CERCHIMO DI VEDERCI CHIARO

Cerchiamo di vederci chiaro

[Socrate]

«Prima di tutto bisogna state attenti che non ci succeda qualche guaio. »
« E quale? » domandai.
« Che non diventiamo dei misologi, come certi che diventano mi­santropi. Non c’è male peggiore che questo di odiare ogni discussio­ne. Misologia e misantropia nascono nello stesso modo. La misan­tropia nasce quando si è riposta eccessiva fiducia in qualcuno, senza conoscerlo bene, ritenendolo amico leale, sincero, fedele men­tre poi, a poco a poco, si scopre che è malvagio e infido, un essere del tutto diverso. Quando questa esperienza si ripete più volte, specie con quelli che stimavamo più fidati e più amici, si finisce, dopo tante delusioni, con l’odiare tutti e col credere che in nessun uomo vi sia qualcosa di buono. Non succede così? »
«Proprio così,» risposi.
« E non è ingiusto, questo? Non è forse vero che chi si comporta così, evidentemente vive tra gli uomini senza averne nessuna espe­rienza? Se, infatti, li conoscesse appena, saprebbe che son pochi quelli veramente buoni o completamente malvagi e che per la mag­gior parte, invece, sono dei mediocri.»
«In che senso?» feci. (…)
« Non ti sei mai accorto che in tutte le cose gli estremi sono rari mentre gli aspetti intermedi sono frequenti, anzi numerosi? »
«Ma certo,» riconobbi io. (…)
«Ma su questo punto, non si può fare un parallelo tra le discussio­ni e gli uomini. Il fatto è che tu hai continuato a discutere ed io ti son venuto dietro. Si può vedervi una relazione, invece, in questo senso, quando uno presta, cioè, troppa fede a una tesi e la ritiene buona senza conoscerla a fondo e poi in un secondo momento, gli sembra falsa, a volte anche a ragione, ma a volte a torto, e quando questo gli capita spesso… Tu sai bene che quelli che si perdono in discussioni sul pro e sul contro, finiscono col credersi dei sapientoni e di essere i soli ad avere intuito che niente a questo mondo, e tanto meno le discussioni, è stabile e sicuro e credono che tutto. come nell’Euripo1, vada su e giù, senza sosta, senza un momento di tregua. >>
<< È proprio vero, è così! >> affermai.
<< Ebbene, Fedone, >> riprese, << sarebbe una cosa veramente deplorevole se (…) si finisse col dare la colpa non a se stessi e alla propria incapacità, ma, per la stizza, agli argomenti e si passasse tutta la vita a odiare e maledire ogni discussione privandoci, così, della verità e della conoscenza della realtà. >>
<< Santo cielo, >> esclamai, << sarebbe veramente una brutta cosa. >>
<< Dunque, prima di tutto, >> disse, << stiamo attenti che in noi non si insinui la convinzione che ogni tesi sia falsa, ma che, piuttosto, non ci sia proprio in noi qualcosa che non va. Comportiamoci virilmente quindi e cerchiamo di vederci chiaro. >>

Dal Fedone di Platone
(XXXIX e XL, passim.)
Trad. di N. Marziano.

1) È lo stretto braccio di mare tra l’Attica e l’Eubea, percorso da forti correnti per cui si diceva che I’acqua mutasse direzione sette volte al giorno.

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