I 3 PUNTI .’.

di Ernesto Enrico Tauber

I   tre puntini disposti a delimitare un triangolo isoscele, a volte equi­latero, sono di uso diffuso presso di noi (ma non nella Massoneria inglese) e vengono adoperati, come segno di abbreviazione, a volte anche in modo eccessivo, senza remore e senza problemi, quale parte di quell’arredamento della avita casa paterna di cui parla, a pro­posito di simboli, uno dei nostri rituali.

Il  grande ciurmadore Léo Taxil (Gabriel Antoine Jougand-Pagès, 1854-1907) intitolò la prima delle sue opere antimassoniche, nel 1886, Les Frères Trois Points, accreditando così una del tutto arbitraria interpretazione profana che venne attribuendo al segno grafico ar­cane valenze esoteriche che noi stessi abbiamo finito per accettare, pur senza saperle spiegare. Per la verità ne tratta brevemente Jules Boucher nella sua Simbologia massonica, ma non può neanch’esso che riportare delle opinioni più o meno fantasiose e più o meno filologicamente esatte (per esempio viene esposta e subito confutata e dismessa come cervellotica l’opinione che il segno derivi dall’anti­co egizio). Altri vogliono farli risalire al Compagnonnage — anzi,ad un preciso tipo di questo: i Compagni di Libertà o del Dove­re di Libertà — dove avrebbero significato il triangolo o anche il triscele.

Il  che, di per sé, non significa nulla: il triangolo è configurato dalla posizione dei punti, ma sarebbe ben azzardato affermare che que­sto è un simbolo il cui significato, per definizione, sta al di là del­l’apparenza.

Se vogliamo cercare di andare oltre, conviene partire da un ovvio punto fermo: i tre puntini sono innanzitutto un segno di abbrevia­zione. Vengono posti dopo la prima lettera, maiuscola, della parola che si desidera abbreviare o, in caso di possibilità di equivoci, dopo la prima sillaba. Se la sillaba termina con una vocale, occorre ag­giungere la prima consonante della sillaba seguente, perché il segno non può seguire, per tradizione, una vocale. Per esempio: F.’. fra­tello, ma Seg .’.  o, più comunemente Segr.’. per segretario, O .’.  per Oriente; Obb .’.  per  Obbedienza; A.’.  L .’. T  o A.’. V .’. L .’. T anno.’.  di vera luce; Orat .’. T oratore; Prof.’.  profano.

Al plurale si ha MM   .’. VV .’.  Maestri Venerabili;  RR .’. LL .’.  Rispet­tabili Logge. In casi particolari si triplicano le iniziali: III.’.  FFF .’. Illustrissimi Fratelli.

Il secondo punto fermo appare non meno importante: il segno di abbreviazione non ha valore esoterico. La sua origine è precisabile: è nota persino la sua data di nascita. La storia dei 3 punti inizia il 3 dicembre 1764, giorno sotto il quale comparvero per la prima volta in un documento, ovviamente manoscritto, della Loggia La Sincérité all’Oriente di Besancon. La prima volta che le troviamo a stampa e invece in una circolare del Grande Oriente di Francia del 12 agosto 1774 in cui abbiamo un “G.’.  O.’. de France”.“Fino ad allora si scrive, per esempio nei verbali delle riunioni del 1772-73 e nei documenti che ne derivano — o le parole intere o, quando una parola deve rimanere segreta, la sua iniziale in maiu­scolo, seguita da un punto o da più punti di sospensione. La sola parola che faccia eccezione è quella di fratello nei manoscritti (ma mai dei documenti a stampa) che si scrive con tre punti a triangolo .’.  o, altre volte, a triangolo rovescio  ‘.’ (Ligou).

Appare perciò ben chiarita la comparsa e l’evoluzione dell’uso dei 3 puntini. E’ chiaro pure che si tratta di un puro segno grafico di abbreviazione, senza valore simbolico. Ma ci si deve comunque chie­dere se un segno così originale, nato in un ambiente dove la simbologia, come linguaggio esoterico, ha la sua importanza fonda­mentale sia un fatto puramente casuale e senza alcun significato massonico.

In Massoneria è nota l’importanza del triangolo che contiene il tetragramma Jod He Wau He: jahveh* — e quello che contiene l’oc­chio di Dio: si può dire, anzi, che essi sono i due simboli fonda­mentali presenti nel tempio che forse, concettualmente, precedono anche il Libro Sacro, la squadra ed il compasso, cioè i tre Lumina­ri, rappresentando il G .’. A .’. D.’. U.’. I tre punti ne potrebbero es­sere un’astrazione simbolica, un’abbreviazione già in sé e significare l’essenza della Massoneria stessa: il fratello viene caratterizzato come Fratello massone — precisamente e sinteticamente come F .’.

 E dal F.’.  al G .’. O .’.  la caratterizzazione è quella: “massonico, proprio del­la Massoneria”.

Forse, senza astrusi stiracchiamenti simbolistici è accaduto ed è pro­prio e solamente così.

Nulla di esoterico, ma neppure alcunché di casuale o di banale.

* Si legge Adonai.

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