Anno 2000: l’alba di un giorno nuovo…?
Nei giorni scorsi, stranamente, mi è venuto in mente un film di Steve Spielberg, che ritengo un autentico capolavoro di fantascienza, di oltre vent’anni addietro: “Incontri ravvicinati del terzo tipo. Ve lo ricordate?
La storia, che ha inizio con un blackout su un’intera contea americana, è incentrata sul protagonista ossessionato dall’immagine di un monte sconosciuto, che disegna e scolpisce con ogni tipo di materiale. Il monte Devil’s Tower (Torre del Diavolo), diventa nel film l’allegorica rappresenta zione del desiderio di un’ascesa che trascende i confini materiali, per innalzarsi, direi quasi, a simbolo iniziatico. Su questo monte-simbolo scende ranno gli alieni che, alla partenza, si accompagneranno ad un gruppo d volontari terrestri predestinati a visitare uno sconosciuto mondo lontano ai confini dello spazio.
Poetico, anzi, commovente l’ultima comunicazione tra il co-protagonista, François Truffault, ed un alieno, allorché, mimando con le dita delk mano le note musicali che erano servite a stabilire il contatto, si salutano per l’ultima volta sorridendosi, immersi nel bagliore di una luce accecante.
Straordinario, poi, il coinvolgimento collettivo generato dalla scena finale. E’ un gesto d’amore e di rispetto a decretare l’inizio di una nuova era di pace: quella che consentirà l’ingresso delle popolazioni terrestri nella grande famiglia delle civiltà cosmiche.
Certo, è una visione ottimistica di un futuro che certo nulla ha in comune con la nostra civiltà, giunta a un punto definitivamente morto. Dilaniata da innumerevoli lotte intestine, la nostra umanità sembra piuttosto inaridita, quasi incapace di scrollarsi di dosso le effimere e tronfie conquiste di un progresso che coincide, ahimè, con monopoli di potere, sopraffazioni, e l’assoluta indifferenza a risolvere le endemiche afflizioni delle popolazioni del terzo mondo: fame, malattie, genocidi…
Siamo nell’anno 2000! Malgrado la diatriba che vede i sostenitori del III millennio coincidente col 2000 opposti a coloro che attendono invece il 2001, l’umanità vive l’alba di una nuova era: immersa nel coinvolgente stato emozionale che segna ogni importante cambiamento esistenziale, e generazionale.
I sereni colori dell’alba, però, esaltando le buone intenzioni, predispongono gli uomini di buona volontà al sorriso e alla speranza.
Il rinnovo della Gran Maestranza del G.O.I., la più importante istituzione massonica italiana, non poteva non coincidere con un appuntamento così importante. Tutti gli appartenenti all’istituzione massonica vivono, pertanto, l’alba di un nuovo giorno che segnerà, senza ombra di dubbio, l’avvio di un nuovo corso decisamente più in linea con le esigenze di una società proteifòrme, freneticamente protesa verso la conquista di traguardi di benessere, spesso riservati a pochi.
Il Gran Maestro, Gustavo Raffi, ci sembra non intenda minimamente sottrarsi agli impegni che lo attendono. Anzi, forte della travolgente carica emiliana, tenendo fede al programma tracciato, ha senza esitazione avviato, stimolando il dialogo, un coraggioso e responsabile processo di rigenerazione, nonché un confronto aperto e serio con altre visioni e concezioni dell’Uomo, della Società e del Mondo.
Il forte invito del Gran Maestro, in altri termini, prende spunto dalla esortazione a “ricercare se stessi negli altri”, promuovendo un libero confronto per il rafforzamento della concezione laica del mondo, scevra da ‘ingerenze confessionali e dallo strapotere statale. Col superamento dei pregiudizi e dei dogmatismi ideologici, potranno tutti, nessuno escluso, contribuire fattivamente alla concretizzazione di un nuovo umanesimo che abbia come obiettivi prioritari la solidarietà verso i meno abbienti, la scuola non confessionale, l’abolizione della pena di morte e la umanizzazione delle leggi di mercato in difesa dei più deboli.
Molti riterranno tutto ciò utopistico e, di conseguenza, inattuabile come ogni cosa che appartiene al mondo dei sogni. Sarebbe opportuno, a mio modesto avviso, chiamare in causa Platone, rivisitando il “mito della caverna”.
La “realtà” – egli affermava “sei secoli” prima del Cristo – non è che l’interpretazione di un qualcosa che spesso appartiene al mondo delle illusioni. Esiste, però, “un ‘altra realtà”, quella vera, all’esterno della caverna, che può essere conquistata solo uscendo dalla caverna. In altri termini, soltanto abbandonando quella specie di “hortus conclusus” entro cui si è rintanato da troppo tempo, l’uomo potrà immettersi nella “vera realtà” che è al di fuori, decisamente diversa dallo stato immaginativo fatto di ombre che rappresentava, fino a quel momento, l’unica realtà conosciuta. La vera e unica realtà, come diceva Platone, è la nostra realtà, quella che percepiamo dall’ambiente circostante: quel che conta è l’immagine che ciascuno ha di se stesso, perché è la unica realmente esistente.
Forti di un passato di valori tradizionali indimenticabili, l’invito ad uscire dalla caverna del Gran Maestro non può che essere salutato con vero entusiasmo e speranza.
Mi è particolarmente gradito porgere al Gran Maestro, Gustavo Raffi, e alla Giunta del G.O.I., gli auguri più sinceri di buon lavoro.
Silvio Nascimben
Messaggio augurale del Gran Maestro
A tutti i Fratelli per il Solstizio d’Inverno 1999
“…diamo il nostro contributo per definire le linee di tendenza di una società che abbia l’Uomo come riferimento, l’Uomo misura di tutte le cose, perché si arrivi a quel grande Villaggio Globale dove si eliminano frontiere, dove si eliminano bandiere e dove {‘Umanità trova se stessa in una visione esaltante e utopistica di Amore. E’ questo l’augurio per il Nuovo Millennio”.
Gustavo Raffi
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