RIFLESSIONI SULL’ASTROLOGIA

RIFLESSIONI SULL’ASTROLOGIA

di

Paolo Caradonna Moscatelli

In questi tempi assistiamo al dissolversi delle entità più stabili, sotto l’influsso di una nuova concezione dinamica dello spazio-tempo, in seguito alla magia delle rivelazioni scientifiche.

Partendo dal più comune oggetto che maneggiamo, inconsapevoli delle forze elettromagnetiche che lo governano, fino al dominio della personalità umana, ora analizzata in termini complicati di pulsioni e complessi, ovunque la nostra mente cerchi di conoscere la realtà, essa incontra la preoccupazione del mondo moderno per I ‘ attività ritmica, per il gioco motorio ondulatorio e elettromagnetico di energie polari.

I nostri antenati abitavano un universo stabile come un insieme statico di proprietà ben definite in definitiva rassicuranti.

Noi viviamo in una dimensione apparentemente più dinamica, in cui nessun momento è troppo breve per essere esaminato e nessun oggetto è troppo piccolo per non essere scomposto fino al gioco sub-atomico delle particelle.

Contro i concetti classici di permanenza e identità, si erge ora la consapevolezza di un intrinseco dinamismo della vita e così paradossalmente noi assistiamo al rinascere, sotto altra forma, di concetti antichi di millenni; alla ragione intesa come dogma, si oppone una nuova concezione dell ‘universo, dell ‘ uomo e della sua essenza come un oceano di energie dominato dal dualismo polare che sembra essere, ad ogni livello della fisica, il fondamento della realtà.

E così ritornano, in una sintesi filosofico-scientifica, i concetti di flusso e riflusso, di espansione e contrazione, di solve e coagula, di respiro di Brahma, di Yinn e Yang, di vita e di morte quali fenomeni non opposti ma complementari e fecondi.

L’astrologia è una scienza nata dall’esperienza umana, esperienza e consapevolezza di un superiore ordine celeste, contrapposto al Caos apparente della terra: in tal modo l’ordine diviene una spinta basilare alla comprensione e alla evoluzione di una scienza altamente istintuale e altamente simbolica.

Ogni sistema filosofico, ogni religione, ogni scienza tenta di spiegare il disordine e di riconciliarlo con l’ordine interno dell’uomo, simbolo della Creazione.

L’ astrologia è in questo senso il più antico tentativo di conciliare l’ordine celeste – anch’esso in evoluzione – con il disordine terrestre, non certo nella cancellazione del secondo a vantaggio della esaltazione mistica del primo, ma, al contrario, nella profonda coscienza del loro reciproco dinamismo.

Al profano, la filosofia classica regala l’idea di un regno del cielo come sede di Forze positive e creative, capaci di influssi positivi sul mondo terrestre vissuto come passivo, ricettivo, inerte e caotico; il regno del cielo diviene così il mondo delle Idee, la “natura naturans” attiva in contrasto con la “natura naturata” passiva, bisognosa di controllo da parte delle intelligenze divine, e intrinsecamente perversa per il peccato originale da redimersi per diretto intervento divino.

Ma l’iniziato sa che l’opposizione tra ordine e caos è solo apparente e il caos terrestre è solo finzione o apparenza.

L’ordine è ovunque- ma l’uomo mostra di non vederlo quando passa da una comune accezione del termine ad un concetto più vasto e più comprensivo egli sente che il caos è il frutto di una sua visione incompleta, della sua incapacità di abbracciare la totalità di una situazione.

L’uomo è nella sua essenza fisica, animica e spirituale un “tutto ordinato” ma è anche da considerare

una “totalità minore” dotata di infinita possibilità di interazione con una “totalità maggiore” (dialettica del micro e del macro-cosmo).

Tale interazione, spesso sofferta, è molto perturbante per la “totalità minore” ma è sentita dalla “totalità maggiore” come attività ciclica creativa e come sacrificio.

In questo senso, l’esperienza umana è sofferenza, è cammino, è iniziazione verso l’identificazione della totalità, superando il nostro modo di considerare diviso ciò che è unito.

L’uomo infatti divide la realtà stabilendo due quadri di riferimento, raggruppando cioè in una categoria tutte le esperienze dolorose centrate sull’ individuo, dall’ altra tutte le esperienze remote, centrate sul livello dell’inconscio collettivo.

Così l’esperienza umana è bipolare ma ogni dualismo è in essa contenuto, è la integrazione delle totalità, è la fonte della realizzazione della pace interiore e il dovere del “saggio” che sente, prima di altri, il ritmo, il cambiamento insito in tale processo e che trasforma, quindi, il dolore esistenziale in pace collettiva.

Alla luce di ciò, l’ astrologia aiuta a comprendere l’ esperienza umana come un fatto bipolare, un’alternanza ciclica di energie, quasi un algebra della vita.

Essa usa i pianeti come simboli dell’esperienza vista alla luce della interrelazione prima spiegata.

In questo senso si perpetra il delitto dei sedicenti astrologi che promettono di divinare il futuro amore, salute e denaro – che spesso sono l’anticamera di una soluzione “magica” a caro prezzo dei dolori dell’uomo.

Tale venalità ancora l’uomo al caos, non lo fa progredire verso l’integrazione con il cielo e lo rende ancor più schiavo dell’apparente dualismo, mentre portare alla luce l’attuale dal potenziale, trasfigurare la sfera dell’uomo terrestre con quella della totalità maggiore è la vera meta dell’uomo iniziato.

Possiamo dire che la vera funzione iniziatica dell’astrologia è quella di rivelare all’individuo i momenti-seme della sua esperienza ciclica.

In quei momenti equinoziali lo Spirito può agire entro l’anima umana in termini di nuovi “impulsi cosmici” o di significato creativo.

Tali momenti sono rivelati in vari modi: in termini stagionali, quando il Sole attraversa l’ Ariete, il Cancro (porta degli uomini), la Bilancia e il Capricorno (porta degli dei) e in termini esoterici, con una visitazione dello “spirito creativo” come già compreso nell’ antichità e celebrato con varie feste.

Ma oltre al ciclo annuale anche il ciclo mensile legato alla Luna stabilisce punti-radice di cambiamento perché ogni pianeta è legato a tutti gli altri da fondamentali rapporti di posizione (trigono, opposizione, quadratura, quinconce, sestile) che al di là dei più noti aspetti divinatori, rappresentazioni pulsioni in cui l’individuale e il collettivo si integrano in modo simbolico.

Un buon aspetto di Giove con Mercurio, ad esempio, amplifica i fenomeni di comprensione, mentre un aspetto difficile tra Luna e Saturno può costituire uno stimolo al ripensamento del proprio Karma.

La natura dello Zodiaco, anello di forma perfetta e quindi simbolo di perennità, ci insegna a superare le categorie, nella comprensione che una cosa, un’esperienza non è in sé buona o cattiva, bianca o nera, attiva o passiva ma ciclica e quindi ci insegna a superare il momento, l’attimo dannato di faustiana memoria, per comprendere che il polare, il duale, il ciclico vengono inquadrati e unificati dall’Uno.

La durata, spesso infinitamente breve, ma spesso infinitamente lunga, di questi cicli educa l’uomo a collocarsi nella sua reale dimensione, conscio delle forze opposte che lo governano e della necessità della loro compresenza, l’identificazione con una sola di esse rende l’uomo schiavo più di prima e il credere alla eliminazione di una di esse (vedi le grandi religioni) rende l’uomo immobile impedendogli di comprendere e di progredire.

A tal proposito basta riflettere sul segno cinese dello Yang e dello Yinn dove bianco e nero si inseguono, si completano, dove al crescere dell’uno corrisponde il calare dell’ altro come nei cicli di manifestazione divina (manvantara), ma in cui l’uno contiene l’altro.

L’astrologia è quindi anche rinascita, nel senso poetico con cui Gibran Kahlil si esprime “una breve calma di vento e un’ altra donna mi partorirà”

Vorrei concludere queste mie riflessioni, forse noiose, con un assioma: nessuna esperienza può avere valore spirituale se non è riferita alla totalità del ciclo in cui avviene…

Soltanto colui che riuscirà a sintonizzarsi con questo ritmo sarà finalmente libero, in un perpetuo atto di Incarnazione, nella totalità del Tutto. •

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