DUBBI

Dubbi

Maestro Venerabile, carissimi Fratelli tutti.

DUBBI.

Nella nostra Istituzione troviamo dei “valori” che non mi è mai stato molto chiaro se debbano preesistere all’ingresso del candidato o se invece ci si attenda che vengano appresi ed assimilati in seguito, “dopo”. Riterrei più valida la seconda ipotesi, visto che la nostra è una scuola, ed una scuola ha come suo compito precipuo quello di insegnare. Necessitano tuttavia delle predisposizioni che non sempre traspaiono dalle due arcinote e richieste doti: “essere liberi e di buoni costumi”. Può sorgere allora il dubbio sul come e quando queste doti ulteriori vengano insegnate, né cosa succeda se esse non vengano assimilate, né chi sia giudice, eccetera. Per essere più chiaro ed esplicito farò un esempio: un uomo può benissimo essere libero e di buoni costumi e non sentire affatto la necessità di ritenersi uguale a tutti gli esseri umani, né di averli come suoi pari, con uguali dignità e diritti, essendo piuttosto portato a ritenere che alcuni sono, come direbbe Orwell, “più uguali” di altri e che si, in linea di principio è giusto, ma … Pensiamoci bene, prima di affermare che non è così, neppure per noi stessi! E, si noti bene, ancora parlo di uguaglianza, che è ciò che possiamo identificare nella nostra livella, simbolo di carattere passivo e orizzontale. Essa è facile da accettare non solo nel nostro mondo ma anche, e addirittura, dal mondo esterno, specie in quello che si autodefinisce più civile e moderno. Ma se tocco l’idea di fratellanza, che ha un carattere molto più attivo e maschile, simboleggiata sia dai nodi d’amore che dalla catena d’unione, allora il discorso diviene molto più spinoso: già, perché la fratellanza, per essere vera ed efficace, richiede uno sforzo ed un impegno attivo. Impegno a ricercare attivamente e concretamente i motivi che ci possono unire per rinforzarli o, se preferite, quelli che ci possono separare, per tentare di separarli. Molto più probabilmente ci si impegna invece per mantenere quelle distanze e quelle strutture (caste, censo, livello di cultura, razza, credo politico o religioso, ecc.) che in fondo, avendo avuto noi qui presenti la fortuna di nascere a questo mondo sulla sponda più favorita, siamo egoisticamente portati a giudicare giuste. Nonostante i tempi, molti uomini si impegnano ancora, addirittura, ad incrementare tali distanze!

PESSIMISMO.

Come mi capita sovente, voglio fare il discorso di chi predica bene e poi …, ma lo voglio fare perché può capitare che taluni tra noi, o perché non sufficientemente e informati o per non essersi mai soffermati ad esaminare la questione, non abbiamo mai riflettuto su questo problema. Talvolta, quando penso al Fratello R. S., mi dico che certi miei pensieri sono soprattutto delle lagne pseudo-umanitarie e che un problema di così ampio respiro io non sono assolutamente in grado di svolgerlo adeguatamente. Un premio Nobel, Norman Borland, sostiene e predica da anni che gli attuali 50/60 milioni di uomini che ogni anno muoiono di fame sono destinati ad aumentare, e di parecchio, se non ci sarà quel salto di mentalità che possa effettivamente creare una svolta reale e concreta al problema, perché, secondo lui, la penuria di energia prevedibile provocherà, tra le altre cose, una forte diminuzione nella produzione dei fertilizzanti, ragione per cui le colture verdi anziché progredire, regrediranno. Credo che ormai quasi tutti fra noi accettino la fine del mito della crescita illimitata, mito che così bene ha illuminato quest’ultimo secolo. E se è così, perché non dobbiamo porci il problema del che fare? Per intanto, posso affermare che molti sintomi annunciano un cambiamento di clima, e non starò ora qui a fare del catastrofismo, a ripetervi quanto funeste siano le competenze che ciò comporterebbe (desertificazioni e/o allagamenti, ecc.). Inoltre consideriamo che viviamo sempre più in un “villaggio globale” in cui le barriere come i confini di stato sono destinate ad essere sempre più labili e, di conseguenza, i grandi beni ed i grandi mali dell’umanità saranno sempre più in comune. Beni e mali quali l’elettricità, 1 fertilizzanti, l’acqua ed i combustibili, ma anche l’AIDS ed il fanatismo, specie quello religioso.

PREVISIONI.

Nulla è tanto facile da sbagliare quanto le previsioni, ma non per questo mi asterrò dal farne. Da sempre, nella storia dell’umanità, gli scontenti (e quindi non necessariamente solo i poveri) sono dei potenziali rivoluzionari. Non mi è difficile prevedere che essi si mobiliteranno in massa, magari senza un unico e vero leader od una sola bandiera (sarà forse l’Islam?) e si impegneranno per rifarlo. Rifarlo, credo, nel senso che non ci siano più solo due o tre persone-potenze a decidere ed a condurre le danze, ma che i destini dell’umanità (e delle ricchezze esistenti) siano gestiti da centinaia di persone, conseguentemente meno potenti. E se ci poniamo dal punto di vista iniziatico, o se preferite spirituale, non è che così sia necessariamente e sicuramente meglio, così come non migliore sia oggi la situazione dopo quel grande rivolgimento di cose che fu, ad esempio, la rivoluzione francese: forse è un passo avanti nella responsabilizzazione dell’individuo, che con ciò sente di acquisire sempre nuovi diritti e sempre nuoci conseguenti doveri. Ma prima di parlare di vero progresso … Il mondo, specie quello occidentale, che però e quello che più conta e pesa nell’economia dell’intero sistema, ha avuto finora una crescita fortemente mal distribuita e quindi squilibrata, disorganica. Non è difficile prevedere che tale società finirà travolta e fagocitata da se stessa, come d’altronde è sempre avvenuto ogni volta che la situazione è stata “simile” all’attuale. ‘

EGOISMO.

Proverò adesso a fare delle altre considerazioni: per produrre una tonnellata di carne bovina occorrono mediamente 7-8 tonnellate di cereali. Nell’89 sono state impiegate, circa e per difetto, 400 milioni di tonnellate di cereali per produrre carne. Ciò significa che per far sì che NOI avessimo la nostra bistecchina, in qualche più o meno lontana parte del mondo qualche nostro fratello moriva di fame!!! In questo nostro mondo, infatti, e quello citato non è che un esempio, volendo garantire il cibo (superfluo?) ad 800 milioni di individui “privilegiati”, si impone il sacrificio (mai termine fu usato tanto a sproposito!) ad oltre 4 miliardi di persone. E tutto ciò con buona pace dei concetti di uguaglianza e di fratellanza. Riassumendo: il clima cambia ed il processo di desertificazione avanza; contemporaneamente si innalza il livello dei mari che sommergono parte delle terre oggi produttive: scontenti e frustrati, sobillati e sostenuti anche dalle loro religioni, a gran voce, e non solo a voce … pretendono (e si prenderanno con la forza) ciò che per “diritto naturale” gli spetta e che per gran tempo gli è stato negato, almeno così a loro pare. E se noi maestri ricordiamo per un attimo che sono stati gli assassini di Hiram non solo non ci stupiremo, ma capiremo che guerre, giustizie sommarie e trionfo della forza e della violenza sulla ragione, sul diritto e sulla pace sono una costante del tempo. Di tolleranza, poi, nemmeno è il caso di parlarne. E di umiltà … Quindi fine del periodo prospero e, forse, inizio della fine. Il Kaliyuga?

RIASSUMENDO.

Da queste scene catastrofiche si può pensare di gettare le basi per una rinascita della nuova umanità? L’esperienza insegna che la realtà è sempre piena di sfumature, è molto complessa ed articolata, non è quasi mai come il nostro pavimento a scacchi, ma è fatta di un’infinità di granelli di sabbia che sembrano tutti uguali … Quali considerazioni trarre? Quali i possibili rimedi? Che cosa ci può insegnare la nostra appartenenza alla ininterrotta catena iniziatica? In queste situazioni mi piacerebbe tanto che la mia spiritualità mi aiutasse a vederci un po’ più chiaro, ma mi ritrovo sempre al buio e, se voglio procedere, non posso che ritrovarmi pragmatico. Ma certamente qualcuno di voi saprà aiutarmi gettandomi, se non la luce, almeno un qualche barlume, un riflesso. Per parte mia credo che se non si cambierà. e alla svelta, e nulla mi fa credere che ce ne sia la concreta possibilità, dobbiamo prepararci a disordini sociali multirazziali, al caos economico ed all’instabilità politica. Ma forse il vero senso che ci compete è sapere, con dignità e serenità, insegnare ai neofiti quello che è il patrimonio che a noi è stato lasciato: la ricerca (dell’uomo, della parola perduta o di qualche cosa d’altro?). No, cari Fratelli, io credo solo la ricerca di noi Stessi.

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. A. Bgg.

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