FELICITÀ NEL LAVORO DEGLI APPRENDISTI

FELICITÀ NEL LAVORO

DEGLI APPRENDISTI .

La ripresa dei lavori dopo la pausa estiva ha visto impegnati i  sei  Apprendisti ed il sottoscritto su un lavoro corale avente per oggetto la figura di Giuseppe Garibaldi.

Si è deciso di lavorare su Garibaldi : patriota, fuggiasco, eroe, massone per ricordare questo grande Uomo, nell’anno a lui dedicato, ricorrendo nel 2007 il bicentenario della nascita.

La ricerca ha come colonna portante la biografia dell’Eroe dei due mondi, con approfondimenti in occasione della fuga attraverso la Toscana, che ha visto patrioti maremmani impegnati nel salvamento di Garibaldi, e relativamente alla vita massonica del   Gran Maestro.

Non voglio togliere spazio ad Alberto, Antonio, Enrico, Matteo, Maurizio, Paolo, vorrei solo sottolineare il grande piacere vissuto nello svolgere il lavoro.

All’inizio non è stato facile decidere come procedere, i punti di vista erano diversi, ma finalmente sono stati suddivisi i compiti ed abbiamo iniziato a lavorare. Al termine di ogni  incontro uscivamo sempre più motivati nel vedere che il nostro  lavoro prendeva la forma auspicata.

Portavamo avanti un lavoro, sicuramente, modesto ma il desiderio di fare cosa gradita a noi stessi ed ai Fratelli della Loggia Guerrazzi ci riempiva di gioia.

Lo scoprire aspetti della vita del nostro protagonista, fino a quel momento sconosciuti, ci rendeva felici così come l’entrare in possesso di documenti storici che testimoniavano, in maniera particolarmente dettagliata, gli eventi vissuti intorno a Palazzo Guefi nel 1849: pochi patrioti, incuranti dei pericoli cui andavano incontro, si sono resi protagonisti di un pezzo,  fra i più belli, della storia d’Italia. Resisi conto della grande impresa compiuta, questi nostri compaesani hanno voluto lasciare, a futura memoria, una testimonianza ad un notaio dell’epoca; per tutti noi l’entrare in possesso della copia di questo raro documento è stato particolarmente emozionante.

Il piacere più bello del lavorare insieme è stato l’essere artefici della nostra felicità: felicità nello stare insieme, felicità nel lavorare per un obiettivo comune, felicità nel veder crescere la stima reciproca fra persone che fino a poco prima erano degli sconosciuti ed ora sono Fratelli.

Felicità di potersi esprimere con franchezza senza pregiudizi da parte di nessuno, felicità nel ricevere consigli ed osservazioni, sicuri che sono dati esclusivamente per il nostro bene. Felicità di essere giudicato per ciò che sono e non per ciò che posso apparire perché il giudizio di un fratello non ha mai fini diversi dall’aiutare a crescere.

Tutto questo rinforza il senso di appartenenza e di stima reciproca valorizzando l’essere Uomo.

 

Giuseppe Garibaldi

Giuseppe  Garibaldi  (Nizza 4 luglio 1807- Isola di Caprera 2 giugno1882) è stato un condottiero,  generale e patriota. Considerato una delle figure fondamentali del risorgimento italiano, ha condotto e combattuto personalmente in molte delle campagne militari che hanno portato alla formazione dell’Unità d’Italia.

Il padre, originario di Chiavari, e la madre di Loano, avrebbero voluto avviarlo alla carriera di avvocato, di medico o di

prete, ma Garibaldi amava poco gli studi e prediligeva sopratutto la vita di mare ed il divertimento. Dopo vani tentativi di dissuasione, il padre gli fece intraprendere la carriera marittima

 

e nel 1821 venne iscritto nel registro dei marinai di Nizza.

Nel 1824 a sedici anni compie il primo viaggio a Odessa sulla nave “Costanza”, in seguito compie altri viaggi sulle coste francesi.

 

Fino al 1832 naviga sopratutto nel mediterraneo.

 

Nel 1833 durante un viaggio per Costantinopoli conosce Giambattista Cuneo che lo inizia alle idee della Giovine Italia.

Questo viaggio cambiò la vita di Garibaldi, come poi lui stesso scrisse nelle sue “Memorie”.

 

Sempre nel 1833 conosce Mazzini a Londra dove quest’ultimo era in esilio, protetto dalla Massoneria Inglese, rimanendo colpito dagli ideali di libertà e di ribellione che ovviamente condivideva.

 

Nel febbraio del 1834 dopo essersi arruolato nella Marina Sarda, Mazzini gli affida il compito di organizzare un’insurrezione a Genova, collegata ad un moto di rivolta in Savoia, ma dopo il fallimento di quest’ultimo da parte dell’esercito, anche il progetto di Garibaldi fallisce.

Aiutato da alcune persone fugge prima a Nizza e poi a Marsiglia e diventa un “bandito”.

 

Nel 1835 giunto a Tunisi, dove vivevano circa 8000 profughi europei, di cui un terzo italiani, Garibaldi viene a conoscenza dell’affievolirsi della forza della carboneria e si interessa sempre più  alla nascita della “Giovine Italia” e al suo programma repubblicano per l’Unità d’Italia.

 

Da qui decide comunque di partire per un  lungo esilio in Sud America, fino al 1848. Combatte in difesa della Repubblica de Rio grande do Sul contro l’Impero brasiliano e la Repubblica uruguaiana, comanda una flotta uruguaiana contro il dittatore argentino Rosas e partecipa alla difesa di Montevideo con l’aiuto di molti volontari, tutti vestiti con camicie rosse (non avendo sufficienti finanziamenti trovò ed usò questo panno di lana rosso usato dai macellai).

 

Nel 1839 incontra Ana Maria de Jesus Ribeiro, meglio conosciuta come Anita, che sposerà nel 1842. Dal matrimonio nasceranno quattro figli: Rosita morta a soli due anni, Menotti, Teresita e Ricciotti.

 

Tornato in Italia nel 1848 per partecipare alla prima guerra di indipendenza, dopo avere saputo delle notizie delle riforme di Pio IX e di Carlo Alberto, giunge prima a Nizza e poi a Genova. Qui riceve un’accoglienza entusiastica da parte del popolo, ma il Re è invece piuttosto restio a servirsi di lui.

Il Governo provvisorio gli affida comunque a Milano un reparto di 1500 uomini con i quali opera sul lago Maggiore.

E’ costretto però ad arrendersi a Radetzky e a tornare a Nizza.  Si reca poi in Toscana e nello stato Pontificio dove, dopo la fuga di Pio IX, è instaurata la Repubblica Romana. E’ eletto deputato alla Assemblea costituente nel 1849, e il 5 febbraio entra in Campidoglio a Roma ed organizza un esercito.

In questo periodo Garibaldi respinge diversi attacchi compiuti dall’esercito francese a Roma,  dai Borboni di Napoli a Palestrina e a Velletri e dall’esercito spagnolo e austriaco, chiamati entrambi da Pio IX per difendere gli interessi della Chiesa.

 

Il 2 giugno del 1849 deve però cedere quando il nemico attacca alcuni punti strategici della difesa di Roma.

Garibaldi fugge da Roma, caduta il 2 luglio, inseguito da ben quattro eserciti.  Il 4 agosto, durante la fuga, muore a Ravenna nelle paludi di Comacchio, Anita, malata di influenza e per mancanza di cure.

 

La fuga di Garibaldi continuò anche lungo la Toscana fino ad arrivare proprio nella nostra terra.

Infatti l’ultima tappa verso il “mare liberatore” è palazzo Guelfi, una delle case di “posta” volute dai Lorena ai tempi delle bonifica della Maremma. “Alle cinque del mattino del 2 settembre Garibaldi pedestre e scorto da un compagno solo, il Leggero, guidati da un manipolo di patrioti locali, partirono, e per la campagna e per la macchia, dopo aver attraversato la strada delle Collacchie e quella delle Costiere, raggiunsero la costa a Cala Martina. Alle 10 di mattina salirono a bordo di una barca da pesca, che il 15 settembre approdò a Spezia”.

 

Nel 1849 tra l’altro inizia le stesura delle sue memorie autobiografiche. Nel settembre del 1849 è arrestato a Chiavari, ma mentre lo trasportavano a Genova, sfugge alla cattura e si imbarca per Tunisi.

Da qui viene convocato in Inghilterra, per organizzare un’azione contro le due Sicilie. In accordo con la Massoneria inglese, Garibaldi parte per New York (1850), dove  viene  accolto

da alcuni esuli socialisti francesi e inglesi e, ospitato in casa del massone Antonio Meucci, apre una fabbrica di candele allo scopo di mascherare la sua presenza negli USA, atta invece solo ad ottenere aiuti finanziari e militari dai nord americani.

Nuovamente capitano di marina viaggia lungo l’America centrale, in Estremo Oriente, in Cina e in Australia fino al 1854.

 

Prima di tornare in Italia nel 1854 si ferma a Londra dove incontra Mazzini. Arriva a Genova durante il colera e si offre volontario per l’assistenza ai malati.

Nello stesso anno compra metà dell’isola di Caprera mettendosi a fare l’agricoltore.

 

Nel 1856 e il 1857 progetta un incursione sull’isola di Santo Stefano, dove si trovano alcuni prigionieri politici napoletani; sempre nel 1857 incontra per la prima volta Cavour.

 

Nel 1859 dopo la dichiarazione di guerra all’Austria (seconda guerra di indipendenza), è nominato generale dell’esercito sardo, opera nella zona del lago Maggiore e del lago di Como.

Dopo l’armistizio di Villafranca, accetta il comando in seconda dell’esercito della Lega d’Italia.

 

Nel gennaio del 1860  sposa e ripudia nello stesso giorno la marchesina Giuseppina Raimondi perché scoprì che la moglie aspettava un figlio da un altro uomo; chiese l’annullamento per matrimonio non consumato che ottenne dopo 20 anni.  Torna a Genova riavvicinandosi ai mazziniani a causa della cessione di Nizza alla Francia e, deputato al parlamento, organizza un movimento per impedire il referendum di annessione della cittadina alla Francia, risultato poi, il referendum, abilmente manipolato dalla Francia di Napoleone III.

 

In questo anno incontra i Massoni Bixio e Crispi che lo convincono ad andare in sostegno di un moto mazziniano per l’invasione della Sicilia, con l’aiuto economico dell’Inghilterra e della Massoneria inglese oltre a quella americana e canadese. Gli inglesi, infatti avevano interesse a questa invasione in quanto in Sicilia si trovavano importanti giacimenti di zolfo.

 

Il 5 maggio 1860 (Impresa dei Mille), raccolto un esercito di 1000 uomini, le Camicie Rosse, parte per la Sicilia. Sbarcato a Marsala e rafforzatosi con alcune centinaia di volontari, si proclamò dittatore della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele. Il 27 maggio conquistò Palermo e il 20 luglio, vinta la resistenza di Milazzo, Garibaldi e Bixio si resero protagonisti della strage di Bronte, conquistando alla fine la città di Messina.

Nel frattempo Cavour che voleva l’immediata annessione della Sicilia, organizza una spedizione per impedire il consolidamento del potere di Garibaldi che governava ormai su tutto il regno di Napoli.

Tra agosto e settembre dello stesso anno, Garibaldi sconfisse prima i borbonici a Reggio Calabria, per poi arrivare a Napoli conquistandola nella famosa battaglia di Volturno.

 

Il 26 ottobre Garibaldi  incontra a Teano Vittorio Emanuele e gli consegna la sovranità sul Regno delle due Sicilie, rifiutando qualsiasi ricompensa per i suoi servigi.

 

Il 9 novembre si imbarca per Caprera.

 

Nel 1861 l’ambasciatore americano a Torino tentò di convincere Garibaldi ad una sua partecipazione alla guerra di secessione americana, ma lo stesso non volle impegnarsi, ufficialmente perché era contrario alla politica  del presidente Lincoln, ma sembra più verosimile che Garibaldi fosse speranzoso di una iniziativa di Vittorio Emanuele su Roma e sul Veneto.

 

Nel marzo del 1862 a Torino, il Supremo Consiglio del Rito Scozzese antico ed accettato gli affida il titolo di Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, col 33°grado. Inoltre il Grande Oriente di Palermo gli conferì tutti i gradi scozzesi dal 4° al 33° e a condurre il rito fu un altro fratello Massone, Francesco Crispi.

Detenne la carica di Gran Maestro solo per pochi mesi, in quanto per alcuni esponenti era  troppo impegnato politicamente; infatti il futuro Gran Maestro, Lodovico Frapolli vide nella sua nomina, un passo indietro rispetto al progetto di depoliticizzazione della Massoneria che gli stava molto a cuore.  Nel 1867 comunque fu nominato Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia, facendo diventare così il legame con l’Istituzione molto saldo.    Ricordiamo che Garibaldi fu iniziato nel 1844 a Montevideo (Uruguai ) all’età di 37 anni durante il suo lungo esilio in Sud America, nella Loggia irregolare “L’Asilo Della Virtù”, regolarizzandosi poi il 24 Agosto del 1844 nella Loggia “Gli Amici Della Patria”,  dipendente dal Grande Oriente di Francia.

Sempre nel 1862 presenzia a Genova al congresso del Comitato per la liberazione di Roma e Venezia dove si forma la Società Emancipatrice con Garibaldi presidente. Ricordo che il nostro eroe ha sempre avuto un odio verso il potere temporale della Chiesa.

 

A giugno nel tentativo di liberare Roma infatti si reca a Palermo e accolto da un tripudio popolare attraversa tutta l’Isola e organizza un esercito per andare a conquistare Roma. Napoleone III però aveva posto Roma sotto la propria protezione, e quindi il tentativo era destinato a fallire; infatti Garibaldi fu fermato sull’Aspromonte, dove i bersaglieri aprirono il fuoco, ma Garibaldi ordinò ai suoi di non sparare, venne ferito ad una gamba e a un piede. Venne trasportato a Pisa dove fu operato per poi ritornare a Caprera e rimanerci per tutto il 1863 a causa della ferita.

 

Nel 1864 si reca a Londra dove riceve accoglienze trionfali, incontra di nuovo Mazzini e tutti i rivoluzionari là in esilio.

 

Nel 1866 scoppia la terza guerra di indipendenza, viene riorganizzato il corpo volontario dei Cacciatori delle Alpi con al comando ovviamente Garibaldi; il suo campo di azione è la zona tra Verona e il Tirolo con il compito di evitare che le truppe austriache entrino in Italia. Nonostante alcune vittorie viene fermato a causa dell’armistizio di Cormons. Ricevuta la notizia Garibaldi rispose telegraficamente “obbedisco” parola che successivamente divenne motto del Risorgimento italiano e simbolo della disciplina e dedizione di Garibaldi.

 

Nel 1867 riorganizza ancora un attacco contro Roma. Rattazzi (attuale presidente del Consiglio) lo fa arrestare e confinare a Caprera, da dove riesce ad evadere e raggiunge la Toscana; qui si unisce ai suoi volontari e parte alla volta di Roma questa volta però da Terni, ai confini con lo stato Pontificio: vince a Monterotondo, piazzaforte pontificia, ma viene sconfitto dalle truppe del Papa a Mentana, grazie soprattutto ai nuovi fucili automatici forniti da Napoleone.

 

Nel 1870-1871 partecipa alla guerra franco-prussiana a fianco dei francesi.

A Digione vince i prussiani, e dopo l’armistizio franco-prussiano viene eletto deputato del dipartimento della Senna, ma declina l’invito e torna a Caprera.

 

Nel 1873 pubblica I Mille.

 

Nel 1874 è eletto deputato alla Camera, dove tra l’altro espone un progetto per bonificare l’Agro Pontino e rendere navigabile il Tevere.

 

Nel 1879 e il 1882  fonda la Lega della Democrazia con il programma, tra l’altro di dare il suffragio universale, di confiscare le proprietà ecclesiastiche e abolire l’esercito stanziale.

Sposa Francesca Armosino, conosciuta dopo poco la fine del suo brevissimo secondo matrimonio, viaggia ancora in Calabria e poi in Sicilia, per poi fermarsi nella sua isola di Caprera, dove muore il 2 giugno 1882

 

Ricordiamo che dopo la morte di Garibaldi, la Massoneria si incaricò di conservarne la memoria e di alimentarne il suo mito. “Garibaldi” fu il nome di gran lunga più diffuso fra quelli dati alle Logge italiane e straniere, insieme ad altre denominazioni come “Caprera”, “Luce di Caprera”, “Leone di Caprera”.

La Massoneria promosse molte commemorazioni, inaugurazioni di lapidi e monumenti alla memoria, come quello, tra i più importanti, sul Gianicolo a Roma il 20 settembre 1895 nel 25° anniversario di Porta Pia. Ricordiamo inoltre che il suo nome in toponomastica è presente in sei comuni italiani su dieci, ed è secondo solo a quello di Roma.

 

In appendice foto e documento storico.

 

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