II MASSONE E I GRANDI TEMI EPICI: “L’ABORTO”

Il Massone e i grandi temi etici:  “L’aborto”

 

(C. S.)  R.Loggia  Garibaldi  1436nOr . di Follonica.

L’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è un problema di difficile soluzione .

I pareri su questo argomento sono contrastanti ; esso è visto in maniera diversa a seconda della propria sensibilità, della propria cultura e della propria religione.

Prima del maggio 1978, data dell’introduzione della legge 194, che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza, l’ IVG veniva considerata ”aborto clandestino”,  se veniva eseguita in una abitazione privata o “morte fetalie”  se veniva eseguita in ambiente ospedaliero. Dal 1978 con l’introduzione della legge ”Ogni donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza comporterebbe un serio pericolo per la salute fisica e psichica in relazione al suo stato di salute, alle sue condizioni economiche, sociali, familiari o alle circostante in cui è avvenuto il concepimento o a previsione di anomalie possibili per il concepito, poteva interrompere la gravidanza entro 90 giorni dal concepimento. Dopo 90 giorni era possibile l’IVG solo nel caso di serio pericolo per la salute della donna”.

Le interruzioni intorno agli anni 80 erano intorno a 200.000 ogni anno e da quel periodo il numero è andato riducendosi progressivamente anche in relazione alla diminuzione del numero medio dei figli per donna. Le IVG si sono ridotte da 15 casi su 1000 gravidanze riferite al 1980 e a 9 casi su 1000 nel 1998.  Al contrario a seguito dell’aumento dell’immigrazione in Italia abbiamo assistito ad un aumento dell’incidenza di IVG tra le donne straniere (nel 1998 l’incidenza è risultata di 32 casi di IVG su 1000 gravidanze).

Ogni anno nel mondo si calcolano circa 33.000.000 di aborti legali. Tale cifra si raddoppia se consideriamo anche gli aborti illegali. Per un quarto della popolazione mondiale, l’aborto è proibito. L’Italia rientra tra i paesi a più alta permissività.

Il problema dell’interruzione volontaria di gravidanza è nuovamente attuale, perché recentemente è stato presentato alla Camera un disegno di Legge dal Presidente del Movimento per la vita Carlo Casini, con cui si intende modificare l’articolo 1 del Codice Civile, in modo che venga considerata persona vivente e quindi titolare di diritti, anche l’ovulo fecondato. Attualmente la persona acquista la titolarità dei diritti(capacità giuridica) al momento della nascita; se si spostasse la loro acquisizione al momento del concepimento, come vorrebbe la nuova proposta di legge, si innescherebbero nuovi problemi. Il feto e la madre sarebbero due persone distinte da tutelare, i cui interessi potrebbero venire anche in contrasto tra loro, come nel caso di una donna che decida di abortire. A quali delle due persone dovremmo affidare la preferenza? Quale diritto alla vita sarebbe considerato preminente: quello dell’embrione o quello della madre? Inoltre se l’embrione è vivo non è certo capace di intendere e di volere, per cui sarà opportuno nominargli un giudice tutelare? La donna in tal modo vede eliminata qualunque sua libera volontà e viene ridotta al ruolo di “fattrice”.

Il dibattito su questo argomento ha interessato tutti, compresi gli schieramenti politici.

PARERI FAVOREVOLI sono stati espressi ovviamente dalla Chiesa  “La vita umana è sacra e va difesa sempre dal suo sbocciare al seno materno al suo tramonto”. “L’essere umano va rispettato e trattato come persona fin dal suo concepimento” La Chiesa ha sempre considerato l’aborto un crimine e un delitto.

La Conferenza Episcopale Italiana ha reso noto un decalogo in cui richiama i credenti a precisi comportamenti. Chiunque opera l’aborto o vi coopera anche in modo diretto, anche solo con un consiglio, commette peccato grave. Il fedele viene escluso immediatamente dalla comunione con la Chiesa ed è privato dei sacramenti. Il personale sanitario, medico e paramedico, ha il grave obbligo morale dell’obiezione di coscienza.

 

PARERI CONTRO: Matranga (parlamentare di Forza Italia): ”bisogna lasciare alle donne il diritto di decidere sulle proprie sofferenze”. F. Chiaravanti (parlamentare  DS) “non si può mettere una legge fra la donna e il progetto di un figlio”.  B. Sarasini (direttrice di “Noi donne”) ”donna ed embrione diventerebbero due soggetti in conflitto. Un modo per cancellare la donna e la madre” S. Rodotà (parlamentare DS) ”La soggettività giuridica dell’embrione potrebbe creare situazioni di conflitto tra madre e feto. L’embrione non ha una vita indipendente dalla madre, dipende tutto da lei… ma quando l’embrione è titolare di diritti come si può evitare che questi entrino in competizione con quelli della madre”.

Le donne che hanno eseguito una IVG si difendono e dichiarano che difficilmente gli altri possono capire cosa significa abortire. La donna che abortisce, conscia di portare dentro di sé una vita, viene colpita da un senso di profonda prostazione, di fallimento, di rancore che difficilmente l’abbandoneranno. E’ difficile trarre delle conclusioni o dare giudizi sul comportamento di una donna che ha interrotto volontariamente la sua gravidanza.

 

CONCLUSIONI

 

E’ necessario secondo il mio parere dare una interpretazione laica al problema dell’interruzione di gravidanza. Ovviamente questa visione è fortemente influenzata dalla nostra cultura massonica.  Nei nostri incontri abbiamo  parlato in maniera  esauriente, di morale laica. L’aggettivo laico è usato  in modo inopportuno, perché ormai nell’uso corrente, ha un significato di sapore esclusivamente polemico: laico è il contrario di cattolico e serve ad indicare un’area di pensiero che si definisce per contrapposizione appunto all’area cattolica. La laicità si è connotata di caratteri di anti-cattolicità. Gli estensori del significato di laicità si preoccupano di precisare un significato diverso che non vorrebbe avere questo sapore anticattolico. Laicità sarebbe sinonimo di un modo di pensare razionale, critico, scevro da pregiudizi dogmatici, aperto al pluralismo, ivi compreso il rispetto per le credenze religiose.

Le problematiche della bioetica sembrano essere in maniera esclusiva ,in mano agli studiosi cattolici, come se fosse un vero monopolio. Dobbiamo riconoscere che l’etica cristiana si caratterizza per un contenuto fondamentale che è quello dell”’amore”. Questo fa sì che esista una tutela verso i più deboli e quindi l’aborto risulta essere per la morale cattolica ovviamente un crimine. Noi certamente abbiamo un assoluto rispetto di queste posizioni della Chiesa, che come istituzione universale, vorrebbe vedere i suoi principi adottati e rispettati da tutti. Ma sicuramente noi, con la nostra cultura laica-massonica, non possiamo accettare un organo che imponga la sua verità ed il suo stile di vita, anche sull’aborto. In una società laica ogni individuo deve compiere le proprie scelte liberamente, senza inchinarsi ad una verità superiore.

Le sfide della bioetica, la ricerca genetica, la fecondazione artificiale, sono questioni fondamentali per il futuro della convivenza umana. Su di esse noi laici non dobbiamo assumere posizioni di conciliante rinuncia perché su di esse si sta già preparando lo scontro a livello mondiale tra la cultura delle diversità e quella del fondamentalismo religioso. La cultura delle diversità si basa sull’iniziativa dell’individuo e sul confronto critico per conoscere e per capire sempre meglio se stessi e gli  altri. La cultura del fondamentalismo religioso predica in modo autoritario verità dogmatiche ed arcaiche. La “cultura delle diversità” ha una regola,quella della reciproca tolleranza.

La morale in senso generale, in questa società sempre più multietnica, non può essere statica ma deve essere dinamica, cioè subire una continua mutazione, affinché tutti gli individui anche se di culture e morali diverse possono vivere INSIEME in pace ed in libertà.

La scelta di compiere o di interrompere la procreazione deve essere pertanto affidata alla responsabilità della donna; come viene espresso correttamente dalla legge 194, che deve essere mantenuta secondo me vitale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Massone e i grandi temi etici:  “L’aborto”

 

(Claudio Spinelli)  R T Loggia  Garibaldi  1436Or T di Follonica.

 

 

 

L’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è un problema di difficile soluzione .

I pareri su questo argomento sono contrastanti ; esso è visto in maniera diversa a seconda della propria sensibilità, della propria cultura e della propria religione.

Prima del maggio 1978, data dell’introduzione della legge 194, che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza, l’ IVG veniva considerata ”aborto clandestino”,  se veniva eseguita in una abitazione privata o “morte fetalie”  se veniva eseguita in ambiente ospedaliero. Dal 1978 con l’introduzione della legge ”Ogni donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza comporterebbe un serio pericolo per la salute fisica e psichica in relazione al suo stato di salute, alle sue condizioni economiche, sociali, familiari o alle circostante in cui è avvenuto il concepimento o a previsione di anomalie possibili per il concepito, poteva interrompere la gravidanza entro 90 giorni dal concepimento. Dopo 90 giorni era possibile l’IVG solo nel caso di serio pericolo per la salute della donna”.

Le interruzioni intorno agli anni 80 erano intorno a 200.000 ogni anno e da quel periodo il numero è andato riducendosi progressivamente anche in relazione alla diminuzione del numero medio dei figli per donna. Le IVG si sono ridotte da 15 casi su 1000 gravidanze riferite al 1980 e a 9 casi su 1000 nel 1998.  Al contrario a seguito dell’aumento dell’immigrazione in Italia abbiamo assistito ad un aumento dell’incidenza di IVG tra le donne straniere (nel 1998 l’incidenza è risultata di 32 casi di IVG su 1000 gravidanze).

Ogni anno nel mondo si calcolano circa 33.000.000 di aborti legali. Tale cifra si raddoppia se consideriamo anche gli aborti illegali. Per un quarto della popolazione mondiale, l’aborto è proibito. L’Italia rientra tra i paesi a più alta permissività.

Il problema dell’interruzione volontaria di gravidanza è nuovamente attuale, perché recentemente è stato presentato alla Camera un disegno di Legge dal Presidente del Movimento per la vita Carlo Casini, con cui si intende modificare l’articolo 1 del Codice Civile, in modo che venga considerata persona vivente e quindi titolare di diritti, anche l’ovulo fecondato. Attualmente la persona acquista la titolarità dei diritti(capacità giuridica) al momento della nascita; se si spostasse la loro acquisizione al momento del concepimento, come vorrebbe la nuova proposta di legge, si innescherebbero nuovi problemi. Il feto e la madre sarebbero due persone distinte da tutelare, i cui interessi potrebbero venire anche in contrasto tra loro, come nel caso di una donna che decida di abortire. A quali delle due persone dovremmo affidare la preferenza? Quale diritto alla vita sarebbe considerato preminente: quello dell’embrione o quello della madre? Inoltre se l’embrione è vivo non è certo capace di intendere e di volere, per cui sarà opportuno nominargli un giudice tutelare? La donna in tal modo vede eliminata qualunque sua libera volontà e viene ridotta al ruolo di “fattrice”.

Il dibattito su questo argomento ha interessato tutti, compresi gli schieramenti politici.

PARERI FAVOREVOLI sono stati espressi ovviamente dalla Chiesa  “La vita umana è sacra e va difesa sempre dal suo sbocciare al seno materno al suo tramonto”. “L’essere umano va rispettato e trattato come persona fin dal suo concepimento” La Chiesa ha sempre considerato l’aborto un crimine e un delitto.

La Conferenza Episcopale Italiana ha reso noto un decalogo in cui richiama i credenti a precisi comportamenti. Chiunque opera l’aborto o vi coopera anche in modo diretto, anche solo con un consiglio, commette peccato grave. Il fedele viene escluso immediatamente dalla comunione con la Chiesa ed è privato dei sacramenti. Il personale sanitario, medico e paramedico, ha il grave obbligo morale dell’obiezione di coscienza.

 

PARERI CONTRO: Matranga (parlamentare di Forza Italia): ”bisogna lasciare alle donne il diritto di decidere sulle proprie sofferenze”. F. Chiaravanti (parlamentare  DS) “non si può mettere una legge fra la donna e il progetto di un figlio”.  B. Sarasini (direttrice di “Noi donne”) ”donna ed embrione diventerebbero due soggetti in conflitto. Un modo per cancellare la donna e la madre” S. Rodotà (parlamentare DS) ”La soggettività giuridica dell’embrione potrebbe creare situazioni di conflitto tra madre e feto. L’embrione non ha una vita indipendente dalla madre, dipende tutto da lei… ma quando l’embrione è titolare di diritti come si può evitare che questi entrino in competizione con quelli della madre”.

Le donne che hanno eseguito una IVG si difendono e dichiarano che difficilmente gli altri possono capire cosa significa abortire. La donna che abortisce, conscia di portare dentro di sé una vita, viene colpita da un senso di profonda prostazione, di fallimento, di rancore che difficilmente l’abbandoneranno. E’ difficile trarre delle conclusioni o dare giudizi sul comportamento di una donna che ha interrotto volontariamente la sua gravidanza.

 

CONCLUSIONI

 

E’ necessario secondo il mio parere dare una interpretazione laica al problema dell’interruzione di gravidanza. Ovviamente questa visione è fortemente influenzata dalla nostra cultura massonica.  Nei nostri incontri abbiamo  parlato in maniera  esauriente, di morale laica. L’aggettivo laico è usato  in modo inopportuno, perché ormai nell’uso corrente, ha un significato di sapore esclusivamente polemico: laico è il contrario di cattolico e serve ad indicare un’area di pensiero che si definisce per contrapposizione appunto all’area cattolica. La laicità si è connotata di caratteri di anti-cattolicità. Gli estensori del significato di laicità si preoccupano di precisare un significato diverso che non vorrebbe avere questo sapore anticattolico. Laicità sarebbe sinonimo di un modo di pensare razionale, critico, scevro da pregiudizi dogmatici, aperto al pluralismo, ivi compreso il rispetto per le credenze religiose.

Le problematiche della bioetica sembrano essere in maniera esclusiva ,in mano agli studiosi cattolici, come se fosse un vero monopolio. Dobbiamo riconoscere che l’etica cristiana si caratterizza per un contenuto fondamentale che è quello dell”’amore”. Questo fa sì che esista una tutela verso i più deboli e quindi l’aborto risulta essere per la morale cattolica ovviamente un crimine. Noi certamente abbiamo un assoluto rispetto di queste posizioni della Chiesa, che come istituzione universale, vorrebbe vedere i suoi principi adottati e rispettati da tutti. Ma sicuramente noi, con la nostra cultura laica-massonica, non possiamo accettare un organo che imponga la sua verità ed il suo stile di vita, anche sull’aborto. In una società laica ogni individuo deve compiere le proprie scelte liberamente, senza inchinarsi ad una verità superiore.

Le sfide della bioetica, la ricerca genetica, la fecondazione artificiale, sono questioni fondamentali per il futuro della convivenza umana. Su di esse noi laici non dobbiamo assumere posizioni di conciliante rinuncia perché su di esse si sta già preparando lo scontro a livello mondiale tra la cultura delle diversità e quella del fondamentalismo religioso. La cultura delle diversità si basa sull’iniziativa dell’individuo e sul confronto critico per conoscere e per capire sempre meglio se stessi e gli  altri. La cultura del fondamentalismo religioso predica in modo autoritario verità dogmatiche ed arcaiche. La “cultura delle diversità” ha una regola,quella della reciproca tolleranza.

La morale in senso generale, in questa società sempre più multietnica, non può essere statica ma deve essere dinamica, cioè subire una continua mutazione, affinché tutti gli individui anche se di culture e morali diverse possono vivere INSIEME in pace ed in libertà.

La scelta di compiere o di interrompere la procreazione deve essere pertanto affidata alla responsabilità della donna; come viene espresso correttamente dalla legge 194, che deve essere mantenuta secondo me vitale.

 

 

 

 

 

 

 

 

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