RIFLESSIONE SULLA TAVOLA DEL FR.’. CLAUDIO

 Riflessione sulla tavola del Fr. Claudio S.

“PER IL BENE E IL PROGRESSO DELL’UMANITÀ”

di Maurizio V.

Ho letto tutto d’un fiato la tavola di Claudio e, come faccio sempre, ho preso appunti. Questa volta, senza rendermene conto, ho scritto quasi due pagine. In pratica la lettura, il cammino che mi ha spinto a compiere al suo fianco, mi ha portato a riflettere in poco tempo su un mondo che ci appartiene, che sentiamo come nostro: l’universo fa parte di noi e noi facciamo parte dell’universo. Ma, in realtà, il mondo è ancora nostro? O all’improvviso ci ha voltato le spalle manifestando attraverso la Natura il suo dissenso nei confronti del genere umano?

La vita è e la vita continua, nel nostro eterno andare ci ritroviamo a camminare come abbiamo fatto da quando siamo venuti al mondo, ma probabilmente senza avere avuto bisogno di riflettere passo dopo passo. Poi, d’improvviso ci ritroviamo in una stanza, soli con noi stessi, in una strana detenzione che ha messo in dubbio le nostre certezze. Il Fr. Claudio esamina i suoi passi, non riesce a trovare un bilanciamento, una simmetria rassicurante, si muove in un equilibrio instabile, metafora della transitorietà del momento, ma anche dell’incertezza dell’esistenza. L’inciampo è dietro l’angolo, ma occorre attenderlo, prevenirlo o abbiamo già in noi l’antidoto per superare l’ostacolo? Il Massone non deve temere l’incertezza, sa che può trovare risposte nel suo desiderare gli strumenti di crescita e anelare la luce. Il profano ostenta sicurezza, dichiara di avere tutto sotto controllo. “Il Covid-19 è una semplice influenza. Passerà in poche settimane”. E ancora “Le persone morte? Sarebbero scomparse comunque!”. Il Massone riflette, non parla se non è certo che ciò che sta per esprimere possa essere d’aiuto alla comunità. Ha paura, ma è coraggioso proprio perché non permette al timore di neutralizzarlo.

Il profano mi ricorda Augusta, la moglie di Zeno1 ne “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo, che ostenta certezze in tutti gli argomenti senza porsi domande profonde e senza mai mettere in dubbio la gabbia dorata della sua esistenza. Zeno, al contrario, come un buon Massone, attraverso i suoi dubbi, i suoi cammini incerti e instabili, analizza il mondo e se stesso, non ha in mano alcuna verità, ma si muove, cerca il progresso, la crescita interiore ed è certo, come affermerebbe Sigmund Freud2 “che le cose si chiariranno nel corso degli eventi”, ma solo se siamo predisposti al cambiamento, al progresso, alla conoscenza, all’appartenenza a un pensiero ideologico e filosofico forte.

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Claudio continua a camminare e costruire, si rende conto che la strada è sempre più dissestata, si sente in una linea di confine e percepisce perfettamente due dimensioni: quella dell’ordine e quella del caos, quella che chiamiamo realtà e quella che definiamo oltre, ma non ha paura. Sebbene il suolo non sia piatto e nonostante senta che potrebbe cadere in ogni momento, lui prosegue, riflette, guarda le sue scarpe muoversi, ma al tempo stesso

cerca l’infinito. “La vita – scrive Albert Einstein – è come andare in bicicletta: per mantenere l’equilibrio devi muoverti”. Ma allora ciò che prova Claudio corrisponde alla normalità? C’è qualcosa che non mi torna. O eravamo talmente anestetizzati a livello sensoriale e cerebrale da non percepire queste instabilità o è tutto frutto di un presente improvvisamente complicato?

Il termine presente si presta a due letture: quella dell’analisi della definizione di tempo e quella della riflessione sul qui e ora. Affermava Sant’Agostino3: “Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede , lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più”. Secondo Sant’Agostino il presente non esiste, c’è il presente del passato, che corrisponde a ciò che vogliamo portare in superficie dei nostri ricordi (la Massoneria, in quanto ordine iniziatico che protende verso la crescita morale e spirituale dell’uomo, tiene conto del “tempo passato” attraverso rituali che ne costituiscono un “ritorno alle origini”), e il presente del futuro, che consiste nel perseguire gli obiettivi della nostra esistenza in relazione a ciò che possiamo definire “tempo iniziatico”(infinito, imprevedibile e relativo, si proietta nell’essenza dell’essere che, con un fare morale, etico e virtuoso, indaga i vari mondi della conoscenza e dell’autocoscienza dell’anima). Agostino conferma la concezione circolare del tempo, come faranno prima di lui Eraclito (500 ca a.C.) e dopo di lui Nietsche e Heidegger. E qui non può non tornarci in mente la splendida tavola del Fr. Mario

E il presente del qui e ora? Quello della rupe che vediamo mentre camminiamo a ridosso della piccola strada sconnessa che stiamo percorrendo? Come dicono gli ambientalisti, e afferma lo stesso Claudio, l’uomo è certamente responsabile dei danni provocati all’ambiente che hanno favorito il diffondersi del Covid-19. Allora cosa facciamo? Ci fermiamo e cerchiamo di capire? Claudio continua a camminare, pensando, e da buon Massone apre la riflessione alla dimensione esistenziale. Come scrive Søren Kierkegaard: “Osare è perdere momentaneamente l’equilibrio. Non osare è perdere se stessi”. Ma ciò che è successo poteva essere previsto?

Dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, anche tra la gente comune si è sviluppata una riflessione profonda sulla relazione che l’uomo intrattiene con l’ambiente, con l’utilizzo delle risorse naturali e sull’impatto umano nel contesto fisico in cui vive. Ne è derivata una crescente consapevolezza che, senza neppure averne piena coscienza, ha modificato in una lenta progressione il nostro stile di vita, le nostre abitudini e le nostre modalità relazionali. Adesso, all’alba di un nuovo mondo che deve ancora del tutto prefigurarsi dopo le macerie fisiche e mentali lasciate dalla pandemia di Covid-19, i pensieri si fanno più urgenti in quanto potrebbero preannunciare le strade per una rinascenza non solo emotiva, ma soprattutto ambientale, sociale, culturale, olistica e, naturalmente, economica.

Il progresso del genere umano è un dovere, ma come possiamo procedere, crescere, evolvere senza mettere al centro della nostra esistenza quei valori che possono permettere all’uomo di non cadere nonostante la strada dissestata? La scelleratezza e la sete materialista dell’uomo-profano ha offeso la natura. Claudio ci porta su Erri De Luca che auspica “una nuova alleanza tra uomo e natura”. Ma l’uomo ha avuto da sempre un legame con la Natura

e lo ha manifestato attraverso l’arte: dalle grotte di Lascaux agli artisti della nostra contemporaneità. La parola natura in latino significa “nascere” o quello che è appena nato: nelle quattro fasi dell’alchimia l’Albeda – alba/bianco – corrisponde alla rinascita. Il rapporto tra uomo e natura ha due volti: uno idilliaco ed ideale (pace, serenità e meraviglia) con l’essere umano che si sente parte del Tutto; l’altro conflittuale, con l’individuo che si sente estraneo e minacciato. Evidentemente l’alleanza è stata deflagrata dall’uomo. Adesso ci troviamo di fronte al caos delle macerie, quelle del tempo profano (assoluto, asettico, prevedibile e finito, relativo alle persone che si accontentano della superficie delle cose, che non indagano la verità). Claudio chiama in aiuto Walter Benjamin che sembra rispondergli attraverso la descrizione dell’Angelo di Paul Klee, che volta le spalle al futuro per guardare in faccia le macerie, non tanto per sfidarle, ma per riflettere se è quello il vero progresso: correre avanti in modo dissennato senza regole e senza valori. Claudio continua a camminare, saprebbe correre, ma non vuole perdersi neppure un respiro della vita.

Walter Benjamin continua ad esserci da stimolo con il lavoro “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità” (1935): all’inizio del XX secolo l’introduzione di nuove tecniche per produrre e riprodurre le opere d’arte ha cambiato l’atteggiamento nei confronti dell’arte visiva da parte del pubblico e degli artisti. La cultura è per tutti. La conoscenza è per tutti. Una svolta epocale che, all’indomani del Secondo conflitto bellico avrebbe aperto la strada a un nuovo mondo.

Claudio continua a camminare, non cede alle avversità: “Mentre cammino, mi rendo conto che anche i miei passi avanzano su un crinale… sul margine della strada, e cerco involontariamente di stare in equilibrio sulla soglia”. Nonostante il pessimismo tipico leopardiano cerchi di incrinare il nostro pensiero positivo, siamo consapevoli che la natura si è adirata, ma così facendo ci sta offrendo un’altra possibilità di riprendere in mano la nostra vita, di tornare ad essere artefici del nostro destino in linea con un progresso progettato e conseguito in sintonia con i principi più alti.

Claudio non cadrà mai, è consapevole delle macerie, sbircia il futuro e anela al progresso mentre i suoi pensieri ci conducono in una dimensione dove sembra che il tempo si sia fermato. Ed ecco che mi arriva un flashback, l’intuizione di un sentimento che sento di aver già vissuto. Ma certo, quello del rituale nel Tempio: durante il lavori di Loggia, infatti, ho sempre la sensazione che il tempo si fermi, che si varchi una dimensione nuova che mi proietta, insieme a tutti i Fratelli, nel Gran Tempo.

Sperando di ripartire al più presto con le nostre Tornate e ringraziando i Fr. Claudio e Mario per gli stimoli ricevuti dalle loro tavole, invio un Triplice Fraterno Abbraccio a tutti i miei Fratelli.

Lucca, 23 aprile 2020

1 Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923 – Bologna

2 Sigmunf Freud, padre della teoria psicoanalitica secondo la quale i processi psichici inconsci influenzano pensiero, comportamento e relazioni

3 Sant’Agostino, Le Confessioni, 397 d.C.

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