MASSONERIA ROMANTICA

Massoneria ‘romantica’ A lungo il Romanticismo è stato identificato come la voce ideologica e culturale della Restaurazione, soprattutto per quanto riguarda la GERMANIA. Ma il tentativo di leggere il movimento in chiave politica è fuorviante, perché fra i suoi rappresentanti si contano in uguale misura rivoluzionari e conservatori, progressisti e reazionari. Ciò che in generale li accomunò è l’elaborazione di una visione del mondo al di fuori delle reali forze motrici della storia, nella tensione verso un assoluto che cercò conferme nel passato o determinò fughe nel futuro, nell’utopia, nella più totale estraneità dal presente. Lo stesso Goethe ebbe a dire che questo atteggiamento spirituale incarnava ‘il principio della malattia‘ e sotto certi aspetti la sua diagnosi trova conferma nella psicologia moderna.

Un giudizio analogo, applicato alla storia della Massoneria, venne espresso da R. Le Forestier (La Massoneria templare e occultista, 1: La Stretta Osservanza) facendo espressamente riferimento all’origine del fenomeno del Templarismo (vedi capitolo La ‘vendetta’ massonica): «Nella seconda metà del XVIII secolo i mistici rimpiazzano la filosofia dei Lumi: il sentimento religioso ‘soffocato riaffiora in forme psicopatiche, talvolta demenziali». Nell’Ottocento romantico in effetti il Templarismo non cessò di manifestarsi in forme diverse, a partire da quella che assunse nella Loggia dei cavalieri della Croce, affiliata al Grande Oriente di Francia. Continuò con la fondazione da parte del medico Raymond Fabré-Palaprat di un nuovo Ordine impregnato di fantasioso medievalismo, che peraltro giunse a staccarsi dall’organizzazione massonica e sboccò nel 1828 nella costituzione dell’Alta Iniziazione, altrimenti detta Santa Chiesa di Cristo o Chiesa dei Cristiani Primitivi. Tale ‘Chiesa‘, dopo alterne vicende, si estinse attorno al 1840.

A tentare un rilancio del Templarismo in Francia fu un grande scrittore della seconda generazione romantica, affiliato alla Massoneria, ma anche in stretta relazione con vari occultisti: Gérard de Nerval (1808-1855). Egli individuò l’origine della Massoneria in una sintesi tra la tradizione cristiana e la spiritualità delle popolazioni del vicino Oriente, in particolare i Drusi, accostati dai Templari storici durante la loro permanenza in Libano nell’età delle Crociate. Ciò che accomuna personaggi come Fabré-Palaprat e Nerval fu l’insofferenza per il clericalismo cattolico, che li indusse in qualche modo a tentare una divulgazione dei valori perseguiti dalla Massoneria esoterica, l’uno fondando addirittura una Chiesa, l’altro presentando i Templari e i Drusi, per altro senza alcun fondamento storico, come modelli ideali di quell’opposizione ai persistenti abusi clericali e feudali in cui nel tempo presente confluivano le forze più disparate.
Lo sviluppo della Massoneria cavalleresca negli STATI UNITI, invece, si compì nella discrezione e nella segretezza delle logge. Tale differenza è documentata dalle vicende del Rito Scozzese Antico e Accettato (vedi riquadro), di cui il generale ALBERT PIKE (1809-1891) costituì nell’Ottocento la figura di maggior spicco.
Iniziato alla Massoneria nel 1850 a Little Rock, nell’Arkansas, Pike alternò l’impegno nella professione forense con quello militare (guidò uno squadrone di cavalleria nella guerra contro il Messico e nella guerra civile militò con l’Arkansas fra i Confederati). Ma soprattutto coltivò lo studio delle ‘lingue sacre‘ (ebraico, sanscrito e persiano) e delle religioni indo-iraniche, imprimendo il segno delle conoscenze acquisite nella sistemazione dei gradi scozzesi del Rito, di cui nel 1859 era diventato Sovrano Gran Commendatore. Anche Pike, tuttavia, a dispetto della sua vocazione universalistica, non poté sottrarsi a condizionamenti storici e culturali e, quando si pose la questione se uomini di colore potessero entrare a far parte della Massoneria, per influsso dell’ambiente segregazionista dell’Arkansas in cui si era formato, espresse una posizione contraria.   La storia della Massoneria nell’età del Romanticismo non corrisponde tuttavia solo ai fatti e ai personaggi aventi a che fare con il Templarismo. Vi hanno infatti un ruolo fondamentale numerosi Massoni di grandissima levatura che, pur esprimendo in materia di politica posizioni tra loro molto diverse, contribuirono ad allargare il dibattito intellettuale e la circolazione delle idee all’intera Europa.
Il savoiardo JOSEPH de MAISTRE (1753-1821), fiero avversario delle idee liberali e democratiche e approdato a rigide posizioni di dogmatismo tanto in ambito politico quanto in ambito confessionale (fu uno strenuo assertore del primato assoluto della religione cattolica), colse la necessità di una più intima adesione alla fede cristiana, non solo perché fosse appagato il ‘bisogno di spirito‘ comune a tutti gli uomini, ma anche perché potesse concretizzarsi l’ideale della fratellanza universale.
Il pensiero del filosofo MAINE de BIRAN (1766-1824), affiliato al Grande Oriente di Francia, rende invece testimonianza del passaggio della Massoneria francese dal deismo o dallo scetticismo religioso dell’Illuminismo e del periodo rivoluzionario verso forme di un più partecipato spiritualismo, sollecitato dal confronto con il dolore, con la morte e con il mistero dell’immortalità dell’anima. Nelle pagine del suo Diario intimo (1792-1824) traspaiono altresì problematiche tipicamente romantiche come il bisogno di scendere alle radici della propria interiorità, di conseguire una libertà in primo luogo rispetto a se stessi, di definire i rapporti tra le passioni dell’animo e la morale. Dalle stesse pagine emergono, dopo le vicende del Terrore, un richiamo a quella ‘saggezza‘ che l’umanità sembra avere dimenticata, una sostanziale diffidenza nei confronti di Napoleone e la necessità, con l’avvento della Restaurazione, che gli spiriti illuminati si adoperino per promuovere una conciliazione tra il bene dei cittadini e la saldezza di un governo legittimo.
Alla nascita del Romanticismo dettero un forte contributo, fra i Massoni tedeschi, J.G. HERDER (1744-1803), che vide nella storia e nella natura due strumenti sostanzialmente analoghi predisposti da Dio per l’educazione dell’umanità, e F. SCHLEGEL (1778-1829), che esaltò la creatività umana, espressa essenzialmente nell’esercizio libero e spontaneo della poesia.
Ma il contributo forse più importante, anche per i successivi sviluppi del pensiero filosofico in Europa, venne da J.G. FICHTE (1762-1814), iniziatore dell’Idealismo, che oppose al fallimento della rivoluzione ideale e, d’altra parte, all’immobilismo politico e sociale di numerosi Stati tedeschi, un’ambiziosa ‘rivoluzione filosofica‘ fondata sul primato dello ‘Spirito‘. Il Rito Scozzese Antico e Accettato La rapida diffusione della Massoneria in America trova in parte spiegazione nel bisogno di trovare solide forme di aggregazione che facessero riferimento a un patrimonio storico-culturale in comune da parte di chi già risiedeva nel Nuovo Mondo e di chi vi emigrava per le ragioni più varie. La tipologia delle logge riprodusse, nella seconda metà del Settecento, la situazione europea, cosicché accanto a logge simboliche (quelle cioè che iniziavano ai tre gradi basilari), ve ne erano anche parecchie che praticavano gli alti gradi o gradi di perfezione, secondo la prassi dello Scozzesismo. In questo secondo caso il punto di riferimento era costituito dal Rito di Heredom, altrimenti detto degli Imperatori d’Oriente e d’Occidente, che come il Capitolo di Clermont presentava addentellati con il Templarismo (vedi capitolo La ‘vendetta’ massonica). Il 31 maggio del 1801 a Charleston, nella Carolina del Sud, venne fondato il primo Supremo Consiglio del 33° e ultimo grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, destinato a rinnovare e a soppiantare ogni precedente forma di Scozzesismo anche in Europa, Italia compresa. In proposito va ricordato che «negli anni 1814-1859, quando le vicende politico-militari avevano fatto eclissare, almeno in parte, l’organizzazione permanente dei nuclei massonici italiani, furono per lo più gli altograduati del Rito Scozzese a trasmettere iniziazioni e a garantire la continuità della presenza muratoria; questo spiega come mai, nell’Italia post-unitaria e fino ai primi decenni del nostro secolo, il Rito abbia goduto di tanta fama» (M. Moramarco Nuova Enciclopedia Massonica).

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