UN PAESE DI CORROTTI SENZA PIÙ IL GENIO

SGUARDO SINISTRO

UN PAESE DI CORROTTI
SENZA PIÙ IL GENIO

Nel film Il terzo uomo, il grande Orson Welles dice a Joseph Cotten: “Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù”. Qualche anno dopo lo studioso americano Lewis Mumford ripropose un paragone analogo, ma stavolta tra la Venezia del ‘500 ricca, potente e corrotta e Amaurote, l’immaginaria capitale dell’isola di Utopia dove Tommaso Moro descrisse uomini vestiti tutti allo stesso modo, morigerati e incredibilmente noiosi. E’ meglio una società corrotta, ma brillante oppure una società austera, ma noiosa? E come siamo noi oggi nel nostro paese? Corrotti di sicuro. Anche brillanti? Ne dubito molto. Ci vantiamo del Rinascimento e cerchiamo di venderlo in tutte le salse (è il caso di dirlo alla lettera, visto Expo 2015 sul cibo), ma dove sono i Michelangelo e i Leonardo da Vinci di oggi, che compenserebbero lo stato di corruzione e di razzismo che pervade il nostro territorio? La corruzione di oggi dilaga ovunque, è sotto gli occhi di tutti, ma non si accompagna affatto alla creatività e alla grandezza di un tempo. Affoghiamo nella mediocrità e, a differenza degli svizzeri di Orson Welles, la nostra democrazia scricchiola da tutte le parti, anche se è tutto un fingere e un dare a vedere. Pare che le elezioni le abbiano vinte tutti, ma proprio tutti. Un po’ come in quelle lotterie per bambini dove c’è un premio per ognuno. Eppure, in tanti lo hanno sottolineato, l’astensionismo ha trionfato, mentre inchieste, indagini e avvisi di garanzia raggiungono politici, funzionari, dirigenti, impiegati, mafiosi. In realtà, ciò che non viene sottolineato è il fatto che l’astensionismo sta bene a una certa concezione della politica, specificamente a quella che vede e concepisce se stessa come pura, pragmatica amministrazione del potere e non come visione legata a ideali sociali e morali. Entro certi limiti (ma siamo al limite del limite), una scarsa partecipazione lascia le mani libere alle élites politiche che chiedono solo una legittimazione referendaria e consenso a quote basse per poi poter agire a mani libere. Una concezione non nuova, per la verità, ma che oggi si afferma come un dato quasi naturale. Quando la politica si presenta senza ideali e come puramente pragmatica, quando l’elettore o non va a votare o se va votare lo fa esclusivamente per una persona specifica perché da costui si aspetta favori, il confine tra politica e corruzione si fa sempre più sottile fino a sparire perfino nella testa di chi corrotto non è. E’ un esempio la vicenda di Vincenzo De Luca. Vince le elezioni in Campania e il giorno prima viene dichiarato impresentabile dalla Commissione Antimafia. Immediatamente l’attenzione si è posata sulla ipotetica vendetta interna al Pd di Rosy Bindi contro Matteo Renzi. Quando il commento mediatico della vendetta personale, vera o presunta che sia, prevale sul problema dell’applicazione della legge e delle procedure formali, per quanto discutibili e perfino ingiuste esse possano essere, questo è già il segno di una distorsione della politica e di una mancanza di rigore istituzionale, che inevitabilmente mostra il fianco, per debolezza intrinseca se non per volontà estrinseca, alla corruzione. Non siamo nell’epoca dei fiorentini Michelangelo e Leonardo, e la Venezia di oggi è un’altra cosa, ma non abbiamo bisogno della noiosa città di Tommaso Moro per avere visioni e ideali a cui tendere, né di orologi a cucù come gli svizzeri per avere un po’ di democrazia e meno, assai meno, corruzione.

Alfonso M.Jacono

Il Tirreno Grosseto lunedì 08 giugno 2015

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