LA ROSA CROCE

La Rosa+Croce Fra le teorie relative alla nascita della Massoneria quella che chiama in gioco i Rosa+Croce merita un’attenzione particolare, non per la sua maggiore fondatezza rispetto alle altre, ma perché il Rosacrocianesimo, ovvero quel complesso di istituzioni che, nel tempo, si sono autoproclamate eredi della tradizione rosacrociana, dal XIX secolo ha avuto con la Massoneria continentale dei contatti in alcuni casi molto stretti. La manifestazione storica della Rosa+Croce si situa all’inizio del XVII secolo, quando furono pubblicati in Germania due ‘manifesti‘ (Fama Fraternitatis, o Rivelazione della Confraternita del nobilissimo Ordine della Rosa-Croce, nel 1614, e Confessio Fraternitatis, o Confessione dell’encomiabile Confraternita dello stimatissimo Ordine della Rosa-Croce, nel 1615), nonché Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (1616).
Non è a tutt’oggi assodato se la la Confraternita di cui parlano questi testi fosse effettivamente esistente in forma organizzata, con un suo rituale, o se rappresentasse un cenacolo ideale: quello dei ‘veri‘ sapienti, depositari di conoscenze segrete in grado di consentire il controllo della Natura entro la dimensione del Sacro e pronti ad adoperarsi per la rigenerazione dell’umanità. A diffondere questa tipologia ideale del sapiente, in un clima storico segnato dalle guerre di religione di cui nel 1618 sarebbe divampata l’ultima (guerra dei Trent’anni), avrebbero provvisto cultori dell’alchimia, della magia naturale, della Cabala, dell’astrologia sacra, eredi dell’Ermetismo rinascimentale ma anche partecipi di quel fervore riformistico e di quell’ansia di rinnovamento spirituale che caratterizzava l’Europa del tempo. Le posizioni storiografiche più attuali in merito al rapporto Massoneria – Rosa+Croce escludono tanto la coincidenza dei due filoni quanto l’ipotesi che la Massoneria costituisca un ‘parto’ rosacrociano. Viene invece osservato come, nell’immaginare un assetto per ‘l’encomiabile Confraternita‘, l’autore o gli autori della Fama, della Confessio e delle Nozze chimiche (non è assodato che anche per i primi due testi si debba pensare all’autore noto del terzo, J.V. Andreae, pastore luterano del Württemberg e cultore dell’alchimia spirituale) si siano potuti ispirare agli Statuti della Massoneria operativa. D’altra parte il vivace e duraturo interesse suscitato in Inghilterra dai manifesti rosacrociani potrebbe avere coinvolto alcuni personaggi con spiccati interessi esoterici, ‘accettati‘ all’interno delle Logge nella loro fase di passaggio dall’operativismo alla speculazione (vedi capitolo Dalla Massoneria operativa a quella speculativa). Qualcuno ha anche osservato come la figura di Christian Rosenkreutz, presentato da Andreae come fondatore della Confraternita e collegato alla problematica spirituale morte-rinascita, possa essere stato un punto di riferimento nella formulazione della leggenda massonica di Hiram (vedi capitolo Un passato ‘su misura’) e nella definizione del grado di Maestro. La storica inglese Frances Yates ha infine letto la vicenda dei manifesti come ‘segnale‘ di un piano politico segreto, maturato tra la fine dell’età elisabettiana e i primi anni del regno di Giacomo I e mirante a collegare operativamente tutte le forze del Protestantesimo in chiave anticattolica e antiasburgica. Anche questa teoria avvalora la tesi della sostanziale estraneità come istituzione della Libera Muratoria inglese, nella cui tradizione sono sempre state escluse scelte confessionali esplicite o forme di cospirazione politica, rispetto al movimento rosacrociano.
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