ARTURO LABRIOLA

ARTURO LABRIOLA ( Napoli 1873 – Napoli 1959)
Economista e professore di economia politica, insegnò all’Università di Messina, e fu presto noto per le sue numerose pubblicazioni scientifiche, ma anche per le sue idee politiche. Anche se Labriola non ebbe un ruolo di primissimo piano nelle vicende che portarono alla nascita del PSI, che vide la luce ad opera di Filippo Turati e della sua compagna russa Anna Kuliscioff, pur tuttavia contribuì decisamente, sul piano teorico, alla diffusione del marxismo in Italia. Per i fatti del 1898 dovette affrontare prima il carcere per cinque anni, poi l’esilio. Fu in Francia, poi nel Belgio, dove, per qualche anno, insegnò all’Università di Bruxelles. Si dichiarò non soltanto patriota, ma anche nazionalista, e con questo spirito aderì all‟Unione Socialista Italiana giudata da Leonida Bissolati, della quale organizzò la sezione napoletana. Fin dai primi anni del nuovo secolo si vennero sempre più delineando diverse correnti all‟interno del PSI. Da un lato vi era la “corrente riformista” con Turati, Bissolati e Treves, che si proponeva l‟obbiettivo di trasformare la società in modo graduale e pacifico attraverso la conquista delle riforme in Parlamento; al lato opposto c‟era la “corrente intransigente”, guidata da Enrico Ferri, favorevole ad un‟azione diretta del proletariato, in quanto convinta che la moderazione politica ed i compromessi parlamentari avrebbero indebolito la presa sulle classi popolari; vi era poi una terza corrente, quella “socialista rivoluzionaria”, che faceva capo ad Arturo Labriola, il quale, sul modello del francese Georges Sorel, incitava i lavoratori allo sciopero generale per bloccare i meccanismi del sistema capitalistico, esasperando la situazione fino al punto di giungere ad una definitiva rivoluzione, la sola capace di distruggere lo stato esistente e di dare origine ad una dittatura del proletariato. Labriola fu anche interventista e volontario nella prima guerra mondiale, nella quale vedeva, come altri politici italiani, la quarta guerra d‟indipendenza per completare l‟unità d‟Italia. Nel 1926, dopo l‟avvento del fascismo, fu costretto all‟esilio, con molti altri socialisti, repubblicani ed affiliati alla Massoneria, alla quale aveva aderito nel 1913. Dopo aver soggiornato per alcuni anni in Argentina, ritornò in Italia nel 1939 e fu eletto deputato dalla 24° alla 27° legislatura, fece parte della Costituente ed infine fu senatore. Ministro del lavoro sotto il governo Giolitti, diresse per anni il quotidiano “Roma” di Napoli. Tra le sue varie opere ricordiamo il “Saggio storico”, che si figurò come una crociata anticomunista e nel quale affermò che il vero nemico secolare dell‟Italia era il “militarismo di classe con l’aspensorio del vaticano”; la “Storia di dieci anni”, nella quale palesò la sua idealogia politica; scrisse anche opere di carattere economico: “Le dottrine economiche di Quesnay” nel 1897, “La teoria del valore di Carlo Marx” nel 1899; “Il capitalismo” nel 1910.
Arturo Labriola era stato iniziato massone nel 1913 alla Loggia “Propaganda” all’Oriente di Roma; fu poi affiliato alla Loggia “Unione Italiana” n° 90 durante il suo soggiorno in Argentina. Fu insignito del 33° grado del R.S.A.A. e ricoprì la carica di Gran Maestro del G.O.I. in esilio, ricostituito in Francia

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