RENATO FUCINI ovveroNERI TANFUCIO

Er sagrifizio d’ Isacco.

Onnipotente. Abramoo.
Abramo. Mi ‘omanda, Onnipotente?
Onnipotente. Se domattina ‘r tempo si rifà,
Piglia Isacco e una sciabola tagliente….
Abramo. Ho bell’ e ‘nteso, me lo fa ammazza’!

Onnipotente. Ci hai dato drento!
Abramo. Scusi…. nun per niente….
Ma creda, mi rincresce ‘n verità….
Lei vòr vede’ ‘r su’ servo s’è ubbidiente,
O cos’ occorre? o tanto o che ‘un lo sa?

A quella rispostaccia ‘r Principale,
Dice, ‘ni rivogò ‘n tar pedatone
Da lassannici drento lo stibale.

E allora Abramo, ‘ntesa la ragione,
Se n’ andò via ‘n tralice dar gran male
A da’ di rota ar vecchio sciabolone.

La fratellanza dell’italiani.

Tutti fratelli! s’è strillato tanto,
Ma fin’ a qui s’è fatto di parole;
Lei di dov’è? “Lombardo e me ne vanto.”
E lei? “Son Fiorentino, se Dio vole.”

Tutti citrulli sèmo (1); e questo è quanto.
Se ci ripenso, quant’è vero ‘r sole,
Dalla velgogna mi si smove ‘r pianto:
Nun credo più nemmeno ‘n delle scòle.

Però ar mi’ bimbo gliel’ho già ‘nsegnato ;
Tieni a mente, ‘ni (2) dissi, siei Pisano,
Pelchè ‘n Pisa t’avemo battezzato .

Ma a Pisa ‘un ci pensa’, te siei Toscano,
Quer “Me ne vanto” poi, mondo sagrato!
Dillo; ma prima di’: “Son Italiano.”

Dianella, 1871.

Questa voce è stata pubblicata in Poesie. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *