APERTURA LAVORI

APERTURA   LAVORI

          Prima di tutto vorrei precisare che con questo lavoro non intendo fare né una tavola di catechismo, né una di carattere esoterico.

      Desidero esporre a tutti i fratelli  alcune considerazioni personali sul rituale di apertura e di chiusura dei lavori in grado di apprendista.

       Purtroppo molto spesso capita di sentirlo recitare senza alcuna spiritualità e con tanta disattenzione e, tant’altre volte, con quella fretta che purtroppo assilla  noi tutti, tutti i giorni nella vita profana e che non riusciamo purtroppo a lasciare fuori del Tempio.

       Voglio precisare che non é una critica rivolta ai dignitari della nostra  Loggia, é  però uso comune sentir leggere il rituale come un formulario un po’ noioso e antiquato, un po’ fuori moda diciamo, e vien fatto di pensare che non tutti i Fratelli lo abbiano appreso nei suoi valori essenziali.

       Il Maestro Venerabile, dopo essersi assicurato che il Tempio sia al coperto, che tutti  i Fratelli presenti fra le colonne e all’Oriente siano tutti liberi muratori, che i dignitari di Loggia siano giustamente orientati nel Tempio, chiede al primo sorvegliante  qual’é  lo scopo della nostra riunione.

       “Per edificare templi alla virtù, scavare oscure prigioni  al vizio, lavorare al bene ed al progresso dell’umanità.”   Sembrano tre scopi ben precisi e distinti, ma in realtà con l’analisi del primo si riesce a capire il secondo che é simmetricamente opposto al primo, ed il terzo é il corollario conclusivo dei primi due.

       Edificare templi alla virtù non é certamente cosa facile, ma dobbiamo provarci  ogni volta che ci riuniamo; non si possono edificare templi alla virtù leggendo solamente le balaustre che ci arrivano dal centro. 

       Molto spesso, per necessità organizzative e amministrative, sono fatte di date, di numeri, di notizie di cronaca massonica e  se capita una balaustra di  contenuto esoterico, non  é sufficiente prestare attenzione alla sua lettura;  per edificare templi alla virtù, queste tavole vanno interpretate  anche e soprattutto  con riflessioni personali, sviscerarle senza animosità perché questo é l’iter  necessario per assimilarle in maniera efficace e costruttiva.

       Ma per realizzare  gli scopi delle nostre riunioni é necessario che noi tutti ci si presenti in Loggia con la convinzione di portare qualcosa, non dico necessariamente di contenuto filosofico, ma che dia  però,  la possibilità  a tutti i Fratelli di arricchirsi di conoscenze, quali esse siano, esoteriche e essoteriche.

       Ci dobbiamo riunire per conoscere meglio la dottrina massonica, per poterci perfezionare con la sua morale e con la sua virtù , per amarci e per imparare a diffondere meglio nel mondo profano i valori di Libertà, di Uguaglianza, di Fraternità, perché è nostro dovere credere che l’Umanità sia assetata di amore, di giustizia e di verità.

       Ad ogni modo nel tempio non è possibile trovare nulla se non quello che si è stati capaci di portare  e  di scoprire da noi stessi.

        “Scavare oscure prigioni al vizio”

       Questo secondo scopo non può essere ben compreso se non si dà il giusto significato alla  parola “vizio”.  Spesso chiamiamo vizzi  quelli che sono in effetti  deprecabile abitudini: dal fumo alla droga, dal bere al gioco, ma che a parer mio, non c’è affatto necessità di chiuderli in oscura prigioni;  sono cattive abitudini profondamente radicate che determinano nell’ individuo un desiderio morboso, ma che richiedono solo   qualche cura e tanta buona volontà.

       Perciò basta un momento di riflessione per capire  che la parola vizio del rituale  ha un valore che non è quello consueto.

       Leggiamo sul dizionario: “Incapacità del bene, e abitudine e pratica del male”, il concetto del vizio è dunque strettamente correlativo a quello della virtù, di cui costituisce la semplice negazione.

       E dunque, al di fuori del linguaggio simbolico, l’impegno massonico fa si che l’individuo, nel pieno  esercizio del libero arbitrio, debba sempre respingere la scelta del male  per optare per la virtù e per la pratica del bene  con le quali  si impegna ad edificare templi.

       Il libero  muratore, se vuole impedire che nella vita profana abbia il sopravvento la malvagità, deve lavorare tra le colonne per dare a sé stesso e soprattutto agli altri Fratelli le  basi morali necessarie a questo scopo.

       Non solo deve imporre a sé stesso di non fare  il male ma deve anche precludere che altri lo  compia.

       Nelle oscure prigioni  va rinchiuso il male che è in lui e quello che è negli altri.  Va rinchiuso il male del mondo.

       Il libero muratore deve essere convinto della bontà di questi principi e li deve applicare ogni giorno  e in ogni occasione anche se a discapito del proprio orgoglio e del proprio tornaconto. Concetto molto difficile, ma non  del tutto utopistico.

       Se riusciremo a diventare un esempio per tutti sicuramente avremo offerto un contributo notevole  “AL  BENE  ED  AL  PROGRESSO  DELL’ UMANITÀ“.

G.N.

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