CARO LORENO

Caro Loreno,

ti parlo in maniera diretta, usando il presente, perché sono convinto che stasera tu sia ancora con noi. L’invisibile catena d’unione basata sull’affetto e sull’amore fraterno ci lega ancora con te.

Ti ricordiamo tutti come un fratello che è passato nella nostra Istituzione in silenzio, quasi in punta di piedi. Ma, se è vero che la Massoneria si esalta nei semplici e nei puri di cuore, certamente insieme a te è morto un vero Maestro Massone.

Ti ricordiamo anche come colui che ha portato sulle sue spalle enormi fardelli di problemi quotidiani: il tuo trasferimento da Taranto a Follonica, l’impossibilità di proseguire qui il tuo rapporto di lavoro e la necessità di trovarne uno alternativo a Napoli, la morte di tua moglie solo due anni fa a causa del tuo stesso male, il pensiero per i tuoi figli soli a casa qui a Follonica, le corse per arrivare in tempo ai Lavori di Loggia.

E tutti noi ti apprezzavamo perché sapevi portare questi fardelli con dignità, coltivando la forza dello spirito per difenderti da un destino così crudele.

Ma, nonostante tutto, dopo essere stato colpito alla gola dai problemi del lavoro ed al cuore negli affetti più cari, hai dovuto cedere quando questo male incurabile, più forte di tutti e di tutto, ti ha colpito alla testa.

Ti ricordiamo infine nella fase acuta della malattia quando molti si chiedevano come tu facessi a sopportare il dolore. Ed anche questa volta hai dato dimostrazione di soffrire con dignità, conoscendo bene il male che avevi, senza comunque esternare niente a chi ti era vicino, quasi tu volessi preparare da solo, piano piano, il tuo passaggio.

Adesso ti sei ricongiunto con la nostra Grande Madre Natura facendoti purificare con il fuoco, ma tutti noi, Figli della Vedova, non ti dimenticheremo.

M. L.

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