SAURO NAZARIO (Capodistria 1880 – Pola 1916)
Ufficiale della marina militare, nacque a Capodistria nel 1880, città che allora era in provincia di Trieste, ma che oggi fa parte della Slovenia, e morì a Pola nel 1916. Nazario Sauro era capitano di lungo corso ed esperto pilota di navi. Ufficiale della marina mercantile, allo scoppio della prima guerra mondiale, per non servire l‟Austria, emigrò in Italia e si arruolò, nel 1915, come volontario nella marina da guerra. Promosso ufficiale, diventò prezioso nocchiere delle nostre navi. La profonda conoscenza delle coste istriane e dalmate gli consentì di condurre a termine numerose ardite imprese in acque nemiche. Verso la fine di luglio del 1916, per una operazione notturna che doveva concludersi con il siluramento del porto di Fiume, venne scelto il sommergibile “Giacinto Pullino”. Partito da Venezia con mare grosso giunse nel luogo dell‟agguato, ma rimase incagliato sugli scogli della Tagliola; dopo inutili tentativi di liberarlo, il sommergibile, opportunamente sabotato fu abbandonato dai marinai. Sul Pullino era presente, sotto falso nome di Niccolò Sambo, quale informatore e pilota, Nazario Sauro. Al moneto di abbandonare la nave, nonostante il comandante gli avesse chiesto di rimanere perché gli sarebbe stato più facile confondersi fra tutti i marinai, Sauro decise di allontanarsi da solo con una barca a remirispondendo: “Qualsiasi cosa accada non è certo la mia morte che può portare danno all‟Italia!”, e mentre remando si allontanava grido: ”Addio, addio tutti. Viva l‟Italia!”. Tutto l‟equipaggio del Pullino, compreso Sauro, fu arrestato. Agli austriaci dichiarò di chiamarsi Niccolò Sambo e di essere veneziano, ma in seguito ai sospetti di un ufficiale di Capodistria e alle accuse di un cognato, ostile al suo patriottismo, dopo molti interrogatori venne rinviato a giudizio con l‟accusa di “connivenza con il nemico e tradimento”. Durante il processo vi fu l‟incontro con la madre la quale successivamente raccontò: “lo riconobbi subito, non lo vedevo da anni.Ebbi la voglia di saltargli al collo e baciarlo, ma mi trattenni. Chiesi a Dio di darmi forza ed aiutarmi. Lui rimase impassibile…”. La sua espressione fu evidentemente chiarissima per la madre, ed entrambi negarono di conoscersi. Due ore dopo la sentenza di morte, la sera del 10 agosto, seguito dal boia Lang, giunto frettolosamente da Vienna, Nazario Sauro si avviò al patibolo, e davanti alla forca, prima che lo scorsoio gli togliesse l‟ultimo respiro, gridò: “Viva l‟Italia! Morte all‟Austria!”. La sua impiccagione, e quella di altri martiri dell‟italianità, (Cesare Battisti, Damiano Chiesa, Fabio Filzi, Enrico Toti ed altri ancora), per l‟impressione che suscitò, equivalse per l‟Austria ad una battaglia persa. Alla memoria di Nazario Sauro fu concessa la medaglia d‟oro al valore militare e, nel 1918 i primi soldati italiani sbarcati a Pola corsero al carcere ed in quella che era stata la sua cella dispiegarono un grande tricolore. L‟anno seguente, i suoi resti mortali riesumati, furono posti in un sepolcro più degno, ed all‟ingresso del cimitero, su un masso di roccia istriana, venne scolpito soltanto il nome: Sauro. Nel 1938, voluta dal fascismo, fu inaugurata a Capodistria, una statua in suo onore, opera del triestino Attilio Silva, per ricordare il suo sacrificio e quello di tutti gli Istriani nella lotta contro l‟invasore austriaco. Il complesso monumentale fu smantellato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, ma fu successivamente ricostruito a Trieste. Il nome di Nazario Sauro è ricordato nella Canzone del Piave, precisamente al punto della quarta strofa, che così racconta: -“Indietreggiò il nemico fino a Trieste e fino a Trento -e la vittoria sciolse le ali al vento. -Si sciolse un patto antico e fra gli alpini furon visti risorgere Oberdan, Sauro e Battisti”. Nazario Sauro fu membro della “Loggia di Capodistria”, di cui era Maestro Venerabile il patriota Biagio Cobol.
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