CONOSCERE SE STESSI II°

Conoscere se stessi (II)
Nella tavola incisa in camera di apprendista, ho provato ad esaminare quali realtà, anche fisiche, si nascondessero sotto il velo del viaggio attraverso la terra e della prova dell’acqua.Ricordate il vero viaggio attraverso le nostre esperienze sensibili, con il solo scopo di contestarne l’oggettività per riportarle al loro vero ruolo di “descrizione del mondo”. E poi lo scontro con le“acque corrosive” e la vocazione dell’iniziato a vincerne il corso? Incidentalmente, osservo che se qualcuno di voi volesse una conferma di quanto dissi la volta scorsa, da parte dell’Istituzione, potrebbe fare riferimento al rituale di iniziazione del secondo grado: “Carissimo fratello, questo primo viaggio rappresenta il primo grado di realizzazione del neofita ….. omissis ….. I sensi sono strumenti che uniscono il mondo esterno al nostro “io” più intimo: imparate dunque a distinguere quanto, nei loro messaggi, sia verità e quanto sia illusione”:quale invito più chiaro ad accettare l’esperienza sensibile come una delle forme possibili di esperienza, come “una descrizione del mondo”, appunto,ricca di utilità pratica, ma incompleta e comunque arbitraria? Oggi vorrei provare ad esprimere, per quanto le parole lo possano permettere, l’esperienza delterzo viaggio, della prova dell’aria, che mi pare quella più propria alla camera nella quale stiamo lavorando. In questo caso prendo le mosse direttamente dal terzo viaggio rituale: “Le Arti Liberali, di cui avete letto i nomi, suggeriscono che la mente deve indagare liberamente in qualunque campo della conoscenza, evitando qualunque dogmatismo limitatore”. Il rituale, senza mezzi termini, attira l’attenzione sullo strumento che noi possediamo per conoscere: la mete, ma, più esplicitamente ancora mette in ordine le Arti Liberali, nelle quali la mente deve indagare, spiegando al contempo che cosa si debba qui intendere per mente.

GRAMMATICA GEOMETRIA FILOSOFIA POESIA MUSICA che parafraserei
APPRENDIMENTO RAGIONAMENTO SPECULAZIONE CREAZIONE VIBRAZIONE RIFLESSIVO APPRENDIMENTO APPRENDIMENTO RIFLESSIONE RIFLESSIONE VIBRAZIONE PASSIVO ATTIVO PASSIVA ATTIVA Lo strumento non è solo la “mente”, nel senso ristretto che gli attribuiamo quotidianamente,bensì il mentale, quella somma di facoltà, delle quali una è quella raziocinante, altre sono l’intuito,la percezione, ed altre ancora non hanno nome. Si tratta certamente della componente meno densa, meno spessa di noi stessi, un componente fluida, per la conoscenza della quale a buon diritto possiamo parlare di “prova dell’aria”.Il mentale è il nostro protettore, che di solito diventa il nostro guardiano. i Tutto ciò che noi facciamo, in quanto esseri umani, è opera del mentale, il quale è quella partedi noi che organizza il mondo; anche in questo momento è il vostro mentale che ricava un senso compiuto da queste mie parole: senza la sua attività, esse sarebbero una serie di smorfie e suoni senza alcun senso, né collegamento. | Il mentale è colui che protegge il nostro vero essere: è a lui che dobbiamo la possibilità di arrestare le acque, è utilizzando lui che possiamo utilizzare la corrente. Quindi egli è fondamentalmente geloso delle proprie azioni; e poiché le sue azioni costituiscono la stragrande
maggioranza del tempo che ci è dato da vivere, egli tende a trasformarsi da protettore in guardiano, da strumento operativo in soggetto operante. La differenza fondamentale è che un protettore è comprensivo e di larghe vedute, mentre un guardiano è rigido e dispotico: al guardiano è difficile accettare più possibili “descrizioni del mondo” , poiché egli è geloso della sua, che reputa l’unica corretta. Nella vita quotidiana al dominio del:mentale appartiene ogni cosa cui possiamo dare un nome e ogni concetto, non esclusi quelli “più alti”. L’idea di G.’. A.’. D.’. U.’. stessa, comunque essa sia presente in ognuno di noi, appartiene al mentale: anzi, proprio il fatto che essa assuma forme differenti in ciascuno di noi ci conferma che essa appartiene al mentale. Il mentale nasce con noi, al momento della nostra nascita, e morirà con noi, al momento della nostra morte fisica; con noi si sviluppa e via via crea il mondo – direbbe un filosofo idealista – nel senso che percepisce il mondo, ne crea le leggi, lo organizza a nostro beneficio. La prima volta che ho bevuto da una tazza di latte bollente, mi sono scottato la bocca e un attimo dopo ho creato una delle moltissime leggi che mi creo tutti i giorni: il latte, posato sul fuoco, si scalda fino a potermi fare del male e occorre un certo intervallo di tempo perché io lo possa bere. Osservate come non si possa confondere il mentale con l’intelligenza o la facoltà raziocinante: esso entra in gioco anche quando siamo sottoposti a uno stimolo che non è tale da attirare l’attenzione cosciente, come per esempio quando sussultiamo per un rumore improvviso; in questo caso avviene una percezione, ma la reazione non è a livello cosciente. Così pure al mentale appartengono quelle sensazioni strane e indefinite che noi chiamiamo istinto di orientamento, sensibilità ai cambiamenti di tempo, percezione biologica dell’ambiente che ci circonda ed anche quei processi di reazione inconsci. O meglio subconsci, nel senso che non arrivano ad un livello tale di stimolazione per cui noi si sia coscienti della loro origine: tali i processi di associazione di idea apparentemente automatici, il presentarsi di ricordi o di immagini particolarmente vive, ma apparentemente senza nesso con la realtà del momento. Lo stato di coscienza comune, di veglia, come siamo soliti chiamarlo, è propriamente caratterizzato da percezioni di stimoli, che possono essere esterni o interni e che originano un processo di rappresentazione della realtà istantanea e di conseguente reazione, la quale può limitarsi anche alla sola formulazione di un concetto. Ma, come già avveniva per le percezioni sensoriali, limitate in una gamma molto più vasta di vibrazioni (luce, suoni) o di sensibilità possibili (tatto, odorato), lo stato di coscienza comune è soltanto un. un piccolo scaffale di un magazzino enormemente più vasto, nel quale giacciono anche moltissimi elementi ove vi sono giunti attraverso processi totalmente differenti, quali quelli prima indicati. In circostanze particolari e sotto la sollecitazione della ricerca specifica,. il materiale subcosciente può manifestarsi sotto le forme più svariate (scrittura automatica, visione nella sfera di cristallo), tali da dare origine a fenomeni apparentemente inesplicabili. Ora forse è più chiaro il discorso fatto la volta scorsa sui “nemici” lungo la via iniziatica. Se ricordate, vi dicevo, in quella sede, che il primo nemico à la paura: se essa vince, non c’è più possibilità di avanzamento sulla via. Qui ci troviamo di fronte al secondo potente nemico: il potere. Se esso vince, ci si ferma e si diventa un uomo dotato di poteri apparentemente inesplicabili, molto sovente a livello di far spettacolo, suscitando l’ammirato stupore degli astanti. Il mentale è un guardiano che cerca di difendere con ogni mezzo le posizioni acquisite: il primo mezzo, il più banale, se volete, è quello di suscitare la paura, l’orrore e il secondo, già più raffinato, è quello di spingere l’uomo ad accontentarsi dei poteri raggiunti, magari con diversi livelli di sofisticazione, da quelli più grossolani, come i giochi di prestigio, a quelli più sottili di sensazione intima di “forza”, di “illuminazione”, di “pace”. Non a caso allora si può parlare di “prova” dell’aria. Ci chiedevamo “voglio io la mia coscienza, il mio io, la mia volontà o li sono soltanto?” Cari compagni, occorre diventare volontariamente la propria coscienza, il proprio io, la propria volontà, senza lasciare tuttavia che essi prendano il sopravvento: un iniziato sceglie deliberatamente l’argomento del proprio pensiero, trattandolo quasi fosse un oggetto, ma soprattutto è capace di arrivare a suo piacimento al silenzio, facendo tacere il dialogo con se stesso, che ciascuno di noi costantemente svolge. Se, come apprendisti, abbiamo usato il martello e lo scalpello e abbiamo lavorato sotto il segno della perpendicolare, che nel linguaggio allegorico (non simbolico, ancora) sono trasparenti immagini di una rottura di una superficie esterna, la descrizione del mondo, appunto, per scavare e penetrare in profondità, raggiungendo la conoscenza delle acque, ora il segno distintivo non può che essere la livella: per coloro che hanno superato la prova dell’aria, intelligenza, coscienza e volontà sono state pacificate, domate e hanno assunto il loro ruolo di docili, quanto potenti strumenti.
27 gennaio 1983 dell’e.’ v.’.

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. FABRIZIO COLONNA

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