INIZIAZIONE DEL FR. M.

Maestro Venerabile, Fratelli che sedete all’oriente secondo i vostri ordini e gradi, fratelli che ornate le colonne, carissimo M.

           Come di consueto, e secondo i nostri rituali, spetta all’Oratore dare il benvenuto, a nome della Loggia, al nuovo fratello iniziato e secondo la nostra esperienza personale è questo un compito difficile e ambito insieme. Difficile perché non è sempre cosa facile saper evidenziare la grande felicità che questa sera aleggia nella nostra Loggia e che è insita nei cuori di tutti i fratelli presenti.

           La gioia è così smisurata che le parole sembrano non essere all’altezza e stentano a venire fuori commisurate a questo momento solenne.

           E’ compito però anche ambito, per lo meno per due ordini di fattori tra tutti gli altri: prima di tutto perché andiamo fieri della nostra Loggia, per l’armonia che vi regna, per il senso di fratellanza che ci unisce, e nel momento in cui arricchiamo le nostre colonne, soprattutto nei tempi in cui stiamo vivendo, vi è motivo di orgoglio ulteriore. Il livello di fratellanza è così sentito, carissimo fratello Marco, che quando in un recentissimo passato alla vigilia del tuo ingresso nell’Istituzione, il tuo cuore è stato lacerato in uno degli affetti più cari quali la perdita di un figlio in tenera età, noi ti siamo stati vicini, abbiamo in questo tempio sofferto con te, a te e alla tua famiglia ci siamo sentiti uniti nel dolore come se tu fossi stato ormai uno di noi.

           Il compito dell’Oratore questa sera è ambito, perché in tutti i fratelli si deve riscoprire l’emozione della loro iniziazione, di quel momento cioè in cui essi hanno dato inizio al loro lavoro individuale su se stessi e a quello collettivo, insieme ai fratelli della Loggia.

           Già, proprio il lavoro nella nostra officina e l’impegno interiore rappresentano il perno su cui si regge tutto il nostro essere massoni.

           I valori iniziatici che si trovano all’interno della Libera Muratoria sono il mezzo per raggiungere uno scopo, quello scopo che è peculiare di tutte le Associazioni Iniziatiche, ispirate alla tradizione, che si sono succedute nel tempo e che può essere riassunto, in termini muratori, nella Costruzione del Tempio. Come fare per costruire questo misterioso Tempio Interiore lo si saprà dopo aver attivato il linguaggio di questa scienza Sacra che, per gradi, insegna l’Arte dei Grandi Costruttori di cattedrali e che, così facendo, difende i propri segreti dalla profanazione.

           Il luogo in cui tale linguaggio è apprendibile è la Loggia, l’Essere collettivo cioè in cui i Liberi Muratori, per mezzo della Ritualità, riescono a trovare la disposizione interiore più idonea e più corretta ad un perfetto apprendimento della metodologia che dovrà essere seguita nella costruzione del tempio al Grande Architetto dell’Universo. La partecipazione attiva quindi non solo è essenziale, ma addirittura indispensabile.

           L’apprendimento in Massoneria poi non può essere intellettuale, ma interiore e richiede la disponibilità di tutte le energie fisiche,  emotive e psichiche dei Fratelli. Esso può dare i frutti soltanto per coloro che, liberi dalle passioni del mondo profano, hanno compreso come attivare in se stessi il linguaggio Muratorio, Universale e Simbolico. E il riferimento a quelle virtù che il M.V. ha esposto nella cerimonia di questa sera è indispensabile.

           Esse infatti rappresentano il primo lavoro da compiere al fine di comprendere come attivare il linguaggio dei simboli e quindi utilizzarne le indicazioni. Per comprendere nei suoi valori più squisitamente iniziatici il Simbolismo Muratorio, che deve condurre l’Adepto alla scoperta del Segreto Muratorio, porta spirituale di ogni saggezza, bisogna abbandonare le passioni che ci animano, dimenticare ogni forma di egoismo e di affermazione profana, porre i metalli fuori dal tempio, lavorare per il bene dell’Umanità e alla G. del G.A.D.U.

           Non è importante quindi disquisire sulla Tolleranza e sulla Fratellanza, si tratta invece di realizzarle completamente. Lo sgrossamento della pietra grezza, primo lavoro di un Apprendista, non può prescindere dalla realizzazione delle tradizionali Virtù Muratorie. E’ importante allora affermare e verificare che il fratello è Uomo Libero e di Buoni Costumi, ma più importante ancora è sapere che egli chiede la Luce. Questa frase è il motivo determinante della domanda di iniziazione e rappresenta la conditio sine qua non per l’ingresso in Massone e che garantisce che il profano è appunto uomo libero e di buoni costumi.

           Carissimo Marco, in questo primo grado di Apprendista tu lavorerai ascoltando e in silenzio. Esso però sarà un silenzio attivo, il silenzio di colui che giorno per giorno, lento e paziente come un antico ricercatore, riesce a perfezionare i propri sensi, a rappresentarli, abbattendo ogni possibile barriera. E ognuno di noi attraverso l’iniziazione ha mirato al silenzio dello stato primordiale, ognuno di noi nel difficile cammino verso la Luce e verso la Verità vorrebbe conseguire l’effettiva maestria dei grandi misteri e raggiungere l’accesso a zone superumane. E’ una strada questa irta di difficoltà, ma non bisognerà mai desistere dal cammino che abbiamo iniziato.

           Purtroppo al di fuori delle nostre logge i valori umani sono scomparsi e lo spirito dell’uomo è malato e nel corpo sociale si verifica una metastasi di problemi morali. Come dice un sociologo, “si è perso il cammino del silenzio”. Il nostro mondo esterno, volto troppo spesso al solo sviluppo meccanico e tecnologico, si è burlato di un passato dove si sapeva ascoltare, pensare e meditare.

           Si vive spesso in una sorta di indifferenza e di incertezza totale, in altre parole si ha fretta di arrivare, fretta di vivere intensamente e in modo

L’atmosfera invece che deve regnare nelle nostre logge è assai diversa:

costanza nel lavoro, tranquillità, impegno interiore, umiltà di apprende re, tolleranza fra fratelli.

           Il massone parla perché cerca la verità e non perché la possiede e quindi desidera essere corretto dai propri errori.

I simboli massonici forniscono elementi su cui ragionare e dei rapporti su come ragionare; essi sono formativi nel senso che essi forniscono la possibilità e il modo di speculare, di far pensare.

           L’uomo massone affina il sentimento del divino, lo stato d’animo del sacro. E questi concetti li troviamo già espressi mirabilmente in un Inno orfico che, nell’anagrafe dell’Olimpo, risulta avere più di 3.500 anni: “Io — dice l’orfico — io indirizzo le mie parole a quelli che hanno diritto a questa rivelazione. Chiudete le porte a tutti i non iniziati. E tu musa, figlia della lucente luna prestami la tua attenzione. Io dirò la verità (e possano i pensieri caduchi del tuo cuore non impedirti la via preziosa) contempla il verbo divino, applica tutta la forza intelligente del tuo animo e incamminati per lo stretto sentiero verso l’unico re del mondo. Egli è uno.

           Egli esiste di per sé e tutte le cose sono nate da lui. Egli si muove liberamente per l’universo, nessuno lo vede, ma egli ci vede tutti. Anch’io non lo vedo perché una nuvola lo dissimula al mio sguardo, ma lo sento in me, lo avverto, mi affascina e mi spaventa.

           Egli siede su un trono d’oro nell’alto dei cieli e stende la sua mano sino ai limiti estremi dell’oceano. Intorno a lui rabbrividiscono le montagne, i fiumi e gli abissi del mare!”

           Come si vede, già 3.500 anni fa, il desiderio del divino, della perfezione e della Verità era già lì, come lo è ancora oggi, tremendo, affascinante, ineffabile, nella sua potenza e nella sua gloria.

Buon lavoro fratelli.

Fratello M. benvenuto fra noi.

                        MASSIMO CORTI

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