CARLO PORTA ( Milano 1775 – Milano 1821)
Carlo Porta nacque a Milano il 15 giugno 1775, primo di otto fratelli. Il padre, Giuseppe, fu uomo di carattere duro ed autoritario, la madre, Violante Gottieri, morì ad appena 41 anni ed all‟età di dieci anni Carlo fu posto in collegio a Monza, dove rimase fino al 1792. Gli studi liceali li condusse nel seminario di Milano, quale allievo esterno, e proprio a Milano il Porta vide l‟arrivo dei Francesi; per tutta la vita, nella sua produzione letteraria, ebbe per loro una particolare avversione, che però, con il passare del tempo, riversò contro lo Stato e la Chiesa romana. Per volontà del padre fu costretto ad interrompere gli studi ed iniziò a lavorare, quale impiegato comunale, al servizio dello stato austriaco, a Venezia. La mondanità veneziana, ancora molto serena ed attiva nonostante la fine della Repubblica, affascinò il Porta, regalandogli una serie di spunti poetici che utilizzerà, al suo ritorno a Milano, per la scrittura dei suoi capolavori. In questo periodo partecipò a cene di società, frequentò teatri, ebbe rocambolesche avventure amorose, imparando, nella più bella città padana complementare alla seriosa Milano, le leggi del piacere e della vita associativa, che saranno strumento necessario per l’affinamento della sua arte poetica, nonché per la sua maturazione personale. Il magro stipendio governativo, il diniego paterno di fronte alle sue richieste di denaro, lo fecero comunque vivere in una situazione di precarietà economica; nacque da questa esigenza economica un curioso epistolario del Porta con parenti, genitori, fratelli ed amici, vistosamente segnato da procedimenti sintattici e soluzioni lessicali di chiara marca milanese. In questo periodo veneziano Porta ebbe una relazione amorosa con una nobildonna, Adriana Corner Diego, più anziana di lui di dieci anni che, nonostante altri più duraturi e fortunati rapporti amorosi, rimase sempre un ricordo per tutta la vita. Alla fine dell’estate del 1799 cominciò rimpiangere certe sicurezze materiali e morali di cui poteva godere soltanto all’ombra del Duomo, e decise così di trasferirsi a Milano. Il 29 agosto del 1806 si sposò con Vincenza Prevoati, vedova del ministro delle finanze della Repubblica Cisalpina, Raffaele Arauco. Nel 1816 formò in casa sua, con gli amici più cari, Grossi, Visconti, Berchet ecc., la cosiddetta, “Cameretta” che non tardò a collegarsi con il Manzoni e più tardi con il gruppo del Conciliatore. Morì a Milano nel 1821, alla giovane età di 46 anni. Carlo Porta, che scrisse le sue opere solo in dialetto milanese, fu fondamentalmente una persona equilibrata e serena, e del medesimo equilibrio psicologico risentono le sue idee sulla poesia, che egli non curò mai di teorizzare e di fissare in norme sistematiche: secondo Porta la poesia deve essere espressione di sentimenti sinceri, scaturiti nell’animo dall’osservazione realistica della vita; perciò, pur se ristretto nell’ambito della lirica dialettale, egli fu uno dei nostri primi romantici. Anzi, proprio l’uso del linguaggio popolare lo aiutò nella sua concezione anti classicistica e anti aulica, e al dialetto dedicò le più attente cure, sino a renderlo strumento ideale per esprimere la psicologia dei più svariati personaggi, dall‟albagia dei nobili, all’ipocrisia del clero, alla cruda ma sincera profondità di sentimenti degli umili. E ai più deboli e calpestati, a tutti coloro che la vita inganna e i prepotenti sottomettono va la simpatia del Porta, pronto a piangere delle loro pene e a gioire delle loro gioie, con una immediatezza poetica che fa scaturire dalle situazioni della vita tutta la loro forza comica e insieme tutta la loro triste malinconia. Carlo Porta fu iniziato massone a Venezia nel 1798, poi affiliato alla loggia “Carolina” all’Oriente di Milano. All’archivio del G.O.I. vi è un suo autografo massonico inedito.
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