LA LIBERAZIONE DELLA GRECIA NEL 1821

(SECONDA PARTE)
LA LIBERAZIONE DELLA GRECIA NEL 1821
IL CONTRIBUTO Dl ALCUNI LIBERI MURATORI ITALIANI
di
Stephanos Colaghis

Conte Alerino di Consola Palma
Il liberale giurista Conte Alerino di Consola Palma (1776 – 1851), di origine piemontese, arrivò nell’isola di Ydra nel 1824.
Combatté al fianco dei greci e diede il suo prezioso contributo all ‘ organizzazione dello Stato Ellenico. Era molto amico di Praìdis e di Mavrokordatos. Benché amnistiato in Italia, preferì rimanere in Grecia. Fece una brillante carriera come giudice fino a divenire membro della Corte di Cassazione.
Mori a Syros, il 1851.
La tradizionale fese massonica di Alerino di Consola Palma si riscontra nel blasone di famiglia , costituito da una stella a 8 raggi, portante nel centro un cuore con le lettere MCM (mia carissima madre) a simboleggiare l’ amore per la patria. In un nastro stretto che avvolgeva il cuore vie era incisa la scritta in latino molto nota ai massoni di alto grado: “Oppressa resurgit” (La libertà oppressa risorge).
Generale Giuseppe Rosaroll (1775 – 1825)
Il generale Giuseppe Rosaroll, di Napoli, era massone di alto grado e carbonaro. Entusiasta combattente della libertà, venne nel Peloponneso e con l’ aiuto di Sissinis addestra un Corpo di Cavalleria militare a Gastuni e collabora con Romey e Scarpa allo scopo di aiutare i greci contro i turchi. Trasferito in seguito a Nafplio, si ammala e muore nel novembre del 1825.
Fotakos Chrissanthopoulos descrisse nelle sue Memorie le commoventi ultime ore di Rosaroll: “Con le lacrime agli occhi, abbracciò e baciò i suoi cinque figli, Marcello, Scipione, Mario, Cesare e Camillo, che erano tutti di età inferiore ai 18 anni. Prima di spirare diede loro la sua ultima raccomandazione di combattere la tirannia…”.
I figli di questo grande combattente della libertà, rimasero a Nafplio senza più la protezione del genitore e senza mezzi economici. A seguito di loro richiesta essi fecero ritorno in Italia il 24 novembre 1825, a spese del governo greco.
Giovanni Samoilo
Il medico Giovanni Samoilo giunse con la sua famiglia nel Peloponneso, nel 1823 e venne nominato Medico della Guarnigione di Neocastro, nel giugno del 1824.
Dagli scritti che si trovano nell’ Archivio Generale dello Stato, si evidenzia la sua qualifica di massone e la sua permanenza di tre anni in Grecia.
Scarpa Giuseppe
Giuseppe Scarpa venne nel Peloponneso insieme al tedesco Conte Norman, nel febbraio del 1822. Entrambi contribuirono al rafforzamento della Fortezza di Neocastro ed alla riorganizzazione della sua guarnigione. Nell’ aprile del 1822, Giuseppe Scarpa si arruolò volontariamente, con il grado di caporale, nel Battaglione dei Filelleni e in seguito prestò giuramento, col grado di sottotenente nel Corpo Ordinario di Tarella. Prese parte alla battaglia di Petta, di Palamidi a Nafplio (novembre 1822) e ancora in otto battaglie, fino al 1824. Nello steso anno torna in Italia e continua ad aiutare i greci in vari modi.
Nel 1825 tornò nuovamente in Grecia, insieme al generale Rosaroll. Dopo la morte di Rosaroll, avendo egli già ottenuto il grado di Capitano, il 22 dicembre 1825, fece una richiesta al Governo Ellenico allo scopo di far concedere all ‘ esercito ordinario, uno speciale armamento lancia-baionetta, proposto in precedenza dal generale Rosaroll. Nell’ agosto 1828, prestò servizio nel nuovo esercito ordinario, riorganizzato dal Governatore di Grecia, I. Kapodistrias.
Scarpa venne ferito nella battaglia di Kranidi e morì nel 1829.
Per la sua attività massonica, vi sono le testimonianze del Fr. Neofitos Nikitopoulos che ebbe a frequentarlo nell ‘isola di Salamina, nel 1826.
Bruno Francesco
Il dott. Francesco Bruno era amico del Conte Gamba e fu medico curante di Lord Byron a Messologhi. Cavallo Giovanni Battista
Giovanni Battista Cavallo, capitano nell’esercito ordinario di Faviero, fu a capo della Settima Compagnia che prese parte alla spedizione militare di Karistos. Santarosa (1783 – 1825)
Annibale Santorre Derossi di Pomarolo Conte di Santarosa, nacque il 1783 a Savigliano di Savoia.
Da giovane fece la carriera militare, con suo padre che era colonnello.
Col passaggio del Piemonte sotto i francesi, Santarosa lasciò la carriera militare e si occupò dello studio dei classici e della politica. Il 1811, all’età di 24 anni, viene eletto Sindaco di Savigliano, e poco dopo viceprefetto della città di La Spezia.
Collaborò con Mazzini, Gioberti, ed altri patrioti liberali per i moti del 1815, che videro i piemontesi insorgere contro gli austriaci. Divenne Ministro della guerra nel Primo Governo libero italiano.
Dopo la sconfitta del piccolo esercito piemontese a Novara, Santarosa venne condannato a morte. Riuscì a salvarsi fuggendo in Francia, Svizzera e Inghilterra dove conobbe Cousin, Ugo Foscolo, Faviero, Maison e molti altri filelleni e greci.
Il 10 dicembre del 1824, arrivò a Nafplio con un suo amico, Colegno, per incontrarsi con Kunduriotis ed altri membri del Comitato Greco di Guerra.
Amante delle antichità greche, considerò suo primo dovere visitare Epidavros, Egina ed Arene. Con commovente rispetto, si inginocchiò davanti alle rovine del Parthenone e, visitando Thission, incise su di una colonna il suo nome, come si può vedere anch’oggi. Era questa un’usanza molto diffusa tra i filelleni che si recavano a combattere in Grecia.
Indossando la fustanella greca, combatte come semplice soldato accanto ad Alessandro Mavrokordatos, nel Peloponneso. Riuscì, attraversando lo schieramento dell ‘ esercito turco-egiziano di Imbrahim, ad entrare nella fortezza assediata di Neikastro.
Il suo contributo nella lotta contro i turchi fu veramente grande, non solo sui campi di battaglia ma anche per i suoi efficaci interventi presso i suoi compatrioti massoni Romey, Scarpa ed altri che allora prestavano servizio nell’ esercito di Imbrhim Pascià, per avere informazioni militari.
Il 16 aprile 1825, Santarosa, cadde combattendo eroicamente contro i turchi nella piccola isola Sfactiria di Pios, insieme al Ministro della Guerra di Grecia, Anagnostaras e i viceammiragli A. Tsamados e S. Sahinis, rifiutando di arrendersi.
Alla richiesta, Santarosa rispose così: “Noi moriremo, ma i nostri popoli vinceranno”.
I suddetti italiani, liberi muratori, non furono i soli che vennero a combattere in Grecia.
E’ noto che diciannovesimo secolo il popolo italiano e quello greco, si sollevarono quasi contemporaneamente contro i rispettivi tiranni. Però, mentre la lotta italiana venne soffocata nel sangue con il consenso e l’intervento della Sacra Alleanza, in Grecia, benché la strada sia stata brusca, spinosa e cruenta,
Agorà settembre – ottobre 1997
la ribellione poté sopravvivere grazie ad un greco, libero muratore, Ioannis Capodistrias, Ministro degli Esteri dello Zar. Il continuo ed efficace intervento di questo famoso diplomatico, grande avversario dell’ austriaco Metternich della Sacra Alleanza. Capodistrias venne eletto Primo Governatore di Grecia e riuscì a portare all ‘ attenzione internazionale, la lotta dei greci. Dall’altra parte, non poteva essere sottaciuto il contributo ellenico al Rinascimento Culturale d’Italia, con l’istituzione di Accademie e Scuole per gli studi classici, con la traduzione di molti scritti di autori greci, come “L’ Odissea” di Omero, tradotta da Ippolito Pindemonte nel 1805, “L’Iliade” da Vincenzo Monti nel 1810.
Molti erano i greci che avevano completato i loro studi in Italia, come Capodistrias, Mustoxidis, Salomos, Mantzaros e Theofilos Koridalefs che erano membri attivi, come il poeta Kalvos, della Società Segreta dei Carbonari.
Scrittori, pittori, musicisti ed altri uomini di cultura e di arte italiana, non hanno mancato di dare, attraverso i loro lavori, battaglia e sostegno per la liberazione della Grecia, dai Turchi.
Nello stesso tempo, furono tanti i patrioti italiani che, condannati alla penaài morte dai Tribunali italiani, trovarono nella povera Grecia la salvezza, protezione ed ospitalità. La Grecia divenne la terra ideale per dimostrare le loro decisione di combattere i tiranni, così come avevano fatto nella loro patria.
Ed ecco perché molti Fratelli italiani, fedeli all’ideale di libertà, che la Massoneria ha sempre propugnato come immutabile diritto di tutti popoli, vennero a combattere al fianco dei loro Fratelli greci. E furono in molti a dare anche la loro vita.
Alla loro cara memoria dedichiamo tutta la riconoscenza di noi greci ed il loro ricordo rimarrà sempre vivo nella nostra memoria.
Particolarmente appropriati mi sembrano i versi di Dante, che nella Divina Commedia dice così:
“Sono venuti in terra straniera, cercando la libertà, il più prezioso dono, come lo conoscono quelli che per questo dono hanno sacrificato la loro vita”. •

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