Olimpo,ricevendo in sposa Ebe, la dea dell’eterna giovinezza. La triade che viene così a formarsi – Zeus, Hera ed Ercole – pone in relazione la figura dell’Eroe con quella dell’Uomo universale della Tradizione, quale “figlio del Cielo e della Terra”, mediatore e ponte tra i due “poli” che danno origine alla manifestazione stessa. Questo ruolo centrale fa del semidio la “porta di passaggio” che dal cosmo permette la fuoriuscita verso stati su periori; non a caso l’Alcide assumerà infine la funzione di “guardiano della soglia” che immette all’Olimpo, a tutela della “porta del cielo” che separa l’universo (il mondo della manifestazione) dai cieli superiori (gli stati informali della manifestazione stessa).

Le Prove Iniziatiche

 Ciascuna fatica contiene un racconto che indica, in definitiva, al neofita, se interpretate correttamente le giuste analogie, il lavoro interiore da realizzare per trasformare la pietra grezza {che egli è), nella pietra cubica, lavorata, squadrata e levigata {che egli sarà) a perfezionamento avvenuto: ogni prova è ficonducibile ad un preciso lavoro da svolgere sulle proprie inclinazioni e passioni, ripagate da un concreto risultato, sviluppando una capacità personale da utilizzare nella fatica successiva.La chiave per l’interpretazione operativa è – neanche a dirlo – l’analogia: ci si muove nell’ambito più profanamente psicologico, si evolve a quello zodiacale, si spazia sui terreni alchemico e cabalistico, sino al più iniziatico e spirituale, secondo il personale livello di maturità. Tutto ciò suggerisce al Ricercatore di esercitarsi nella verifica sui simboli e sugli strumenti di lavoro cercando risposte concrete a specifici quesiti chiave:

* Quali ambiti comportamentali aggredire?

* Quali qualità personali sviluppare e quali inclinazioni governare?

* Quali leve e strumenti per fare passi concreti?

* Come valutare e misurare i risultati raggiunti?

Qui di seguito si riportano in sintesi le 12 Fatiche con le principali linee guida interpretative.

1 – La lotta con il leone di Nemea

in una zona dell’Argòlide, chiamata Nemèa, un leone gigantesco e feroce aveva la pelle invulnerabile. Ercole lo affrontò, ma non potendolo colpire con l’arco e la clava, lo cacciò dentro una grotta. Qui, dopo una terribile lotta corpo a corpo, lo soffocò tra le braccia. Con la sua pelle si fece il suo usuale copricapo-mantello, che d’ora in poi fa contraddistinguerà agli occhi profani. Prendere coscienza di sé e rompere le cristallizzazioni: il figlio che uccide l’immagine paterna.

 2 – l’idra di Lerna

 Nel lago di Lerna viveva un grosso drago con nove teste di cui una immortale: soffiando miasmi pestilenziali e divorando uOmini e greggi rendeva inabitabile la zona. Ercole l’affrontò impugnando la spada. Ma con grande stupore vide che a ogni testa tagliata ne ricrescevano immediatamente due. Allora ricorse al fuoco: con tronchi infuocati cauterizzò le teste del drago impedendone ja ricrescita. Ne rimaneva una, quella immortale: la tagliò netta con un colpo di spada e la seppellì sotto un macigno. Discesa negli inferi della personalità: riconoscere e chiudere le fonti del veleno mostruoso.

3 – La cerva del monte Cerinea

in Arcadia, sul monte Cerinea, i cacciatori da tempo imMmemorabile inseguivano una Cerva sacra ad Artemide dalle corna d’oro e dai piedi di rame, senza riuscire mai a raggiungerla. Èrcole la inseguì, senza mai riposarsi, per un anno intero. Sino a quando la raggiunse presso un fiume nell’alto Iperboreo, riesce a ferirla con una freccia quasi inoffensiva e, con un colpo non cruento, a catturarla. Imparare a gestire i propri aspetti inconsci: non “farsi vivere” dal proprio mantale

 4 – 1l cinghiale di Erimanto

L’Arcadia aveva perso la sua pace a Causa di un cinghiale gigantesco che rovinava tutti i raccolti. Dopo un lungo inseguimento per boschi e crepacci, Ercole sul monte Erimanto catturò Ja bestia e, caricandosela sulle spalle, la portò a Tirinto. Razionalizzare le passioni senza diventare privi di passioni: trovare il proprio “giusto mezzo”.

5 – La pulizia delle stalle di Augia

in Elide un re di nome Augia teneva nelle sue stalle migliaia di buoi. La pulizia in queste ctalle lasciava molto a desiderare e tutta la regione era appestata da un insopportabile odore di letame. Ercole fu incaricato di pulire le stalle in un giorno. Ercole deviò il corso del fiume Alfeo e fece passare le acque nelle stalle: la violenta corrente trascinò facilmente via gli strati di letame. Discernere per cacciare i mercanti dal Tempio: forza e intelligenza per bilanciare azioni- pensieri.

6 – Gli uccelli di Stinfalo

Sul lago di Stinfalo, in Arcadia, abitavano degli uccelli che avevano le ali, il becco e le penne di bronzo. Si servivano delle loro penne come frecce per uccidere e divorare ogni essere vivente. 4 Le frecce intinte col sangue velenoso dell’Idra risultano inutili. Riesce a superare la prova solo con l’aiuto di Atena, che gli procura un nuovo strumento: dei timpani di bronzo. Gli uccelli, spaventati dal suono bronzeo, fuggirono abbandonando il territorio. Dominare il pensiero con la Sapienza: pensieri convogliati rettamente dalla Consapevolezza. .

7 – Il toro di Creta

In questa prova, il compito dell’Eroe fu quello di catturare vivo un toro che Posidone, il dio delle acque, aveva donato all’isola di Creta. Lo scopo finale è quello di ridare al Toro la giusta collocazione in un’isola che aveva vissuto già la piaga del mostro antropofago del Minotauro. Ercole lo inseguì per tutta l’isola e lo catturò trattandolo come un capretto: lo avvolse in una rete, se lo mise sulle spalle e attraversò a nuoto i tratto di mare che separava Creta da Tirinto. Separazione+Unione+Sintesi=Equilibrio Dinamico Verticale (G).

8 – Le cavalle di Diomede

Diomede, re di Tracia e figlio di Ares, aveva l’abitudine di nutrire i suoi possenti cavalli con carne umana. Ogni straniero che capitava nei paraggi finiva nelle mangiatoie di rame dei cavalli. Ercole, prima di tutto, fece divorare lo stesso Diomede dai suoi cavalli, poi usò una lunga fune per portarli a Tirinto. Agire con distacco dai vincoli del passato: lasciare che il male divori sé stesso {Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti, Mt, 8 21).

9 – Il cinto di Ippolita

Per accontentare Admeta, figlia del re Euristeo, capricciosa e smaniosa, che desiderava il ricco cinto d’Ippolita, regina della Amazzoni, Ercole intraprese una guerra contro quel popolo di donne bellicose che vivevano cavalcando nella regione del Mar Nero, uccidendo senza pietà gli uomini che osavano avvicinarsi al loro regno. Era aizzò le Amazzoni dicendo loro che l’eroe voleva rapire la bella regina. Così l’intero popolo di donne si scagliò contro Ercole che, dopo tanto lottare, riuscì a sconfiggerle, purtroppo anche uccidendo Ippolita alla quale prese la cintura. Unire gli opposti per afferrare la dimensione superiore: integrare la parte femminile di sé.

10 – I buoi di Gerione

Gerione era un mostro con tre teste che abitava nell’isola Eri- trea situata in mezzo all’oceano: possedeva bellissimi buoi rossi custoditi dal gigante Eurizione e dal cane con due teste che si chiamava Ortro (l’Alba). Di questo gregge doveva impadronirsi Ercole. Giunto nello stretto di Gibilterra, Ercole piantò su ciascuna delle sponde una colonna in segno del suo passaggio. Con l’aiuto del Dio Helios, approdato nell’isola, affrontò e uccise con facilità il gigante Eurizione, il cane con due teste e il mostro Gerione. Tirare diritto!: conquistare la dimensione spirituale.

11 -I pomi d’oro

in una valle dell’Africa si trovava il meraviglioso giardino delle Esperidi, figlie della stella della sera. Sugli alberi di quel parco crescevano dei frutti d’oro di cui Ercole doveva impadronirsi. ci rivolse a Proteo, un dio marino che aveva la facoltà di trasformarsi e da lui si fece indicare la strada per il regno delle Esperidi. A guardia di quel giardino c’era un dragone dalle cento teste, che alla fine fu ucciso da Ercole che potè tornarsent con i pomi d’oro, il frutto che contiene infinita capacità gene rativa. Raggiungere la capacità di unire: moltiplicare efficacemente risultati delle azioni.

12 La cattura di Cerbero

Ultima e più impegnativa fatica. Entrare nel’Ade e catturati ‘ Cerbero, metà cane e metà drago, con tre teste. Ermes e Ateni aiutano Ercole in questa impresa. Arrivato negli Inferi, l’eroe s fece ricevere da Adesil quale gli diede il permesso di portati con sè Cerbero purchè riuscisse a domarlo senza armi. Ercol riuscì ad incatenare il mostro € portarlo a Tirinto, dopo di chi lo ricondusse di nuovo nell’inferno. Portare alla luce e alla vista degli Uomini le Verità nascoste adempiere così al proprio Essere…

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